Settimana 25 Maggio 1967
( da BIG )

Qui sotto la classifica della settimana con le quotazioni di Giancarlo Di Girolamo, uno dei più noti collezionisti e commercianti italiani di vinile. Il prezzo segnato a margine dei titoli corrisponde a quello assunto dai dischi in condizioni ottime (non usati) nelle odierne mostre-mercato.

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Winchester Cathedral New Vaudeville Band€ 12
229 Settembre Equipe 84 € 15
3L’immensità Johnny Dorelli € 11
4Stasera mi butto Rocky Roberts € 11
5Il cammino di ogni speranzaCaterina Caselli € 15
6Un mondo d’amore Gianni Morandi € 11
7A chi Fausto Leali € 11
8Cuore matto Little Tony € 11
9Strawberry fields forever The Beatles € 30
10Ruby Tuesday The Rolling Stones € 25
11Pietre Antoine € 11
12Mellow Yellow Donovan € 11
13Black is black Los Bravos € 13
14Portami tante rose I Camaleonti € 15
15I’m a believer The Monkees € 15

Classifica 33 giri

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Gianni Tre Gianni Morandi € 35
2IX° Zecchino d’Oro [interpreti vari] € 15
3Tenco Special Luigi Tenco € 25
4Mina Due Mina € 40
5Between the buttonsThe Rolling Stones€ 30
THE BEAT GOES ON, cantano Sonny & Cher nel loro più recente singolo. Un doppio significato: beat come metafora del tempo scandito e beat come moda e stile di musica. Ma in questa prima parte del 1967 il beat inteso come moda, musica e fenomeno di costume sembra frenare.

Un complesso fantasma, di quelli da sala d'incisione (di cui ci siamo già occupati in una precedente classifica, quindi tracciarne un profilo non sarebbe propriamente indispensabile) canta la marcia funebre al beat. Loro sono la NEW VAUDEVILLE BAND e la canzone è WINCHESTER CATHEDRAL, prima in classifica in Italia questa settimana. La New Vaudeville Band colpisce per aver fatto il contrario di ciò che fanno gli altri, cioè un netto passo indietro quando tutti fanno dei passi avanti.

Cosa che ripeterà pari pari Celentano nella sua canzone estiva TORNO SUI MIEI PASSI (torno sui miei passi, sulla vecchia strada, sulla via del rock and roll, mentre il mondo è tutto beat). Una specie di addio in pompa magna alle chitarre elettriche, al ritmo di shake e a tutto l'armamentario che gira intorno alla moda beat. Pare difatti chiaro che le mode musicali da seguire in questo scorcio di 1967 sono il rythm'n'blues della Motown e il revival che avrà, come spesso abbiamo sottolineato, il suo punto massimo nel 1968, con la moda anni trenta.

Anche un complesso beat (e per adesso poco conosciuto) come i Camaleonti, si rifà alla musica e alla melodia degli anni passati come si può ben notare dal loro primo vero successo discografico da classifica, quel PORTAMI TANTE ROSE che questa settimana è entrato alla quattordicesima posizione. Il beat chiassoso, quello suonato dai vari complessini sorti come funghi nell'ultima annata sembra già destinato al tramonto. Ma i più preparati ed intelligenti sanno già dove andare a pescare. In fondo, basta saper cogliere l'esempio di gruppi come i Kinks o i Lovin' Spoonful (DAYDREAM e SUNNY AFTERNOON o LITTLE MISS QUEEN OF DARKNESS) per capire che il beat canonico può essere rispolverato sotto forma di nuovi ritmi o idee. Ora le New Vaudeville Band e il loro gusto retrò non saranno molto nuovi ma di certo sono originali. Chi avrebbe mai immaginato in pieno 1967 un ritorno al passato, alle atmosfere che sembrano uscire da un grammofono del 1926? Eppure il suono è fresco, giovane, originale. Un'operazione commerciale in grande stile tanto che la canzone è entrata nelle classifiche di tutto il mondo creando un caso ed una moda. E qui da noi è arrivata in un battibaleno alla prima posizione, complice un'apparizione televisiva nel programma condotto dalla Caselli e da Giorgio Gaber dal titolo "DIAMOCI DEL TU".

THE MONKEES

Anche dei Monkees abbiamo parlato in precedenza tracciandone un minimo di profilo. Gruppo americano esploso sin dal primo disco (LAST TRAIN TO CLARKSVILLE) e indicato come la risposta americana ai Beatles (non certo per inventiva e capacità artistica ma per mania collettiva). Tipico gruppo da sala d'incisione, riesce a fare centro nuovamente grazie alla convincente I'M A BELIEVER. Numero uno in America e numero uno in Inghilterra, senza elencare gli svariati paesi in cui i Monkees sono arrivati alla prima posizione. È stato disco d'oro ancora prima di uscire con ben 1.300.000 copie prenotate in anticipo. In Inghilterra il primo singolo non andò tanto bene ma grazie al loro tour inglese e alla serie di telefilm che li vede protagonisti, Peter, Mike, David (l'unico inglese del gruppo) e Mickey riescono a vendere tonnellate di dischi a 45 e 33. Con i due singoli successivi e il LP riescono a guadagnare 300 mila dollari a cranio e appena arrivati a Londra i Beatles, incuriositi da tutto questo clamore attorno ai monacelli (la traduzione del loro nome in italiano) vogliono conoscerli.
Anche il loro primo 33 prima ancora di uscire raggiunge la quota di 450 mila copie vendute a scatola chiusa. MORE OF THE MONKEES contiene anche la sigla della loro serie tv, THEME FROM MONKEES. Ma quello che piace al pubblico è la varietà di stili in questo primo long playing. Dal country western di PAPA JEAN'S BLUES ad un anticipo di bubblegum music (praticamente la inventano loro) con TAKE A GIANT STEP che sarà reinciso anche dai gruppi della Kamasutra, casa nota per essere leader nel genere. C'è il folk alla Donovan (I WANNA BE FREE) e la voglia di provare con canzoni in stile Detroit Sound (TOMORROW'S GONNA BE ANOTHER DAY). Il loro sound è sempre piacevole, fresco e senza complicazioni. Si sente moltissimo l'influenza dei Beatles sebbene il loro periodo di riferimento ai quattro di Liverpool non sia quello di REVOLVER ma quello di A HARD DAY'S NIGHT ed HELP. LET'S DANCE ON, altro brano incluso nell'album, sembra davvero una rivisitazione di TWIST AND SHOUT con arrangiamenti naturalmente più moderni.
Tornando a I'M A BELIEVER, il loro successo nelle classifiche italiane, si deve dire che è una bella canzone, molto molto orecchiabile. Una ballata beat dalla facile melodia. Troppo perfetta per non essere un successo di queste dimensioni. Comunque per chi non sapesse di quale canzone si stia parlando, basta dire che Caterina Caselli la incide in italiano, assicurandosi un successo che si porterà dietro per tutta l'estate, SONO BUGIARDA. Ma la cosa che fa più impressione è che sebbene il singolo della Caselli sia stato già ascoltato varie volte in tv (era la sigla di DIAMOCI DEL TU) a fare l'esordio in classifica da noi per prima è la versione originale, quella dei Monkees. Mentre solitamente le versioni originali vendevano molto meno rispetto alla versione italiana (se fatta bene, s'intende). Anzi il più delle volte venivano proprio segate, commercialmente parlando. I'M A BELIEVER per i Monkees è però già storia vecchia perché alla fine di marzo è uscito il loro nuovo singolo intitolato A LITTLE BIT OF ME, A LITTLE BIT OF YOU, scritto anch'esso da Neil Diamond, lo stesso autore della precedente canzone.

CATERINA CASELLI

Ma tornando a Caterina Caselli, è il caso di occuparci della sua canzone in classifica questa settimana al quinto posto, IL CAMMINO DI OGNI SPERANZA. Una canzone che all'inizio sembrava interessare poco il pubblico. Anzi, sembrava decisamente il primo flop della cantante di Sassuolo. Ma col passar dei mesi è improvvisamente diventata un successo. Specie dopo che il ricordo della pessima esibizione della stessa canzone da parte di Sonny & Cher in quel di Sanremo s'era ormai affievolito. La Caselli era stata molto svantaggiata dall'accoppiamento che sulla carta sembrava perfetto. Sonny & Cher era il massimo che si poteva sperare per una cantante che si rivolge ad un pubblico giovane. Ma purtroppo erano ubriachi fradici e la cosa non piacque alla giuria che bocciò la canzone non facendola arrivare in finale. Fatto clamoroso perché la Caselli praticamente era stata la vincitrice morale del festival precedente e puntava molto se non nella vittoria almeno in un buon piazzamento. Invece la canzone scritta da Umberto Napolitano che si rifaceva alla famosa linea verde, quella cosiddetta di protesta (una protesta abbastanza blanda, molto commerciale) non era per niente male.
Anche il retro era da considerare da linea verde. Si chiama LE BICICLETTE BIANCHE e si rifà al caso dei provos (da provocatore) olandesi che sono fortemente organizzati politicamente (tipo gli odierni no-global) e che si stampano anche un giornale proprio, PROVO1, riuscendo a fare entrare un loro rappresentante nel consiglio municipale di Amsterdam. In una loro manifestazione dimostrano il proprio disappunto sul traffico inforcando delle biciclette bianche auspicando la soppressione dell'automobile. Da qui lo spunto per la canzone. IL CAMMINO DI OGNI SPERANZA era ben scritta e caso strano anche ben interpretata dalla Caselli, che sebbene abbia una certa presenza scenica non può certo contare altrettanto sulla sua voce. Sempre al limite della stonatura, della nota calante. Ogni tanto tenta dei vibrati ed è il panico. I virtuosismi non fanno ancora per lei. Molto meglio quando la voce esce sparata e diretta, così, alla buona. Ma il peggio è quando crede di poter fare il blues o lo spiritual alla modenese. Una cosa imbarazzante tanto che ci si domanda com'è possibile che la sua casa discografica le abbia permesso una cosa simile, al limite del controproducente. O la gente non aveva orecchi per sentire o non c'è spiegazione al perché non le abbiano messo una museruola. Basta sentire la sua versione di PUOI FARMI PIANGERE o quella tremenda della canzone dei Rokes È LA PIOGGIA CHE VA per rendersi conto della situazione. Da mettersi le mani nel.. caschetto. Però da qualche tempo ha smesso di roteare le mani con quell'assurdo gesticolare preso a prestito dall'atto di mungere le mucche (parole sue di cui bene o male siamo tutti a conoscenza) in una ridicola stilizzazione dello shake. Sembrava una mossa studiata ma era timidezza e soprattutto inesperienza e impaccio. Il classico caso della debuttante rapita dalla stalla della nonna e portata alla ribalta del successo nazionale. Insomma, la Caselli, mano a mano impara a raffinarsi sempre più anche se in questo primo periodo del 1967 ancora piega la testa in avanti per poi ritirarla su di colpo in un specie di shake rivisitato e corretto che allo sguardo dei più smaliziati appare alquanto ridicolo. Comunque un anno di grande successo e di studi hanno portato a risultati eccellenti. La ragassuola sembra trasformata anche nel make up, molto più londinese e sempre meno contadina. Se la cava benissimo in tv nel già citato DIAMOCI DEL TU e questo successo televisivo fa sì che la sua canzone che dapprima sembrava destinata al dimenticatoio si faccia largo a distanza.
Un altro bel colpo per la sua carriera è stata la consegna del suo primo disco d'oro per la vendita di un milione di dischi con i tre 45 giri del 1966 e le riprese del suo nuovo film IO NON PROTESTO IO AMO. Ma il destino avverso è sempre in agguato e accanto a tante notizie positive ce n'è una spiacevole che la vede protagonista di un incidente automobilistico per il quale rischia davvero grosso. Il 3 di maggio la Fiat 2300 guidata da Ivo Callegari (suo cugino e manager) va fuori strada in Calabria (Belvedere Marittimo) e la Caselli riporta la frattura del malleolo sinistro. La mattina avevano lasciato Frosinone ed erano diretti a Vibo Valentia dove Caterina avrebbe dovuto cantare in uno spettacolo presentato da Daniele Piombi. I ragazzi del complesso precedevano la macchina della cantante di alcune ore, a bordo di un pullmino. In una doppia curva, a causa delle pessime condizioni del fondo stradale, la Fiat 2300 sbanda urtando più volte contro il parapetto di un ponte. I due devono la vita ad un casellante e ad un manovale i quali, assistendo al capitombolo li soccorrono prima che perdessero conoscenza. Interviene un camionista che li seguiva a breve distanza. La Caselli aveva una serie di impegni, tra i quali questa tournee in Calabria che, saltando per motivi di forza maggiore, le farà perdere la somma di 25 milioni (che credo non fossero pochi nel 1967). Esce comunque il suo nuovo LP dal titolo DIAMOCI DEL TU che si muove molto bene nelle classifiche di vendita sebbene contenga anche delle cover che forse non avrebbe dovuto includere. Una di queste è CIELO GIALLO (MELLOW YELLOW) di Donovan...

DONOVAN

Il "menestrello" cambia stile e si conforma alla moda imperante del 1967, quella psichedelica. Un nuovo sound più ricco, più complesso e più grintoso. Sembra dire basta allo strimpellio della chitarra e all'armonica a bocca che spesso lo fanno passare per una semplice copia europea di Bob Dylan. Donovan però non ha nulla di Dylan, né la sua voglia di perpetua crociata né le tematiche dei testi se si escludono delle somiglianze in COLOURS, CATCH THE WIND o UNIVERSAL SOLDIER, le prime sue ballate che diventano note anche al pubblico italiano. Però quando Dylan arrivò in Inghilterra per un tour, i giornali inglesi abbozzarono una finta rivalità tra i due. In realtà lo spirito di Donovan è molto differente. Il suo linguaggio è poetico ma mai graffiante come quello dell'americano. Si potrebbe dire quindi che il Donovan polemico e ribelle non è mai esistito. Fu soltanto il prodotto fantasioso dell'industria discografica che al momento del lancio aveva bisogno di mettere in qualsivoglia schieramento lo scozzese. E difatti il 1967 segna un nuovo periodo per Donovan.
Già il 1966 si era aperto con canzoni come SUNSHINE SUPERMAN, SEASON OF THE WITCH corrompendo la sua solitaria acustica, abbandonando qualsiasi maschera dylaniana ed elettrificando la strumentazione nelle sue composizioni. Viene subito accusato di essersi aggregato al grande carrozzone commerciale della psichedelia, del flower power, degli hippies. Comincia ad intraprendere lunghi viaggi ma la posa più fotografata dai media è quella che lo vuole seduto accanto a George dei Beatles sulle rive del fiume Gange, alla corte del guru Maharishi. Un breve incontro con la droga che subito rifiuta e poi il suo capolavoro mondiale, MELLOW YELLOW, che si dice sia dedicato all'arte di essiccare le bucce di banana per poi fumarsele nelle cartine. Un metodo molto economico e naturale per farsi uno spinello.
La droga è ovunque nel mondo della musica pop e rock in questo 1967. Inutile sfuggire. Non c'è nessuno che (anche se non gli viene espressamente richiesto) non dichiari di fare uso di lsd, marijuana, etc. La copertina del 33 giri ha una grafica che vuole essere un misto tra la moda del liberty tornata in auge nelle vetrine di Carnaby Street e i colori intensi e forti del flower power. MELLOW YELLOW diventa subito disco giallo a Bandiera Gialla per ben 5 settimane consecutive spodestando THE BEAT GOES ON di Sonny & Cher e resistendo agli assalti dei Camaleonti (PORTAMI TANTE ROSE), dei Los Bravos (Baby Baby), delle Supremes (LOVE IS HERE AND NOW YOU'RE GONE) e così via fino a farsi battere dall'Equipe 84 con la loro 29 SETTEMBRE.
In aprile Donovan fa un concerto all'Olympia a Parigi. Il folk singer scozzese si presenta in palcoscenico con un paio di pantaloni gialli (in onore alla sua canzone), una camicia con i colori della bandiera francese ed una scimmiotta al guinzaglio. I biglietti venduti portano un incasso di poco inferiore al record che spetta ancora a Johnny Hallyday. Dopo qualche mese Donovan incide un doppio LP molto particolare e con una copertina veramente bella. Lui in primo piano che indossa un caffettano con sullo sfondo un castello a simboleggiare il suo interesse per il Medioevo e per strumenti come il liuto e il clavicembalo (di cui farà molto uso in questo periodo) con un fiore tra le mani che fa molto figlio dei fiori. Il disco si chiama A GIFT FROM A FLOWER TO A GARDEN ed è uno dei due dedicati ai bambini.

EQUIPE 84

La musica,o meglio il modo di fare musica, non sta cambiando solo all'estero. Anche in Italia i più accorti si rendono conto che la spinta iniziale del beat sta esaurendosi e, per sopravvivere senza farsi prendere alla sprovvista dai nuovi stili e dalle varie mode, bisogna avere l'occhio lungo. Il complesso più all'avanguardia in Italia è quello dell'Equipe 84. Tanto per cominciare a fianco della loro produzione musicale pongono interessi alternativi. Uno di questi è L'Equipe 84 Bazar s.r.l, in Via Solferino a Milano; lì dove c'era una drogheria ora c'è un negozio di abbigliamento per giovanissimi e questo prima ancora che i Beatles pensassero di fare la stessa cosa con il negozio della Apple, nel 1968. L'Equipe 84 è quindi arrivata prima! Lascia l'insegna liberty in oro con su scritto "Drogheria Solferino - liquori e profumi" anche se con fatica perché il comune pretendeva l'aggiornamento della ragione sociale così come l'organizzazione dei commercianti. Abbastanza bizzarro che un negozio che vende mini pull, mini gonne e pantaloni a vita bassa, rechi la scritta drogheria. Ma forse il doppio senso a cui si poteva alludere era ciò che faceva divertire maggiormente Alfio, Victor, Maurizio e Franco, già all'epoca non estranei a certi vizi.
L'Equipe 84 musicale ci presenta un singolo che sarà definito in seguito il Sgt. Pepper's della musica italiana. VENTINOVE SETTEMBRE, una data casuale per un successo istantaneo. Una storia senza dubbio singolare quella che si racconta nel testo, uno dei pochi davvero riusciti a Mogol, sicuramente un autore sopravvalutato dei nostri tempi, su una musica eccezionale di Lucio Battisti, che qui si fa conoscere da tutti gli addetti ai lavori come nuovo ed interessante autore. La canzone che ben conosciamo si articola in due giorni: il primo giorno, il 29 settembre un uomo è seduto in un bar quando improvvisamente incontra il sorriso di una donna e ancora prima di capire si ritrova sottobraccio a lei mentre la serata si dipana tra un ristorante ed un locale da ballo per poi finire... nello svegliarsi nel proprio letto ed una voce impietosa scandisce il nuovo giorno, 30 settembre. Non era altro che un sogno. L'utilizzo dello speaker alla radio è certamente un'idea innovativa (precedentemente era stata usata da Otello Profazio in una canzone folk dal titolo IL TRENO DEL SOLE), come una nuova idea è il testo, la ricerca di nuove strade, l'arrangiamento ben congegnato, la voce di Maurizio, che vocalizza l'angoscia del brusco risveglio alla realtà, ben coadiuvato dagli altri tre. Un brano veramente moderno, vicino alla nuova produzione dei Beach Boys o dei Beatles ma senza per questo scimmiottarli o prenderli ad esempio. Se Donovan e i Kinks cercano nuove strade in UK, l'italianissima Equipe 84 cerca nuove sonorità a casa propria confermandosi il complesso numero uno, il più preparato, l'unico che possa permettersi certi esperimenti all'infuori del classico pezzo beat chitarra-basso e giro armonico in ciclostile. Arriva alla prima posizione in classifica e al primo posto a Bandiera Gialla, confermandosi disco giallo per parecchie settimane. Il retro si chiama È DALL'AMORE CHE NASCE UN UOMO, sullo stile di AUSCHWITZ o di PER FARE UN UOMO (dei Nomadi e della Caselli), dove un'altra volta Vandelli fa sfoggio della sua voce così particolare. E proprio il principe (soprannome di Vandelli) ne è l'autore. La canzone sarebbe perfetta anche per i mercati stranieri e così la incidono anche in inglese (retro AUSCHWITZ) anche se sanno che finora l'unico complesso non di lingua inglese che è riuscito a sfondare in Inghilterra è quello dei Los Bravos con la loro BLACK IS BLACK, stravenduta in tutto il mondo. Comunque loro ci provano ugualmente e la data di uscita del disco è quella dal 10 maggio.

SABATO SERA

La nuova serie di Studio Uno cambia nome e location. Non più al Delle Vittorie ma nel vero Studio Uno di Via Teulada. Difatti era da qui che partì il primo Studio Uno nel 1961 e che poi migrò al vicino Delle Vittorie, palcoscenico più imponente per uno spettacolone che era diventato il fiore all'occhiello della Rai Tv. La produzione è sempre di Guido Sacerdote e la regia del suo compare Antonello Falqui. Le musiche del grande Bruno Canfora e le coreografie di Don Lurio. Con uno spiegamento tecnico di questa portata, chi volete che sia messo alla conduzione se non Mina? Questa volta affiancata (ma praticamente mai insieme nelle riprese) dalla ballerina Lola Falana, già partner di Sammy Davis Jr. nella commedia teatrale The Golden Boy ma da noi ancora sconosciuta. Lola Falana diventa subito un personaggio di spicco della televisione italiana. I telespettatori non possono fare a meno di notarla anche perché il suo nome: durante le sue apparizioni in Sabato Sera è scritto a lettere cubitali. Ma anche perché i suoi costumi di scena sono spesso audaci e il suo modo di ballare così sexy e provocante confina il ricordo delle Kessler di due anni prima (quello della sigla LA NOTTE E' PICCOLA) in soffitta tra i ricordi della televisione paleozoica. E a proposito delle Kessler, la Falana ha da dire qualcosa. E cioè che ballano come due marionette tirate con i fili. Tutto studiato e tutto calcolato. Una macchina perfetta ma fredda. In una sola parola, tedesca!
Anche il cinema si accorge di lei e viene scritturata subito per due film tratti dalle canzoni di successo QUANDO DICO CHE TI AMO e STASERA MI BUTTO. Porta nella trasmissione quel tocco (per allora) di esotismo sempre desiderato dai telespettatori. Naturalmente non mancherà di incidere un singolo lanciandolo in tv. La canzone è un vecchio brano che ricorda di quando la gente di colore lavorava nelle miniere di carbone (WORKING IN THE COAL MINE). Sul retro un altro vecchio pezzo, questa volta di Harry Belafonte, COCONUT GROOVE. La casa discografica è la Reprise, quella di Sinatra, amico di Sammy Davis Jr il quale, amico di Lola Falana, ha chiesto se per favore, etc. etc. Una mano lava l'altra, tutte e due spingono Lola.
Altra ospite fissa una divertentissima Franca Valeri all'apice della sua carriera televisiva comica. Interpreta veri personaggi, tra cui la spiritossima mamma beat, che si concia come la figlia adolescente. Una delle sue graffianti parodie del (mal)costume della nostra epoca.
Mina, dal canto suo, sembra scenicamente trasformata. Non ha più ciglia e gli occhi sono sottolineati con una matita nera; hanno una lucentezza spettrale. In ogni suo numero girato all'esterno dello studio è truccata in maniera sorprendente. Le hanno messo addosso vestiti di tutte le fogge, dalla damina del settecento alla favorita orientale. Truccata in maniera stravagante e certe volte appositamente grottesca, proprio come le pettinature studiate per le riprese. Merito di Piero Ghepardi (uscito da poco da una collaborazione di Fellini) che la dirige in caroselli che sono degli autentici capolavori scenici. Quegli stessi Caroselli che sono usciti pochi mesi fa in DVD. Naturalmente, quelli datati 1967 in cui si vede una Mina vestita come Maria Antonietta o dallo sguardo spiritato mentre volteggia nel bianco splendente dei palazzi mussoliniani dell'Eur o dello Stadio Dei Marmi all'Olimpico. Nello spettacolo ha il compito di presentare l'ospite d'onore e di fare un numero con lui. In una delle puntate era previsto Totò ma la sua repentina morte ha scombussolato i piani degli autori che hanno dovuto ripiegare su Bramieri. Quando inizia la trasmissione avanza verso il centro della scena con un sorriso pieno di confidenza. Ringrazia, manda un bacio sulle punta delle dita all'orchestra e s'inchina verso l'Italia televisiva. Mina entra così per dodici settimane consecutive. Le sue incisioni, al momento, sono le due canzoni del nuovo singolo che su una facciata reca la sigla del programma (di cui parliamo più sotto), sulla seconda una bellissima SABATI E DOMENICHE, musicata da Gene Colonnello, una musica intrisa di rimpianto così come il testo scritto da Mogol. Una canzone già bella di per sè che, cantata da Mina, assume delle tonalità e delle sfumature particolari. Non dimentichiamo il 33 che è ben piazzato nelle classifiche. Col titolo MINA DUE/STEREO la cantante cremonese affronta un repertorio internazionale tagliando corto con le mode ed affrontando brani come EBB TIDE o MY MELANCHOLY BABY. Fa quasi il verso a se stessa con brani come SE NON CI FOSSI TU o LUNEDI 26 OTTOBRE (bellissima canzone sottovalutata), cosa che non soddisfa i critici che la rimproverano di usare a sproposito la sua bravura. Specie quando sottolinea ogni canzone con una forzata serie di mugolii e di note tenute troppo lunghe. Naturalmente il disco sarà rimpiazzato nelle charts al più presto dal nuovo 33 della cantante cremonese dal titolo SABATO SERA - STUDIO UNO 1967 nel quale presenta tutte le canzoni che ha cantato nella trasmissione televisiva.

Rocky Roberts

Nel contesto dello spettacolo televisivo, si realizza il successo di ROCKY ROBERTS, ospite fisso della trasmissione con il suo gruppo e presente per tutto il mese di maggio al Piper di Roma. Il che dimostra chiaramente che la via da seguire in questo momento è l'italianizzazione del r'n'b con arrangiamenti tipicamente italiani, di gusto particolare, possibilmente di maestri quali Canfora, Cini o Morricone. Il r'n'b spiegato al popolo. STASERA MI BUTTO, pezzo di Amurri e Canfora, è riuscitissimo. Un r'n'b all'italiana, che coniuga l'eleganza delle nostre cose alla spontaneità del genere in cui Rocky Roberts eccelle. È vero che una trasmissione di successo come SABATO SERA riesce a rendere popolarissima qualsiasi canzone, figuriamoci una sigla, ma è anche vero che il cantante negro con gli occhiali da vista mascherati da sole che lo rendono un personaggio, è molto bravo e la sua sigla riesce a surclassare in fatto di vendite la forse troppo sofisticata sigla finale incisa da Mina, la deliziosa CONVERSAZIONE, forse davvero troppo elegante per essere una sigla del sabato sera televisivo. Una raffinatissima bossa. In più, forse, la fama di Rocky Roberts viene amplificata dal presunto(?) flirt a scopo pubblicitario con la fascinosa collega Lola Falana. Il suo largo sorriso, la sua voce e il suo modo molto atletico di ballare conquistano l'Italia.
STASERA MI BUTTO non è nulla di particolare, ma diventa un successo clamoroso, uno dei dischi più venduti dell'intera annata. La cantano i ragazzini e la cantano gli adulti. I juke boxes sulle spiagge ne rimanderanno le note fino alla fine della bella stagione. All'incedere galoppante dei bassi e al contrappunto dei sax, Bruno Canfora ha appoggiato una linea melodica estremamente orecchiabile. Con quell'espediente della nota iniziale tenuta lunga ricorda molto da vicino il volare di Modugno, ormai nel dna della gente. Quando allarga le braccia e intona quel staaa-sera mi buccio, Rocky sembra proprio Modugno, nove anni prima, a quel glorioso festival e, come Modugno, vola più che buttarsi. Poi il termine del buttarsi, che sta per indicare la volontà del provarci, volente o meno rimane un modo di dire che dura tutt'oggi, con chiaro riferimento alla canzone. Insomma, una semplice sigla diventa suo malgrado un fenomeno culturale. Bel colpo, per essere stata scritta esclusivamente come apertura di uno show televisivo.
Esce subito un secondo singolo che contiene REACH OUT I'LL BE THERE (la versione originale di GIRA GIRA) e un brano che Rocky ha cantato anche nello spettacolo tv, GOT A THING GOING. Si tratta di un disco che per la verità era uscito qualche mese prima ma che, dato il successo, la Durium ha subito ristampato aggiungendo la postilla dalla trasmissione televisiva Sabato Sera. Ma chi è Rocky Roberts?
I ragazzi italiani lo conoscono da quando un suo grido annuncia l'inizio della trasmissione che tutti aspettano, BANDIERA GIALLA. La canzone sigla è T-BIRD che è l'abbreviazione di Thunderbird, marca di una delle più famose macchine americane. Ma Rocky Roberts, nativo di Miami, in realtà voleva fare il pugile, carriera che iniziò con alterne fortune e praticò sino a quando entrò in marina. Fu lì che incontrò il suo impresario, Doug Fowlkes, che da circa dieci anni è il suo manager. Lo porta in Europa e gli fa incidere un disco che fa subito fiasco, WILD IRISH ROCK. Ma il manager non si dà per vinto fino a quando non esce per l'appunto T-BIRD nel 1962 che diventa un successo in tutta l'Europa tranne che in Italia. Però lo diverrà nel 1966, grazie alla trasmissione radiofonica che lo utilizzerà come sigla, anche se le vendite del disco non saranno molto elevate. Il suo gruppo, gli Airedales, si stacca nettamente dalla solita formula chitarre, basso e batteria. È un gruppo di musica r'n'b. Sei elementi (il più noto è Wess che diverrà solista già alla fine dell'anno) con tre sassofoni e un organo, basso e batteria. Prima di SABATO SERA si presenta a SETTEVOCI come ospite e a GIOCHI IN FAMIGLIA dove viene accolto con un'ovazione accompagnata da centinaia di lettere recitanti il desiderio di rivederlo ospite in tv. Ed eccolo in tv, 12 puntate durante le quali può far vedere cosa è veramente capace di fare.
Una nota di colore (è proprio il caso di dirlo) è la protesta del Ministro delle Poste sudafricano il quale ha dichiarato che la televisione è spesso un male perché porta alla promiscuità delle razze. E per dimostrarlo prende per esempio proprio SABATO SERA con Mina, la Falana e Rocky Roberts. Come faccia un ministro del Sudafrica a conoscere la tv italiana non è molto chiaro. Al limite sarebbe stato certamente più facile prendere come esempio la tv americana. Da qui la proposta di creare due canali distinti, una per i negri ed una per i bianchi. E per gli incontri di boxe nei quali Cassius Clay mette KO rappresentanti di razza ariana, come ci si regola?

I RAGAZZI DELLA VIA GLUCK

Ed è in questo programma che Adriano Celentano presenta al pubblico italiano il suo nuovo complesso, che ha preso il posto dei Ribelli (approdati alla Ricordi), I Ragazzi Della Via Gluck. Il loro lancio non si può certo dire sia passato inosservato. A parte la partecipazione al citato Sabato Sera, i 6 ragazzi sono comparsi nel giro di un mese ben 5 volte in tv. Il loro leader si chiama Mimmo Seccia, il cantante del gruppo. Si conoscono da sempre e da sempre hanno avuto una passione per i fiati. Ma fino a quel periodo per i complessi esistevano solo le chitarre. Sax e trombe erano fuori gioco. Fino a quando il mercato italiano, in quel 1967 si apre verso il rythm and blues (oddio, non è che poi presteranno fede cieca a questo tipo di musica...). Ed ecco arrivato quindi il loro momento. Decidono di unirsi e prepararsi un repertorio di circa dodici pezzi, arrangiati e riadattati al loro gusto e sensiblità. L'esordio al Santa Tecla di Milano. Suonarono due pezzi e poi stavano per andarsene quando il direttore del locale li bloccò sulla porta e gli fece firmare un contratto per un mese. Dopo qualche settimana e dopo aver constatato che il loro modo di suonare aveva successo si presentano da Celentano che, dopo averli ascoltati, li scrittura per il Clan, naturalmente "spersonalizzandoli" a dovere con un nome che in qualche modo sarebbe stato ricondotto a lui. Così nascono I Ragazzi Della Via Gluck, che sebbene non avranno mai il successo che forse avrebbero meritato (se soltanto si fossero smarcati dal padre-padrone) andranno avanti per circa quattro anni partecipando a manifestazioni di rilievo come i vari Cantagiro, Disco per L'Estate e Sanremo. La canzone scelta per il lancio ufficiale è la cover di HOLD ON, I'M COMING di Sam & Dave, che in italiano viene tradotta come IL CONTADINO.

UN DISCO PER L'ESTATE 1967

Il 20 aprile è partita la quarta edizione del Disco Per L'Estate che si concluderà il 10 giugno a Saint Vincent. Sono 49 le canzoni in gara, 43 i solisti e sei i complessi beat (o pseudo). A riprova che la Rai Tv non li ama, ne ammette solo un'esigua rappresentativa e neanche, tra quelli, i più famosi. E sono: per la ARC (RCA) i Girasoli con VOGLIO GIRARE IL MONDO (anche loro della linea verde), gli Scooters per la SAAR con MI SEGUIRAI. Per la Durium i Nuovi Angeli, non ancora molto conosciuti (il loro boom arriverà nel 1970) con GUARDAMI NEGLI OCCHI, i Satelliti per la Ricordi con MONDO MIO e i Delfini per la Decca con BEAT BEAT HURRÀ. Una canzone orribile: questo è il grido che ci tiene uniti, beat beat hurrà. Fuori tempo e fuori dal loro personaggio in stile impiegati di banca. Per ultimo un gruppo beat abbastanza acido come gli Snakes che incidono per la Cinevox e presentano una curiosa canzone dal titolo TANTA PARTE DI MALE.
Una curiosità è Wilma Goich che presenta una canzone di Tenco (quindi già edita) dal titolo SE STASERA SONO QUI, tanto per non speculare sulla morte del cantautore! Ma al Disco Per L'Estate le canzoni in gara non dovrebbero essere inedite? Comunque il singolo avrà molta fortuna durante l'estate, soprattutto al Cantagiro. Tony Renis è molto atteso perché la Rai non lo ammise come cantante al festival di Sanremo, ma solo come autore di QUANDO DICO CHE TI AMO, adducendo la scusa che come cantante era ormai finito. Ora è in gara con una canzone dal titolo NON MI DIRE MAI GOODBYE e combatte sotto le insegne della RCA. Altri bocciati sanremesi si buttano a capofitto nella manifestazione della Rai per prendersi una rivincita. Uno di questi è Jimmy Fontana, bocciato in prima istanza dalle giurie della città dei fiori, ora si presenta con un pezzo che diverrà il suo nuovo best seller e cioè LA MIA SERENATA (RCA).
Anche Carmen Villani si rifà sotto con HO PERDUTO TE (Cetra) sperando in un colpo di fortuna così come Gian Pieretti (Vedette) che a Sanremo con le sue PIETRE era stato surclassato e di molto dal suo collega francese Antoine, restandogli nemmeno le briciole.
Una curiosità: l'11 giugno i siciliani vanno alle urne per eleggere i deputati della nuova Assemblea Regionale e la Dc lancia lo slogan sui cartelloni elettorali "La Sicilia è stanca di quelli che tirano le pietre", riferito ai violenti militanti del PCI e agli scontri che li hanno visti protagonisti. Qui è in gara con JULIE 367.008 al quale la Rai toglie il numero telefonico facendola diventare solo JULIE, perché c'è un numero telefonico uguale a Bologna. Gian Pieretti aveva presentato sia IN UN CAMPO DI FIORI sia L'UOMO SENZA FORZA ma la commissione aveva poi optato per la più leggera delle tre. L'UOMO SENZA FORZA è stata poi usata come lato B di JULIE 367.008 La Villani finisce subito fuori gioco per via della sua canzone che è alquanto impegnativa per estensione vocale. Cosa che avrebbe dovuto evitare come una sciagura. Un po' di Bacharach che fa tanto serata mondana, un pizzico di Dylan per far leva sui giovani e quel po' di beat che non guasta mai. Risultato, cacciata via a fuga di cane (come si dice a Roma).
Un no secco è arrivato per la Zanicchi e per Leali, entrambi in forza alla RIFI. La prima cantava una canzone molto noiosa dal titolo QUEL MOMENTO, il secondo un bel pezzo dal titolo SENZA DI TE, che inciderà anche la Vanoni. Il brano della Zanicchi è valido solo a metà. Inizia bene con una frase musicale che si gonfia progressivamente ma che al ritornello si sgonfia invece di esplodere. Quello di Leali, come si è detto meritava molto ma molto di più. Una bella canzone con richiami al jazz e con un arrangiamento superbo. Ma Leali in questo momento non necessita dei riconoscimenti e delle lusinghe di Saint Vincent. Il suo ultimo disco (che poi in realtà è in circolazione da sei mesi ma che comincia a vendere solo ora) è appena arrivato nelle classifiche e sarà il disco più venduto del 1967 (A CHI).
Altri bocciati durante le selezioni radiofoniche sono Gianni Pettenati (Cetra) che canta IO CREDO IN TE e Annarita Spinaci (MRC) BALLA BALLA. Prendo per esempio questi due cantanti perché entrambi arrivavano da un momento particolarmente fortunato, con BANDIERA GIALLA (il primo) e QUANDO DICO CHE TI AMO (la seconda), vera rivelazione di Sanremo 1967. La sua canzone non è malaccio. Sfrutta il giochetto del dialogo tra voce e strumenti e lei ha una notevole carica jazzistica e di swing. Forse il motivo principe del suo insuccesso come cantante di musica leggera. Un altro che viene escluso dalle finali è Pino Donaggio (Voce Del Padrone), che sembra proprio non ce la faccia a tirarsi su. Eppure la canzone QUEL BRIVIDO DI FREDDO non avrebbe certo sfigurato in finale. Nella struttura si sente la mano del musicista autentico, di chi ha studiato al conservatorio.
Poi c'è un debutto ufficiale, sotto lo stemma della BLUEBELL. Ed è quello di Fiammetta che presenta RICORDARE E DIMENTICARE. Fiammetta è molto giovane (nata nel 1950) ed è la figlia del maestro Tombolato dell'orchestra della Rai. Fiammetta ha avuto il suo battesimo del fuoco durante il tour italiano dei Rolling Stones, dove ha cantato LITTLE MAN e MILLE CHITARRE CONTRO LA GUERRA, del repertorio di Sonny & Cher e la Villani.
Diciamo che di pezzi allegri estivi ce ne sono ben pochi. Tutti sul triste o sul noioso spinto. Per trovare qualcosa di divertente bisogna passare per Riccardo Del Turco (CGD) che presenta UNO TRANQUILLO, una sambetta tanto per ricordare che lui è quello di FIGLIO UNICO, Anna Marchetti (Meazzi) con GIRA FIN CHE VUOI o la Isabella Iannetti (Durium) con CORRIAMO ma entrambi i pezzi sono davvero inconsistenti. Allora tanto vale citare Robertino (Carosello) e la sua ERA LA DONNA MIA. Lui è quello che è, cioè un Claudio Villa in minore, però bisogna ammettere che la sua canzoncina è fresca ed anche orecchiabile.

I MARCELLOS FERIAL

Una canzone suggeritami da un lettore della nostra rubrica (Paolo di Orani in provincia di Nuoro) della quale nessuno parla mai. Una canzone che ha avuto pochissimo riscontro nelle vendite ma che vale la pena di commentare per ricordarla. La canta un gruppo di matusa, ossia i Marcellos Ferial, seriosi professori d'orchestra che nel 1964 vinsero un Disco Per L'Estate con SEI DIVENTATA NERA. Tre simpatici signori (che qui vediamo abbigliati nella maniera sarda) che rispondono al nome di Marcello Minerbi, Tullio Romano e Carlo Timò che disponendo di voci abbastanza anonime si affidano esclusivamente al repertorio che può essere leggero ed estivo come la canzone appena citata oppure più denso di significati come ANGELITA DI ANZIO.
Questa volta è il turno di I VASA E I MAMIA, che i Ferial portano al Cantagiro dopo che la giuria esaminatrice l'ha scartata da Sanremo per motivi di censura. Il Cantagiro è una manifestazione che porta loro fortuna. L'anno precedente hanno quasi rischiato la vittoria presentando JOHN BROWN. Quest'anno puntano su qualcosa di completamente diverso, come direbbero i Monthy Phyton. La canzone racconta di una faida tra due famiglie sarde (a proposito, un saluto alla famiglia Mulas che ci legge sempre con attenzione!) e di una capra. La capra dei Vasa viene uccisa dai Mamia perché sorpresa a brucare l'erba sul loro territorio. Il fattaccio dà la stura ad una serie di sanguinose vendette che si concludono con l'annientamento totale delle due famiglie. A Sanremo non avrebbe sfigurato ma gli organizzatori per evitare polemiche la fecero fuori, anche perché era il momento del banditismo sardo e non si voleva presentare una canzone che fosse forse ricollegabile ai luoghi più comuni nella regione. Sul retro la canzone TU, SOLO AMORE MIO, un tema orecchiabile che ricorda la loro prima incisione che fu un successo nell'estate del 1962, QUANDO CALIENTA EL SOL.

IL TITAN

Un nuovo locale per giovani è stato inaugurato da pochi giorni a Roma. Si tratta del Titan e ne è fondatore un ex collettone della Pavone, Massimo Bernardi. Completamente diverso dal Piper, il Titan assomiglia ad una ballroom americana anche per via della tipica sfera ruotante piena di specchietti sistemata al centro del soffitto. Ad inaugurare musicalmente il nuovo locale sono i Motowns, il complesso dell'inglese Lally Stott, che da un anno circa risiede in Italia e che molto successo avrà al Cantagiro 1967 con PRENDI LA CHITARRA E VAI.

Il CANTADISCO è la novità della RCA in fatto di long playing. La dinamica casa discografica romana anticipa i tempi di buoni venticinque anni inventando il karaoke. Il disco difatti contiene quattordici canzoni in versione base orchestrale. Le stesse sulle quali cantanti come Morandi, la Pavone, Mina hanno realizzato i loro dischi. Il cantadisco è difatti dedicato a tutti coloro che vogliono provare a cantare. Fa leva su quanti, ascoltando un cantante alla tv si sono detti: "Ma non potrei cantare come lui se non meglio?". Ecco quindi l'occasione giusta. Con l'aiuto di un registratore chiunque è in grado di eseguire i brani scelti (QUANDO DICO CHE TI AMO, LA FISARMONICA, SE TELEFONANDO, FORTISSIMO). Inoltre gli acquirenti del disco, una volta registrate le voci, possono partecipare ad una selezione effettuata dalla stessa RCA, inviando il nastro inciso, ricevendo a casa l'esito dell'esame o dell'agognata scrittura. Cosa reale perché la RCA tramite concorsi vari indetti in sede ha scoperto tantissime nuove voci. Claudio Baglioni è uno degli esempi più classici. Il quale, scritturato nel 1968 (lo stesso anno di Renato Zero), è una tipica creatura RCA. Queste erano le traccie dell'album:
1) ENNIO MORRICONE La fisarmonica ( GIANNI MORANDI )
2) THE ROKES Piangi con me ( THE ROKES )
3) FRANCO PISANO Quando dico che ti amo ( LES SURFS )
4) GUIDO RELLY Domani (SANDIE SHAW)
5) ENNIO MORRICONE Ti vedo uscire ( DONATELLA MORETTI )
6) LUIS ENRIQUEZ Lui ( RITA PAVONE )
7) ENNIO MORRICONE Te lo leggo negli occhi ( DINO )
8) THE ROKES Bisogna saper perdere ( THE ROKES )
9) ENNIO MORRICONE Il mondo ( JIMMY FONTANA )
10) LUIS ENRIQUEZ Fortissimo ( RITA PAVONE )
11) GUIDO RELLY Se telefonando ( MINA )
12) GUIDO RELLY Vivrò ( ALAIN BARRIERE )
13) CARLO PES Pensiamoci ogni sera ( DALIDA )
14) ENNIO MORRICONE Se perdo anche te ( GIANNI MORANDI )

Rita Pavone

Il 27 maggio RITA PAVONE vince l'Europremio 1967 per il settore vedettes internazionali, non senza qualche polemica. Il giurato norvegese voleva a tutti i costi che fosse premiata una sua connazionale che non conosceva quasi nessuno. Per un curioso senso di ospitalità (la manifestazione aveva luogo a Venezia) i giurati italiani avrebbero dovuto votare per una certa Solvi Wang e rinunciare a premiare Rita Pavone. Di fronte a questa situazione i giurati italiani decidono di astenersi dal voto in ognuna delle terne dove ci fosse un nostro candidato. Ad ogni modo l'astensione della delegazione italiana non impedisce alla Pavone di assicurarsi il premio, che in altri campi va alla coppia anglo-russa Nureyev-Margot Fontane per il ballo, a Gino Cervi per Maigret, a Mireille Mathieu per la musica leggera, alla tedesca Schwarzkopf per la lirica, all'inglese Diana Rigg come attrice drammatica.
Nel frattempo Celentano sta facendogli la corte. Nel senso che saputo il desiderio di Rita di cambiare casa discografica, sta proponendogli la possibilità di entrare nel suo Clan. Cosa che la Pavone rifiuta. Chi si sta facendo sotto molto pesantemente con l'allettante promessa di 120 milioni è la RiFi che accarezza l'idea di avere sotto la sua insegna Mina, la Zanicchi e la stessa Rita. Non solo la RiFi non avrà la Pavone ma come ben sappiamo perderà anche Mina a fine anno, in procinto di avviare il lavoro nella propria casa discografica.
Perché questo desiderio di cambiare scuderia? Dalla RCA la Pavone percepisce solo una minima percentuale sui dischi venduti mentre Teddy Reno vorrebbe aumentare e di parecchio questa percentuale. In più la Pavone accusa la Rca di averla lasciata sola tre anni prima quando i suoi due dischi SCRIVI e L'AMORE MIO non si vendettero come i precedenti, cosa che fece molto dispiacere alla cantante torinese. Si dimentica però che due anni dopo (1966) la stessa RCA le comprò una Jaguar rosa per il suo ventunesimo compleanno e per ringraziarla per il quasi milione di copie vendute con i dischi della stagione primaverile IL GEGHEGÈ e FORTISSIMO.
Sul fronte cinematografico Rita sta girando il film che la vede insieme a Lucio Dalla, LITTLE RITA NEL FAR WEST ma già Bolognini l'ha contattata per girare un film su Pinocchio in chiave moderna, nel paese dei balocchi beat con i costumi di Donati e le musiche di Nino Rota che già aveva musicato IL GIORNALINO DI GIAN BURRASCA. Del progetto (che poi verrà proposto anche a Celentano) non se ne farà più niente ma resta l'idea di Franchi ed Ingrassia nel ruolo del gatto e la volpe ripreso poi da Comencini per il suo Pinocchio televisivo.

Christian Calabrese