IL RAGAZZO DELLA VIA GLUCK
(di A.Celentano - L.Beretta - M.Del Prete)

  • Anno: 1966
  • Altri titoli: La maison où j'ai grandi
  • Interpreti: Adriano Celentano

  • HitParade: #2, marzo 1966
  • Chart annuale: Top 10

  • Altri interpreti: Françoise Hardy
  • Autobiografico e famosissimo pezzo di Celentano, nel cui repertorio, da sempre ostentatamente anticonformista, cominciano ad emergere le tematiche sociali a sfondo naturalistico, che lo porteranno alle più recenti esasperazioni in proposito.

    Nell'Italia di allora, un paese che gradualmente ma rapidamente usciva dagli angusti orizzonti del ruralismo, in un ipotetico e geniale dialogo, Adriano, nei panni di un immaginario amico rivede se stesso, la sua partenza di bimbo dai bordi di periferia, la sua parabola metropolitana di successo, infine il ritorno alla prima casa ora che "coi soldi lui può comperarla". Lì si imbatte nelle distorsioni dello sviluppo, del verde fagocitato dal cemento, dagli amici che non ci sono più; la natura è immolata sull'altare del progresso.

    (Maurizio Targa)

    Una strada di periferia di Milano, un ragazzo che se ne va per cercare fortuna nel cuore della city milanese e ritorna dopo otto anni (neanche fosse stato in capo al mondo!) e trova tutto cambiato.
    Il ragazzo della via Gluck non è solo la metafora della vita di Adriano Celentano, ma un simbolo. E' colui che ha lasciato il paese natio in cerca di nuove mete ed un giorno, quando è riuscito nel suo intento, si accorge di non essere davvero felice perché la parte migliore di sé è rimasta laggiù, dove magari non c'era la possibilità di lavarsi in casa, ma c'era un mondo amico e conosciuto.
    E' una canzone molto sentita da Celentano, che per portare questo brano a Sanremo rinuncia a Nessuno mi può giudicare, presentata poi sullo stesso palcoscenico da Caterina Caselli.
    I temi della protesta giovanile che cominciavano ad echeggiare anche tra il nostro pubblico, vengono filtrati attraverso la mentalità ecologista di Adriano, che per la prima volta si presenta in veste più matura, da vero professionista, ed evita di "celentaneggiare". Il risultato lo ricordano tutti: una clamorosa bocciatura e l'eliminazione dalla competizione.

    Il brano verrà tuttavia premiato dalle vendite e sarà tradotto in molte lingue: inglese, tedesco, serbo-croato, svedese e norvegese. La versione più ricordata e conosciuta è però quella francese: Françoise Hardy, cantautrice e musa della contestazione parigina, a Sanremo quello stesso anno con Parlami di te, ascolta il brano e lo fa suo traducendolo come La maison où j'ai grandi.

    (Christian Calabrese)