Settimana 06 Aprile 1967
( da BIG - Settimanale Giovani )

1) UN MONDO D'AMORE - GIANNI MORANDI
2) CUORE MATTO - LITTLE TONY
3) STRAWBERRY FIELDS FOREVER/PENNY LANE - THE BEATLES
4) BISOGNA SAPER PERDERE - THE ROKES
5) PIETRE - ANTOINE
6) L'IMMENSITA' - JOHNNY DORELLI
7) RUBY TUESDAY - THE ROLLING STONES
8) LET'S SPEND THE NIGHT TOGHETER - THE ROLLING STONES
9) SE PERDO ANCHE TE - GIANNI MORANDI
10) WINCHESTER CATHEDRAL - NEW VAUDEVILLE BAND

E' il momento dell'Inghilterra in tutti i campi, dal mondo giovanile a quello calcistico passando per quello motoristico dove MG, Aston Martin, Spitfire (Triumph) e Mini Minor sono diventati simboli per giovani e meno giovani. Poi il calcio, dove la nazionale di Sua Maestà ha vinto (seppur con qualche polemica) il mondiale del '66. Un vortice di nomi a la pàge scatena la fantasia e la voglia di "Made in UK" i teen agers assetati di novità e di nuove mode: Jean Shrimpton, Twiggy, Mary Quant, Terence Stamp, Marianne Faithfull sono nomi che dal nulla diventano improvvisamente familiari.

Lo Shake, il Piper a Roma (sempre pieno di personaggi famosi provenienti da tutto il mondo), il Paip's a Milano, Bandiera Gialla alla radio, giornaletti come Teddy Bob (personaggio che parla una lingua strana che nelle intenzioni dovrebbe essere quella dei giovanissimi: "sbarbine", "matusa", etc), posteroni colorati dei vari Troggs, Spencer Davis Group, Rokes, etc, tratti da giornali come Ciao Amici, Big, Giovani, le bibbie settimanali dei ragazzini beat italiani.

E' tutto un mondo variopinto e tremendamente "fa-vo-lo-so" (per usare un vocabolo alla moda in quel periodo) nato improvvisamente per volontà di discografici, case editrici, stilisti ma anche per un desiderio di differenziarsi dalla gioventù precedente. C'è in atto un forte tentativo di incanalare i ragazzi, come fa ad esempio la pubblicità sui vari giornali e in TV dove tutto dev'essere per forza under 18, dove le caramelle, le gomme americane e le merendine sono solo "per minori di 16 anni" ed esclusivamente "beat" (puòuna caramella essere beat???). Tutto questo ha un origine e quest'origine ha un nome: Beatles.

Prima dell'avvento dei Beatles, l'Inghilterra era famosa piu' che altro per la Regina, le nebbie londinesi, Jack lo squartatore, Scotland Yard e il Big Ben. Non è certo un caso se la Regina Elisabetta ha dovuto farli baronetti, sollevando le proteste e le ire di baronetti D.O.C che si sentivano oltraggiati per essere loro "pari" quattro qualsiasi sottoproletari di Liverpool. L'ondata mondiale di interesse per il Regno Unito ha portato nelle casse Reali tanti di quei soldi che non erano mai riusciti a vedere forse neanche sfruttando le colonie.

Appena dopo l'esplosione a scala galattica dei Beatles, sono subito esplosi i Rolling Stones, lontani anni luce da loro quanto a repertorio (sebbene il loro primissimo successo sia stato addirittura scritto da Paul e John). Per questo, complice la stampa e gli interessi discografici, si è subito creato un dualismo Beatles/Rolling Stones che per la verità ha attecchito solo da noi, la patria degli eterni contrasti: Coppi-Bartali, Fascismo-Comunismo, Lollo-Loren, Mazzola-Rivera. Ora, non avendo di meglio da mettere a confronto, "Un medico in famiglia" contro "Carabinieri"...

Comunque i Rolling Stones arrivano in Italia, il 5 aprile a Bologna, il 6 a Roma e l'8 a Milano. Bastano queste date sicure per scatenare la caccia al biglietto. Il setimanale televisivo GIOVANI gli dedica un servizio contribuendo non poco a fare del loro ultimo 45 giri un boom nelle classifiche: LET'S SPEND THE NIGHT TOGHETER accoppiato alla bellissima RUBY TUESDAY, due lati A su un unico microsolco. La serata romana resterà indelebile nella memoria per chi ha avuto l'occasione di parteciparvi. Fanno da apripista due giovani promesse italiane, riempite di fischi sin dal loro apparire. Fiammetta e Al Bano (pre-NEL SOLE), il quale ce la mette tutta cantando il suo unico successo all'attivo fino a quel momento, IO DI NOTTE. La sua voce possente colpisce tutti sebbene quello non fosse sicuramente l'ambiente adatto per un cantante come lui. Un'altra selva di fischi la prende Silvio Noto, il presentatore della serata, che forse avrebbe meritato un personaggio piu' nelle corde di un pubblico giovanile (Boncompagni, per esempio). E poi arrivano loro, ma soprattutto lui, Mick Jagger che accenna anche ad uno spogliarello per il pubblico femminile presente dicendo al microfono "Il sesso è la mia fortuna". Canta, balla, salta e si avvolge della bandiera dell'Union Jack, gettata poi sul pubblico e subito preda dei fans, preziosa reliqua. Canta tutto quello che ci si aspetta canti: SATISFACTION, GET OFF OF MY CLOUD, AS TEARS GO BY, PAINT IT BLACK, LET'S SPEND THE NIGHT TOGHETER e tutti i "tremendous hits" avuti fino al quel momento. In platea un pubbic di VIP attirati dalla voglia di esserci: Gassman, Sordi, la Lollo, Jane Fonda, Roger Vadim, Ursula Andress, Belmondo, I Giganti, Patty Pravo, I Rokes, etc.

Se vogliamo giocare sul dualismo tra Beatles e Rolling, si potrebbe dire in questo caso, Rolling 1 Beatles 0. Se non fosse che i Beatles hanno pronta una risposta che si chiama PENNY LANE e l'accoppiano ad un altra bordata intitolata STRAWBERRY FIELDS FOREVER. PENNY LANE è l'omaggio che i Beatles "fanciulli" fanno alla piccola strada di periferia e 20 km di autobus da Liverpool centro, che li ha visti bambini coi capelli a spazzola giocare al pallone con gli altri coetanei. L'arrangiamento è fitto di effetti sonori, dalla campana del pompiere agli ottavini e i flicorni che accompagnano le strofe e le parole dandogli un senso logico narrativo. Racconta quadretti naif di una strada che come dice Paul nelle parole "è nelle mie orecchie e nei miei occhi" e sciorina personaggi di un'epoca ormai lontana che all'epoca sembravano parte della quotidianità ma che ora gli appaiono troppo lontani e irragiungibili per ovvi motivi. E' un po' la "Via Gluck" dei Beatles, ed una malcelata nostalgia pervade l'atmosfera della canzone, tipicamente inglese. "Mi siedo e nel frattempo sono tornato in Penny Lane". Un trionfo per Mc Cartney quanto STRAWBERRY FIELDS FOREVER" lo è per Lennon.

Strawberry Fields è una casa di correzione femminile nei pressi dell'abitazione in cui Lennon aveva passato l'infanzia insieme a sua zia che gli aveva fatto da madre. E' una canzone che tende a gettare un ponte tra la realtà e un mondo immaginario creato dalla droga, che stava indebolendo in John la fiducia in sè stesso e creando motivi di tensioni nel gruppo. Una costruzione musicale al limite del sogno/realtà, il sitar e una cetra da tavolo indiana suonata da Georg (Svarmandal), un testo al limite della comprensione composto da frasi oscure (almeno fino al momento della spiegazione in varie interviste) e l'arrangiamento psichedelico contribuirono a fare della canzone una sorta di viaggio immaginario in un campo delle fragole irreale. Anche il video era abbastanza particolare, con le loro immagini che si muovono a volte come nelle comiche degli anni '20 o molto lentamente, per sottolineare passaggi cruciali nella canzone scanditi da strumenti che danno il senso di una pace mentale artificiale, data dall'LSD. Loro stessi hanno rinnovato l'immagine cambiando pettinature ed abbigliamento e facendosi crescere tutti quanti i baffi.

Oltre al concerto già citato degli Stones, un altro gruppo famoso approda in Italia ed è quello dei Who. Al Palazzetto dello Sport di Roma e al Piper fanno letteralmente fuoco e fiamme, al punto che un pompiere, non avvezzo a spettacoli del genere punta l'estintore contro il muro degli amplificatori fumanti, dati alle fiamme dallo stesso gruppo per fare spettacolo (insieme a batterie e chiatarre distrutte) e Pete Townshead, il leader del gruppo Mod, rimane per un attimo interdetto per poi gettarsi sul pompiere nell'atto di togliergli l'estintore. Gran finale con tanto di chiatarre e piatti delle batterie gettati contro il pubblico che fortunatamente riesce a schivare. Arrivati in Italia accompagnati dalle parole di Paul McCartney che dice di loro "suonano oggi la musica di domani" e da quelle del loro addetto stampa "I Who creano sul palco una tensione pazzesca" sembrano aver colpito più per quello che hanno combinato in termini di distruzione che per la loro musica. Addirittura a Torino il pubblico si è più entusiasmato per le "spalle" Lucio Dalla e Dino, che alla loro esibizione. Erano comunque reduci da un successo delle proporzioni di HAPPY JACK, nelle classifiche UK per molto tempo e trasmessa dai programmi radio per giovani anche in Italia.

Altro gruppo inglese abbastanza atipico per il momento è la New Vaudeville Band. Mentre tutti sono alla ricerca di suoni nuovi, di esibizioni atte a colpire il pubblico, questo gruppo sembra preferire i suoni anni '30 (moda che impererà per tutto il 1968 e su cui si creeranno addirittura fortunare trasmissioni televisive) e voci che sembrano provenire da un grammofono a tromba. Il padre di questo complesso è un nome noto al mondo della musica pop d'oltremanica, basti penare che ha lanciato Donovan e scritto tante canzoni. Il suo nome è Goeff Stephens. WINCHESTER CATHEDRAL è il loro primo singolo ed in pieno periodo beat, diventa subito un hit internazionale. Ha avuto anche l'onore di una versione cantata da Sinatra e di altre 22 tra orchestre e complessi. Da noi è stata interpretata da un grande del periodo a cui si rifanno i New Vaudeville Band, cioè Natalino Otto, che conosce un piccolo rilancio sebbene strettamente legato al pubblico della sua epoca, il quale dimostra di non averlo dimenticato. La canzone nasce prendendo spunto da una stampa della cattedrale gotica di Winchester, nella contea dell'Hampshire. Dato il successo, impresari, televisioni e pubblico sono desiderosi di conoscere dal vivo questo fantomatico complesso che nella realtà dei fatti... non esiste! Allora Stephens recluta subito sette strumentisti di talento, fa dichiarare alle veline della sua casa discografica che sono sette pazzarelloni e che si divertono a girare con una corda d'impiccato nelle tasche ed altre amenità del genere, creando di sana pianta una caratteristica ad un gruppo nato per caso. Prendono parte ad una trasmissione televisiva presentata da Gaber e dalla Caselli che ha per titolo titolo DIAMOCI DEL TU.

Per quanto riguarda la musica italiana presente in classifica, è tutta proveniente dal Festival di Sanremo ad eccezione della posizione numero uno occupata da Gianni Morandi con la sigla della trasmissione tv "Giovani", UN MONDO D'AMORE. Morandi è a militare, cosa che sa tutta l'Italia dato che non passa giorno senza che le sue giornate di milite "noto" siano su qualsiasi giornale. Il fatto che non possa partecipare a trasmissioni televisive aveva allarmato e fatto temere un calo di popolarità ai suoi discografici e alla RCA. Ma la sua sovraesposizione mediatica ossessiva lo rende più presente che mai. Il soldato Morandi è entrato in caserma con il viso scuro come se stesse andando alle Crociate. Fa quello che fanno tutti gli altri soldati al C.A.R, a differenza che all'uscita della caserma, invece che andare a passeggio per Arma di Taggia, lo aspetta una "Duemilatre" della Fiat che lo porta ogni giorno in una villa ad Ospedaletti dove lo aspetta la moglie Laura Efrikian. Anche lei avrà un ruolo quasi ossessivo nella cronaca dei giorni di naja di Morandi. Più madre che moglie, se lo coccola come stesse in prima linea in Vietnam. Un' altra sua canzone, datata di qualche mese, grazie a questa pubblicità gratuita, rientra prepotentemente in classifica: SE PERDO ANCHE TE, versione italiana di SOLITARY MAN di Neil Diamond.

Avendo trattato prevalentemente di musica inglese, si è tralasciata la musica di casa nostra. Degli altri italiani che non hanno trovato spazio qui, ci occuperemo nella prossima classifica dedicata al 1967.

Christian Calabrese