AUTUNNO 1971
( chart USA + UK + Germania, settembre-ottobre-novembre )

# TITOLO INTERPRETE Score
1MAGGIE MAYRod Stewart1272
2GO AWAY LITTLE GIRLDonny Osmond675
3GYPSYS, TRAMPS AND THIEVESCher670
4THE NIGHT THEY DROVE OLD DIXIE DOWNJoan Baez666
5SPANISH HARLEMAretha Franklin570
6TIRED OF BEING ALONEAl Green505
7SUPERSTARThe Carpenters503
8HEY GIRL DON'T BOTHER METams496
9YO-YOThe Osmonds490
10BUTTERFLYDanyel Gerard463
11THEME FROM "SHAFT"Isaac Hayes455
12UNCLE ALBERT/ADMIRAL HALSEYPaul and Linda McCartney441
13TWEEDLE DEE TWEEDLE DUMMiddle Of The Road429
14AIN'T NO SUNSHINEBill Withers409
15DID YOU EVERNancy Sinatra And Lee Hazelwood385
16DO YOU KNOW WHAT I MEANLee Michaels379
17CO-COThe Sweet378
18NEVER ENDING SONG OF LOVENew Seekers351
19BORRIQUITOPeret344
20SMILING FACES SOMETIMESThe Undisputed Truth341
21I'VE FOUND SOMEONE OF MY OWNThe Free Movement320
22YOU'VE GOT A FRIENDJames Taylor320
23WITCH QUEEN OF NEW ORLEANSRedbone314
24IMAGINEJohn Lennon Plastic Ono Band312
25I'M STILL WAITINGDiana Ross305
26MAMY BLUEThe Pop-Tops299
27REASON TO BELIEVERod Stewart298
28IF YOU REALLY LOVE MEStevie Wonder288
29FOR ALL WE KNOWShirley Bassey283
30SWEET CITY WOMANThe Stampeders273
31GET IT ONT. Rex270
32FREEDOM COMES, FREEDOM GOESThe Fortunes269
33PEACE TRAINCat Stevens269
34SCHÖN IST ES AUF DER WELT ZU SEINRoy Black & Anita256
35SIMPLE GAMEFour Tops255
36COZ I LUV YOUSlade249
37MONIKAUlli Martin248
38WHAT ARE YOU DOING SUNDAYDawn Featuring Tony Orlando245
39TAP TURNS ON THE WATERCCS243
40TILLTom Jones236
41TRAPPED BY A THING CALLED LOVEDenise LaSalle220
42STICK-UPThe Honey Cone219
43EASY LOVINGFreddie Hart216
44ANOTHER TIME, ANOTHER PLACEEngelbert Humperdinck215
45CHIRPY CHIRPY CHEEP CHEEPMiddle Of The Road207
46COUSIN NORMANMarmalade205
47HAVE YOU SEE HERThe Chi-Lites204
48HOW CAN YOU MEND A BROKEN HEARTThe Bee Gees203
49TOM-TOM TURNAROUNDNew World201
50NATHAN JONESSupremes And Four Tops201
51SULTANATitanic199
52NEVER MY LOVEThe 5th Dimension198
53I WOKE UP IN LOVE THIS MORNINGThe Partridge Family198
54BABY I'M-A WANT YOUBread197
55THIN LINE BETWEEN LOVE AND HATEThe Persuaders196
56SO FAR AWAY/SMACKWATER JACKCarole King194
57I JUST WANT TO CELEBRATERare Earth191
58INNER CITY BLUES (MAKE ME WANNA HOLLER)Marvin Gayle187
59SCHÖNE MAIDTony Marshall184
60SOLDIER BLUEBuffy Sainte-Marie183
61WON'T GET FOOLED AGAINThe Who182
62I BELIEVE (IN LOVE)Hot Chocolate181
63WHATCHA SEE IS WHATCHA GETThe Dramatics177
64BLESS THE BEASTS AND CHILDRENThe Carpenters173
65CHIRPY CHIRPY CHEEP CHEEPMac and Kattie Kissoon173
66HAB' ICH DIR HEUTE SCHON GESAGT, DAß ICH DICH LIEBEChris Roberts172
67SWEET HITCH-HIKERCreedence Clearwater Revival170
68BACK STREET LUVCurved Air169
69KEEP ON DANCINGBay City Rollers163
70ONE FINE MORNINGLighthouse161
71A NATURAL MANLou Rawls158
72DADDY DON'T YOU WALK SO FASTDaniel Boone156
73RAIN DANCEThe Guess Who154
74AKROPOLIS ADIEUMireille Mathieu154
75DESIDERATALes Crane152
76CHE SARÀJosé Feliciano150
77LOOK AROUNDVince Hill149
78IT'S TOO LATECarole King148
79ONLY YOU KNOW AND I KNOWDelaney and Bonnie145
80WEDDING SONG (THERE IS LOVE)Paul Stookey143
81LOVING HER WAS EASIER (THAN ANYTHING I'LL EVER DO AGAIN)Kris Kristofferson141
82STAGGER LEETommy Roe138
83EVERYBODY'S EVERYTHINGSantana137
84WILLST DU MIT MIR GEH'NDaliah Lavi136
85BANGLA DESHGeorge Harrison135
86LET YOUR YEAH BE YEAHPioneers135
87LIFE IS A LONG SONG / UP THE POOLJethro Tull135
88MOHIKANA SHALALIHeino133
89SURRENDERDiana Ross132
90I WILL RETURNSpringwater130
91BIRDS OF A FEATHERThe Raiders129
92JOHNNY REGGAEPiglets128
93I AM - I SAIDNeil Diamond128
94MAKE IT FUNKY (PART 1)James Brown128
95THE STORY IN YOUR EYESThe Moody Blues125
96TAKE ME HOME, COUNTRY ROADSJohn Denver with Fat City125
97BRANDYScott English125
98ONE TIN SOLDIER (THE LEGEND OF BILLY JACK)Coven123
99NOAHBruce Low122
100YOU'VE GOT TO CRAWL (BEFORE YOU WALK)The 8th Day121

L'AUTUNNO DEL 1971 – Immaginazione al potere

Secondo un libro (che non rivelerò per non fargli pubblicità) il 1971 è stata un’annata musicalmente interlocutoria e caratterizzata da mancanza di idee. Opinione legittima, certo, ma un po' troppo soggettiva. Basta guardare i mesi autunnali di questa annata per notare che se c’è una cosa presente in abbondanza son proprio le idee. Certo, nei mesi precedenti la Storia del Rock è diventata un lungo necrologio e molti innovatori son passati nel mondo dei più. Tuttavia vi basterà leggere questo articoletto per rendervi conto di che (capo)lavori vi siano in giro. I Beatles continuano nella faida post-scioglimento. Paul e John, in fase “immaginifica”, si mandano messaggini non proprio affettuosi attraverso le rispettive canzoni, tuttavia c’è un terzo che gode tra i due litiganti, ed è il pubblico… I Pink Floyd vanno a Pompei, mentre le nuove star del rock progressivo con i loro chilometrici brani contendono le vette delle classifiche degli album ai (più) grandi del rock duro e puro, che a loro volta sono "progressivamente" influenzati. Tra i singoli invece domina la semplicità del ritorno alle origini, rappresentata da Marc Bolan e dalla altre star del glam rock, di cui inizia l’era, e dai contagiosi motivetti del bubble gum pop. La scena Northern Soul, sorta nel Nord dell’Inghilterra a metà anni ’60, inizia a produrre effetti sulla chart, portando alla riscoperta di vecchie gemme soul dimenticate. Intanto, nella sua terra d’origine, la musica R'N'B si sta evolvendo in più generi, flirtando col filone cinematografico della Blaxploitation, che proprio ora conosce il primo grande successo commerciale con il detective Shaft. Nuove stelle compaiono nel firmamento della musica black, come Al Green, alfiere del Memphis Sound, mentre il Philly Sound sta per esplodere: proprio in ottobre esce il primo album prodotto dalla Philadelphia International di Kenneth Gamble e Leon Huff.

Purtroppo la lista dei necrologi si protrae anche durante l'autunno. Tocca al grande chitarrista Duane Allman, leader degli Allman Brothers, autori di un leggendario album live uscito in estate, “Live At The Fillmore East”. Duane, ancora fresco del disco d’oro guadagnato, muore in un incidente motociclistico a soli 24 anni il 29 ottobre 1971 a Macon, Georgia, a pochi isolati dalla casa del collega Berry Oakley. Sta andando al compleanno della moglie di questi. Poco tempo dopo anche Berry, che ha preso la leadership della band dopo la scomparsa di Duane, morirà l’11 novembre 1972 in un incidente motociclistico, a tre isolati di distanza da dove è avvenuto quello di Duane. Un’altra morte prematura: se ne va a soli 36 anni anche Gene Vincent, uno dei pionieri del rock ‘n’ roll (“Be Bop A Lula”).

Ma ora passiamo dalla canzone che domina il classificone: e si tratta di un vero classico…

Rod Stewart – Rod the Mod presenta Maggie May

Rod Stewart - Every Picture Tells a StoryÈ il momento di Roderick David Stewart, meglio noto come Rod Stewart. All’epoca lo scozzese è già in circolazione da qualche anno ed ha raggiunto una certa fama in Gran Bretagna. Ha già fatto parte del Jeff Beck Group ed è il frontman dei Faces. Ha inoltre già pubblicato due lavori solisti dal discreto successo, “An Old Raincoat Won't Ever Let You Down” (chiamato negli USA più semplicemente “The Rod Stewart Album”) (1969) e “Gasoline Alley” (1970). Ma è nell’autunno del 1971 che diventa una vera superstar, sfondando anche negli USA. Grazie ad un singolo, MAGGIE MAY, e all’album che lo contiene, “Every Picture Tells a Story”. Sebbene realizzato come progetto solista, nell’album suona basso e chitarra anche il suo compare nei Faces, Ron Wood. Il pezzo, scritto con Martin Quittention, parla della relazione tra uno studente e una prostituta più grande di lui. Il brano attinge in parte ai ricordi di Rod, che ha perso la verginità a 16 anni con una donna più grande al Beaulieu Jazz Festival. Ovviamente il nome di quella donna non era Maggie May, nome questo preso da Rod da una canzone tradizionale di Liverpool che raccontava di una prostituta (Maggie May = Maria Maddalena). Un bellissimo racconto di perdita dell’innocenza e di rabbia inespressa nei confronti dell’esperta amante, a cui non vengono risparmiati certi “complimenti” ("the mornin' sun when it's in your face really shows your age"). Nel brano Ray Jackson della band folk-rock inglese Lindisfarne (che farà causa a Rod per le royalties) suona il leggendario mandolino. A ottobre il singolo e il relativo album si trovano contemporaneamente al vertice sia della classifica britannica che di quella statunitense. Il risultato ha dell’eccezionale, specie se si considera che questo risultato è stato raggiunto nella storia solo da altri tre artisti oltre a Rod: Beatles, Simon & Garfunkel e Beyoncé. Rod comunque è il primo ad essere sorpreso da un tale successo. Il brano era inizialmente il lato B del singolo in quanto la casa discografica aveva detto che non aveva melodia e pertanto poteva scartarlo (ah, la lungimiranza dei discografici…). I DJ radiofonici invece la pensano diversamente e passano il brano più del lato A originario, REASON TO BELIEVE, che diventa così il lato B e viene comunque altrettanto programmato dalle radio. Lanciato nella stratosfera, Rod per i cinque anni seguenti terrà i piedi su due staffe (incidendo sia come solista che con i Faces, che a fine anno saranno in classifica con il nuovo album “A Nod's As Good As A Wink…To A Blind Horse”), dopodiché si dedicherà esclusivamente alla carriera solista.

Rod quindi racconta probabilmente di una sua esperienza giovanile. Ma ci son dei ragazzetti che invece sicuramente non hanno mai conosciuto una Maggie May…

Donny Osmond e The Osmonds – La versione bianca e mormone dei Jackson 5

Donny Osmond - To You With Love, DonnyPer l’italiano medio i fratelli Osmond sono dei perfetti Carneade. Ma se chiedete a un inglese o un americano sui 40-50 chi fossero costoro, o vi riempirà di botte (se è sano di mente) o gli verranno i lucciconi agli occhi (se all’epoca era una teen ager dall’anima candida). Potrei cavarmela dicendo che ci troviamo di fronte alla versione (s)lavata con la varechina dei Jackson 5. Una versione da più di 100 milioni di dischi venduti nel Mondo (praticamente ovunque tranne che da noi). La loro storia parte nel 1962. All’epoca la band è formata da 4 fratellini (Alan, Wayne, Merrill & Jay) che si esibiscono nello stile vocale a cappella noto come “barbershop”. Quell’estate i ragazzini vengono ingaggiati dalla Disney per esibirsi a Disneyland. Il padre del famoso cantante Andy Williams li fa conoscere al figlio, che ha uno show in TV. Di lì a poco diventano una presenza regolare nello show. Ai quattro di partenza si uniscono anche Jimmy, Marie e Donny. Alla fine del decennio firmano per la MGM e in breve dominano le classifiche grazie al loro pop (pre)adolescenziale. Il 1971 segna l’inizio del loro trionfo: in totale raccolgono ben 9 dischi d’oro in 12 mesi. Neppure Elvis e i Beatles son riusciti a tanto.

The Osmonds - Phase-III Mentre Marie e Jimmy si dedicano esclusivamente a carriere soliste, Donny, alias Donald Clark, canta sia con gli altri quattro fratelli, gli Osmonds, sia come solista. Il ragazzo, la star della famiglia, debutta sulle scene a 4 anni, proprio nel periodo in cui il pezzo con cui sta ottenendo un grande successo questo autunno, GO AWAY LITTLE GIRL, è stato scritto. È il suo secondo hit solista e arriva al N. 1 USA l’11 settembre. Il pezzo aveva già raggiunto la vetta nel 1963 nell’interpretazione di Steve Lawrence. Cantare il pezzo è considerato una mossa “spregiudicata” per Donny, dato che la canzone parla di un appuntamento con una ragazza, cosa che non s'addice ad un mormone timorato di Dio. La mossa tuttavia paga, anche perché all’epoca c’è una marea di ragazzette urlanti che venderebbero madre e nonna per un appuntamento con la virginale star. Che subito dopo questo N. 1 arriva con i fratelli al N. 3 USA con YO YO, un esempio di blubble-gum motowneggiante. Diciamo che se i successi solisti di Donny (per lo più cover di pezzi dei primi anni ’60) son l’equivalente musicale dell’assa fetida, alcuni hit della sua band tutto sommato reggono (non tutti però!). Il successo per gli Osmonds raggiunge nei tre anni successivi vette clamorose (nel 1973 l’Inghilterra è colpita dalla Osmondmania, l’undicesima Piaga d’Egitto), per poi declinare irreversibilmente nel 1975. I fratelli tuttavia rimarranno attivi nel mondo dello spettacolo, festeggiando il cinquantennale con uno special TV nell’agosto del 2007.

Donny in particolare continuerà la carriera e farà una ricomparsa nella chart USA nel 1988, dopo essersi scagliato a sorpresa contro Tippy Gore e la censura dei pezzi rock. Nel frattempo parteciperà a numerosi musical di successo e programmi TV e nel 2004 otterrà pure un top 10 in UK, “Breeze On By” scritto con Gary Barlow dei Take That, evidenziando un legame, neppur tanto nascosto, tra le boy band anni ’70 e quelle anni ’90 (cosa sono i Take That se non la versione aggiornata e omoerotica degli Osmonds?).

The Partridge Family - The Partridge Family Sound Magazine Da una famiglia vera a una finta, da cui proviene l’altro ragazzo copertina delle riviste per teen ager dei primi anni ’70. Si tratta di David Cassidy, membro della famiglia televisiva The Partridge Family, protagonista dell’omonima serie di telefilm. La "famiglia" è in classifica con I WOKE UP IN LOVE THIS MORNING (bubble-gum di qualità decisamente superiore alle osmondate). A partire dal 1972 anche David affiancherà all'attività col gruppo una fortunata carriera solista.


Carole King - Tapestry Ne avete abbastanza di idoli da ragazzine? Beh, torno un attimo all’hit di Donny Osmond per parlarvi della sua autrice, che sta conoscendo un successo straordinario con il suo album di debutto. Si tratta di Carole King, autrice con il marito Gerry Goffin (da cui divorzia nel ’68) di clamorosi successi a partire dal 1960. Nel 1971 Carole decide di mettersi nuovamente dietro un microfono (il primo tentativo risale al 1962) e pubblica il leggendario “Tapestry”. L’album resta in classifica qualche era geologica, vendendo oltre 22 milioni di copie. Ne riparleremo in modo più approfondito. Sta di fatto che nell’autunno ‘71 ci son ben 4 sue composizioni che gironzolano nelle classifiche: oltre al pezzo di Osmond, due ex N. 1 USA, ovvero “It’s Too Late”, interpretato da lei, e “You’ve Got A Friend” nella versione di James Taylor, nonché l’hit autunnale della cantautrice, SO FAR AWAY, tipico del suo stile intimista.

Parlando di voci femminili, ce ne sono molte di notevole successo in questo momento… A cominciare da una delle più grandi di sempre, che, guarda caso, nel 1967 ha inciso un pezzo scritto da Carole, la splendida “You Make Me Feel (Like A Natural Woman)”…

Aretha Franklin – Una rosa nera a Spanish Harlem

Aretha Franklin - Spanish Harlem / Lean on Me La Regina del Soul, Aretha Louise Franklin, mette a segno in settembre uno dei suoi più grandi hit negli USA con SPANISH HARLEM , che si ferma al N. 2 bloccata da Donny Osmond. Il brano è una splendida versione del pezzo del 1961 scritto da Jerry Leiber e Phil Spector, già inciso da Ben E. King. Nel pezzo suona anche il grande pianista Dr. John. Aretha è nel suo periodo di maggior successo. Ha già pubblicato a maggio l’acclamato album “Aretha Live at Fillmore West” (da cui estrae come singolo una grande versione di "Bridge Over Troubled Water"), ora ha in circolazione una raccolta di hit, comprendente appunto il singolo di successo, e sta per pubblicare un altro grande album, “Young, Gifted and Black”.


Joan Baez - Una cover “sbagliata”

Joan Baez - The Night They Drove Old Dixie Down / When Time Is Stolen Nel 1971 Joan Chandos Baez, figlia del fisico Albert Baez, è già molto popolare per il suo attivismo politico, per la sua collaborazione con Bob Dylan, per la partecipazione a Woodstock (in cui ha cantato la sua versione di “We Shall Overcome”) e per il matrimonio con David Harris, noto giornalista e attivista politico contro la coscrizione (i due si son conosciuti in carcere – entrambi per le attività contro la coscrizione e la Guerra in Vietnam - , e il loro matrimonio viene battezzato da “Times” le nozze del secolo). Tuttavia le manca ancora una cosa: un vero grande hit in America. E questo arriva proprio in ottobre, quando THE NIGHT THEY DROVE OLD DIXIE DOWN (e qui avete una chicca: versione con i Muppets!) arriva al N. 3 USA. È la cover di un brano scritto da Robbie Robertson e già classico della Band. La canzone parla della distruzione della ferrovia da parte del Generale dell’Unione George Stoneman e della caduta di Richmond in Virginia durante la Guerra Civile. Il pezzo esprime la tristezza e l’orgoglio del Sud. Joan nella sua versione cambia alcune strofe del brano, ma non si tratta di modifiche volontarie: non avendo a disposizione un testo scritto, ha capito male alcuni passaggi del testo ascoltandolo. Nelle versioni successive del pezzo, eseguite dal vivo, farà le dovute correzioni. Il brano è tratto da “Blessed Are...” l’ultimo album della cantautrice folk con l’etichetta Vanguard, che verrà lasciata per la A&M. Prima di “Dixie” tuttavia Joan ha già ottenuto successi in giro per il Mondo. Ad esempio, in primavera ha ottenuto un hit anche nel nostro paese, “La Ballata di Sacco e Vanzetti”, tratta dal film omonimo. Non è l’unica colonna sonora di cui si occupa nel 1971. Infatti la folk singer realizza anche due brani per quella di “Silent Running”, malinconico film di fantascienza diretto da Douglas Trumbull, autore degli effetti speciali di “2001: Odissea Nello Spazio”. Probabilmente i distributori italiani se ne son accorti e han deciso di battezzarlo: “2002: La Seconda Odissea”…

Carpenters – Le superstar dell’easy listening

Carpenters - Superstar / Bless the Beasts and Children Grande successo al N. 2 USA per i fratelli Karen e Richard Carpenter con SUPERSTAR. Il pezzo, uno dei più famosi del loro repertorio, è la cover di un pezzo originariamente intitolato "Groupie (Superstar)", dedicato appunto alle groupie (quelle simpatiche fanciulle che utilizzano ogni fibra del proprio corpo per far sentire al meglio le rockstar). La canzone, scritta nel ’69 da Leon Russell e Bonnie Bramlett, è stata inizialmente incisa dalla loro band, Delaney and Bonnie, senza riscuotere tuttavia grande successo, nonostante la partecipazione al brano di Eric Clapton. Il brano è poi stato inserito da Joe Cocker nel suo leggendario “Mad Dogs and Englishmen”, dove è ribattezzato semplicemente “Superstar”, venendo interpretato dall’allora corista di Joe, Rita Coolidge. Ma la canzone conquista le classifiche e il rango di classico solo dopo il "trattamento Carpenters". Richard ne ascolta la versione ad opera di una giovane Bette Midler e decide di riarrangiarla in modo orchestrale (con tanto di introduzione con un oboe) per la calda voce da contralto della sorella. Il testo viene leggermente addolcito rispetto all’originale, eliminando i riferimenti al sesso (fuori target per il duo). In ogni caso il pezzo è una struggente e malinconica canzone d’amore. Carpenters - CarpentersDiventa il quinto top 3 USA del duo, il terzo dal loro album “Carpenters” (che venderà oltre 4 milioni di copie solo negli USA). E diventa un classico amato anche dai rocker alternativi degli anni ’90. Strano? Non proprio: sotto la glassa c’è qualcosa di vivo, una specie di tristezza abissale che non si trova spesso nel pop. Karen è una personalità solare solo apparentemente. Alla fine non ama la sua immagine di ragazza acqua e sapone (arriverà a dire, con disprezzo, che all’epoca non c’era nulla di più pulito di loro) e nel 1983, quando se ne andrà per le conseguenze dell’anoressia, i fantasmi che ossessiona(va)no la sua esistenza diverranno palesi. Grazie a lei e alla sua magnifica voce il duo, tipico esempio di musica per tutta la famiglia, per bene e pulitino, assume un’aurea di band di culto, amata anche dalle band del circuito alternativo. E “Superstar” è forse il pezzo che più di ogni altro ne rivela le inquietudini. Non per nulla darà il titolo al film sperimentale girato utilizzando bambole Barbie che il regista di culto Todd Haynes dedicherà nel 1987 alla cantante (film poi ritirato a seguito dell’azione legale di Richard). Non per nulla i Sonic Youth ne faranno nel ’94 una grande cover spettrale, in omaggio proprio ai due fratelli Re e Regina del pop zuccheroso anni ’70.

Shirley Bassey - For All We Know / What's Done Is Done Intanto, FOR ALL WE KNOW, un brano già portato al successo proprio da Karen e Richard arriva al N. 6 in Gran Bretagna nell’interpretazione (ovviamente enfatica ma ineccepibile) di Shirley Bassey. Shirley intanto ha appena registrato la sontuosa DIAMONDS ARE FOREVER, tema del nuovo 007, “Una Cascata di Diamanti”. Purtroppo all’epoca il nuovo brano non replicherà il successo di “Goldfinger”, tuttavia col tempo è diventato un classico del suo repertorio, rifatto da molti artisti e campionato anche da Kanye West.

Allora. Abbiamo in classifica la Passionale Regina del Soul, l’Impegnata Regina del Folk e la Tragica Regina dell’Easy Listening. Non manca che l’Immarcescibile Regina del Trash…

Cher – Amor gitano

Cher - Gypsies, Tramps & Thieves Ecco a voi l’eterna (potenza del silicone!) Cheryl Sarkisian LaPierre. All’epoca la carne è ancora superiore percentualmente ai derivati plastici e riesce ancora ad articolare i movimenti dei muscoli facciali. A partire dall’estate 1971 è la protagonista, col marito Sonny Bono, di un fortunato show televisivo per la CBS, il “The Sonny and Cher Comedy Hour”, uno degli show di maggior successo in America. Il programma TV consente loro di lanciare nuovi hit, sia come duo ("All I Ever Need Is You") sia come solisti. Cher in particolare lancia, con uno dei primi video mai registrati, la sua GYPSYS, TRAMPS AND THIEVES. Si tratta del suo primo N. 1 USA come solista. Prodotta da Snuff Garret, lancia anche il settimo album della cantante-attrice, battezzato con il suo nome. La canzone venderà oltre 3 milioni di copie, diventando un grande hit mondiale. La protagonista del pezzo è nata su un carrozzone di artisti di strada, con la madre che danza per soldi e il padre che vende bottiglie miracolose. La ragazza poi conosce un ragazzo che “la inguaia” a 16 anni per poi sparire. E così nasce sua figlia, sempre sul carrozzone, con una madre che danza per soldi. Vivrà come la madre tra zingari, vagabondi e ladri. Si tratta di un pop sfrontato dagli accenti un po’ camp (a partire dagli arrangiamenti, peraltro tipici del periodo), ma per gli amanti del genere (e della Signora) è imperdibile. Certo, all’epoca è ancora morigerata nei costumi. I tempi in cui si esibirà, fresca di Oscar, coperta con un filo interdentale davanti a una torma di marinai allupati dai miracoli della chirurgia estetica, devono ancora arrivare. Comunque sinceramente trovo più salutare il sano e sfrontato cattivo gusto della nostra rispetto agli atteggiamenti dei puritani e bigotti che la criticano. Anche se ascoltare un suo disco per intero è esperienza paragonabile a vedere un film di Lino Banfi e Edwige Fenech: tra una doccia e la successiva di quest'ultima si devono sorbire autentiche porcherie…

E parlando di Regine, Diana Ross intanto all’inizio di settembre sta ancora aspettando che qualcuno la detronizzi dal N. 1 UK. Il pezzo con cui occupa la vetta è I'M STILL WAITING, che diventa il suo maggior successo anni ’70 nella UK chart, rimanendo in vetta tra agosto e settembre per 4 settimane. Curiosamente, data anche la popolarità dell’interprete, il pezzo è invece un mezzo fiasco negli States. Un destino analogo lo avrà anche l’altro suo N. 1 UK, ovvero “Chain Reaction” del 1986.

Abbiamo parlato di Regine, adesso parliamo di Re. E i Re del Pop all’epoca sono ancora loro, i Beatles, anche se ora bazzicano strade separate. Nel 1971 tutti e quattro ottengono grandi hit. In autunno è soprattutto il momento di Paul e di John…

Paul & Linda McCartney – Due ritratti al prezzo di uno

Paul McCartney - RamNel 1971 Paul pubblica il suo secondo album solista, “Ram” (sulla cui copertina compare con un montone), attribuito alla coppia Paul e Linda McCartney. Paul infatti (in risposta a John?) vuole coinvolgere la moglie nella sua vita musicale. Così, se Yoko ora è un membro accreditato della Plastic Ono Band, Linda figura come partner anche creativa di Paul, e tra breve sarà membro stabile dei Wings. “Ram”, che da molti è considerato il miglior album post-Beatles di Paul, è stato composto durante un periodo trascorso nella fattoria dei McCartney in Scozia. Risente ovviamente della faida con gli ex compari e include molti riferimenti neanche tanto velati a questi ultimi. Dal pezzo "Too Many People" al retro della copertina, con due scarabei (beetles) in accoppiamento. Per tacer di "Three Legs" a "Dear Boy". John non la prende bene e risponderà subito, come vedremo tra breve. L’album regala a Paul (e consorte) il primo N. 1 post-Beatles, ovvero UNCLE ALBERT/ADMIRAL HALSEY, una suite composta da canzoni diverse che rappresenta una tipica struttura compositiva di Paul, già adottata in “Abbey Road”. Per la cronaca, lo Zio Albert è effettivamente uno zio di Paul, dedito alla bottiglia e intento a declamare la Bibbia quando è sbronzo (le scuse son per lo scioglimento dei Beatles?), mentre l’Ammiraglio (la cui sezione è decisamente memore del periodo psichedelico dei Fab Four) è una figura della Seconda Guerra Mondiale. Il brano sfratta dal N. 1 USA i Bee Gees ma dopo una sola settimana viene cacciato da Donny Osmond. Da notare invece che non viene pubblicato in UK, dove invece Paul fa uscire come singolo "The Back Seat of My Car", che si rivela un inatteso flop.

Se Macca va al N. 1 USA, c’è invece chi si ferma al N. 3.

John Lennon – Immaginate il titolo della sua ultima canzone…

John Lennon - Imagine / It's So Hard Allora, IMAGINE, una delle canzoni più famose in assoluto, se non la più famosa (votata in vari sondaggi, non ultimo quello di Rolling Stones, come la canzone N. 1 di tutti i tempi), all’epoca della sua uscita non è stata poi ‘sto gran successo. O meglio, è stata un successo, ma inferiore rispetto alla fama conquistata a posteriori. Infatti il brano, tratto dall’album omonimo, arriva fino al n. 3 negli USA. Mentre non viene pubblicata in UK (curiosa questa scelta, simile a quella di Paul). Entrerà nella top 10 UK solo nel ’76, non arrivando oltre il sesto posto. Per vederla al N. 1 in Gran Bretagna si dovrà attendere il 1981, in seguito alla tragica morte di John.

Ragioneria musicale a parte, cosa si può dire di questo pezzo che non sia stato già detto? Beh, che è un perfetto esempio della validità della filosofia di Mary Poppins. “Con un poco di zucchero, la pillola va giù”. E infatti, come John stesso ha detto, basta dotare di una glassa di zucchero un messaggio pacifista, ma anche anti-capitalistico, anti-religioso, anti-nazionalista, anti-convenzionale, per farlo accettare e amare a tutte le latitudini, a prescindere da come uno la pensa (certo non proprio a tutti, il DJ Robert Elms lo bollerà come il peggior disco di tutti i tempi. Però lui odia i Beatles e il suo gruppo preferito son gli Spandau Ballet, per cui…). In effetti, come anche Elvis Costello avrà a dire, è un po’ ipocrita che un miliardario parli di “abolire la proprietà”. Sembra che il testo sia influenzato anche dalle poesie di Yoko, ispirate alla sua infanzia nel Giappone del periodo bellico (ricordiamo che lei, ragazza bene, in seguito concupita pure dai figli dell'Imperatore Hirohito - evidentemente le teste coronate hanno un debole per i sanitari -, durante la Seconda Guerra Mondiale ha fatto la fame). Anche se l’origine del brano umoristicamente ipotizzata in “Forrest Gump” è decisamente più intrigante: Forrest, reduce da un viaggio in Cina dove ha giocato a ping pong, ospite con John di uno show TV, racconta che i cinesi non hanno molti averi - "no possessions" - e non vanno a messa - "no religion too". John Lennon - ImagineAl conduttore TV che dice "It's hard to imagine", Lennon risponde "Well it's easy if you try". La canzone è pronta… Comunque, estrapolato dal contesto dell’autore, il pezzo sa toccare l’utopista idealista che è in ognuno. In questo sta il Genio. Il pezzo è prodotto come l’album omonimo, da Phil Spector, creatore del leggendario “muro del suono”, che inserisce nell’album molti archi (che Lennon giudicherà “glassa al cioccolato per rendere il tutto digeribile alle masse”). Se il singolo va bene ma non fa faville, l’album invece arriva al N. 1 sia in UK che negli USA nella settimana del 30 ottobre. Il disco rappresenta l’autoritratto di un utopista sensibile e insicuro, che tuttavia non nasconde le proprie debolezze. Contiene la bellissima JEALOUS GUY. Ma c’è pure veleno.

C’è infatti il leggendario attacco frontale a Paul, la famigerata HOW DO YOU SLEEP?, composta da John (e, ovviamente, Yoko) in risposta a “Too Many People” (una domanda: come si può dormire senza aver incubi dopo aver visto Yoko in versione “femme fatale” con le tette cadenti a penzoloni che minacciano di fuoriuscire dalla scollatura – Yoko non è piatta, è che ha le tette come le orecchie di un cocker - nel video?!?). I riferimenti all’ex compare son presenti anche nella copertina dell’album, con John fotografato con un maiale (al posto del montone di Paul). Nel pezzo i “complimenti” a Paul si sprecano, da "The only thing you done was yesterday/And since you've gone you're just another day" (con riferimento ai due brani scritti da Paul, "Yesterday" e "Another Day", il suo primo singolo da solista: un modo gentile per dirgli che i suoi nuovi lavori fanno schifo), per tacer del fatto che lo considera un morto vivente, riferendosi allo scherzo sulla morte di Paul ("Those freaks was right when they said you was dead"). Un po' infantile? Beh ricordiamoci che John chiamava Yoko "Madre"... Comunque scrive e registra il pezzo "with a little help from his friends". Nel brano infatti suona la chitarra George Harrison e pure Ringo Starr è presente durante le registrazioni, contribuendo a scrivere strofe avvelenate su Paul (alcune, eccessivamente offensive, verranno tagliate tra le sue proteste). Avrete capito che è Paul ad essere ai ferri corti con gli altri tre, che tra loro van abbastanza d’accordo. Paul risponderà con altri pezzi, tra cui “Live & Let Die” e “Silly Love Songs”. Per la serie, immagina pure un mondo migliore, magari senza Paul…

Beghe Desh

Ma perché si è creata sta situazione di tre contro uno? Di sicuro ci son ruggini di antica origine, ma alcuni fatti recenti hanno acuito i contrasti. Per prima cosa non perdonano a Paul di aver annunciato lo scioglimento ufficiale dei Beatles alla conferenza stampa di presentazione del suo primo album solista. I Beatles erano finiti, certo, ma John in particolare ritiene che dovesse essere una cosa che spettava a lui. In più c’è stata la disputa sull’amministrazione della Apple. Paul aveva proposto Lee Eastman, padre di Linda, mentre John, appoggiato da George e Ringo, ha voluto Allan Klein. Paul alla fine ha portato in tribunale gli altri tre (mossa fatta per salvare i quattrini), che tuttavia alla fine dovranno dargli ragione: faranno causa a Klein tutti e tre negli anni successivi (e faran pace con Paul). Che il manager sia un poco di buono già lo si sapeva (gli Stones lo hanno licenziato a fine anni ’60, rimettendoci il catalogo di quel decennio finito nelle sue mani), ma il Concerto per il Bangla Desh (il Darfur dell’epoca) è particolarmente rivelatore. George Harrison - Bangla Desh / Deep BlueIl famoso concerto, tenutosi il primo agosto e organizzato da George Harrison, è il primo vero evento organizzato da rock star per raccogliere fondi per beneficenza a favore di popolazioni gravate dalla fame. Peccato che i ricavati non finiscano tutti all’UNICEF: Klein si “dimentica” di contattare l’UNICEF prima del concerto e lo fa solo in seguito. Stacca un assegno sul momento, ma i ricavati dell’album del concerto (15 milioni di dollari) verranno congelati per anni (fino agli anni ’80!) in un deposito a garanzia del Servizio Tributario a seguito di una verifica fiscale. Per la cronaca, l’album con le registrazioni dell’evento sta per essere messo in circolazione ed è anticipato dal singolo BANGLA DESH, realizzato da George, che è in classifica proprio nei mesi che stiamo trattando...

Con i Beatles sciolti, a questo punto il titolo di rock band N. 1 del pianeta è affare di alcuni gruppi, che nel 1971 mettono a segno album epocali. I giochi son stati aperti dagli Stones, che hanno pubblicato ancora in primavera “Sticky Fingers”. Ma nelle classifiche autunnali c’è un altro album leggendario, da cui è tratto un classico che compare nel nostro classificone…

The Who – Della nobile arte del riciclaggio di progetti falliti e del ricavarne capolavori

The Who - Who's NextIl classico in questione è WON'T GET FOOLED AGAIN (video da “The Kids Are Alright”), il primo singolo tratto dall’ultimo album degli Who. Il singolo si piazza al N. 9 in UK e al N. 15 negli USA. Magari non si tratta di posizioni altissime, tuttavia gli Who non sono più da tempo una band da singoli, e vendono più come album. E infatti il loro ultimo lavoro a 33 giri sta vendendo un sacco, occupando le posizioni alte delle classifiche su ambo le sponde dell’Oceano (ovviamente da noi proprio non se ne parla…). “Who’s Next”, The Who - Baba O'Riley / I Can't Explainl’album in questione, è considerato oggi il loro capolavoro, anzi, uno dei Classici per eccellenza della Storia del Rock, e all’epoca rappresenta anche una clamorosa innovazione. Per la prima volta infatti il sintetizzatore viene usato per creare la sezione ritmica di brani rock, come nei due brani che aprono e chiudono l’album. Un grande intro al sintetizzatore apre il primo brano dell’album, BABA O’RILEY (altro video da “The Kids Are Alright”), che si conclude trionfalmente con un assolo di violino (idea questa sembra di Keith Moon). Il pezzo è dedicato al guru di Pete Townshend, Meher Baba, e al musicista sperimentale Terry Riley, il cui lavoro ha ispirato proprio i micidiali riff al sintetizzatore dell’album. In realtà il titolo non figura nel testo del pezzo, che è noto anche come "Teenage Wasteland” (“Don't cry/Don't raise your eye/It's only teenage wasteland”).

The Who - Won't Get Fooled Again / I Don't Even Know Myself WON'T GET FOOLED AGAIN chiude invece l’album parlando di una rivoluzione che alla fine porta alla situazione preesistente ("Meet the new boss, same as the old boss"). Pete è un pessimista? Beh, a vedere quello che succede qua da noi, non direi… Di certo è rivoluzionario l’uso del synth, che simboleggia proprio l’esplosione della rivoluzione. Per tacer dell’urlo di Roger Daltrey. Il pezzo nell’album dura oltre 8 minuti, mentre la versione su singolo è stata ridotta a circa 3 minutini e mezzo… Entrambi i brani son molto popolari anche tra i fan delle serie di CSI. “Won’t Get Fooled Again” infatti è usata come sigla per la serie di Miami, mentre “Baba O’Riley” è la sigla della serie di New York (ed è stata impiegata anche nel bel film di Spike Lee “Summer Of Sam”).

The Who - Behind Blue Eyes / Going Mobile L’album racchiuso da questi due capolavori presenta tuttavia una successione di perle, tra cui vale la pena di citare un altro splendido classico, che con i due già citati compone la terna leggendaria contenuta nel disco. Si tratta di quella meravigliosa ballata che è BEHIND BLUE EYES, che inizia a scalare le charts in novembre. “Behind Blue Eyes” esprime i sentimenti di Pete, che si sente idolatrato sebbene sappia di essere una persona decisamente peggiore di quella disegnata dai fan. D’altra parte, ha gli occhi blu… Per la cronaca evitate l’insipida cover fatta dai Limp Bizkit, una delle ragioni per condannare a morte previa tortura il loro insulso leader Fred Durst (per la cronaca la sua versione è molto piaciuta ai tedeschi…).

Insomma, sto album è un monolite del rock. A partire dalla copertina, con la grande foto di Ethan A. Russell che volutamente riecheggia proprio il monolite di 2001, su cui la band ha appena fatto pipì (una copertina alternativa prevedeva il folle Keith Moon in corsetto e frustino…). E pensare che l’album è un progetto scaturito come ripiego dopo che l’idea di una nuova opera rock (e film), "Lifehouse" è miseramente naufragata. L’opera narrava di un mondo in cui la gente è tenuta sotto controllo in una rete di celle e indotta all’apatia, in cui i protagonisti errano per terre desolate – la “teenage wasteland” di “Baba O’Riley” - verso un concerto rock che libererà tutti dal controllo del cattivo, Jumbo, a cui è dedicata “Behind Blue Eyes”. Per Pete sarà la musica a salvare tutti. Magari è un po’ ottimista, ma ce ne fosse di musica così!

Allora, nel 1971 Stones e Who, che tra l’altro inaugurano con tre serate il 4 novembre il Rainbow Theatre a Londra, duellano per il titolo di più grande rock band del mondo, facendo uscire due pietre miliari dai titoli leggendari, riconoscibili fin dalle leggendarie copertine. C’è un’altra band, un gruppo di una certa notorietà all’Led Zeppelin - Led Zeppelin epoca, che l’8 novembre fa uscire il suo quarto album. Il disco presenta in copertina l’immagine di un vecchio che trasporta sulla schiena un carico di fascine. Inoltre non ha titolo, se non quattro simboli, rune celtiche. Tanto che verrà chiamato con nomi diversi: “IV” (ovvero quarto), “Runes”, “Four Symbols”, “Untitled”, “Sticks”, “Man with Sticks” o “ZoSo”. Insomma, un bel casino! Un gruppo che si permette di sfidare alcune regole base del mercato, tipo quella di rendere riconoscibile il prodotto con un nome univoco, evidentemente non deve essere molto accorto. A meno ce non sia proprio la più grande rock band del pianeta, e si possa perciò permettere di snobbare tali regole. Per la cronaca il gruppo ha preso il nome da un dirigibile ed è formato da quattro signori che si chiamano Robert Plant, Jimmy Page, John Paul Jones e John Bonham... Ne riparleremo. Ah, se qualcuno ancora non ha capito quale è il nome della band, ha sicuramente bisogno di ripetizioni in rock…

Deep Purple – La progressione della palla di fuoco al N. 1

Deep Purple - Fireball Altra superband in circolazione sono i Profondo Porpora, canonizzatori del neonato hard rock, derivante dalla "storpiatura" del rock progressivo. All’epoca sfoggiano la voce dai poderosi acuti di Ian Gillan, la leggendaria e innovativa chitarra di Ritchie Blackmore, le virtuosistiche tastiere di Jon Lord, la batteria di Ian Paice e il basso di Roger Glover, la cosiddetta formazione “Mark II”. Il loro quinto album, FIREBALL, arriva al n. 1 UK il 25 settembre, soffiandolo proprio agli Who. L’album è stato anticipato dal singolo “Strange Kind Of Woman” (non presente tuttavia nell’originale edizione europea del disco), mentre la maestosa title-track viene pubblicata su 45 giri in ottobre, arrivando nella top 20 britannica. Nonostante il successo (l’album è il primo N. 1 della band in patria), si tratta tuttavia di un lavoro non amato dalla band, Ian Gillan a parte, in quanto considerato troppo discontinuo, con addirittura un brano country, ANYONE'S DAUGHTER (video di un’esibizione recente), odiato da Blackmore (che lo ritiene un "tradimento" della musica della band e non gli si può dare torto…). In effetti il problema principale dell’album è quello di essere uscito tra due capolavori, ovvero “In Rock” e “Machinehead”. Da notare che appena licenziato l’album, la band inizia subito a lavorare proprio su “Machinehead”, il sesto album, che verrà pubblicato la primavera successiva. Per la cronaca verrà registrato in Svizzera, sul Lago di Montreux e durante la permanenza della band sul posto si verificherà un incendio del locale casinò che ispirerà un loro famoso pezzo. Indovinato di che canzone sto parlando? No? Altre ripetizioni!

Pink Floyd - Musica tra le rovine

Pink Floyd - MeddleIl 30 ottobre esce anche “Meddle” dei Pink Floyd. L’album è considerato il primo vero grande album del gruppo dopo la dipartita di Syd Barrett. Registrato agli Studi Abbey Road (anche se certi brani son stati registrati in un altro studio che disponeva di un 16 piste), raggiunge il terzo posto nella UK chart. La copertina raffigura il particolare di un lobo di un orecchio (la prima proposta, che raffigurava l’ano di un babbuino è stata scartata…). Tra i brani va ricordata sicuramente la lunga suite “Echoes”, che leggenda vuole sia stata realizzata in modo da essere sincronizzata alle sequenze finali di “2001: Odissea Nello Spazio” (quasi come risarcimento per non aver dato il permesso a Kubrick di utilizzare la loro "Atom Heart Mother Suite" in “Arancia Meccanica”). Il singolo estratto è la classica ONE OF THESE DAYS (video da “Pulse”), dall’inconfondibile storica linea di basso, che contiene la famosa minaccia "One of these days, I'm going to cut you into little pieces". "Echoes" e "One of These Days" son stati eseguiti e filmati tra le rovine di Pompei tra il 4 e il 7 ottobre 1971. I filmati dei due brani, con altri 4, sono stati inseriti nel famoso film del 1972 “Pink Floyd: Live at Pompeii”, diretto da Adrian Maben. Per voi da Pompei ECHOES PART 1, PART 2, PART 3 e PART 4 (purtroppo i tagli tra le parti non son il massimo.

Jethro Tull - Life Is a Long Song E parlando di progressive, un altro hit non contenuto in nessun album per i Jethro Tull. LIFE IS A LONG SONG da il nome all'E.P. omonimo, che arriva al N. 11 UK. La band di Ian Anderson è reduce dal successo del leggendario "Aqualung", uscito in aprile, ma come si può vedere non dorme certo sugli allori. E dal progressivo, al rock sinfonico di quei “mollaccioni” dei Moody Blues di Justin Hayward, Graeme Edge, Ray Thomas, John Lodge e Mike Pinder. Già The Moody Blues - Every Good Boy Deserves Favourtraghettatori dal suono psichedelico a quello progressivo, arrivano al N. 1 UK a fine agosto e al n. 2 USA in autunno con il nuovo album, “Every Good Boy Deserves Favour”, il primo della band che impiega il Chamberlain, una specie di tastiera impiegata per produrre suoni preregistrati. L’album segna il ritorno a un suono orchestrale, che diventerà di fatto il marchio distintivo della band. il singolo tratto dall’album è THE STORY IN YOUR EYES (anche qui video di un'esibizione recente), che non viene pubblicata nella natia Gran Bretagna, ma diventa un buon successo negli USA.


Four Tops - Simple Game / You Stole My Love I Moody Blues compaiono nei cori anche della maestosa SIMPLE GAME dei Four Tops, top 3 inglese. Le Quattro Cime ottengono un altro clamoroso top 5 UK con NATHAN JONES, interpretata con le Supremes orfane di Diana Ross (rimpiazzata con Jean Terrell). “Simple Game” è l’ultimo hit delle Quattro Cime per la Motown. Dopodichè la band firmerà con la ABC ottenendo una buona serie di hit e riconquistando la Top 10 USA nel 1972, a distanza di 5 anni dal loro ultimo top 10 americano.


I Four Tops ci consentono di passare a un altro genere in netta evoluzione in questo periodo...

 


R'N'B

Al Green – Il grande Al debutta con un classico

Al Green - Al Green Gets Next to You Splendido debutto in classifica per una delle più belle voci dei primi anni ’70. Si tratta del grande Al Green. Nato in Arkansas, Albert Greene, figlio di un agricoltore, all’età di nove anni fa già parte del quartetto Greene Brothers. Poi papà lo caccia dal gruppo quando lo scopre ad ascoltare Jackie Wilson e lui forma due gruppi nel corso degli anni ’60, prima i Creations, poi i Soul Mates. Purtroppo il successo tarda ad arrivare. Nel 1969 tuttavia avviene la svolta. Il 23enne Al conosce Willie Mitchell, produttore e musicista della Hi Records che sta mettendo a punto quel soul raffinato, corposo ed elegante (basato su un uso sapiente di archi, organi e fiati) che verrà battezzato Memphis Soul, dal nome della città che ospita l’etichetta. Al colpisce Mitchell con la sua voce duttile, viene ingaggiato e presto diverrà il capofila del nuovo sound. Il primo album per la Hi, “Green Is Blues” muove le acque. Il secondo “Al Green Gets Next To You”, uscito nell’agosto del ‘71, abbatte le porte delle classifiche e il successivo “Let’s Stay Together” lo farà entrare nella leggenda. Dal secondo album è tratto il primo vero grande hit di Al, TIRED OF BEING ALONE, che arriva nella Top 5 UK e al N. 11 USA. Un classico senza tempo da brividi sulla schiena che Al ha scritto nel 1968 (la leggenda vuole che l’abbia scritta una mattina in mezz’ora) e che è stato perfezionato negli anni successivi (anche perché a Mitchell non interessava farla cantare ad Al) fino al perfetto risultato che ci è possibile ascoltare ora. Il resto, come si suol dire, è Storia.

Bill Withers – La classe operaia va nel paradiso di Billboard

Bill Withers - Just As I Am Un vero debuttante è invece Bill Withers, che con la sua AIN'T NO SUNSHINE arriva al n. 3 USA in settembre. Il più giovane di 9 fratelli, il musicista del West Virginia è un operaio della Lockeed (addetto al montaggio delle toilette nei Boeing 747), mentre la sera registra dei demo. Uno di questi finisce alla Sussex Records che gli fa registrare l’album di debutto, “Just As I Am”, prodotto da una vecchia volpe come Booker T. Jones (abbiam parlato di lui nell’estate del ‘69). L’album contiene l’hit mondiale che lo porta nelle classifiche (non in quella inglese, tuttavia, dove invece avrà successo invece la cover di Michael Jackson del 1972). Il brano è considerato “incompiuto” da Bill, dato che nel tratto in cui lui ripete più volte “I know”, voleva inserirci strofe ancora da scrivere. Per sua fortuna ha seguito i consigli dei musicisti in sala di registrazione (tra cui Stephen Stills alla chitarra) e l’ha lasciata così. Che il nostro sia un tipo con (fin troppo) la testa sulle spalle lo si capisce quando, anche dopo il successo mondiale di “Ain’t No Sunshine”, preferisce non mollare il lavoro di operaio, convinto che il successo nella musica sia una cosa passeggera. Probabilmente l’ha mollato dopo i due enormi hit del 1972…

Isaac Hayes – Come ti suono la Blaxploitation

Isaac Hayes - ShaftNell’autunno del 1971 dalle radio risuona un vocione testosteronico che fa la più funky delle domande: “chi è l’investigatore privato nero che tutte le pupe considerano una sex machine?”. E un trio di coriste in hot pants subito risponde senza dubbio alcuno: “Shaft!” . È la colonna sonora del film che definisce il genere Blaxploitation. A firmarla è Isaac Hayes, che assembla un’insolita (per l’epoca) colonna sonora funk-soul, molto ritmica. Il pezzo principale, THEME FROM SHAFT, è un sontuoso funk, che arriva sparato al N. 1 della Billboard chart e vincerà l’Oscar l’anno successivo (uno dei rari momenti in cui l’Academy si accorge di quello che gli succede intorno). Hayes è il primo afro-americano a vincere un Oscar in una categoria diversa da quelle destinate agli attori. A dire il vero Isaac ha accettato di realizzare lo storico brano solo dopo che gli è stata promessa un’audizione per un ruolo nel film (o meglio, per il ruolo del protagonista). Il nostro Zucca Pelata ovviamente non ha avuto speranze di recitare nel film, ma ha comunque composto la colonna sonora, lavorando prima sull’aspetto ritmico e poi su quello melodico. Il pezzo non deve uscire su singolo, ma il successo del film e della colonna sonora, fanno cambiare subito idea e Isaac a fine novembre scalza Cher dal N. 1 USA, dove rimane due settimane, finendo poi superato da un altro campione della musica black dell’epoca, il grande Sly Stone (anche l’album arriva al n. 1, contendendo la cima a John Lennon e a Santana). Il brano ha influenzato sia il soul sia la disco anni ’70, pur guardando al passato. Infatti, l’indimenticabile intro ritmico all’hi-hat del pezzo è stato ricavato da un break di “Try A Little Tenderness” di Otis Redding. Su esso si inserisce la chitarra wah wah, suono tipico del funk del periodo e destinato a diventare un must dopo questo brano. Isaac orchestra gli inconfondibili archi al sintetizzatore, altro elemento tipico nelle produzioni soul successive. L’intro si snoda per oltre due minuti prima che irrompa il vocione profondo di Hayes, che non esita a definire il protagonista del film e del brano un “Motherf…” (parolaccia interrotta dal coro – in ogni caso il pezzo verrà censurato da alcune radio, anche perché Shaft è un "private dick who's a sex machine to all the chicks"). Dopo aver visto il film e ascoltato la sua musica tutti nel ghetto vorranno vestirsi come un magnaccia: il ghetto si scopre per la prima volta glamour e Hollywood ne approfitta…

Blaxploitation

Il 1971 sancisce la definitiva esplosione del genere Blaxploitation, ovvero di quei film fatti per un pubblico di colore. I film dipingono, spesso esaltandola, la vita ai limiti della legge dei protagonisti, con robuste dosi di violenza e sesso (un fan del genere è Tarantino, che gli ha dedicato lo splendido “Jackie Brown”, ridando un ruolo da protagonista a una delle Foxxy Lady che il genere aveva lanciato, la grande Pam Grier). Benché spesso prodotti da bianchi, questi film permettono a molti registi e attori afro-americani di arrivare al successo in un periodo in cui lo spazio riservato a loro nel cinema è molto limitato (l’unica star di colore è Sidney Poitier). Il film che trasforma il genere in un successo commerciale è appunto “Shaft Il Detective”. Il film diretto da Gordon Parks e interpretato da due star del genere, Richard Roundtree (Shaft) e Moses Gunn, narra di un detective con pochi scrupoli che deve rintracciare la figlia di un boss della mala tra i vicoli di Harlem e la mafia italo-americana. Per la prima volta un film di successo al botteghino ha come protagonista un nero tutt’altro che “politically correct”, dedito all’uso dell’artiglieria pesante con i cattivi e di un altro genere di artiglieria con le belle. È il primo personaggio fatto per la gente di colore, non il protagonista nero rassicurante per i bianchi e che magari li fa sentire un po’ in colpa. Si celebra per la prima volta la vita del ghetto e quelli che diverranno i suoi stereotipi. Il successo del film tuttavia non può essere disgiunto da quello della sua formidabile colonna sonora. Dopo il successo di “Shaft” molti altri si dedicheranno a musicare film Blaxploitation (su tutti il grandissimo Curtis Mayfield, che realizzerà l’anno dopo il capolavoro “Superfly”). Isaac invece otterrà altri successi come “Black Moses”, che tuttavia non gli impediranno di andare incontro a bancarotta nel ’76. A fine anni ’90 darà la voce a un altro “Dio del Sesso” nero, lo Chef di “South Park”, con cui addirittura otterrà un N. 1 in UK (per poi andarsene quando lo show si farà beffe di Scientology, a cui anche Zucca Pelata ha aderito…). "He's a complicated man/but no one understands him/but his woman… John Shaft!"

The Dramatics - Whatcha See is Whatcha Get I Dramatics di Detroit, gruppo vocale guidato da Ron Banks, esordiscono nella Top 10 USA con il funky sinuoso di WHATCHA SEE IS WHATCHA GET, a 9 anni dalla loro formazione. “Some people are made of plastic…”. Marvin Gaye ottiene il terzo top 10 USA tratto dallo splendido “What’s Going On”, INNER CITY BLUES (Make Me Wanna Holler). Il pezzo segue nella top 10 USA l’inno ecologista “Mercy Mercy Me (The Ecology), che sta scendendo le classifiche in settembre. Il brano che lo segue parla delle condizioni di vita nei ghetti delle metropoli: se non miglioreranno la gente griderà e si leverà. L’ultimo minuto del brano, che chiude il leggendario album, riprende il tema della title-track, che invece apre il disco.

The Undisputed Truth – “un sorriso è solo un cipiglio girato all’insù”

The Undisputed Truth - The Undisputed Truth Il grande produttore e autore Norman Whitfield è, per il momento, ancora tra gli stipendiati di Berry Gordy alla Motown. Norman è ancora alle prese con gli esperimenti di soul psichedelico. I principali destinatari dei suoi sforzi sono i prediletti Temptations, tuttavia sotto l'ala protettrice del nostro ci son anche altri gruppi. Una di queste band è costituita fondamentalmente da un trio, formato dal cantante Joe Harris e dalle coriste Billie Rae Calvin e Brenda Joyce. Si tratta di The Undisputed Truth, dal peculiare aspetto, con pettinature afro e trucco bianco. SMILING FACES SOMETIMES (qui trovate invece la versione da studio), scritta da Whitfield e Barrett Strong porta la band al N. 3 USA in settembre, diventando il loro unico grande hit. Il pezzo è un vero gioiello, e rientra nella categoria: non fidarti del prossimo (specie se bianco), fratello, dato che appena gli volterai le spalle ti pugnalerà. Nella categoria rientrano anche altri classici come “Back Stabbers” degli O’Jays e “I’ll Take You There” degli Staples Singers. Finita l’epoca del “parliamo solo d’amore” e “divertiamoci” propagandata dalla Motown negli anni ‘60, la musica black che sta scalando le classifiche è maggiormente legata alla dura realtà. In ogni caso regala perle impagabili che reggono alla grande e che son state saccheggiate dai fratellini minori, dediti all’hip hop. Il pezzo in questione è stato originariamente scritto per i Temptations, che ne hanno registrato una versione completamente differente per l’album “Sky’s The Limit”, con una musica “spettrale” che ricorda quella dei film di fantasmi (o le case stregate della Disney e di Scooby Doo). La versione degli Undisputed Truth, registrata dopo, invece è più psichedelica ed esprime rabbia repressa. Whitfield gli ha conferito cambi di ritmo, inserendovi chitarra elettrica e organo Hammond. È tipico di Norman, alchimista dei suoni, far interpretare ad artisti diversi versioni molto differenti dei suoi brani. Come detto, gli Undisputed Truth non avranno più grandi hit, nonostante Whitfield abbia destinato loro inizialmente “Papa Was A Rolling Stone”. Purtroppo per loro, la loro versione si arenerà al N. 63, mentre quella successiva dei Temptations diventerà il N. 1 che conosciamo…

Rare Earth - I Just Want to Celebrate / The Seed In materia di musica black, c’è pure una band di bianchi che si dedica alla musica R’N’B con eccellenti risultati. Sono i Rare Earth, sotto contratto per la Motown. Dopo al loro strepitosa versione di “Get Ready” (altra canzone dei Temptations) arrivano al N. 7 USA con I JUST WANT TO CELEBRATE. Lee Michaels - 5thVa detto tuttavia che la band sta conoscendo un certo razzismo all’incontrario, dato che molte stazioni black, dopo che hanno scoperto che si tratta di ragazzi bianchi, non vogliono programmare i loro pezzi. Altro bianco dalla pelle nera è Lee Michaels, specialista dell’organo Hammond, che con DO YOU KNOW WHAT I MEAN arriva a sopresa al n. 6 USA in ottobre. Va detto che il successo giunge solo col quinto album (“Fifth”) e che purtroppo non riuscirà più a replicarlo.


Come è possibile constatare, la musica R’N’B è in ottima salute negli States. Ma c’è un fenomeno tipicamente inglese che inizia a dare i suoi effetti sulla classifica britannica proprio nel 1971…

I Tams e il Northern Soul

Nell’Inghilterra del Nord, dal grigio paesaggio dominato da acciaierie e miniere di carbone, i giovani (bianchi) della classe operaia cercano una valvola di sfogo al lavoro monotono in fabbrica che svolgono durante la settimana e nei weekend si vogliono divertire: è con queste premesse che esplode il Northern Soul. È un movimento che parte dal basso, destinato a rimanere prevalentemente underground, che interessa una manciata di locali e che anticipa di 20 anni i rave. Giovani, spesso coadiuvati da qualche ausilio chimico, che si sfogano con stili di ballo molto atletici, che anticipano la discomusic, al ritmo sostenuto di brani soul provenienti dall’America. E tutto questo mentre i loro coetanei scoprono il glam o discutono di progressive. È una scena “di provincia”, ignorata da Londra, e questo le consente di crescere indisturbata. La scena si impone nell’Inghilterra del Nord, a Manchester e Blackpool. I locali di riferimento sono il The Golden Torch di Stoke Upon Trent, The Blackpool Mecca e il Twisted Wheel di Manchester, che chiude proprio nel 1971 a seguito di problemi legali (vi circola troppa droga). Il pubblico di questi locali è esigente. Conosce bene tutti gli hit Atlantic o Motown degli anni ’60 e vuole sempre di più. Peccato che i pezzi che richiede siano passati di moda nel resto del mondo e nessuno più li incida (il funky contemporaneo viene snobbato perché troppo “lento”). Allora il movimento si basa sulla riscoperta di vecchi pezzi degli anni ’60. Ma non si parla dei pezzi famosi che già tutti conoscono. Si punta a recuperare piccole gemme perdute, rare e dimenticate del soul-R’N’B ritmato anni ’60. Si riesumano vecchi insuccessi di artisti di seconda fascia, imitatori delle stelle Motown e passati inosservati all’epoca della pubblicazione (tra cui la celeberrima “Tainted Love” di Gloria Jones). Questo conduce a una gara tra i DJ verso la ricerca di rarità. Vince chi suona cose che nessun altro ha. Si può dire che la scena imponga per la prima volta la figura dell’avido collezionista di vinili. Poiché il Northern Soul sfrutta vecchi pezzi, l’industria non se ne accorge per anni.

The Tams - The Best of TamsFino al 1971. La scena produce prima un clamoroso N. 4 UK in giugno per Tamy Lynn, poi, a settembre, la scena lancia un N. 1 in UK. Il primo N. 1 della storia lanciato dalle discoteche e non dalle radio. Si tratta di HEY GIRL DON'T BOTHER ME (la prima canzone del video) dei Tams, gruppo vocale di Atlanta. Il gruppo ha ottenuto sporadici hit nel corso degli anni ’60, compreso appunto “Hey Girl Don't Bother Me”, che entra nella Billboard chart nel 1964 raggiungendo la vertiginosa posizione N. 41. Sette anni dopo il gruppo, miracolato da questa inattesa riscoperta, arriva in vetta alla UK chart in settembre, spodestando Diana Ross. Il pezzo rimane al N. 1 per 3 settimane, per poi essere detronizzato da Rod Stewart. La scena tuttavia non è affatto una moda passeggera, ma si radica bene nell’humus musicale inglese, (ri)lanciando nel corso degli anni ’70 molti hit in classifica. E nel 1978 un locale specializzato in northern soul, il Wigan Casino di Manchester, verrà definito la disco migliore del mondo da Billboard, con buona pace dello Studio 54. Le influenze del movimento si son ben radicate nel corso dei decenni. “Rockafeller Skank” di Fat Boy Slim campiona proprio pezzi Northern Soul. E l’ultima a proporle in ordine di tempo in questi giorni è proprio Amy Winehouse.

Se l’Inghilterra del Nord è la culla del Northern Soul, il resto della nazione sembra tuttavia cedere a un altro fenomeno, ancor più rumoroso e vistoso…

 


Glam Rock! Paillettes e gomme da masticare

Nel 1971 esplode nella classifica inglese un rock rumoroso e vistoso eseguito da ragazzotti vestiti in modo estremamente ambiguo e colorato, con stivali a zeppa e trucco pesante. Si chiama glam e diventerà la musica dominante nell’Inghilterra dei primi anni ’70 ricoprendola di paillettes. La musica è rock’n’roll basico, un tipico quattro quarti che rappresenta il rock nella sua semplicità, in totale antitesi con il sovrastrutturato suono del rock progressivo. Canzoni da 2-3 minuti contro brani di 20 minuti. Il genere colonizzerà anche le chart europee (da noi se ne parla appena, ovviamente) mentre incontrerà parecchie resistenze nei più conservatori USA ("chi sono 'ste checche truccate con chitarre?!?"), dove tuttavia influenzerà in modo sensibile il movimento underground. Se la celebrazione del genere si avrà nel ’72, con il Bowie Marziano e Marc Bolan fotografato sotto il casco di un parrucchiere sulla copertina di un album, nel ’71 i primi rumorosi vagiti vengono emessi a suon di N. 1 nella chart UK. Va detto che alle origini il genere non è ancora ben distinto dal Bubble Gum Pop, ovvero da quel pop orecchiabile definito “usa e getta” (come le gomme da masticare, appunto) che domina le classifiche dei singoli dalla fine degli anni ’60, caratterizzato da testi semplici al limite dell’idiozia e da allegri motivetti che ti si attaccano in testa senza darti tregua. Il glam praticamente ne ricalca la semplicità strutturale, pur adottando un suono decisamente più duro. Non per niente alcune glam band all’inizio vengono etichettate bubble gum, come gli Sweet. Ovviamente questo non è un rischio che corre il “Metal Guru” del genere Glam, ovvero Marc Bolan…

T. Rex – Senti il terreno vibrare? È il tirannosauro di Marc che si avvicina per mangiarsi la concorrenza

T. Rex - Electric WarriorAllora, nell’autunno 1971 i T. Rex pubblicano il fondamentale album “Electric Warrior”. All’epoca hanno già ottenuto due N. 1 clamorosi, “Hot Love” (il primo N. 1 dell’epoca glam rock) e l’estiva GET IT ON, attualmente ancora nelle classifiche europee (l’anno successivo diventerà l’unico top 10 USA del gruppo, pur con il titolo cambiato in "Bang a Gong (Get It On)", per evitare confusione con un pezzo dei Chase. T. Rex - Get It On / There Was a Time / Raw RampIl pezzo verrà poi riportato nella top 10 USA nel 1985 dalla cover dei Power Station). L’album è pubblicato il 24 settembre e arriverà a dominare la classifica degli album britannica a dicembre, rimanendo in cima alla classifica ben 6 settimane, grazie a una miscela esplosiva di rock duro, arrangiamenti sensuali e allo stesso tempo angelici (praticamente il sound glam). Dall’album è pubblicato un secondo hit, che arriva al N. 2 UK alla fine di novembre, JEEPSTER (recentemente usato anche da Tarantino nel suo "Grindhouse"). T. Rex - Jeepster / Life's a GasLa pubblicazione del singolo non è scevra di polemiche. Marc infatti ha appena abbandonato per la EMI la Fly Records, che fa uscire il singolo senza il permesso dell’autore, che è il nuovo idolo albionico, grazie a un’immagine androgina sessualmente esplicita (tutti i suoi eredi anni ’80 – da Boy George a Prince - ne terranno conto) unita a una sorta di misticismo hippy. Il dandy decadente è il nuovo Re del Pop di Sua Maestà, ma c’è già chi insidia la sua corona…


Slade - Il dialetto diventa rock

Slade - Coz I Luv You / My Life Is Natural Infatti a novembre è al N. 1 UK (e pertanto tiene lontano dalla prima piazza i T. Rex rimanendovi 4 settimane) il primo singolo di una delle band più popolari oltremanica del decennio. Da noi son praticamente sconosciuti, ma in UK e Europa gli Slade venderanno quantità enormi di dischi. COZ I LUV YOU, inno in crescendo cantato con accento della zona della Black Country (da qui le deliberate storpiature delle parole che infarciscono i loro titoli), lancia nella stratosfera la band delle Midlands, che è in circolazione dal 1966, prima come N'Betweens e poi come Ambrose Slade, poi accorciato in Slade. Per loro è fondamentale l’incontro con l’ex Animal Chas Chandler, già scopritore di Jimi Hendrix. Sotto la guida di Chandler la band inzia a scrivere i propri pezzi e diventa una macchina da hit. Guidati dal cantante con i basettoni Noddy Holder e dal bassista Jimmy Lea (per tacer del chitarrista Dave Hill col caschetto alla Carrà), autori di gran parte dei successi, presentano un look da esibizionista, tuttavia tipicamente proletario e privo di quei riferimenti “alti” che caratterizzano Bolan, Ferry o Bowie. E sicuramente sono tutt’altro che androgini. Gli Slade rappresentano l’aspetto più rumoroso e aggressivo del glam, occupando la zona di confine tra glam e hard rock (e il cosiddetto pub rock). Il gruppo otterrà ben 17 hit in Top 20 tra il 1971 e il 1976, arrivando in vetta ben 6 volte (tre volte direttamente al N. 1 e all’epoca non è facile come lo sarà nei ’90!). Vendendo più singoli di chiunque altro nel corso dei ’70 in UK, son pertanto la band che arriva più vicina ad eguagliare il successo dei Beatles in patria. Gli USA saranno freddi nei loro confronti, ma molte band USA si ispireranno al loro sound, come i Kiss.

Sweet – Dolce è il successo

Sweet - Co-Co / Done Me Wrong Alright Un’altra band che si porrà tra i capofila del movimento glam sono gli Sweet. La band nasce nel gennaio 1968 dalle ceneri dei Wainwright's Gentlemen, quando il cantante Brian Connolly e il batterista Mick Tucker decidono di formare un nuovo gruppo. All’inizio si chiamano Sweetshop, poi accorciato in Sweet. L’esordio del ’68, "Slow Motion", fa tutt’altro che faville e la band si ritrova senza contratto. Altri fiaschi seguono nel 1969, fino a che la band non incontra i produttori e autori Nicky Chinn e Mike Chapman (futuro Re del pop rock anni ’70, con produzioni per Suzi Quatro, Blondie e Knack) che modellano il suono della band dal bubble gum al rock alla Who. Dal ’71 la band, un quartetto formato anche da Steve Norman Priest e Andrew David Scott, inizia ad ottenere successi. Il primo, uscito in primavera, è la scemotta “Funny Funny”, che arriva al N. 13 in UK ma diventa successo da Top 5 in Germania. Ora è il turno di CO CO, che in estate arriva al N. 2 UK e poi arriva in cima della chart tedesca rimanendovi per 7 settimane. Il pezzo è ancora bubble gum estivo ma l’evoluzione della band è appena iniziata.

Bay City Rollers - Keep On Dancing / Alright Allo stesso genere appartiene anche KEEP ON DANCING, prodotta da Jonathan King (noto produttore pop creatore di molti successi pop degli anni ’70, recentemente finito in disgrazia – e in galera – per brutte storie di abusi su minori), debutto in top 10 UK di una delle band più amate dalle ragazzine del decennio: i Bay City Rollers. Vagamente ispirati dal glam, i 6 scozzesi, all’epoca poco più che teen agers, son tipici esponenti del bubble gum. Hanno solo iniziato a ballare e balleranno per un buon lustro.


Middle of the Road - Tweedle Dee Tweedle Dum / Give It Time Tra i vari complessi dediti al bubble gum più orecchiabile ci sono gli scozzesi Middle Of The Road, che piazzano nelle classifiche autunnali ben tre hit dai titoli non esattamente Dylaniani. CHIRPY CHIRPY CHEEP CHEEP ha dominato le classifiche europee nei mesi estivi, arrivando al N. 1 UK tra giugno e luglio e al N. 2 tedesco (dove rimane per mesi). Ora sta scalando la chart USA. Middle of the Road - Soley Soley / To Remind MeL’hit autunnale TWEEDLE DEE TWEEDLE DUM arriva sparato al n. 2 UK e nella Top 20 germanica (nonché al n. 3 da noi). Il terzo hit SOLEY SOLEY arriva a novembre: arriverà al n. 5 UK e al N. 2 tedesco. In Inghilterra il successo si ferma qui, ma in Europa otterranno hit anche nel corso del 1973. Niente male per una band che solo un annetto prima stava facendo la fame cercando il successo proprio qui in Italia…


 


Altri classici del periodo

Cat Stevens – La favola del treno della pace

Cat Stevens - Teaser and the Firecat Arriva al n. 7 USA in novembre anche PEACE TRAIN, nuovo singolo di Cat Stevens e suo primo Top 10 USA. Non entra in classifica in Europa invece, dato che la Island ha deciso di non pubblicare alcun singolo per incentivare l’acquisto del nuovo album del menestrello. Il Gatto ha infatti pubblicato in ottobre l’album triplo platino “Teaser and the Firecat”, che contiene il brano. L’album contiene altri due classici del cantautore, “Moon Shadow” che ha anticipato l’album in estate, e “Morning Has Broken”, che verrà pubblicata come terzo singolo. L’album ha lo stesso titolo di un libro di storie per bambini scritto da Stevens e pubblicato nel 1972. Il pezzo in classifica questo autunno è uno degli inni pacifisti più famosi della Storia. Nel 2003 è stata riproposta dal suo autore, diventato Yusuf Islam dopo la conversione all’islamismo, come protesta per la Guerra con l’Iraq. Non cantava in inglese dal 1978.

Bread - Baby I'm-A Want YouSempre sul fronte del pop acustico, seppur meno “impegnato”, ecco un altro grande successo per i Bread, BABY I'M-A WANT YOU. La band guidata da David Gates e Jimmy Griffin, nonostante le tensioni interne tra i due leader e un cambio di formazione (Robb Royer è stato sostituito da Larry Knechtel) non sembra sbagliare un colpo e definisce ancora una volta le caratteristiche di quello che sarà il pop romantico anni ’70. Da segnalare al N. 1 degli album UK anche un disco di più di un anno e mezzo prima (gennaio 1970!) e rimasto per ere geologiche in classifica: si tratta di “Bridge Over Troubled Waters” del duo Simon & Garfunkel, scioltosi l’anno prima.

Santana – Non c’è due senza tre, ma iniziano le rogne…

Santana - Santana IIITra gli album USA dominio di “Santana III”, il terzo e ultimo realizzato dalla band nella storica formazione che ha suonato a Woodstock. La band infatti sta attraversando un periodo delicato, anche a causa di un malore che costringe il percussionista Jose 'Chepito' Areas ad abbandonarla temporaneamente, ed è minata da tensioni interne che porteranno a cambi della formazione. Musicalmente invece gode di ottima salute. L’album rappresenta un altro enorme successo commerciale (N. 1 negli USA per 5 settimane a partire dal 13 novembre) e rappresenta l’innesto di sonorità jazz nel sound latino tipico della band. Carlos infatti è sempre più attratto dal jazz e soprattutto da Miles Davis e John Coltrane. L’hit tratto dall’album è EVERYBODY'S EVERYTHING (video di un concerto dell’88 con The Vaughn Brothers e Los Lobos), caliente fusion tra latin rock e jazz che arriva al N. 12 USA. Come altri successi del chitarrista, il titolo non figura nel testo e spesso la canzone è nota come "Time for you to all get down”. L’album segna anche il debutto del promettente chitarrista 17enne Neal Schon. Il ragazzino ha rifiutato di suonare con Clapton nei suoi Derek & the Dominos per suonare con Carlos. L’anno successivo Neal lascerà la band con il cantante Gregg Rolie per formare i Journey (argh).

Redbone – Musica pellerossa

Redbone - The Witch Queen of New Orleans / Chant : 13th Hour Tra le band che stanno conoscendo un clamoroso successo ci son anche i Redbone, che arrivano al N. 2 in UK con la loro WITCH QUEEN OF NEW ORLEANS. Il gruppo di Los Angeles ha una particolarità. È la prima rock band formata da nativi americani ed è guidata dai fratelli Pat e Lolly Vasquez. Nel corso degli anni ’60 i due sono autori di successi per altri artisti, tra cui Aretha Franklin, Bobby Gentry, P.J. Proby e i Righteous Brothers. Poi nel 1968 formano una propria band, che battezzano ironicamente Redbone, parola che in dialetto cajun indica una persona di sangue misto (i loro testi fanno spesso riferimento alla cultura cajun e a New Orleans). Anche la loro musica risente di tale cultura, nonché di influenze tribali indiane e nere e verrà definita “swamp music” (musica della palude).. E l’hit del momento non fa eccezione. Nello stesso periodo gira negli USA un loro hit minore, "Maggie", dedicato a una prostituta (evidentemente tutte le peripatetiche all’epoca si chiamano così…). La band otterrà 3 anni dopo un grande successo anche in America, pur sposando un sound decisamente più pop.

Grande successo anche per il trio canadese dell’Alberta chiamato Stampeders con la loro SWEET CITY WOMAN, N. 1 in patria e N. 8 negli USA. La band ha ottenuto hit in Canada fino al 1976, mentre questo è il loro unico top 10 USA. Creedence Clearwater Revival - Sweet Hitch-Hiker / Door to Door Tra tante band che emergono, alcune si avviano alla conclusione della loro avventura. È il caso dei Creedence Clearwater Revival, che, abbandonati da Tom Fogerty, ottengono l’ultimo hit della loro grande strepitosa carriera con SWEET HITCH-HIKER. Hit agli sgoccioli anche per Tom Jones, che arriva al N. 2 con la sua versione di un brano del ‘62), TILL. Che il gallese abbia una voce clamorosa è noto, ma forse dovrebbe un po’ svecchiare il repertorio. In effetti il pubblico acquirente di dischi lo abbandonerà tra breve. Seguirà infatti un altro hit e poi, per rivederlo in Top 10 dovremo aspettare il 1987.

Successo in Germania per lo spagnolo di origine gitana Pedro Pubill Calaf, in arte Peret, tra i principali esponenti della rumba catalana, e la sua BORRIQUITO, che arriva al n. 1 in ottobre. In futuro collaborerà con nomi come David Byrne. Nell’autunno ’71 ci deve essere una specie di invasione iberica nella classifica tedesca. Pop Tops - Mamy BlueA Peret infatti succedono al N. 1 in novembre i (Los) Pop Tops con la loro famigerata MAMY BLUE. Il brano, tipico dello stile soul barocco della band, è in classifica anche negli USA e in UK, senza tuttavia toccare i livelli di successi che sta ottenendo nel vecchio continente (Italia compresa). José Feliciano - Che Sara' / There's No One AboutLa canzone è del tipo strappalacrime in voga all’epoca e parla di un figlio che si rivolge alla madre che l’ha abbandonato parlandole dei ricordi d’infanzia. Il brano è stato oggetto di un numero incredibile di cover, tra cui quella più nota sui nostri lidi è quella di Dalida (video della sua versione). Successo paneuropeo anche per Josè Feliciano con il classico sanremese CHE SARÀ. L’artista portoricano ha realizzato anche una versione in inglese del brano, SHAKE A HAND, con cui tenterà un nuovo assalto del mercato anglosassone, già scalato 3 anni prima con una bella cover stile lounge di “Light My Fire” dei Doors (la stessa cover verrà rifatta pari pari da Will Young più di 30 anni dopo).


 


USCITE CHIAVE

Abbiamo parlato di glam rock, northern soul, funk, hard rock, bubble gum pop, easy listening…. Ma questo autunno esce una pletora di classici del Rock Progressivo. In effetti il genere poco si sposa con la classifica dei singoli, ma questo autunno c’è un’autentica messe di uscite del genere da mandare sul lastrico un qualunque appassionato di epici e chilometrici brani dagli echi classicheggianti suonati con tonnellate di strumenti e con testi che trattano di fatine e folletti…

Emerson, Lake & Palmer - Pictures at an Exhibition Esce il 12 novembre in UK “Pictures at an Exhibition”, il nuovo lavoro di Emerson, Lake & Palmer, registrato dal vivo al Newcastle City Hall. L’album, dalla famosa copertina con cornici vuote, arriverà al N. 3 in Gran Bretagna (il terzo album in classifica in un anno). Negli USA bisogna aspettare qualche mese prima di vederlo pubblicare dalla Atlantic, quando oramai il numero delle copie d’importazione vendute sarà enorme (oltre 50.000). Infatti sembra che la casa discografica abbia definito inizialmente il lavoro “una massa di merda che avrebbe distrutto la loro carriera”. Poi, messa alle strette, l’ha pubblicato, con tanto di Presidente della compagnia che vola a Londra a implorare la band ad acconsentire la pubblicazione. Alla fine il disco arriverà al n. 10, vendendo qualche milione di copie… Ma in cosa consiste questo album? È la versione rock di un’opera del compositore russo Modest Mussorgskij (a cui tuttavia vengono abbinati brani originali della band, che però si amalgamano perfettamente ai lavori del compositore). Il lavoro è già stato presentato il 29 agosto 1970 al Festival dell’Isola di Wight, il primo fatto dai tre assieme. L’album corre sul filo del rasoio tra la pretenziosità e l’epicità che contraddistinguono il progressive. Keith Emerson si scatena con un abbondante uso del Moog, il monumentale sintetizzatore (all’epoca difficilissimo da suonare dal vivo), abbinandolo a pianoforte e organo Hammond. Cuccatevi THE CURSE OF BABA JAGA e THE SAGE.

Yes - Fragile Esce il 26 novembre “Fragile”, capolavoro e primo album degli Yes con Rick Wakeman (è il quarto del quintetto che all’epoca comprende anche Jon Anderson, Steve Howe, Chris Squire e Bill Bruford). L’album comprende uno dei brani più noti della band, l’euforica e trascinante ROUNDABOUT, meraviglia di tecnica virtuosistica dalle mille variazioni, pubblicata negli USA anche come singolo. La band pubblica il lavoro mentre è ancora in tour negli USA con gli Iron Butterfly. Wakeman è entrato nella band sostituendo Tony Kaye, che non approvava l’adozione da parte della band del sintetizzatore, preferendo l’organo Hammond. Il disco è stato realizzato in fretta proprio per pagare la nuova attrezzatura impiegata. Curiosamente il nome di Wakeman non figura in copertina, a causa di dissidi interni, tuttavia la sua impronta appare in alcuni brani dell’album, tra cui proprio “Roundabout” e un altro gioiello, HEART OF THE SUNRISE. La copertina, con il suo disegno del mondo che cade a pezzi (tema dell’album), è la prima realizzata per il gruppo da Roger Dean. L’album diventerà il primo top 10 transatlantico del gruppo, che comunque, come ELP, dovrà attendere qualche mese prima di vederlo pubblicare in America (stavolta però la ragione è il successo continuativo del precedente “The Yes Album”). Il gruppo riesce a unire critica e pubblico. Come avrà a dire Jon: “gli Yes sono una band della gente, ma di quella che ama la musica più complessa”.

Genesis - Nursery CrymeE giusto perché non c’è due senza tre, eccovi anche il nuovo lavoro di un’altra band capofila del rock progressivo, i Genesis (all’epoca un quintetto formato da Peter Gabriel, Tony Banks, Mike Rutherford, Phil Collins e Steve Hackett), che pubblicano, il 12 novembre, “Nursery Cryme”, l’album che definisce il loro stile, capace di innestare tra momenti intimistici e acustici memori del folk aggressive zampate elettriche della chitarra di Hackett e del piano elettrico di Banks (amplificato e distorto attraverso la fuzz box). Le liriche sono strabordanti di riferimenti storici e letterari, rivolti all’epoca vittoriana. Lo stile viene rivelato sin dall’inizio, con la suite THE MUSICAL BOX. L’album è un clamoroso buco nell’acqua in UK, ma a salvare la band ci pensa l’Europa continentale, primi tra tutti Belgio (dove arriva al N. 1) e Italia. L’album presenta anche la prima prova canora di Phil Collins, "For Absent Friends".

Van Der Graaf Generator - Pawn Hearts Tra le band che troveranno fortuna sulle nostre sponde, ci son anche i Van Der Graaf Generator di “Pawn Hearts”, che esce questo ottobre. La band di Peter Hamill rappresenta l’anima esistenziale del rock progressivo. Anche loro hanno incontrato più successo sulle nostre sponde che non in patria. Tre pezzi, “Lemmings", "Man-Erg" e la suite di 23 minuti "A Plague Of Lighthouse Keepers", che vi propino, divisa in tre parti ( PARTE 1, PARTE 2 e PARTE 3).


Bonus:

Elton John - Madman Across the Water Nel novembre 1971 esce anche “Madman Across The Water” di Elton John. Che c’entra la Regina Madre del Pop con il progressive, direte voi! Beh, questo è l’album realizzato da Reginald con il fido Bernie Taupin che più risente di influenze progressive (ad esso partecipa nientemeno che Rick Wakeman). Si tratta del quarto album di studio di Elton, che in meno di 18 mesi realizza 5 album (!). L’album è un fiasco nella natia Inghilterra, diventando tuttavia un grande successo negli States, sia pur non piazzando hit in classifica (i due pezzi più noti contenuti in esso, la splendida TINY DANCER, dedicata alla prima moglie di Bernie Taupin e LEVON, non sono hit all’epoca, pur essendo adesso considerati classici del repertorio di Elton – la prima tra l’altro immortalata nel bel film “Almost Famous”). La title-track invece sembra dedicata a Nixon. Taupin smentisce, ma non da una spiegazione alternativa…

P.S. In campo R’N’B esce il 20 novembre anche il quinto album di Sly And The Family Stone, lo splendido “There's a Riot Goin' On”, ma ne parleremo (approfonditamente) in un’altra occasione…

Ancora convinti che ci fossero poche idee in giro?

Tra 15 giorni si visita un periodo magari meno leggendario ma piuttosto interessante: il pop dominante sta clamorosamente perdendo pezzi. Il rap si scopre milionario grazie a bambolotti di plastica. In Inghilterra siamo nell’era di Madchester e le classifiche abbondano di nuovi classici da discoteca. Anche se alcuni dei maggiori hit arrivano dal passato grazie a un fantasma e a dei jeans…

Marco

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