Settimana 9 Dicembre 1977
( da Ciao 2001 )

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Don't let me be misunderstoodSanta Esmeralda & Leroy Gomez 
2Il cielo in una stanza Franco Simone  
3Samarcanda Roberto Vecchioni  
4Dammi solo un minuto Pooh  
5L'angelo azzurro Umberto Balsamo  
6Tomorrow Amanda Lear  
7Solo tu Matia Bazar  
8San francisco Village People  
9Sexy fonni Benito Urgu  
10Mi vendo Renato Zero  

Classifica 33 giri

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Samarcanda Roberto Vecchioni  
2Burattino senza fili Edoardo Bennato  
3Santa esmeralda Leroy Gomez & Santa Esmeralda 
4Star wars & other galactic funkMeco  
5Rotolando respirando Pooh  

L'Italia di fine 1977

Nell'Italia violenta del 1977 , dove ogni giorno sui giornali appare il resoconto di un bollettino di guerra, succede anche che un Generale di Corpo D'Armata possa esplodere con il suo elicottero poco dopo un decollo da Catanzaro. Enrico Mino, classe 1915, considerato politicamente un socialdemocratico stava compiendo un giro di visite a comandi dei carabinieri in varie regioni. Dopo la fuga di Kappler (avvenuta in agosto dall'ospedale militare del Celio a Roma) era rimasto molto amareggiato, soprattutto perché la sorveglianza era stata affidata ai suoi carabinieri. Il 16 agosto, giorno successivo a quello dell'evasione, rassegnò le proprie dimissioni che furono respinte. Come tutti sappiamo, l'ex ufficiale tedesco aveva attaccato alla porta della sua camera il cartello "non disturbare fino alle dieci di domattina" e i carabinieri avevano rispettato le sue decisioni. Solo che poi Herbert Kappler se ne andò dentro una valigia della moglie, che aspettava sotto l'ospedale e che lo trascinò fino alla 132 Fiat parcheggiata di fuori. Non è una barzelletta, anche se ne ha tutti i contorni, ma la realtà. Il cancelliere tedesco Schmidt aveva richiesto l'estradizione ma il governo Andreotti, con il sostegno esterno del PCI, non poteva concederla così facilmente; visto che non riuscivano a venirne fuori, Enrico e Giulio si inventarono una fuga degna d'una comica finale, cosa che non piacque al generale Mino. Che dopo un po' - brooom! - esplose sull'elicottero. Cosa c'è di strano? Spesso succede che gli elicotteri esplodano in volo. Non li avete mai visti? Il Consiglio Dei Ministri nomina al suo posto Pietro Corsini. Soltanto nel mese di novembre, sulle pagine dei quotidiani, ce ne sarebbero di cose da annotare. Ma sono davvero così tante che a raccontarle neanche ci si crederebbe. Solamente tra ottobre e novembre gli attentati rivendicati dalle BR da Prima Linea e altri gruppi non sono meno di 56. Senza considerare le bravate cosiddette minori tipo autobus incendiati, atti di vandalismo, aggressioni a persone etc. Il primo periodo degli anni di piombo è caratterizzato dalla pressoché esclusiva presenza dei gruppi di destra. Il peso di codesta attività tra il 1969 e il 1975 è del 95%, 85% nel 1974 e 61% nel 1975. Per tutto il periodo che va dal 1976 al 1982 il colore politico predominante è il rosso. Il 91% nel 1976,l'85% nel 1977, l'89% nel 1978 e l'82% nel 1979. Le sigle di sinistra che rivendicheranno gli attentati sono oltre 24. Molto di più quelle di destra (120 sigle attive tra il 1969 e il 1982). In questa tristissima gara, "vincono" le BR con 494 attentati. Alla fine dei giochi a rimetterci le penne saranno 1119 persone colpite. Verso la fine di questo saggio troverete altri accadimenti(i più rappresentativi) della settimana corrente.

Franco Simone

Franco Simone sta cominciando a raccogliere i risultati di una carriera iniziata 5 anni prima e che fino ad ora non gli aveva ancora dato grosse soddisfazioni. Sebbene avesse partecipato a manifestazioni importanti (Canzonissima e Sanremo) e che alcune delle sue canzoni fossero molto belle, per qualche strano motivo non era riuscito a fare breccia nel grande pubblico. Sarà che ha deciso di iniziare in un periodo caratterizzato dalla moda del cantautore politicizzato quando, se non lo sei e a meno che non ti chiami Baglioni o Battisti, non ti si fila nessuno. O dichiari di essere un impegnato o eri finito. Franco Simone continua con costanza e la RIFI lo sostiene credendo nelle cose che fa. E' nato ad Acquarica del Capo nel 1949, un paesino del Salento, e arriva a Roma come studente, verso il 1970, quando si iscrive ad Ingegneria. La sua passione per la musica fa sì che nel 1972 si presenti al Festival Di Castrocaro, che riesce a vincere senza problemi. Ezio Leoni, produttore della Ri.Fi, lo scrittura e lo invia a Venezia, alla Mostra Internazionale di Musica Leggera. Insieme a lui, nel girone dei giovani (giovani sì, ma già con un certo nome), troviamo Antonello Venditti (che porta a Venezia CIAO UOMO) e Carla Bissi, reduce da Sanremo, che si presenta con LA FESTA MIA. Franco ha una canzone molto suggestiva e con un testo abbastanza particolare: CON GLI OCCHI CHIUSI E I PUGNI STRETTI. Il primo album si intitola SE DI MEZZO C'E' L'AMORE e contiene alcune canzoni molto importanti per la sua carriera: MI ESPLODEVI NELLA MENTE, ANCORA LEI e DI NOTTE, in coppia con Silvana dei Circus 2001 (che nel frattempo era diventata solista). Poi una partecipazione alla Canzonissima di quell'anno dove ben figura e arriviamo al 1974, a Sanremo, con FIUME GRANDE. Sanremo ormai è quello che è, vola a livelli molto bassi e le vendite ne risentono. La canzone viene molto apprezzata ma non entra nelle classifiche. Viene anche tradotta in spagnolo (RIO GRANDE) e in francese (JE NE COMPRENDS PLUS RIEN). Un anno di stasi o pressappoco, nel 1975. Esce solo un singolo, TRIANGOLO (retro MIELE E FUOCO) molto bello ma anche molto sfortunato. Poi, improvvisamente, il cielo si fa più chiaro: esce TU E COSI' SIA, un brano nato nel 1975 ed arrivato al successo l'anno dopo. Ed il suo cammino artistico improvvisamente comincia a prendere tutt'altra piega. Nel giro di pochissimo tempo quattro grandi gioie per lui: la nascita di sua figlia Sara, la vittoria a Venezia (Gondola D'Oro), la vittoria come paroliere dell'anno (battendo, sia pure di pochissime schede, Giorgio Calabrese e Sergio Bardotti, rispettivamente secondo e terzo) e un brano del 1960 riportato in classifica con un nuovo arrangiamento, IL CIELO IN UNA STANZA. Non è un brano qualunque. Il paragone fra lui e gli interpreti originali avrebbe dato da pensare a chiunque ma Franco Simone, che dalla sua ha molta umiltà e mestiere, l'ha saputo trattare con molta umiltà e mestiere, cosa che si percepisce subito all'ascolto del singolo. Bella l'intro con quel basso che in pratica "reinventa" qualcosa ben difficile da reinventare. E' comunque una prova ardua da superare un confronto di questo tipo. Se si pensa che nel 1999 ha distrutto Giorgia, non si può che lodare questa onesta versione, fatta con amore da Franco Simone. In questo periodo (novembre) sta ultimando il missaggio del suo prossimo ellepi che si intitolerà RESPIRO che contiene altre canzoni di grossa presa le quali contribuiranno ad aumentare non poco la sua popolarità: RESPIRO, CARA DROGA e IO CHE AMO SOLO TE, un'altra cover, e stavolta chiama in causa Endrigo.

Leroy Gomez (Santa Esmeralda)

Ogni tanto nel mondo dei dischi - come ben sa chi segue queste scorribande sulle classifiche dal 1964 al 1990 - nasce qualcosa di nuovo. E solitamente succede in modo inaspettato. Non si sa né come né perché, forse una specie di ricambio naturale o forse di calcolo progettato e studiato a tavolino. Sta di fatto che nel filone della discomusic, che prosegue imperterrito nel suo successo stratosferico, adesso è apparso un tizio aitante, accompagnato da tre ragazze, per la verità neanche tanto bellocce ma volgari quel tanto che basta per fare colpo sulla massa; è lui che ha introdotto nella musica da discoteca un gusto latino. Avrete capito che stiamo parlando di Leroy Gomez (o Santa Esmeralda). Questa combriccola di persone, non molto bene assortite tra loro, ha riportato in auge quel vecchio brano degli Animals (del 1964) che si intitola DON'T LET ME BE MISUNDERSTOOD e l'ha fatto con esiti superiori alle aspettative. Chi mai si sarebbe immaginato che questa canzone sarebbe volata in cima alle classifiche di tutto il mondo? Durante l'estate i disc jockey di tutti i club più famosi l'avevano proposta incessantemente e solo ora raccoglie i suoi meritati frutti. I Santa Esmeralda o Leroy Gomez? Beh, entrambi, dato che l'uno non esclude l'altro. Leroy Gomez è il cantante solista, Santa Esmeralda sono le tre donne. Solo che sulla copertina dell'LP campeggia solo il nome del gruppo. Lui si affretta a dichiarare che Leroy Gomez è i Santa Esmeralda! La loro formula è azzeccatissima. Ritmo spagnoleggiante su un brano di successo, un tempo musicale molto trascinante ma mai finora reso commerciale. Atteggiamenti volutamente kitsch (le ballerine ballano il flamenco come io ballo la danza del ventre), battiti di mani a scandire il ritmo nello stile bailaor Andaluso, chitarre spagnoleggianti, voce sexy e mani sui fianchi. Comunque sia si tratta di una delle cose più dignitose viste sulla scena della discomusic in questo 1977. Gomez viene da Cape Cod e ha nelle vene sangue portoghese e nero. Comincia la sua carriera come sassofonista ed entra nelle file dei Tavares, rivali dei Commodores di Lionel Richie. Non appare come frontman ma è uno degli strumentisti in retrovia. Poi lavora con Elton John e suona il sassofono nel tour americano per l'album GOODBYE YELLOW BRICK ROAD. Di quel periodo ricorda l'impossibilità di scambiare una parola con l'artista inglese. Il rapporto tra i musicisti e la superstar è lo stesso che sarebbe potuto intercorrere tra la buonanima dell'avvocato Agnelli e gli operai della Fiat. Un "ciao cavi" e poi ognuno per sé (che è anche giusto, ci mancherebbe). Una collaborazione con la showgirl Lola Falana, poi si stabilisce a Parigi dove trova un dinamico producer di nome Marc Negroni. Il suo primo LP dal titolo LEROY e un singolo fortunato, HERE WE GO ROUND, ai quali fa seguito l'attuale hit che è veramente un successo di dimensioni enormi. Milioni e milioni di copie in tutto il mondo. In breve diventarà un classico della discomusic di tutti i tempi. Di rimbalzo dall'Europa, è entrato in tutte le classifiche americane in brevissimo tempo, specie quelle dedicate alla musica da discoteca, ancor prima che sia stato pubblicato ufficialmente. Le copie d'importazione europea vanno via come il pane. Curiosamente neanche in UK l'album è stato messo in commercio. Forse perchè la consorella della casa francese in Inghilterra non credeva ad un successo di tali proporzioni ma nella DJ Hot List è primo, seguito dai Boney M. Sul 33 giri il brano occupa un intera facciata, un extended version che serve ai DJ (dura 63 minuti). E' arrangiato egregiamente, con tanto di nacchere e ritmiche spagnole che danno al pezzo una nuova veste. Le trovate continue ed originali rendono il brano fortemente d'impatto; tre accordi in successione vengono ripetuti di continuo ma ogni volta in maniera differente. I fiati usati in maniera intelligentissima e con grande spettacolarità. Sedici minuti sono tanti, ma non si avvertono affatto.

Anche in discoteca, la gente che la balla, inventa passi che forse, solamente un minuto prima, non avrebbero mai pensato di eseguire per vergogna o perché potevano sembrare ridicoli. Tutti si sentono tra il torero e il gitano. Naturalmente, il blues delle origini (quello suonato dagli Animals 13 anni prima) viene completamente accantonato per fare spazio al tipico sound della discomusic. Sul secondo lato troviamo un'altra cover, GLORIA dei Them, altro bellissimo motivo che diventerà in breve il secondo brano di punta dell'album. Poi un lento, YOU'RE MY EVERYTHING. Veramente bello. Sembra uno di quei pezzi lenti che alcuni personaggi importanti della musica rock e pop introducono nei loro album per spezzare un po' col resto. Assomiglia difatti a YOU'RE SO BEAUTIFUL di Joe Cocker, tratto dall'album I CAN'T STAND A LITTLE RAIN del 1974 e Fred Buongusto la inciderà col titolo BRUTTISSIMA BELLISSIMA. Il terzo ed ultimo brano si intitola BLACK POT ed è eseguito per lo più con un accompagnamento di chitarra classica spagnola. Anche la copertina fa tanto alcalde conquistatore, con Leroy Gomez "concupito" dalle tre ragazze in tenuta sevillana. Sono sicuramente i protagonisti dell'autunno 1977. E da noi si insediano al primo posto della classifica, che non lasceranno fino a primavera 1978 inoltrata. Addirittura, in estate, radio e discoteche batteranno la stessa canzone nonostante la sua vetustà. A quell'epoca proporre un brano che aveva più di due-tre mesi in una discoteca era assolutamente impensabile. Mica come adesso che ti offrono TANTI AUGURI di Raffaella Carrà! Ma oltre al barbuto Leroy le novità e i successi nel campo della discomusic europea non mancano in questo periodo della stagione. Dalla Francia arriva un altro greco, Alec Costandinos, che è l'arrangiatore di Cerrone e con il gruppo Love And Kisses tira fuori un 45 giri, molto ascoltato nelle discoteche e nelle radio, dal titolo ACCIDENTAL LOVE. Dalla Spagna arriva la Soul Iberica Band con il singolo e maxi single BABY SITTER. In Italia, e non solo, si fanno onore i fratelli La Bionda sotto l'etichetta D.D Sound che con la sigla del programma domenicale Discoring stanno riscuotendo un grande successo. Si cimenta nel campo della disco anche Claudia Cardinale, non nuova ad exploit extra cinenatografici. La canzone si intitola LOVE AFFAIR e non è affatto male.

STAR WARS/GUERRE STELLARI: LA MUSICA

Restiamo nel campo della discomusic. La nuova follia americana si chiama STAR WARS. Il film che in America viene programmato da qualche mese ha suscitato una specie di collettiva isteria di massa e la sempre perfetta macchina commerciale americana ha trasformato questa follia in colossale business. Business che, nonostante siano passati quasi 30 anni, è ancora attiva! Le industrie di giocattoli e altro sfornano a pieno ritmo maschere, pupazzetti, picture disc a forma dei personaggi, magliette etc. Era dal 1975, anno de LO SQUALO, che non si assisteva ad un successo del genere. In Italia la Phonogram si è assicurata la distribuzione della colonna sonora senza badare a spese. La Mondadori ha pubblicato negli Oscar il romanzo tratto dal film e sulla scia del successo degli Stati Uniti (un milione e mezzo di copie vendute ogni settimana) fa uscire un fumetto. Infine, l'onnipresente Panini ha deciso di spezzettare in 350 fotogrammi le scene più esaltanti e la Herbert di Milano, ditta di giocattoli, ha acquisito l'esclusiva di qualsiasi gadget legato al film. L'unica cosa che non si fa è la spalletta con il motto "che la forza sia con te" che in Usa è andata letteralmente a ruba. GUERRE STELLARI è naturalmente il film più visto in tutto il mondo. Racconta di lontanissime guerre nello spazio e i discografici prendono spunto da queste battaglie spaziali. Chi ha visto il film sa bene che la musica ha un ruolo speciale. Una musica forte, illustrativa, che prende subito dal primo ascolto. I discografici sono quindi pronti a dichiarare guerra e a scatenare un'offensiva massiccia sul versante musicale facendo a gara a chi arriva prima ad incidere il tema principale della colonna sonora. La stessa cosa che successe per IL PADRINO e LOVE STORY. Recentemente non sono mancati esempi di musica pop ispirata alla fantascienza. Dai Pink Floyd a David Bowie, ai Tubes e ai Rockets. Il tema del futuro, del 2000 prossimo venturo, ispira parecchi e appassiona il pubblico. Sta di fatto che la musica spaziale va di pari passo con un avvenimento legato all'attualità o ad una moda (come può essere un film come questo). Se si pensa a 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO, che anticipa di pochi mesi la conquista della luna. La colonna sonora del film è stata scritta e diretta da John Williams ed eseguita dalla London Symphony Orchestra (ma buona parte dei diritti spetta alla solita Star Wars Corporation) ha raggiunto le vette della classifiche americane, inglesi e del buon 90% della superficie terrestre e a ruota sono arrivate le altre versioni da quelle in stile disco alle versioni meno sofisticate ed eseguite da orchestre e solisti europei, tutti saliti sull'astronave di Guerre Stellari, giusto in tempo per assicurarsi una fettina di "spazio" sul mercato discografico. Ciò che George Lucas (il produttore) desiderava per il film era un genere di musica che fosse ad un livello emozionale quasi familiare. Non voleva una musica elettronica o concreta ma piuttosto una dicotomia delle sue fantasie mentali. Dimostrò quindi a Williams (che gli fu presentato da Spielberg ai tempi de LO SQUALO) che la disparità di stili era la via giusta e ciò determinò le scelte di John Williams che si spostarono verso soluzioni tonali ed orchestrali dove tutto è acustico e naturale. Ad un certo punto Lucas parlò di voler integrare la colonna sonora con qualcosa del repertorio classico, così come successe per 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO. Ma Williams non accettò. STAR WARS aveva - secondo lui - bisogno di una stretta unità tematica e si preferì seguire una linea creativa autonoma, al di fuori del copione. Tante sono le cover di STAR WARS, che contribuiscono alla ressa delle versioni non originali della soundtrack. La RCA esce con Meco che con STAR WARS AND ANOTHER GALACTIC FUNK, sia in versione 45 che 33, ottiene un grossissimo successo anche in Usa, arrivando al primo posto in classifica. E' una rivisitazione della colonna sonora in chiave disco. Meco sta per Meco Monardo, grosso producer (Gloria Gaynor, per esempio). In realtà Meco è solo una copertura dietro la quale si celano una settantina di professionisti della musica. Gente che proviene dal jazz, ricca di gusto e di inventiva. Il risultato è pressoché perfetto. Musica da discoteca di altissimo livello, una di quelle produzioni che solo artisti quali la Biddu Orchestra, Barry White o la band di Philadelphia MFSB sono in grado di generare. Il singolo tratto dall'album arriva dritto dritto alla posizione numero uno dei singoli più venduti in USA. Mentre la colonna sonora originale del film eseguita dalla London Simphony Orchestra soppianta gli stravenduti Fleetwood Mac e il loro album RUMOURS al primo posto dei 33 nella stessa nazione. Bisogna però citare per onor di cronaca anche le produzioni minori come quelle di David Matthews, i Galaxy 42 e gli Electric Moog Orchestra. La versione più famosa è comunque quella di Meco (oltre che quella della colonna sonora originale). Meco Monardo è di Johannesburg (Sud Africa). Suo padre faceva il trombonista in un'orchestrina italiana e Meco sceglie di suonare quello strumento a nove anni. A 18 anni,nel 1957, vince una borsa di studio e si trasferisce a New York, dove incontra altri giovani che come lui diventeranno delle stelle del jazz (Ron Carter e Chuck Mangione). Tanta gavetta come turnista fino al 1974 quando fa il salto di qualità e diventa produttore e arrangiatore. NEVER CAN SAY GOODBYE di Gloria Gaynor è prodotto e arrangiato da Monardo. Altro brano in cui c'è lo zampino di Meco in entrambi i ruoli: DOCTOR'S ORDERS di Carol Douglas. Nei credit del disco non appare il suo nome proprio per motivi contrattuali, bensì un suo nome di battaglia, Lew Del Gatto. Nel 1977 Meco , appassionato di fantascienza, va a vedere il film campione d'incassi e ne rimane piacevolmente colpito, tanto da tornarci altre undici volte e fu lì, naturalmente, che gli venne l'idea di utilizzare il tema principale in chiave disco. Si rivolse al boss della Casablanca, Neil Bogart, etichetta che per definizione era la discomusic e che la curò fino alla perfezione fino a egemonizzare il genere. Bogart non era d'accordo ma dopo la prima settimana di programmazione del film (sette giorni che bastarono a polverizzare ogni record d'incasso precedente) cambiò improvvisamente idea coinvolgendo la Millenium, consorella con sede a Manhattan. Monardo incontrò il produttore Tony Bongiovi e l'arrangiatore Harold Wheeler, con i quali aveva già lavorato al tempo di Gloria Gaynor, e in tre settimane incise la title track e le altre canzoni incluse STAR WARS AND OTHER GALACTIC FUNK. STAR WARS divenne una suite di 15 minuti e 46 secondi ed occupava un'intera facciata del trentatré e per registrarla furono impiegati 75 musicisti. Il 45 giri è una versione ridotta della long version incisa su lp. Carina l'idea di inserire un clarinetto che d'improvviso crea un atmosfera tra il dixieland ed il jazz. Non c'entra nulla nel contesto dei suoni utilizzati nel brano ma proprio per questo molto divertente.

Lo stesso John Williams si dichiarò soddisfatto del lavoro svolto da Meco, ma all'inizio era scettico: come si può ricavare da un tema come THE MARCH FROM STAR WARS un disco ballabile? si chiedeva. Anche Meco fu sorpreso dal risultato del disco di John Williams, ovvero la colonna sonora originale. Si chiedeva anch'egli come avesse potuto salire così in alto le vette della classifica. La versione di John Williams (eseguita dalla London Symphony Orchestra) entrò facilmente nei top 10, quella di Meco, come sappiamo, arrivò al numero uno in America il primo ottobre e ci rimase per due settimane. Meco Monardo, incoraggiato dal successo su scala mondiale della versione disco di Star wars, insieme agli altri due (Bongiovi e Wheeler) si inventò un'altra produzione discografica che ebbe un buon successo: IN A DISCO SYMPHONY. Una suite di brani di Gershwin manco a dirlo in versione disco music. Sul disco il complesso fittizio si fa chiamare Camouflage Feat Misty, dove quel Misty sta forse per Marlena Shaw, cantante che Meco produsse in quello stesso periodo. Il lato A è occupato da DISCO SYMPHONY/MC ARTHUR PARK. MC ARTHUR PARK è una canzone di Richard Harris, scritta da Jimmy Webb nel 1967. Giorgio Moroder, produttore e autore di Donna Summer, ascolta il disco dei Camouflage, fa sua l'idea, la elabora e ne trae una versione alternativa per Donna Summer, che da lì a poco uscirà con il maxi single ed il 45 giri proprio di quella MC ARTHUR PARK "riesumata" per la prima volta dal trio capitanato da Meco. Un interessante studio sull'evoluzione della discomusic. Nonostante lo strepitoso successo del film anche qui da noi, nella classifica degli incassi non appare al primo posto. Questo perché per ora è disponibile solo in tre città (Roma, Milano e Torino). Da dicembre in tutta Italia. Ecco la classifica dei film datata 29 novembre 1977.

TITOLO - Interpreti (Spettatori)
AIRPORT 77 - J.Lemmon,J.Stewart (785.352)
QUELL'ULTIMO PONTE - S.Connery-R.Redford (352.785)
IL PREFETTO DI FERRO - G.Gemma,C.Cardinale (329.785)
UNA GIORNATA PARTICOLARE - M.Mastroianni,S.Loren (344.876)
ECCO, NOI PER ESEMPIO - Pozzetto, Celentano (333.581)
GUERRE STELLARI - A.Guinness, P.Cushing (323.442)
ABISSI - R.Shaw, J.Bisset (291.939)
NEW YORK NEW YORK - De Niro, Minnelli (291.315)
MOGLIAMANTE - L.Antonelli, M.Mastroianni (151.246)
UN ATTIMO UNA VITA - Al Pacino (105.882)

N.D.R.: Una cosa molto curiosa: forse per saggiare il pubblico, i produttori italiani fecero uscire il film all'inizio di settembre in una città di provincia, credo Crema, vicino a Cremona (se ci fosse qualcuno in grado di potermi aiutarmi a ricordare..,). Dico "credo" perché ero piccolo e non rammento bene. So solo che era settembre e mi trovavo a Caorso, provincia di Piacenza, per la fiera di San Rocco. Il mio fratellino, appassionato di fantascienza come mio padre, chiese di essere portato a vedere questo film di cui tutti parlavano e che aveva provocato già l'uscita di un giornaletto. Sul periodico LA LIBERTA' c'era un titolo che recitava pressappoco così: il film che ha fatto impazzire gli spettatori americani, in prima visione assoluta in Italia. Ci andammo e vedemmo il film tra i miei continui sbadigli e la felicità dei miei familiari. L'unica nota positiva fu che sfruttai la luce dello schermo per finirmi di leggere l'Almanacco Topolino comprato prima di entrare.

I Pooh

Hanno appena vinto un altro disco d'oro (il terzo), consegnatogli due mesi fa per la vendita del milionesimo disco nell'arco di tre anni. Con ROTOLANDO RESPIRANDO i Pooh hanno fatto un leggero passo indietro di qualche anno per ciò che riguarda l'immediatezza del suono. Agli accompagnamenti barocchi e raffinati dei due precedenti album (quelli prima di POOHLOVER) si alternano semplicità e limpidezza di suono. Volevano forse dimostrare che non hanno bisogno sempre di sonorità particolari e che le loro canzoni, con un semplice arrangiamento da complesso "normale" sono efficaci lo stesso. Brani da segnalare sono IN DIRETTA NEL VENTO, che parla del dj notturno di una radio privata. Pensieri notturni che ritroviamo protagonisti ascoltando la bella CHE NE FAI DI TE. DAMMI SOLO UN MINUTO che caratterizza la produzione Pooh alla fine degli anni settanta. Entra in classifica alla fine di ottobre ed esce solo nel febbraio 1978. Nonostante la lunga permanenza tra i dischi più venduti non riesce per un soffio a conquistare la vetta, preclusagli dai Santa Esmeralda e dai Matia Bazar (SOLO TU). Il long playing è arrangiato da Franco Monaldi, già collaboratore del complesso sin dai tempi di TANTA VOGLIA DI LEI. Egli, che è anche artefice della canzone di Umberto Tozzi TI AMO, con molta volontà si mise al servizio dei quattro, di cui conosceva benissimo il perfezionismo maniacale, e si limitò a dare loro dei consigli sui cori e sul modo di creare un'atmosfera particolarmente ricca senza far ricorso agli archi. All'inizio, l'introduzione della chitarra di Dodi Battaglia è da considerarsi un classico, una di quelle trovate che ti fanno riconoscere subito la canzone al primo attacco. Il brano che chiude il disco si intitola ANCORA FRA UN ANNO ed è un congedo bene augurante dal pubblico, al quale viene rinnovato un appuntamento che ancora, dopo quasi 30 anni dalla sua incisione, non è mai mancato.

Roberto Vecchioni

Un tempo era l'autore della Cinquetti, dei Nuovi Angeli, di Michele, di Bongusto o dei meno conosciuti Raccomandati (nei quali militava un giovanissimo Alberto Fortis). Era il Roberto Vecchioni di "scrivi Vecchioni, scrivi canzoni che più ne scrivi e più sei bravo e fai i dané" che poi, ad un certo momento, dice stop, forse per una questione di coerenza. Non si potevano fare brani come BARBAPAPA', colonna sonora di un cartone animato che tanto successo ebbe in tv tra il 1976 e il 1977 e cantare canzoni come CANZONE PER LAURA o VELASQUEZ. La svolta comunque comincia nel 1975 quando presenta al pubblico IPERTENSIONE. La voce appare più matura senza quei toni melodrammatici e piagnucolosi degli esordi canori, i testi più interessanti e la musica più fresca e meno intimista/pessimista. Non si canta più addosso. Di quel disco si ricorda con piacere IRENE, dedicata alla moglie, scritta nel tentativo di chiarire il rapporto che li lega e la libertà che entrambi debbono avere come esseri umani capaci di scelte, anche se quelle scelte possono essere contro ognuno di loro ("scappa via, insieme a me o contro di me, non importa"). Come si diceva, per anni Vecchioni è stato un autore di successo ed un cantautore di elite. Il Vecchioni 1977 trova la sua giusta dimensione anche come cantautore di successo toccando argomenti importanti come il destino e la morte trattati con delicatezza, senza farli troppo pesare all'ascoltatore. Raccontandoglieli invece come in una favoletta. E il suo album SAMARCANDA, si può senza dubbio affermare, è stato in assoluto l'album più venduto (anche il singolo, naturalmente) raggiungendo la posizione numero uno su entrambi i fronti. Nel disco ci sono contributi di alto livello a partire dal violino di Angelo Branduardi fino alle percussioni di Toni Esposito. Non mancano due Nuovi Angeli come Paky Canzi (il cantante e leader del gruppo) e Mauro Paoluzzi alle chitarre. Rispetto al precedente album, questo è un 33 giri molto più elaborato musicalmente, in modo particolare nella seconda facciata dove i tre brani formano una suite. Qui ogni canzone ha il suo significato preciso che si coglie maggiormente ascoltando le due seguenti. In tutto sono 7 brani introdotti da un prologo. Due pezzi (UN VECCHIO BAMBINO e CANZONE PER SERGIO) sono stati scritti per due familiari: il padre, scomparso da poco al quale aveva già dedicato la canzone che portò a Sanremo nel 1973, dal titolo L'UOMO CHE SI GIOCA IL CIELO A DADI, e l'altra al fratello Sergio. Mentre il brano che tutti conoscono ossia SAMARCANDA è tratto da un racconto irlandese di John O'Hara del 1935 (che a sua volta si rifà ad una vecchia leggenda olandese che a sua volta si rifà, etc.) dal titolo "Appointment in Samarcanda". L'appuntamento non è tra due innamorati o tra due amici ma tra un soldato e la morte - la sua - alla quale credeva di sfuggire. E invece le si butta tra le braccia per uno sbaglio di calcolo. Non si sfugge al proprio destino, questo è quanto ci insegna la canzone.

La cadenza ritmata del brano ricorda l'ultimo successo di Branduardi, ALLA FIERA DELL'EST, e di quella canzone ha il tono epico di racconto medievale. VAUDEVILLE è una presa in giro del cantautorato politico, e si apre con uno sparo di pistola, molto in tema col periodo. La canzone trae spunto dal "processo" che gli autonomi fecero a Francesco De Gregori a Milano il 2 aprile del 1976, quando interruppero un recital del cantante accusandolo di trattare temi politici e fare il "compagno" per arricchirsi e soprattutto far pagare il pubblico per assistere ad un suo concerto. Una cosa tristissima e ridicola che però ebbe ampio spazio nella cronaca dell'epoca. E spararono al cantautore in una notte di gioventù, gli spararono perché era bello ricordarselo com'era prima, alternativo, autoridotto, fuori dall'ottica del sistema. Una botta al cerchio ed uno alla botte. Tra il 1975 e il 1977, con la scusa delle autoriduzioni, ogni concerto finiva a tarallucci e vino. Dove tarallucci e vino sta per cariche della polizia, lacrimogeni, molotov e lanci di pietre e di bulloni. I più importanti artisti stranieri, fino al 1979, non misero più piede in Italia. E fecero bene. L'ultimo caso clamoroso fu proprio nel 1977, quando Santana dovette scappare via tra le sirene della polizia ed il fuoco delle bottiglie incendiarie. Sempre in VAUDEVILLE c'è un preciso riferimento molto sarcastico a De Gregori: mentre cadeva giù dalle tasche gli rotolavan di qua e di là soldi di Giuda, bucce di pesche e tante altre curiosità mentre cadeva, buono tra i buoni e s'annebbiava di più la vista, fece di getto due o tre canzoni, segno che era un grande artista. Nella canzone di De Gregori FINESTRE DI DOLORE, del 1974, viene nominato Giuda. Ogni strofa finisce con uno scemo-scemo gridato in coro. In DUE GIORNATE FIORENTINE si parla della fine di un amore, dedicata alla moglie. Una giornata qualunque che diventa improvvisamente un piccolo dramma familiare: lei che dice a lui "indovina chi è venuto ieri?" Quel qualcuno arrivato d'improvviso è un suo ex e lui capisce che la storia con lei è finita, che non ha più nulla da darle e da dirle. BLUE NOTTE è dedicata al poeta Sandro Penna. Vi si alternano le voci delle coriste Leona Leviscount e Naimy Hackett che accennano la poesia di Giovanni Pascoli 10 AGOSTO. A Sandro Penna, poeta omosessuale, Vecchioni fa raccontare la malinconia di una vecchiaia vissuta tra amori che si perdono, ragazzi che lo salutano e si allontanano in bicicletta, lasciandolo lì a rimuginare su quello che è il suo presente solitario e su quello che è stato il suo passato, quando finito un amore ce n'era un altro pronto a subentrare. La difficoltà di non essere riuscito ad avere una famiglia e la solitudine della vecchiaia. PER UN VECCHIO BAMBINO è dedicata al padre morto, già celebrato in L'UOMO CHE SI GIOCA IL CIELO A DADI. Bimbo mio che strano sogno voltarsi indietro e non vederti più. Le solite scaramucce tra genitori e figli che adesso si ricordano con estremo rimpianto, il desiderio improvviso di vederlo e parlargli ma al bar mi dicono che tu sei appena andato via. Ce n'è anche per il fratello Sergio, dal quale si era momentaneamente distaccato. Roberto vive a Milano, Sergio vive a Lipari. La morte del padre fa ripensare alla vita in maniera differente. In un'ipotetica lettera Roberto scrive: di cose qui ne succedono ma ci illudiamo di inventarle noi siamo un passaggio di allodole, con un colpo andiamo giù mentre cerchiamo di scegliere se andare a nord o a sud. La precarietà dell'esistenza umana qui è ben fotografata. L'ultima canzone ha un titolo perfetto: L'ULTIMO SPETTACOLO, un'amarissimo testo che si vale di continue citazioni sparse qua e là: Omero, la guerra di Troia, Alessandro Magno. Ma la storia che vuole raccontarci è di nuovo quella dei rapporti con sua moglie Irene, due persone che, a quanto pare, hanno degli iter di vita molto differenti: non ti ho mai considerata roba mia, io ho le mie favole e tu una storia tua. La frase più bella della canzone e dell'intero disco è qui: e non si è soli quando un altro ti ha lasciato, si è soli se qualcuno non è mai venuto. Bellissima. Con Vecchioni c'è anche Paky Canzi (dei Nuovi Angeli), Mauro Paoluzzi (idem)e Billy Zanelli, bassista dei Madrugada. Ospiti d'eccezione: Angelo Branduardi e Tony Esposito. Un disco eccezionale, che non dovrebbe mai mancare in una ideale discoteca.

Dalida

Dalida è sempre Dalida. Nonostante gli anni che passano inesorabilmente, i francesi continuano ad amarla. E' solo di qualche mese fa il tentativo di suicidio (l'ennesimo) che la cantante ha cercato di mettere in atto senza riuscirvi. I suoi dischi vanno sempre molto bene ma ve ne sono alcuni che oltrepassano le barriere delle classifiche nazionali ed internazionali e che si insediano nei cuori dei fan, come questa SALMA YA SALAMA, singolo tratto da un album che reca lo stesso titolo. E' basata su un tema tradizionale egiziano che narra di un tale, persosi tra le dune del deserto africano e che ha delle visioni paradisiache.

Buffo il fatto che in questo anno, il 1977, parecchi cantanti e cantautori abbiano ripreso storie tradizionali per riproporle in versione moderna. ALLA FIERA DELL'EST e SAMARCANDA sono lì a dimostrarlo. DSALMA YA SALAMA viene cantata anche in italiano da Dalida (UOMO DI SABBIA) ma da noi non ottiene il successo che forse avrebbe meritato. Il repertorio della cantante franco-egizia-calabrese si era adeguato al decennio in corso: le sue interpretazioni si facevano sempre più sentite e le canzoni erano molto più introspettive e mature. Basti pensare a titoli come POUR NE PAS VIVRE SEUL, MORIR SUR SCENE, NOUS SOMMES TOUS MORTS A 20 ANS, JE SUIS MALADE. Certo, non un ventaglio di proposte adatte ad un pubblico molto omegeneo, ma comunque di un certo livello. In Italia, un discorso simile, parallelo a quello di Dalida lo stava portandpo avanti Mia Martini. La differenza era che - nonostante la bontà dei testi che cantava Dalida - quelli della Martini erano più moderni e meno caratterizzati. In quanto ad autori, in quel periodo, l'Italia non era davvero seconda a nessuno, tantomeno alla Francia, che pure aveva una tradizione eccellente. Dicevamo dell'album: le canzoni che conteneva erano in parte già state edite su singolo. Una delle più famose era AMOREUSE DE LA VIE, titolo che suonava abbastanza strano per una come lei, sempre con le pastiglie di barbiturici pronte. La canzone è però improntata all'ottimismo ed è stata scritta sotto forma di dialogo con lei che parla alla gente. Il testo dice pressapoco questo: non mi ricordo piu di tutto quello che mi è accaduto, voi mi dite che ho avuto fortuna, la morte mi ha camminato così vicino che io stessa ho fatto un piccolo passo verso l'altra parte. Poi ho aperto gli occhi, ho visto il cielo, la fortuna. Non so come spiegarlo a parole ma mi sento miracolata e oggi posso dirmi innamorata della vita. Gli altri titoli dell'album sono NOTRE FACON DE VIVRE, HISTOIRE D'AIMER, TU M'AS DECLARE' L'AMOUR , MON FRERE LE SOLEIL, QUAND S'ARRETENT LES VIOLONS, A CHAQUE FOIS J'Y CROIS . Poi la versione francese di TI AMO di Umberto Tozzi e una canzone che sembra stata scritta da Toto Cutugno ma che invece è di Claude Carmone e Jack Arel. La canzone ha quei toni caldi ed evocativi che si trovano in AFRICA che tantissimo successo ebbe in Francia nella versione originale di Cutugno (a quel tempo leader degli Albatros) e da Joe Dassin, che ne fece una splendida versione col titolo L'ETE' INDIEN.

Hit Parade in Russia

Per la prima volta l'Unione Sovietica, tramite un giornale, pubblica una hit parade. Il giornale in questione è il Moskovski Komsomolets. Ma non è una vera e propria hit parade, bensì una classifica dei brani più popolari dell'annata 1977. Fino ad ora la rubrica era stata vietata per il motivo che vi apparivano in lista troppo poche canzoni russe, mentre le straniere facevano la parte del leone. Questo nonostante fosse pressoché impossibile trovare i relativi dischi sul mercato. Il gruppo più noto è quello degli Abba che con due canzoni (MONEY MONEY MONEY ed SOS) si aggiudica il terzo posto, il cantante che occupa la seconda posizione è Demis Roussos e alla prima Joe Dassin con una canzone italiana che ha già due anni, INDIAN SUMMER, scritta da Toto Cutugno e lanciata qui da noi col titolo di AFRICA (rieccola!).

Alberto Lupo

Alberto Lupo è stato colpito da improvvisa trombosi alla carotide destra e al collo. E' stato sottoposto ad un intervento chirurgico per la rivascolarizzazione celebrale. L'operazione che è durata due ore è consistita nel collegare con una bretella due tratti di un'arteria ostruita da un embolo che impediva al sangue di raggiungere regolarmente il cervello. Alla fine la diagnosi sarà più precisa: ictus celebrale. Il popolare attore era stato ricoverato in gravi condizioni all'ospedale milanese di Niguarda nel reparto di neurologia. Era stato colpito da un malore mentre tornava in albergo. Aveva appena finito di recitare in teatro CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF con Lilla Brignone al Teatro San Babila. Poi si era recato agli studi della fiera per registrare una comparsata nello spettacolo di Walter Chiari e Vittorio Caprioli IO TE TU IO. Poche ore dopo, il malore. Le sue condizioni non apparivano gravi. Lamentava una semiparesi facciale che interessava anche parzialmente il corpo. Con il passare delle ore però i medici si sono resi conto che il malore che aveva colpito Lupo non era dei più semplici. Gli organizzatori dello spettacolo teatrale hanno interrotto le repliche per un po' e poi hanno contattato altri attori (Gabriele Ferzetti e Enrico Maria Salerno).

La politica

Rieccoci a parlare della violenza politica. L'on. Publio Fiori , consigliere DC (ora in AN) 39enne, è stato gambizzato dalle Brigate Rosse a Roma. Attentato che rientra nel quadro degli attacchi contro la DC tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre. Sette giorni, sei azioni contro la Democrazia Cristiana. Un bel rullino di marcia. Publio Fiori usciva dalla sua abitazione in Via Monte Zebio per recarsi in ufficio. Tre persone, due uomini ed una donna attendevano a bordo di una 128 rubata. Hanno atteso che si avvicinasse al commando e due di loro (un uomo e una donna) hanno sparato all'uomo politico che, sebbene ferito e caduto, è riuscito a reagire sparando anch'egli con la sua pistola. Gli attentatori si sono incattiviti e l'hanno crivellato di colpi. Al Santo Spirito i chirurghi hanno riscontrato nel suo corpo dieci fori da arma da fuoco (mitra). Più tardi, una telefonata alla redazione dell'Ansa e un volantino rivendicheranno la paternità dell'attentato alle Brigate Rosse. A Genova, il direttore della pianificazione dell'Ansaldo, Carlo Castellano, viene affrontato nei pressi della sua abitazione da tre giovani che sparano otto colpi in rapida successione. Quattro colpiscono le gambe, uno l'addome e tre mancano il bersaglio. Gli attentatori sono giovanissimi, tra i 16 e i 17 anni. Pochi minuti dopo, una telefonata al quotidiano Secolo XIX rivendica l'azione la colonna genovese delle Brigate Rosse. A Torino, Carlo Casalegno, vicedirettore de La Stampa viene ferito con quattro colpi di pistola il 16 novembre. L'attentato viene preannunciato da vari segnali arrivati precedentemente, come una bomba fatta recapitare al quotidiano. Da qualche giorno il Ministero gli assegna una scorta. Ma un improvviso mal di denti lo spinge ad uscire dimentico del pericolo incombente. Gli sciacalli non aspettavano altro. Morirà 13 giorni dopo, a 61 anni. Le ragioni dell'attentato vanno cercate nella linea d'intransigenza del quotidiano torinese verso le Brigate Rosse e il terrorismo eversivo di sinistra. A Milano, sempre le Brigate Rosse, hanno vuotato il solito caricatore nelle gambe del solito dirigente d'azienda scelto più o meno a caso. Poi, sempre al solito, hanno trovato facilmente liberissima la via di fuga. La vittima è Aldo Grassini, dirigente dell'Alfa. E adesso, con gli attentati e i gambizzati, ci fermiamo altrimenti non finiamo più. Nel vasto parco delinquenziale del 1977, non mancano quelli che delinquenti non sono ma che forse, traviati dalla cronaca quotidiana, si comportano come tali. Un corteo di femministe a Roma, partito da Piazza Santi Apostoli crea un maxi ingorgo nelle già provate vie della capitale. Le femministe , oltre a gridare i soliti slogan contro i maschi tipo maschio represso, masturbati nel cesso (sempre meglio che provarci con una di loro. Notoria la loro bruttezza e il loro lesbismo) hanno invaso la redazione de LA REPUBBLICA e del PAESE SERA. Non paghe, per le strade, hanno cominciato a prendere a calci e a sassate le macchine incolonnate e parcheggiate. Quando sono arrivate sotto la sede dell'UNITA' hanno cominciato a gridare "comunisti bastardi fallocrati", "PCI=Vaticano", "Se Berlinguer è femminista, Paolo VI è una donna". Anche IL MESSAGGERO non si salva, colpevole di avere omesso il nome della 14enne stuprata ad Ostia. Il giorno dopo Trastevere in stato d'assedio. E non solo Trastevere. Un foltissimo gruppo di estremisti di sinistra mettono a soqquadro la città. Vogliono che si dimettano il questore di Roma Migliorini e il ministro Francesco Cossiga perché sono stati chiusi i "covi" dove si annidavano terroristi delle varie sigle ed organizzazioni. Duecento dimostranti interrompono con un automezzo messo di traverso il traffico tra Lungotevere Sanzio e Via Della Farnesina. Interviene una colonna di mezzi blindati con agenti armati di lancia-lacrimogeni e abbigliati con giubbotti antiproiettile. Carabinieri e poliziotti a piedi battono ogni metro del lungotevere e di Trastevere. Alcuni di loro vengono affrontati da tre giovani armati di pistole. I negozianti chiudono le saracinesche delle loro botteghe. Lo scontro diventa sempre più drammatico. I dimostranti lanciano bottiglie molotov ovunque all'impazzata, cercando di colpire i poliziotti e talvolta bruciando macchine, colpendo palazzi e cinema. Gli agenti rispondono con i lacrimogeni (non penso sia una risposta abbastanza adeguata all'offesa: gas contro fuoco). Cinque colpi di arma da fuoco vengono sparati ad altezza d'uomo da un dimostrante contro un mezzo dei carabinieri. Una mamma ed un bambino, attardatisi a rientrare dall'improvviso coprifuoco, vengono spinti per terra e presi a calci da un gruppo di estremisti. Dopo mezz'ora Trastevere è deserta. Negozi chiusi anneriti dal fumo delle molotov, gas e fumo ovunque. Da Monteverde, alcuni giovani cercano di entrare dentro casa del sindaco Argan (comunista) "per giustiziarlo in nome del proletariato". Intanto gli agenti fanno irruzione dentro le sedi di Radio Onda Rossa e Radio Città Futura, le emittenti che hanno aizzato la protesta usando toni molto pericolosi. Una sezione DC viene colpita da bottiglie molotov, decine di macchine incendiate in Via Giulio Cesare e Via Candia. Chi pensa che questa sia stato un fatto straordinario, una sorta di una tantum, beh, è completamente fuori strada. Il giorno dopo ci sarebbe stata una replica e così il giorno dopo ancora e quello successivo, almeno fino al rapimento di Aldo Moro a marzo 1978. Addirittura, il giorno successivo ci fu un attentato contro una scuola media, la Luigi Settembrini a Corso Trieste. Ignoti hanno versato del liquido incendiario sul portone secondario della scuola e gli hanno dato fuoco. Come intitolò IL MALE, in un'azzeccata e divertente copertina dell'epoca, non sparate sui bambini. Tanto muoiono da soli. Nell'Italia degli anni di piombo, anche i vigili non ce la fanno più. Dopo l'uccisione dell'ennesimo collega (stavolta da parte di uno scippatore che l'ha preso a calci fino a spaccargli la testa) chiedono di cambiare qualcosa. Primo, vogliono la pistola d'ordinanza calibro 9. Secondo, al posto del vecchio copricapo, in uso dal 1948, chiedono un casco antiproiettile, già collaudato al poligono di tiro. La testa del manichino, da 5 metri, ha superato indenne la prova.

Campionato di calcio

Passiamo a qualcosa di meno drammatico, come il campionato di calcio. Si gioca la nona giornata dell'edizione 1977-78. La Roma perde a Vicenza con un rocambolesco 4 a 3. I gol dei vicentini sono stati segnati da Cerilli e Faloppa. Paolo Rossi segna due reti, di cui una su rigore. Per la Roma ci pensano Di Bartolomei, Maggiora e Casaroli. Il Milan vince per due reti ad uno a Pescara: a segno i difensori Maldera e Collovati, mentre per il Pescara un gol su rigore di Nobili all'87° dà ai sostenitori abruzzesi la consolazione del gol della bandiera. La Juventus strapazza il Genoa: 4-0. Due autoreti di Ogliari ed Onori e due gol di Tardelli e Causio. Gentile (ad onta del nome) spacca il perone e la tibia della gamba destra a Di Giovanni e non contento gli sferra anche un calcio in faccia. Viene solo ammonito da Barbaresco. L'Inter vince a San Siro contro l'Atalanta con un gol di Scanziani al 53° minuto. Il Milan rimane da solo in vetta con 15 punti, la Juventus seconda con 12. Terzi il Torino, il Perugia, il L.Vicenza. Ma ecco i risultati completi:
BOLOGNA - FIORENTINA 0-1
INTER - ATALANTA 1-0
JUVENTUS - GENOA 4-0
LAZIO - FOGGIA 1-1
L.VICENZA - ROMA 4-3
NAPOLI - VERONA 3-0
PERUGIA - TORINO 2-O
PESCARA - MILAN 1-2

Christian Calabrese

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NOI... NO! (1977)
di David Guarnieri

Amici di "Hit Parade Italia", un grande saluto a tutti da David! Questa volta vi parlo dell'ultimo spettacolo (in senso cronologico) di varietà, trasmesso dalla Rai, nell'anno 1977: "Noi... No!". La trasmissione prende il titolo dal tormentone usato da Raimondo Vianello, nelle precedenti (e fortunatissime) serie di "Tante scuse" e "Di nuovo Tante Scuse". Ovviamente, accanto all'attore romano c'è l' "amata" consorte, Sandra Mondaini. Il regista è il fido Romolo Siena; gli autori, assieme allo stesso Vianello, Italo Terzoli ed Enrico Vaime. La direzione d'orchestra è affidata al M° Marcello De Martino; le scene sono realizzate da Tullio Zitkowsky; le coreografie, ideate da Umberto Pergola; il costumista è Corrado Colabucci; a dirigere le luci, Corrado Bartoloni. L'aspetto primario che caratterizza la trasmissione è l'equa divisione in due facce ben distinte: lo show girato a colori, fastoso, ricco di lustrini e paillettes, condotto dalla Mondaini ed il teatrino, ripreso in bianco e nero, gestito da Vianello. Il programma, registrato nel leggendario "Studio 1" del Centro di Produzione Rai di Roma (via Teulada), tra il mese di settembre ed il mese di novembre del '77 (il costo per la realizzazione delle sette puntate è di 315 milioni di lire), parte sabato 3 dicembre dello stesso anno. Vediamo, nello specifico, lo sviluppo della puntata d'esordio.

"Noi... No!" si apre con la sigla di testa, "Cerco un uomo" (Terzoli-Vaime-De Martino), cantata da Sandra Mondaini. La show-woman milanese, nelle eleganti vesti create da Colabucci si esibisce, attorniata da tantissimi ballerini in perfetta tenuta da musical di Broadway anni '30, con frac, baffetti, bastone e cilindro. Terminato il numero iniziale, Sandra viene raggiunta da Raimondo. Dopo gli iniziali convenevoli, i due "battagliano" sul diverso modo di fare spettacolo: la Mondaini parteggia per il classico show, spumeggiante, sfarzoso e scintillante mentre Vianello sostiene il cabaret, sofisticato, essenziale, graffiante e caustico (chiaro ed ironico riferimento ai maestri del genere, Dario Fo e Vittorio Gassman). Il primo spazio musicale vede protagonisti il gruppo Sheila & Black Devotion. La cantante francese, assieme ai suoi partner interpreta il brano Love Me Baby (un grandissimo successo nelle hit-parade di tutta Europa).

Torna in palcoscenico la Mondaini, la quale presenta i suoi collaboratori: dal corpo di ballo, capeggiato dai primi ballerini, Joel Galietti e Silvano Scarpa al coreografo, Umberto Pergola (con la sua assistente Fausta Mazzucchelli), dallo scenografo, Tullio Zitkowsky al costumista, Corrado Colabucci, dal direttore d'orchestra, Marcello De Martino al direttore della fotografia, Corrado Bartoloni, dal suggeritore Ferruccio (interpretato da Tonino Micheluzzi) al capo claque (Enzo Liberti) ed al barista (Massimo Giuliani). La presentazione viene interrotta da Vianello, visibilmente scocciato per l'inutile e noiosa perdita di tempo della moglie. Nella pausa di registrazione, Raimondo propone agli ignari e servili Liberti, Micheluzzi e Giuliani di seguire le sue lezioni di canto e recitazione che si svolgono nel già citato cabaret. I tre, storditi dal torrenziale, furbesco e forbito eloquio di Vianello, accettano di diventare le "nuove promesse del cabaret mitteleuropeo". Dopo aver convinto i tre sventurati, Raimondo cerca di attirare verso di sé il pubblico presente in studio, ma, nonostante gli istrionici sforzi, nessuno lo segue. Sempre in pausa-registrazione, la Mondaini si aggira tra le quinte assieme al secondo ospite della puntata, Peppino Gagliardi. L'attrice, data la nota avversione di Vianello per gli spazi musicali ed i cantanti in genere, cerca di trovare un posto tranquillo per far esibire l'artista napoletano in tutta tranquillità, senza incorrere in possibili rappresaglie da parte dell'inventivo coniuge. Si torna nella cornice teatrale (in bianco e nero) di Raimondo. Questi cerca di insegnare ai suoi "neo-allievi", come si costruisce uno spettacolo di cabaret (ispirato all'espressionismo tedesco di Kurt Weill e di Bertold Brecht). Vianello fa provare ai tre sventurati la canzone "Moritat" (rigorosamente in lingua teutonica). Ovviamente il terzetto si rivela completamente incapace, nonché distante da questo tipo di operazione culturale e subisce le ire dell'esigente e impaziente insegnante. La trasmissione torna ad essere ripresa a colori: è il momento del balletto. Sulle note del celeberrimo tema musicale da "Un uomo, una donna" (composto da Francis Lai), la Mondaini esegue un romantico passo a due con Joel Galietti (all'esibizione dei due si alterna l'intero corpo di ballo, guidato da Silvano Scarpa). Al termine del numero coreografico, Vianello interrompe l'atmosfera sognante, con le mordaci critiche al clima (a suo avviso) sentimentale, zuccheroso e manieristico offerto da Sandra e compagni. Il pungente Raimondo torna ad occuparsi dei suoi adepti nel "kabarett". Questa volta, l'attore tenta (non riuscendoci), assieme ai malcapitati, di ricreare situazioni umoristiche, ispirate allo stile dei celebrati Fratelli Marx. Dopo aver girovagato per il Centro di Produzione Rai, Sandra e Peppino Gagliardi giungono nei bagni. È lì che il cantante dovrà esibirsi (lontano da un minaccioso Vianello, armato di pistola). Inizialmente ribellatosi, il cantante partenopeo si rassegna ed intona la sua "Se tu lo vuoi, sarà". Siamo quasi al termine del programma. La Mondaini e Vianello si accingono a registrare la consueta "scenetta matrimoniale" (il tema è: "l'educazione sessuale"). Gli stessi interpretano due coniugi in attesa di riabbracciare Carlotta, la loro figlia quindicenne, studentessa in un collegio di suore. Sandra e Raimondo, desiderosi di spiegare alla figliola, come nascono i bambini, enunciano una serie - esilarante - di luoghi comuni sul concepimento (dalle abitudini di farfalle e api, all'inseminazione di fiori e piante, fino ai costumi sessuali svedesi, privi di tabù). Finalmente arriva l'attesa pargola, la quale non è affatto ingenua ed ignara come gli sgomenti genitori credevano: Carlotta è incinta, essendo stata sedotta dal giardiniere del collegio! Siamo sotto finale. Sulle note di "Cerco un uomo", Sandra, coadiuvata dal balletto saluta i telespettatori, mentre Raimondo con il trio Giuliani-Liberti-Micheluzzi, sempre ripresi in bianco e nero, nel loro cabaret, ripropongono la sarcastica "Moritat" di Weill-Brecht. Lo show viene chiuso dal brano "Ma quant'è forte Tarzan", cantato dalla Mondaini. Nel filmato, l'attrice è un'esploratrice rapita da tre furfanti e Raimondo, interpreta (a suo modo) il ruolo dell'eroico Tarzan (anche in questo caso, come nei precedenti cicli di "Tante scuse" e "Di nuovo Tante scuse", il finale della sigla, cambia di settimana in settimana).

Il giudizio del pubblico nei confronti dell'esordio di "Noi... No!" si rivela assai positivo: l'ascolto è di 22 milioni e 500 mila teleutenti (ottimo è anche l'indice di gradimento). Anche la critica saluta positivamente il nuovo show dei coniugi Vianello. A giudizio di chi scrive, il programma in questione è tuttora godibilissimo, di grande freschezza, gestito benissimo da una efficace, rinnovata e credibile Sandra Mondaini e da un Raimondo Vianello al meglio delle proprie risorse. Validissimi (e di gran classe) i testi di Terzoli, Vaime e dello stesso Vianello. Ideale in questo contesto la regia, accurata e mai eccessiva di Romolo Siena ed ottimo l'ausilio di tutto il cast tecnico-artistico.

Alla prossima volta!!!
David Guarnieri

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