La spiritualità nella musica
di Maurizio Targa


Cominciamo un viaggio in un tema senz'altro difficile, la spiritualità nella musica pop, argomento che magari si ritiene poco usuale nella canzone cosiddetta "leggera", concepita nell'immaginario collettivo come un'oasi di gaia spensieratezza i cui temi difficilmente si scostano dal retrivo binomio amore/cuore, ma che vede invece sorprendentemente molti dei suoi validi alfieri cimentarsi con temi dallo spessore più ampio dei soliti canovacci sentimental-melensi. Vediamone alcuni, passando dagli interpreti più impegnati, dei quali magari non ci si sorprende vedendoli al cimento con tematiche così profonde, ad altri sicuramente meno sospettabili.

Renato Zero è senz'altro uno degli artisti più attenti alle tematiche spirituali, che ha trattato in tantissimi brani, da "Più su" a "Il cielo" a "Potrebbe essere Dio", ma forse il capolavoro in tal senso è "Il Carrozzone", brano che dietro una finta allegria cela il dramma della morte, e che, ha raccontato Renato, per una richiesta fattagli dal padre poco prima di morire, ha cantato davanti al corpo del genitore poco dopo il suo trapasso. A Sanremo 1993 Renato ha poi proposto un pezzo dal titolo "Ave Maria", titolo anche di un pezzo dell'81 di De Andrè, nel quale lui stesso asserisce aver voluto sottolineare la necessità di recuperare la dimensione mistica, spirituale della nostra vita, ed ha proposto di riprendere il dialogo con Dio attraverso sua Madre.

Una vera e propria preghiera è stata proposta dagli O.R.O. al Sanremo '97, "Padre Nostro", su testo di Enrico Ruggeri. Curiosamente in coincidenza dell'uscita del pezzo vi fu una polemica tra il gruppo degli O.R.O. ed i Pooh, questi ultimi infatti accusarono bonariamente di plagio i colleghi per aver ripreso l'idea del Padre Nostro nel brano, da loro appena proposto in "C'è bisogno di un piccolo aiuto", registrata poco prima dai Pooh guarda caso nello stesso studio in cui poi avrebbero inciso gli O.R.O., che tra l'altro sono editi dalla loro ex casa discografica. Del resto, comunque, lo stesso Stefano d'Orazio dei Pooh, autore del testo di "C'è bisogno di un piccolo aiuto", ha spiritosamente ammesso che i Pooh non posseggono certo il copyright sul Padre Nostro.

A proposito di Preghiera, questo è anche il titolo di un celebre e discusso pezzo dei Cugini di Campagna, che, prendendo spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto in Sardegna, lanciarono questo loro brano ai vertici della Hit Parade del 1975, nonostante la Rai ne avesse proibito la diffusione nell'etere. Ragione della "scomunica" era che il testo della canzone, narrando la storia di un fidanzato che assiste impotente alla malattia ed alla morte della sua ragazza, vinto dallo sconforto si toglie la vita. Questa storia veniva bollata nientemeno come "istigatrice al suicidio". In realtà, fatto inusuale per il repertorio dei Cugini, di solito assai più leggero, il testo era una commovente preghiera rivolta al cielo ed una struggente storia d'amore interrotta dal male ma non per questo spezzata.

Un altro artista considerato tra i più "spirituali" è Franco Battiato, autore tra l'altro di opere come la Genesi o Gilgamesh, antico eroe in parte uomo in parte divino, e che, pur professandosi religioso al di là di ogni forma di catalogazione, quindi non necessariamente cristiano, ha recentemente dichiarato di essere fermamente convinto dell'esistenza del maligno e di temere per la presenza neanche tanto nascosta del diavolo in molto rock contemporaneo, posizione che gli ha attirato anche qualche critica.

Piero Pelù, già Litfiba, ha ammesso di aver un po' giocato con l'etichetta di "diabolico" che gli si stava appiccicando dopo l'uscita del loro pezzo "El diablo", nella quale qualcuno ha colto accenti satanici o invocazioni al maligno, oltre a frasi blasfeme tipo "il paradiso è un'assurda bugia" o "tutta la vita è un'assurda bugia". Pelù ha protestato affermando il carattere ironico della canzone, che voleva essere una presa in giro delle scimmiottature italiane alle iniziative americane tipo "Madri contro il rock", che identificano nella musica la fucina dei mali che tormentano la gioventù moderna. Nonostante ciò i Litfiba hanno suscitato la diffidenza anche di Monsignor Balducci, il quale, a detta di Pelù, in occasione di un incontro si sarebbe mostrato alquanto prevenuto nei loro confronti e sempre alla ricerca di aspetti subliminali nella musica tipo messaggi diabolici in nastri rovesciati e cose del genere. Pelù tuttavia ritiene che qualcosa si muova anche in seno alla Chiesa verso una maggiore apertura nei confronti della musica rock, e riconosce il merito di ciò in special modo a mons. Milingo, il noto vescovo esorcista e artista (ha inciso due CD ed è un apprezzato autore, oltre che ballerino in gioventù), che ha contribuito a vincere qualche diffidenza e far avvicinare il mondo ecclesiale alla musica "moderna".

Biagio Antonacci ha proposto qualche pezzo in cui affronta il tema spirituale: in "Non so a chi credere" c'è una ricerca personale ed una critica nei confronti dell'uomo, nel leggerne il testo si coglie il suo scagliarsi contro una tipologia di uomo privo di doveri e di fede, in "Un giorno, un sogno" il rocker emiliano immagina addirittura una chiacchierata con Dio, un Dio che beve, fuma e si sfoga con lui e che va al di là dell'insegnamento della Chiesa cattolica, che, secondo Biagio, ha commesso troppo spesso l'errore di aver presentato, specialmente ai più giovani, un Dio lontano, che sta "al di sopra delle nuvole" ma assolutamente fuori dalla nostra vita quotidiana.

Questo concetto è ampiamente ripreso da Luca Carboni, che in uno dei suoi pezzi più famosi, "Silvia lo sai", ricorda nell'adolescenza un "Dio cattivo e noioso, preso andando a dottrina", sintomatico della ricezione del messaggio cristiano in forma certo non gioiosa, e questi versi, ha raccontato lo stesso Luca, hanno generato una richiesta di spiegazioni da parte del suo parroco d'infanzia, corredata da scuse nel caso avesse mal posto quello che è il messaggio d'amore di Cristo.

La noia dei pomeriggi all'oratorio ci fa venire in mente un'altro pezzo famosissimo, "Azzurro", nel quale Celentano (ma i versi sono di Paolo Conte) recita "...sembra quand'ero all'oratorio con tanto sole tanti anni fa... ora m'annoio più d'allora, neanche un prete per chiacchierar". L'istrionico molleggiato con velleità predicatorie non è certo nuovo a digressioni animistico-religiose, essendosi proposto sia nella cover di "Stand by" me" tradotta nell'accorata "Pregherò", nonché nel celebrarsi nel film Joan Lui in atteggiamenti pseudo messianici.

Un timido accenno alla preghiera lo troviamo poi in "Non prego per me" della coppia Mogol-Battisti, incisa nel 1967 da Mino Reitano. Polemico col modo di porgere il Vangelo da parte della Chiesa è stato invece Jovanotti, del quale ricordiamo il celebre passaggio da "Io penso positivo" che recita "...io credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa, che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa, passando da Malcom X attraverso Gandhi e S. Patrignano, arriva da un prete di periferia che va avanti nonostante il Vaticano". Il filosofo Massimo Cacciari ha definito questi versi "da anticristo"; Jovanotti li ritiene anzi un grosso sprone alla Chiesa, la quale può trovare da molti intenti convergenze verso i suoi scopi.

Alla chiacchierata con Dio si rifà pure Luciano Ligabue, con la sua "Hai un momento, Dio?", nella quale immagina di rivolgere all'Altissimo tre domande: Chi compra l'Inter, dove mi porti e perchè. Al di là dell'evidente scherzosità del quesito calcistico, anche Ligabue esprime il bisogno di un Dio col quale colloquiare senza aver paura.

Francesco Baccini si scaglia invece contro lo stravolgimento del senso del Natale, che, dice nel suo "25 Dicembre" ha perso ogni significato religioso per assumere il volto di kermesse pagana finalizzata allo scambio commerciale.

Ad un "Dio laico" asserisce di aver pensato Guccini proponendo il suo "Dio è morto" che, lungi dai significati blasfemi che i bacchettoni d'allora vi avevano colto, voleva essere un immagine forte per denunciare i falsi miti proposti dalla società dei consumi che (Dio è morto / nei miti dell'estate / nelle auto prese a rate...) proponeva tutt'altri dei che poco avevano da spartire con quello vero. Radio Vaticana infatti, forse cogliendone lo spirito, trasmetteva il pezzo, boicottato invece dalla Rai. Possono considerarsi anche contigua a tematiche spirituali anche "Auschwitz" e "Canzone per un'amica", tremenda cronaca di un incidente stradale nel quale una ragazza perde la vita, brano anch'esso che ebbe rogne con la censura, causa l'immagine di potenziale pericolo che poteva diffondere intorno l'allora neonata autostrada.

I Nomadi, che portarono per primi al successo "Dio è morto", condivisero con Guccini le vicissitudini del pezzo, e, in un altro brano forse ancora più famoso di quello appena citato, "Io vagabondo", recitano un verso che Beppe Carletti, componente del gruppo, considera un formidabile messaggio di fede lanciato da un gruppo, il loro, sicuramente non formato da chierichetti. Il verso in questione è "..soldi in tasca non ne ho, ma lassù mi è rimasto Dio...." che, cantato ancor oggi con convinzione da tanti ragazzi a tanti anni dall'uscita del pezzo, sicuramente avvicina i Nomadi ai valori cristiani in senso stretto.

Claudio Baglioni ha intitolato un suo pezzo "Notte di Natale", che fu perfino censurato, ma ha scarso valore spirituale in quanto narra di un innamorato lasciato dalla sua bella proprio nella Santa Notte, ma Claudio ha prestato la sua voce alla colonna sonora di "Fratello sole, sorella luna" di Zeffirelli, con una toccante interpretazione di "Dolce sentire", canto che comunemente si può ascoltare durante le funzioni domenicali in Chiesa.

Il povero Fabrizio de Andrè ha spesso cantato di persone semplici, umili, perdenti, e lui stesso ammise senza difficoltà che erano quelle le storie che più lo affascinavano e che spesso dietro un emarginato, un vinto, si nasconde un eroe; ma molto frequentemente ha toccato anche il tema del soprannaturale, vedi "Anime salve", o "Smisurata preghiera"; emblematico è però il caso di un suo vecchio pezzo, "La buona novella", scritto in pieno '68, quando molti dei contestatari di allora ritennero anacronistico quel brano che parlava di Cristo nel pieno della lotta studentesca, non accorgendosi che, come disse lo stesso Fabrizio, ciò per cui combattevano non era così diverso dall'insegnamento di Gesù: costituzione di una società egualitaria, abolizione delle classi sociali e dell'autoritarismo.

Un altro cantautore che ha affrontato il tema dei perdenti, ed è stato per i suoi testi accusato addirittura di nichilismo, di non aver valori, è Marco Masini (vedi "Il niente", per esempio), ma lui rifiuta questa etichetta invitando anzi a cogliere i messaggi di speranza che scaturiscono, lui dice, dai suoi brani. Con loro Paolo Vallesi, che ne "La forza della vita" parla, appunto, di una forza di volontà che riesce a superare tutti gli ostacoli, un incitamento a credere sempre in se stessi e chiedere un aiuto a Dio, o "Le persone inutili", altro brano collocabile nel "ciclo dei vinti" che, pur non contenendo alcun riferimento esplicito a Dio, Vallesi stesso ritiene una canzone dall'altissimo contenuto spirituale.

Un tentativo di rock evangelico lo ricordiamo a Sanremo nelle proposte di Paolo Barabani (Hop Hop somarello) e Fra (lo era?) Giuseppe Cionfoli con "Solo grazie" e altri tentativi minori. Raf sostiene di essere stato frainteso da un'analisi troppo superficiale della sua "Oggi un Dio non ho", che molta stampa specializzata ha bollato di "disfattismo spirituale". Asserisce infatti che, un'analisi attenta del testo fa trasparire che si tratta di una canzone che spinge a riflettere su tutto ciò che è spirituale, e che, nello specifico, è l'esasperazione di una condizione d'animo in cui spesso ci si trova quando, persa fiducia in tutti, la si toglie anche a Dio, ma la canzone stessa è pervasa dal desiderio, dalla voglia di credere. Del resto qualcuno lo deve aver capito bene, se è vero che l'Arcidiocesi di Napoli ha scelto due pezzi del cantautore pugliese, "Oggi un Dio non ho", appunto, e "Siamo soli nell'immenso vuoto che c'è" come temi per aiutare i giovani a riflettere durante la Quaresima 1997, segno dunque che nei testi si colgono senz'altro spunti spiritualmente significativi.

Equivoco opposto quello che è occorso invece a Paola Turci che, dopo l'uscita di "Ringrazio Dio" ha cominciato a ricevere lettere di miracolati o comunque di devoti che evidentemente non avevano capito il senso della canzone. "Ringrazio Dio" è infatti, come dice la stessa Turci, una grossa polemica nei confronti di chi parla di un Dio che ci aiuta, che ci è vicino, mentre poi siamo costretti ad assitere agli orrori delle guerre, delle malattie, dei bimbi violati. Lei si chiede "Dio dov'è?", mentre accade tutto ciò?

Vittima di un agghiacciante ironia del destino è stata Scarlet, interprete assieme a Scialpi di "Pregherei", brano che vinse il festivalbar nel 1988, nei cui versi si ascoltava "...dammi il dolore io lo cambio in estasi...io con l'amore sopravviverò....prenditi tutto ma lasciami lui...". Scarlet dal 10 novembre 1995 è costretta in seguito ad un drammatico incidente stradale su una sedia a rotelle, lei, donna bellissima, che ha avuto comunque la forza di avvicinarsi alla fede nonostante (o a causa?) del dramma che sta vivendo.

Angelo Branduardi si considera da sempre affascinato dal tema della santità, ed ha loro dedicato un pezzo dal titolo "I santi", mentre un altro, con testo di Paola Pallottino, è per Giovanna d'Arco; eroina e Santa che ha ispirato anche De Gregori il quale, in un pezzo interpretato da Fiorella Mannoia racconta della gloria e del supplizio di questa ragazzina di 17 anni che si era trovata a guidare un esercito. Di Francesco ricordiamo anche "L'agnello di Dio", che suscitò un vespaio in ambienti più integralisti per i forti accostamenti di dogmi del Credo cristiano ad immagini quantomeno forti.

Lucio Dalla, oltre ad avere musicato i Salmi, ha affrontato il tema spirituale in svariate occasioni, ed ha addirittura inserito in un suo LP il brano "Vieni, Spirito di Dio", cantata dal padre domenicano Alessandro Fanti. Curioso l'inserimento del pezzo subito dopo il rifacimento della sua "Disperato erotico stomp", di tutt'altro tenore, ma Lucio stesso ha ammesso di aver accostato deliberatamente il sacro ed il profano, la santità ed il peccato, quasi a simboleggiare la fallacità del genere umano. Lucio si è immaginato anche angelo ("Se io fossi un angelo"), un angelo un po' sopra le righe, che fuma e si arrabbia, anche lui quindi tende ad umanizzare le entità celesti dotandole di passioni terrene, forse proprio in chiave di avvicinamento del metafisico all'umano.

Un angelo certamente diverso dal cherubino nero invocato da Fausto Leali in "Angeli negri", nel quale s'immagina in colloquio con un fantomatico pittore a cui chiedere l'affiancamento di un "angelo negro" alla "Vergine bianca" con la quale si accinge a decorare l'altare. Ron proprio assieme a Lucio Dalla, ha firmato uno dei pezzi più famosi, "L'anima". A detta dello stesso Rosalino il pezzo rappresenta l'esempio che, quando si affronta con sincerità il tema della dimensione eterna dell'uomo, esso suscita sicuramente interesse. Il senso dell'interiorità deve essere molto presente in lui, visto che è tornato sull'argomento nel 1988 con la cosmica "Il mondo avrà una grande anima".

Un artista concittatino di Dalla e a lui contiguo per un periodo della carriera, Gianni Morandi, molto impegnato nel sociale (si pensi alla nazionale cantanti), ma che spesso si è proposto al pubblico con temi "leggeri", dopo una parentesi ormai storica nella quasi new-age "Un mondo d'amore", in cui immaginava una sorta di comandamenti per regolare i rapporti amorosi ha, più recentemente, addirittura fatto ricorso ad una "ghost track" (una canzone "fantasma" che inizia alla fine dell'LP dopo una lunga pausa di silenzio) per celare nel suo disco pubblicato nell'ottobre 1995 una canzone "spirituale", dal titolo "Un uomo piccolo come me". Il brano è frutto della sua esperienza a Lourdes quando, nel 1994, ha cantato davanti a migliaia di ammalati. Gianni stesso ha asserito che tale brano non poteva essere mischiato agli altri più "leggeri" dell'LP, e, non avendolo indicato neppure in copertina, ha corso il rischio, calcolato, che qualcuno dei fans acquirenti del disco non si accorgesse addirittura del brano. Col Mondo d'amore di Gianni abbiamo accennato agli anni '60, dove possiamo rintracciare qualche vago accenno al tema spirituale in "La casa del Signore" e "La mano del Signore", rispettivamente di Bobby Solo e Little Tony. Ma sono vagiti.

Più vicine ai giorni nostri, invece, sono le esternazioni spirituali di un "cattivo" della nostra musica rock, Vasco Rossi, che dopo la polemica "Portatemi Dio" dei suoi esordi più arrabbiati, nel cui testo si immagina a polemizzare con l'Altissimo, ha composto una struggente melodia "Gli angeli" dedicata, forse lo sanno in pochi, ad un suo carissimo amico defunto. Sotto la scorza del duro, quindi, c'è un cuore ed anche vibrante. Controversa anche la posizione di Zucchero, che alterna versi e titoli quasi irridenti verso la religione o quanto meno le sue isituzioni (si pensi a "Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dall'Azione Cattolica)" a pezzi pervasi di devozione come "Madre dolcissima" (con l'invocazione Mama, salvami l'anima).

Ne abbiamo dimenticato qualcuno? Sicuramente tanti, volete aiutarci ad approfondire il tema?

Maurizio Targa