INVISIBLE
(di L.Dozier - Glenister)

  • Anno: 1984
  • Altri titoli:
  • Interpreti: Alison Moyet

  • HitParade: -
  • Chart annuale: -

  • Altri interpreti: -
  • Nonostante il titolo, questo singolo estratto dal primo album solista di Alison Moyet non passa affatto inosservato. È la canzone che Annie Lennox avrebbe sempre voluto interpretare. È un pop-soul potente e insieme carezzevole, proprio come la voce della sua interprete. Una che ha saputo muoversi con disinvoltura tra i generi più disparati, dall’elettro-dance degli Yazoo, con cui ha esordito nel 1982, al jazz patinato di That Ole Devil Called Love.
    Di quella ragazzona che si faceva chiamare Alf, oggi si ricordano in pochi. Lei stessa si dice contenta di non essere più famosissima, perché questo le consente di vivere una vita assolutamente normale (è madre di tre figli) e di mantenere, nel contempo, un rapporto molto stretto con i fans che in tutti questi anni le sono rimasti fedeli. Invisible ma non troppo, insomma.

    Nel 1984 la Moyet si chiude in studio di registrazione con i produttori Tony Stain e Steve Jolley, già artefici di successi per Bananarama e Spandau Ballet, e realizza Alf. Un album che più "ottanta" non si può, pieno zeppo di sintetizzatori ma anche di ottime melodie che ancora oggi si lasciano ascoltare volentieri. Come quella di Invisible, pezzo firmato dal leggendario autore della Motown, Lamont Dozier. Dopo avere rotto il sodalizio con i fratelli Holland, Dozier si era messo a scrivere e produrre in proprio ottenendo qualche discreto successo come solista negli Stati Uniti. Nel 1980 si era trasferito con la sua famiglia in Inghilterra dove, negli anni a venire, avrebbe composto canzoni anche per i Simply Red e Phil Collins.

    Che, per la vocalist anglo-francese, Invisible sia il pezzo ideale per farsi conoscere, oltre che in Europa, anche negli USA, lo si intuisce immediatamente. Ed infatti il singolo riesce ad insediarsi nella top 40 della classifica di Billboard regalando ad Alison i suoi quindici minuti di notorietà oltreoceano. In effetti è il pezzo migliore del disco e lei lo supporta magistralmente, mettendoci dentro tutta la grinta che ha e lasciando trasparire, a tratti, la rabbia di chi sta vivendo, come la protagonista della canzone, l’esperienza di un amore non corrisposto (d’altra parte, chi non c’è passato almeno per una volta?).
    Il pubblico italiano, però, non s’intenerisce più di tanto e sembra prediligere altri episodi dell’album, come la ballabile Love Resurrection e All Cried Out, un lento dal forte sapore "black".

    Dopo il successo di questi e pochi altri singoli, Alison Moyet andrà in cerca (tra una maternità e l’altra) di atmosfere musicali più sofisticate e "di tendenza", senza riuscire a conquistare un nuovo pubblico e perdendo per strada gran parte di quello vecchio. E non sarà certo Voice, il recente CD in cui reinterpreta vecchi standard, a rimetterla in carreggiata, considerato che il genere evergreen in questo periodo sta già letteralmente tracimando dalle nostre povere orecchie.

    (Luca)