Settimana 11 Ottobre 1969
( da Musica & Dischi )

1. LO STRANIERO - GEORGES MOUSTAKI (POLYDOR)
2. SOME VELVET MORNING - VANILLA FUDGE (ATLANTIC)
3. QUANTO TI AMO - JOHNNY HALLYDAY (PHILIPS)
4. IL PRIMO GIORNO DI PRIMAVERA - DIK DIK (RICORDI)
5. PENSIERO D'AMORE - MAL (RCA)
6. ROSE ROSSE - MASSIMO RANIERI (CGD)
7. OH LADY MARY - DAVID ALEXANDRE WINTER (FLECHE)
8. ACQUA DI MARE - ROMINA POWER (PARLOPHONE)
9. NON CREDERE - MINA (PDU)
10. NON E` UNA FESTA - LITTLE TONY (DURIUM)
11. SOLI SI MUORE - PATRICK SAMSON (CAROSELLO)
12. PERDONA BAMBINA - MAURIZIO VANDELLI (RICORDI)
13. OH LADY MARY - DALIDA (BARCLAY)
14. CHE MALE FA LA GELOSIA - NADA (RCA)
15. AGATA - NINO FERRER (RIVIERA)

Mai come quest'anno è il Festival di Musica Leggera di Venezia a tenere banco nell'autunno "caldo" del 1969. I primi classificati alla Mostra sono anche quelli che vendono di più. Vincitori della Gondola d'Oro sono i californiani Vanilla Fudge, al secondo posto AGATA di Nino Ferrer, al terzo un bohemienne vecchia maniera, della scuola di Vian e Brassens che risponde al nome di Georgea Moustaki. Ma elenchiamo per curiosità la classifica dei primi dieci:
1) Vanilla Fudge - Some Velvet Morning, punti 844
2) Nino Ferrer - Agata, punti 834
3) Georges Moustaki - Lo Straniero, punti 821
4) Ornella Vanoni - Mi Sono Innamorata Di Te, punti 774
5) Marisa Sannia - Una Lacrima, punti 740
6) Dalida - Oh Lady Mary, punti 711
7) Nada - Che Male fa La Gelosia, punti 709
8) Roberto Carlos - Io Dissi Addio, punti 707
9) Little Tony - Non E' Una Festa, punti 694
10) Johnny Hallyday - Quanto Ti Amo, punti 690

Una bella vetrina, non c'è che dire. La Gondola d'Argento, da assegnare al miglior giovane, va a Rosanna Fratello che presenta NON SONO MADDALENA (che vediamo nella foto premiata accanto ad Aznavour, ospite con ORAMAI). Presente il complesso che incide per la casa discografica di Mina, cioè I Domodossola: presentano la versione italiana di OH HAPPY DAY che si chiama AMORI MIEI. Sono indubbiamente bravi ma il loro repertorio (futuro) non li agevolerà nell'ottenimento di un successo pieno così come sicuramente avrebbero meritato. Sono sei ragazzi (quattro maschietti e due femminucce) nati nella cittadina piemontese, dalla quale hanno preso il nome per il loro ensemble, che sono intenzionati ad intraprendere una carriera dedicandosi ad un genere che non ha mai avuto grandi riscontri in Italia: quello vocale. L'età media di questi ragazzi è di diciotto anni e il 45 giri d'esordio è ORA CHE C'E' LEI, versione italiana di WHEN I WAS FIVE.

Tra tanti vincitori una contestatrice, Patty Pravo. Rifiuta di cantare alla manifestazione e non si presenta a Venezia, dove avrebbe dovuto lanciare la versione italiana di RAIN, di Feliciano, col titolo NEL GIARDINO DELL'AMORE. I discografici della RCA l'hanno scongiurata perchè cambiasse idea ma Patty è stata irremovibile. Si è considerata danneggiata perchè all'ultimo momento, rifatti i conteggi dei dischi venduti, la "Gondola d'Oro" che già sembrava cosa fatta (l'anno precedente aveva presentato SENTIMENTO) è andata a Riccardo Del Turco, che nel periodo preso in considerazione (dal 30 giugno al 31 dicembre 1968) avrebbe venduto più dischi di tutti con LUGLIO. Eppure dai tabulati SIAE risultava che LA BAMBOLA avesse venduto 600 mila copie mentre LUGLIO era fermo a 400 mila. Misteri gaudiosi della SIAE.

Una cosa buffa è stato il modo in cui la Sannìa ha interpretato la canzone UNA LACRIMA, altra cover, questa volta dalla spagnola UNA LAGRIMA del catalano e sanguigno Peret, quello che lanciò nel 1971 BORRUIQUITO, poi ripreso dalla Carrà. Entra di corsa sul palcoscenico, canta con le ginocchia strette la sua canzone ed esce altrettanto di corsa. La prima impressione è stata che la sua performance fosse tormentata da un'irrefrenabile voglia di scaricare la vescica.

Atmosfera cupa ed apocalittica per una canzone; ancora ci si chiede come abbia fatto ad entrare nella classifica dei singoli, a salire così in alto e vincere la competizione nonostante la poca commerciabilità del brano, adatto piu per un pubblico di appassionati del genere (che solitamente acquistano i long playing) che ai normali acquirenti dei 45 giri. Si parla di SOME VELVET MORNING e dei Vanilla Fudge; il quartetto era già abbastanza noto in Italia per un 33 molto interessante dal titolo RENAISSANCE, che includeva una versione del "Chiaro di Luna" di Beethoven in versione psichedelica-pop, come quasi tutta la loro produzione, spesso in chiava pseudosinfonica contaminata da spruzzi di acido qui e là. La loro musica è chiamata "underground" e fa parte di una corrente che essi lanciano anche in Italia. L'Underground fino all'anno precedente indicava una minuta schiera di complessi minori i quali influenzavano anche pesantemente gruppi beat e pop di grosso calibro. Alcune di queste band sono uscite dall'anonimato (Steppewolf e i Traffic, per esempio) e la parola underground è cominciata a diventare di moda, una specie di etichetta da appiccicare sulla copertina dei dischi che perde poi il significato originario a causa della commercializzazione di massa. Da lì ad un anno cambierà denominazione assumento il nome di progressive. Ritornando ai Vanilla Fudge, molto interessanti sono le loro personali versioni di pezzi beatlesiani quali TICKET TO RIDE, ELEONOR RIGBY o la bellissima YOU KEEP ME HANGIN' ON delle Supremes resa in versione psichedelica. Il fatto di essere stati presenti alla Mostra Di Musica di Venezia ha giocato parecchio a loro favore e l'essere stati presentati enfaticamente come alfieri della psichedelia americana li ha aiutati certamente. Ma non si acquistano i dischi solo per essersi fatti influenzare dal presentatore di turno. Sicuramente la canzone è piaciuta e forse quello che ha più fatto stupore è averla vista arrivare ai primissimi posti a discapito di altre canzoni sicuramente più alla portata del grosso pubblico. Un motivo che nessuna persona saprebbe fischiettare o cantare, di difficile apprendimento anche per un orecchio esercitato. Che il pubblico sia arrivato ad una certa maturazione e livello musicale o è solo snobismo? O forse la paura di ammettere di non aver capito e rischiare di fare la figura del "preistorico"? Si accettano suggerimenti.

Il ragazzo che dieci anni fa scatenò un autentico terremoto quando si esibì per la prima volta in pubblico in una Place De La Nation a Parigi e che è indiscutibilmente "le copain numero 1" in patria arriva in cima alle nostre classifiche con la traduzione di QUE JE T'AIME, ribattezzata all'occorrenza QUANTO TI AMO. Johnny Hallyday è un bravo showman, con l'aspetto curato del selvaggio. La sua fama da noi è più che altro dovuta a vicende familiari da cronaca rosa. Eppure non è la prima volta che il "Signor Vartan" si presenta in Italia. E' la prima volta però che riscuote un successo così ampio. Il suo nuovo look consta di una barba bionda, cappello a larghe falde e occhiali (copiato pari pari da Michel Polnareff). I capelli sono biondi e sono fermati da un foulard alla base della fronte. Certamente non passa inosservato.

Georges Moustaki è un uomo molto particolare. Il suo primo boom come autore lo deve a MILORD, incisa prima da Edith Piaf e poi da mezzo mondo, tra cui Dalida e Milva (le versioni più famose da noi). LE METEQUE ha venduto più di 500 mila copie in Francia ed ha pensato bene di tradurla anche in lingua italiana, versione curata da Bruno Lauzi che diventa LO STRANIERO. Il primo capoverso del brano colpisce subito l'immaginario dell'ascoltatore. "Con quella faccia da straniero" diventa per qualche tempo un'espressione comune, quasi una moda. Il ritmo è quello del sirtaki greco, com'è anche il cognome dell'artista. La voce è buttata lì, quasi a caso, al limite della quadratura musicale. Moustaki nasce al Cairo da genitori greci e si trasferisce a Parigi quando la capitale francese sta vivendo gli ultimi sprazzi di esistenzialismo, di cui Juliette Greco è la portabandiera. Ha una moglie e una figlia di 14 anni, le quali però non vivono con lui perchè hanno caratteri troppo differenti. Lui mal sopporta una vita troppo metodica, la moglie il disordine. Comunque non le si possono dare tutti i torti, perchè quando Moustaki ha un'idea improvvisa non fa come tutti quanti gli esseri umani, che se l'appuntano su un foglio di carta. No, lui la deve scrivere sui muri di casa. Il suo bloc notes personale. Perchè LO STRANIERO? Perchè ha voluto rispondere in musica ad una signora la quale durante le loro conversazioni, ogni volta che il suo parere differiva da quello del barbuto cantautore gli si rivolgeva dicendogli "tais toi, tu est un meteque". Che nella sua intenzione era paragonabile a "stai zitto, che sei un sottosviluppato". Conosciamo tutti lo sciovinismo dei francesi. Certo non immaginava che sarebbe diventato un successo di così vaste proporzioni. E pensare che era già venuto in Italia ed aveva cominciato a scrivere in coppia con Giorgio Calabrese, canzoni un po' pazze e rivoluzionarie come IL GIUDIZIO UNIVERSALE considerate un po' sopra le righe per i tempi. Si parla del 1960. E' dunque vero che la vita comincia a quarant'anni, come l'età di Moustaki. Per qualche tempo ascoltare la sua musica, specie in certi ambienti, fa trend. Inciderà anche una sigla di Rischiatutto, scritta per l'occasione nientemeno che dalla moglie di Mike Bongiorno (quando si dice la forza dei nomi!) dal titolo molto originale IL RISCHIO (!); poi, sulla signora, l'oblio, almeno da noi. Moustaki ha però un altro merito: il suo improvviso successo apre la porte anche ad un altro grande cantautore francese, Charles Aznavour, il quale canta da anni anche da noi con scarso seguito, se si esclude DEVI SAPERE e la recente ORMAI presentata anch'essa a Venezia. Da qui si aprirà la serie dei successi italiani per il cantante armeno, diventando un recordman nei 33 giri.

Un foulard legato al collo a mo' di cravatta ha agitato le statiche classifiche italiane durante l'estate. Un foulard che aveva già fatto parlare di sè al Festival di Sanremo, accostato ad una capigliatura incolta e particolare per l'epoca: un segno di riconoscimento. E' Lucio Battisti, nuovo personaggio che oltre a vendere dischi fa vendere anche i giornali che lo ritraggono in copertina. E' l'anti Mal: non è bello ma piace ed emoziona (per la prima volta, forse, in Italia), persone di tutte le età e ceti sociali. E' stata la prima delle tante estati che lo proclameranno vincitore assoluto di vendite, popolarità e gradimento. Come tutti i cantanti fa la classica trafila obbligatoria voluta dalle case discografiche (a meno che non si sia Mina, Celentano o... Battisti di qualche anno dopo) che dopo Sanremo lo porta al Cantagiro, al Disco Per L'Estate, al FestivalBar. Tutto in un solo anno quello che non ripeterà mai più. Solo Canzonissima non lo vedrà tra i partecipanti. Intanto con ACQUA AZZURRA ACQUA CHIARA vince il sesto FestivalBar. Fonda una casa discografica, la Numero Uno, delle edizioni musicali (Acqua Azzurra) e lancia un complesso (Formula Tre). Nei ritagli di tempo scrive MAMMA MIA, che affida ai Camaleonti, mentre per motivi di scuderia abbandona momentaneamente la produzione degli amici Dik Dik passando la mano a Maurizio Vandelli. Il suo album (il primo) è in classifica e si sta aspettando il prossimo singolo in uscita questo mese. Con l'autunno 1969 comincia un periodo particolarmente ricco e creativo che porterà Lucio Battisti ad essere davvero il numero uno assoluto in Italia e fino al 1972 sarà attivo anche nei confronti di amici cantanti che beneficeranno delle sue canzoni, che in termini pratici significano successo sicuro.

Una specie di riedizione riveduta di SENZA LUCE è quella che porta il nome di IL PRIMO GIORNO DI PRIMAVERA e fa volare il gruppo dei Dik Dik in testa alle classifiche. Il brano è uscito ai primi di maggio, insieme ai dischi per l'estate, non si sa com'è ma era passato praticamente inosservato. Dopo mesi di rodaggio, all'inizio di settembre, i programmatori Rai hanno sete di novità e in radio si rispolvera questo 45 giri che improvvisamente comincia a venedere a ritmo vertiginoso quando ormai lo stesso complesso milanese aveva considerato il brano una pratica chiusa. Può anche sembrare un voler ricalcare le orme di un celebre motivo, ma resta il fatto che questo singolo brilla di luce propria, è veramente ben fatto, ben eseguito e assolutamente valido.

In tre minuti è diventata una numero uno. Questa era la Nada del dopo Sanremo, la quindicenne dal vocione portentoso. L'avvicinarsi dell'estate gli aveva provocato un incidente di percorso. Anzi due. Oltre ad essere stata bocciata a scuola la sua BIANCANEVE era stata bocciata al Disco Per L'Estate e già si parlava di carriera finita, di fuoco di paglia. CUORE STANCO, retro del pezzo presentato a Saint Vincent, aveva preso a marciare bene nelle classifiche ed ancor meglio nei juke box sparsi per tutte le località di villeggiatura. Però sicuramente si trattava di un passo indietro rispetto al grossissimo boom dovuto a MA CHE FREDDO FA. Ma due vecchie volpi del calibro di Migliacci e Mattone difficile che sbaglino due volte consecutive. CHE MALE FA LA GELOSIA, canzone tagliata su misura per la vocalità di Nada, che del suo ci mette quei "ah ah" ad ogni conclusione di frase contribuendo a personalizzarla ancor di più. Sicuramente molto carina, fresca e giovanile. Non contemplata, però, nella prima fatica a 33 giri della cantane di Gabbro, dal semplice titolo NADA, sulla copertina del quale lei appare in un primo piano incorniciato contro uno sfondo rosa, una foto che di lei vuole dare un'immagine di ragazzina ingenua ma non troppo. Un album che raccoglie tutti gli stereotipi musicali del momento. Dal pop oniroco degli Small Faces (AFTERGLOW) tradotto in RITORNERA' VICINO A ME, alle atmosfere rarefatte di SENZA TE, cover di una bella canzone di Eric Charden dal titolo SAUVE MOI (incisa anche da Mal). Dal valzer musette di LE BYCICLETTES DE BELZYSE (troppo "all'antica" per un personaggio come Nada), alla versione italiana di un pezzo dei GrapeFruit (ROUND GOING ROUND ribattezzato EHI, VIENI QUI )ad una bruttissima versione di YELLOW SUBMARINE. A parte questo incidente di percorso è un disco godibilissimo, un compendio dei vari sound e delle mode musicali del momento.

De Profundis per gli Amen Corner che dopo tre anni di fortunata carriera chiudono i battenti. La serata d'addio si e svolta a Londra il 4 di ottobre, serata in cui il gruppo britannico ha dato il meglio di sè. La motivazione principale e quella dell'esaurimento della vena artistica. Ricordiamo alcuni successi della band che sono BEND ME SHAPE ME (PRENDI PRENDI, cantata da Morandi e Claude Francois), HIGH IN THE SKY, HELLO SUZIE e la celeberrima IF PARADISE IS (HALF AS NICE) che altro non era che la versione inglese de IL PARADISO scritta da Lucio Battisti e ripresa poi da Patty Pravo.

Ha smesso di fumare, non beve più caffè, non mangia carne e fa tre quarti d'ora di meditazione al giorno. Si è fatto crescere i capelli e una lunga barba. George Harrison è decisamente cambiato nell'aspetto e nelle abitudini. Fa vita molto ritirata ed evita di apparire in pubblico se non in occasioni speciali come opere di beneficenza o foto ufficiali dei gruppo (i Beatles, naturalmente). In compenso frequenta assiduamente il tempio di Radha Krishna. Il suo avvicinamento all'induismo era cominciato ai tempi delle meditazioni yoga e del Maharishi Yogi, di casa dai Beatles qualche tempo fa. Lo hanno lasciato ai suoi sproloqui dopo aver visto che mentre predicava umiltà e povertà andava in giro in Rolls Royce! Un po' come qualcuno di nostra conoscenza che si è fatto una barca da due miliardi e le sue scarpe costano un milione di lire al paio. Comunque, pur abbandonando il Maharishi, George non si è staccato completamente da quella filosofia: tornò in India e prese lezioni di sitar da Ravi Shankar (è di Harrison l'idea dello strumento indiano in TOMORROW NEVER KNOWS) e cominciò ad ospitare santoni nella sua casa di Londra. Innamorato della musica degli Hare Krishna ha inciso un disco di canti induisti (tra lo stupore e la preoccupazione dei manager della Apple, la casa discografica dei Beatles) fregandosene altamente del fatto che probabilmente non avrà grossi riscontri di mercato, intitolandolo HARE KRISHNA MANTRA e le voci sono quelle degli "arancioni".

Lennon intanto lancia il nuovo singolo della Plastic Ono Band che si intitola COLD TURKEY. Il brano sul retro si intitola DON'T WORRY KYOKO ed è dedicato alla figlia di Yoko Ono. Seppur tra mille screzi di vario genere, continua l'avventura dei Fab Four, i quali comunque cercano di vedersi solo lo stretto necessario per non litigare, con il nuovo long playing dal titolo ABBEY ROAD, forse il piu' bello della loro storia. Tre giorni dopo l'uscita arriva al primo posto nella classifica a 33, vendendo in 72 ore nella sola Inghilterra 250 mila copie. E' senza dubbio un tributo agli studi della Emi. La foto di copertina in cui i quattro Beatles attraversano le striscie pedonali è stata scattata la mattina dell'8 agosto e passerà alla storia al punto che nel 1986 la Wolkswagen parcheggiata sul marciapiede sarà venduta all'asta di Sotheby's per una cifra molto ma molto alta. Quella stessa macchina la cui targa finisce con i numeri e cifre 28IF che secondo la leggenda metropolitana del momento starebbero a significare 28 anni se fosse vivo. Si parla di Paul McCartney che si vociferava che fosse morto e che il suo posto fosse stato preso da un sosia. Il fatto che lo stesso Paul cammini a piedi scalzi e che abbia tra le mani una sigaretta lo contraddistingue dagli altri tre. Questa leggenda si diffuse dopo che un dj americano rcevette una telefonata che lo avvertiva dal celebre trapasso. Parlando dell'album in termini musicali si può usare una sola parola: stupendo. Due facciate legati in due lunghi medley. Canzoni come COME TOGHETER e SOMETHING (la più reinterpretata dopo YESTERDAY) o anche come HERE COMES THE SUN, classica composizione nello stile inconfondibile di George Harrison. E poi ancora OCTOPUS'S GARDEN (scritta ed interpretata da Ringo) o CARRY THAT WEIGHT (metafora su come tenere insieme i "pezzi" di un gruppo ormai in disfacimento). C'è anche la canzone più breve della storia dei Beatles, 23 secondi, dal titolo HER MAJESTY, irriverente brano dedicato alla regina Elisabetta. Canzone impensabile fino a qualche anno prima nel quale Paul canta che "farà sua" la Regina.

Partenza sbagliata per una delle Canzonissime più controverse della storia. Questo spettacolo, per il quale quest'anno si è abbondato in lustrini e paillettes, specchi sparsi per tutto il teatro Delle Vittorie (dello scenografo Jack Bunch) e, sebbene il cast dei conduttori sia di prima scelta (Dorelli, Vianello e le Kessler), ha fortemente deluso. Vianello, ridotto a spalla di Dorelli e viceversa e le Kessler che ballano e cantano nello stesso modo da quasi 10 anni, non sono certo d'aiuto. Sarà l'aria che tira in Italia (molto cupa, tra scioperi e attentati terroristici) sarà che il copione è abbastanza scadente (autori Terzoli, Vaime e Verde), sarà anche il paragone con la Canzonissima precedente condotta da Mina, Chiari e Panelli ma gli italiani ormai si rivolgono a questo spettacolo esclusivamente per il montepremi finale preferendo uscire il sabato sera. Un biglietto costa 500 lire, il premio è di 150 milioni di lire. Particolare curioso è che una parte di questo denaro non finirà nelle tasche del fortunato ma si tradurrà in "opere di bene" in sovvenzioni distribuite ad un sorprendente numero di bizzarre istituzioni, enti ed associazioni. Alcuni nomi? Il Convegno Nazionale Artisti Critici e Studiosi d'Arte, Ente Vicentini Nel Mondo, alla Curia Vescovile di Matera, Associazione Italiana del Pedone !!! Canzonissima ridotta a cuccagna per pochi fortunati e parecchi postulanti.

Christian Calabrese