Settimana 09 Giugno 1980
( da BOY MUSIC )

1) UNA GIORNATA UGGIOSA - LUCIO BATTISTI
2) ANOTHER BRICK IN THE WALL - PINK FLOYD
3) NON SO CHE DAREI - ALAN SORRENTI
4) IL TEMPO SE NE VA - ADRIANO CELENTANO
5) SU DI NOI - PUPO
6) LUNA - GIANNI TOGNI
7) MONKEY CHOP - DAN I
8) GALACTICA - ROCKETS
9) IS IT IT - PETER JACQUES BAND
10) I SAY I STO 'CCA - PINO DANIELE

33 GIRI
1) SONO SOLO CANZONETTE - EDOARDO BENNATO
2) UNA GIORNATA UGGIOSA - LUCIO BATTISTI
3) NERO A METÀ - PINO DANIELE

L'Italia, intesa come squadra di calcio, è pronta a buttarsi a capofitto nell'avventura europea, della quale è anche padrona di casa, per dimenticare lo scandalo del calcio scommesse che ha portato in B d'ufficio la Lazio e il Milan. L'esordio azzurro è a san Siro. Finisce 0 a 0 con la Spagna e la nazionale esce fuori tra i fischi dei tifosi. Nel frattempo due cantautori tifosissimi (del Napoli) sono in testa alle classifiche. In realtà in testa fino alla settimana precedente c'era stato Lucio Battisti, che ancora resiste tra i singoli al numero uno con UNA GIORNATA UGGIOSA. Ma visto che ormai è da mesi al top ed anche per non parlare sempre di Lucio recordman delle vendite (non è colpa di nessuno se è sistematicamente al primo posto quasi in ogni classifica), per questa volta trattiamo di altri. E nella fattispecie di Edoardo Bennato e di Pino Daniele.

Il primo è appena arrivato in vetta (questa settimana). L'album si chiama SONO SOLO CANZONETTE ed è uscito a soli 15 giorni a distanza dal precedente UFFA' UFFA'. Questo l'antefatto: durante una trasmissione televisiva, viene annunciata la presentazione dell'ultimo disco di Bennato. All'annuncio Bennato attacca con "Il rock di Capitan Uncino". Parecchi cascarono dalle nuvole: non faceva parte dell'album appena uscito nè dei precedenti. Stava presentando nientedimeno che il nuovo album in anteprima, mentre magari il pubblico si aspettava di sentire SEI COME UN JUKE BOX o COSI' NON VA VERONICA, dell'album precedente. Ma si può usare la parola "precedente" per un disco uscito a sole due settimane di distanza? Con questi due trentatrè, Bennato riuscì a vendere quasi un milione di copie, e la sua popolarità fu misurata durante una tourneè che, primo fra gli italiani, lo vide allo stadio San Siro di Milano davanti a 70.000 persone. UFFA' UFFA' si adagia sui ricordi e sui sogni del cantautore. L'immagine principale è il jukebox e il sassofono e l'atmosfera fine cinquanta-inizi sessanta danno il senso di quello che vuole argomentare il cantautore. Su SONO SOLO CANZONETTE c'è una storia,articolata sulla favola di Peter Pan e continua sulla scia del suo (questa volta per davvero) precedente LP risalente alla fine del 1977 dal titolo BURATTINO SENZA FILI in cui trattava di Pinocchio e i suoi personaggi. Due riuscitissimi esempi di concept album su suolo nazionale. Peter Pan simboleggia la fantasia, l'istinto liberato dai vincoli della ragione, l'eterna lotta tra realtà e razionalità. Il tema centrale è quindi la presa di coscienza della propria libertà e la necessita di imparare a "volare" da soli. E' un disco a tutto tondo dove vi fanno capolino atmosfere fine anni '50, liriche e sinfoniche e addirittura un brano in odore di Shimmy, il ballo in voga alla fine degli anni '20, concorrente al Charleston (DOPO IL LICEO CHE POTEVO FAR, dove a parlare è uno degli uomini al soldo di Capitan Uncino: Spugna). E' stata senza dubbio un'operazione coraggiosa,discograficamente parlando. L'uno avrebbe potuto "ammazzare" l'altro, immessi entrambi sul mercato così ravvicinati nel tempo, ma le cose diedero ragione al prode Bennato, con ancora tante cose da dire e con una vena artistica ai massimi livelli.

L'altro napoletano è Pino Daniele, al suo terzo lavoro. Il titolo simboleggia lo spirito del disco, NERO A META', che suggella la consacrazione dell'artista partenopeo. Conferma l’altissimo livello dei primi due album concludendo una triade molto interessante, anche per coloro a cui non interessa il genere. Per metà legato alla tradizione napoletana, sebbene sia lontano anni luce dalla tradizione intesa come potrebbero intenderla Merola o chi per lui. Qua non v'è alcun riferimento ai "surdati 'nnammurati" o alle "guapparie". Qui si parla di una Napoli meno fortunata, fatta di sporcizia, di disoccupati, della famosa arte dell'arrangiarsi e alla retorica (consapevole) delle tazze di caffè, tanto per fare un esempio (anche se quest'ultima trovava posto su un suo precedente lavoro). L'altra metà è quella di una Napoli raggiunta da modelli internazionali e di marca prettamente statunitense. Ma sempre di un'America minore, quella blues, quella di una musica legata comunque ad una sofferenza atavica, da sud del mondo. Quindi, blues e tradizione partenopea,lontana da stereotipi di ogni sorta. I brani che ben rappresentano il disco sono I SAY 'I STO 'CCA, NUN ME SCOCCIA' e QUANNO CHIOVE. Poi vennero i vari "scarrafoni", le "Diotibenedicachefica" e Pino Daniele si perse nel pentolone degli sfigati.

A guardar bene c'è un altro napoletano che pero' gioca a fare il losangelino da qualche anno. Si chiama Alan Sorrenti e questo è un po' il suo canto del cigno, impensabile, visto il grande successo che ottiene con questo singolo. NON SO CHE DAREI è un 45 giri di enorme successo, una delle canzoni di punta di tutta la stagione, una stagione che parlerà soprattutto italiano. La porta all'Eurofestival ed ottiene un sesto posto. Sul lato B del singolo c'è la stessa canzone presentata in lingua inglese, per il mercato estero. Il quale dovrebbe aprirsi grazie ad un contratto con la CBS ispano-americana, pronta a distibuirgli i dischi su tutto il territorio di lingua spagnola. Purtroppo, come s'è detto poc'anzi, conoscerà l'ultima stagione da stella di prima grandezza. Problemi personali di varia natura gli faranno perdere terreno e la strada dell' Hit Parade.

La luna, un piano e Claudio Baglioni. Se si volesse essere maligni lo si potrebbe presentare così. Invece, Gianni Togni, è stato molto più di questo.... e in quel momento, entrando in un teatro vuoto, un pomeriggio vestito di bianco, mi tolgo la giacca, accendo le luci, e sul palco, m'invento... Non è l'inizio di un capitolo di un libro ma il chilometrico titolo del long playing del cantautore romano. Per anni è stato l'apripista nei concerti dei big della musica leggera italiana. Apriva le danze per i vari Cocciante, Pooh, Alunni Del Sole, etc. E spesso nessuno aveva la pazienza di ascoltarlo realmente. In fondo non erano venuti per lui. Comincia a bazzicare il Folk Studio di Roma, nei primi settanta. Da lì sono usciti De Gregori e Venditti, tanto per fare dei nomi. Micocci della IT, casa discografica legata alla RCA, gli fece incidere un disco (1975) ma non successe praticamente nulla. Cambiò casa dsicografica ed incise un singolo (MA TU NON CI SEI PIU') come preparazione ad un album sempre al di là da venire, che immancabilmente presentava con alterni riscontri nelle sue serata da supporto. Poi la svolta, nel 1980, con questo album da cui è tratto il fortunatissimo singolo LUNA. Dopo un duraturo duello col singolo di Alan Sorrenti, nell'agosto di quell'anno arrivò al numero uno della classifica restando in classifica fino a novembre. Lavorando con il team costituito da Lucariello, Morra e Maurizio Fabrizio, che curò l'arrangiamento del singolo, Togni trovò il suo habitat naturale continuando la collaborazione per ancora altri anni. Anche se, l'ultimo vero hit a 45 giri del cantautore romano fu GIULIA nel 1984.

Da circa tre anni la francese Sheila è di casa nelle classifiche di vendita in Italia. A dire il vero i primi passi verso di noi li aveva fatti già negli anni '60 quando già era una stella di prima grandezza nell'universo dei "copains" d'oltralpe. Nel 1977 tenta la carta disco incidendo una versione modernizzata del classico di Gene Kelly SINGIN' IN THE RAIN, facendosi accompagnare da tre ballerini di colore, I Black Devotion. E così si rigenera come Sheila & The B. Devotion, perfetta macchina da spettacolo, tutt'un'altra cosa rispetto alla Sheila compassata e fidanzatina di Francia degli anni precedenti. Diciamo che lei, prima del periodo con i B Devotion era una sorta di Gigliola Cinquetti francese, con un repertorio magari un po' piu' ritmato della cantante veronese. SPACER è il singolo che la fa conoscere anche in Usa, grazie alla produzione di Neil Rodgers, factotum degli Chic. Sheila è comunque una grande manager di se stessa. Canta dal 1962, ha boutiques sparse in tutto il territorio francese, ha voce in capitolo nelle scelte della casa dsicografica Carrére, del suo amico e produttoore che 18 anni prima l'ha lanciata. Quando la sua fama stava oscurandosi divorzia dal marito Ringo, altro cantante molto noto in patria le quali nozze nel 1973 divennero un avvenimento nazionale e si lancia nel mercato internazionale, cosa che fa infuriare i fans della prima ora, che come tutti i francesi ultra nazionalisti mal digeriscono la conversione europea e americana della loro beniamina. Comunque con questo singolo Sheila chiuderà la sua serie di successi in Italia.

Dan I: chi era costui? Un collaboratore della Island, famosa etichetta inglese, che un giorno decise di lanciarlo come solista e azzeccò la mossa. Sebbene effimera. In patria raggiunse i primi 20 (senza esagerare) in alcune nazioni divenne addirittura numero uno. E ci mancò poco che la cosa si ripetette anche qui da noi. La canzone è allegra, semplice e divertente e si fa largo nelle discoteche per approdare poi tra i dischi più venduti. In passato Dan I collaborò con grossi personaggi della musica inglese. A cominciare da P.P. Arnold, reginetta dell'Immediate, altra storica etichetta londinese (THE FIRST CUT IS THE DEEPEST e ANGEl IN THE MORNING che in Italia ebbe una versione cantata dai Profeti dal titolo GLI OCCHI VERDI DELL'AMORE, nel 1968) di cui era parte integrante della band. Ha poi collaborato con Cat Stevens. poi un giorno disse "basta, voglio fare qualcosa per conto mio" presentando il demo di MONKEY CHOP ai discografici. Fu approvato e così Dan I ebbe il suo momento di gloria per poi finire di filato nel dimenticatoio.

GALACTICA dei Rockets: concepito come un concept album, racconta una storia alla Star Trek. Un essere supremo invia sulla terra un'astronave chiamata Galactica pilotata da un robot che ha il compito di far ravvedere gli umani impengati nella distruzione del pianeta. Il quale delega il compito ai Rockets. Questa è la trama. In realtà è l'ennesimo disco dei Rockets, gruppo francese dai ritmi computerizzati, dai crani rasati e luccicanti di verde e argento, movenze da robot. Sono ormai tre anni che vanno avanti con questa formula, abbondando in tecnologia per nascondere limiti professionali ed idee. I soliti temi, i soliti laser, le solite profezie cosmiche. C'è da dire che dal vivo sono spettacolari e sanno come far divertire il pubblico con la loro formula space-disco. Ma alla lunga annoiano ed infatti, con l'esaurirsi del filone della discomusic finiscono anche i Rockets commercialmente parlando che però continuano ad esistere come gruppo (anche nel 2003) rifacendo il verso a se stessi: da qui all'eternità.

Altro gruppo "da dsicoteca" sono i Peter Jacques Band, al loro secondo singolo ed album. Dopo il grande successo dell'anno precendente dal titolo WALKING ON MUSIC la band di origine statunitense ma di produzione italiana torna ad occupare il posto che gli compete tra luci stroboscopiche e sfere luccicanti. Loro sono 4: 3 donne e un uomo (come i Boney M), provenienti dal Texas e da Chicago e con in comune l'essersi incontrati in Italia ed essere stati notati dai discografici dell'etichetta bolognese Goody Music, specializzata in prodotti da discoteca. E per qualche tempo la premiata ditta va, per poi scomparire con l'avvento della dance anni'80.

Dopo circa due anni di silenzio (anche se nel '79 uscì con un album poco notato dal titolo MUSICA TI AMO) si riaffaccia nelle classifiche nazionali Fausto Leali, questa volta alle prese con una sigla TV, quella dedicata ai film di Totò. E naturalmente la canzone non poteva che essere MALAFEMMENA, riveduta e corretta per la voce del "negro bianco". Sembra si stia specializzando (lui, che è di Nuvolento in provincia di Brescia) nel rifacimento di vecchi brani napoletani. Nel 1977 presento' al FestivalBar VIERNO, certamente non una canzone tra quelle napoletane delle più acclamate e quindi difficile, ma ottenne un buonissimo riscontro di pubblico. Successo di cui parecchi avrebbero dubitato.

Chi ancora non ha conosciuto una vera crisi tra i complessi del decennio precedente è quello dei Cugini Di Campagna, che si presentano agli albori del decennio con un titolo tra i piu' noti del loro repertorio: MERAVIGLIOSAMENTE. Canzone orecchiablissima, dal testo banale in cui si narra di lei che rimane incinta di lui che non sa come dirlo al futuro suocero e nel frattempo, per ingannare il tempo, gli compra le castagne dall'amico caldarrostaro che gli fa credito. Sebbene sia uscita da parecchi mesi è ancora in classifica tra le prime venti e la si ascolterà per tutta l'estate. Sperando che non sia nato un pargolo con la voglia di marron glacèe.

Christian Calabrese