Settimana 14 Giugno 1980
( da BIG )

Qui sotto la classifica della settimana con le quotazioni di Giancarlo Di Girolamo, uno dei più noti collezionisti e commercianti italiani di vinile. Il prezzo segnato a margine dei titoli corrisponde a quello assunto dai dischi in condizioni ottime (non usati) nelle odierne mostre-mercato.

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Video Killed The Radio StarThe Buggles € 10
2Il tempo se ne va Adriano Celentano€ 15
3Funkytown Lipps. Inc. € 10
4Monkey Chop Dan I €  9
5Another brick on the wall Pink Floyd € 15
6Una giornata uggiosa Lucio Battisti € 12
7Spacer Sheila € 10
8Non so che darei Alan Sorrenti € 10
9Su di noi Pupo € 10
10L’apemaia Katia Svizzero € 12

Classifica 33 giri

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Una giornata uggiosa Lucio Battisti € 20
2Sono solo canzonette Edoardo Bennato € 15
3The Wall Pink Floyd € 25
4Uffà uffà Edoardo Bennato € 15
5Duke Genesis € 15
6Un po’ artista un po’ noAdriano Celentano€ 20
7Galaxy Rockets € 15
8Regatta De Blanc Police € 
9Nero a metà Pino Daniele € 
10Tozzi Umberto Tozzi € 

Guardando la classifica dei singoli e dei trentatrè verrebbe da pensare che le canzoni nuove, quelle che faranno da colonna sonora all’estate, ancora non sono state individuate. In testa troviamo brani che risalgono addirittura all’inverno (VIDEO KILLED THE RADIO STAR) e dischi che abbiamo sentito tante volte nei mesi freddi (Pink Floyd, Battisti, Police).
Invece l’estate musicale avanza, se non ancora nella hit parade, sicuramente via etere, per radio e nei juke box. Ormai le canzoni più ascoltate sono, bene o male, quelle che sentiremo abitualmente a ferragosto. Si può quindi concludere che le canzoni che resistono in classifica sono il colpo di coda di una stagione invernale e primaverile prodiga di successi.

Avanzano comunque Rettore, Alan Sorrenti, Adriano Celentano, Umberto Tozzi e Gianni Togni. Le prime vere avvisaglie estive.
Tra gli stranieri Dan I, di cui abbiamo già parlato in un articolo precedente, relativo allo stesso periodo di cui si sto trattando ora. I Lipps Inc. con la loro FUNKY TOWN, passata minimo dieci volte a sera in ogni discoteca europea, e Sheila senza i B. Devotion (anche di lei abbiamo già detto a proposito di una classifica precedente targata 1980). Stesso discorso per la doppia permanenza di Bennato nelle classifiche a trentatrè.

Quale sarà, quindi,la colonna sonora di questa estate? Cosa gettonare, quale canzone? Quale sarà il tormentone estivo? La fanno da padrone tutte le canzoni presentate al FestivalBar che sono ben 36.
I più si affidano ai due personaggi di gran moda in questa prossima estate 1980, cioè Rettore e Miguel Bosè, che sono considerati i più probabili vincitori del trofeo (la premiazione avverrà il 6 di settembre). Ci sono motivetti facili e tipici della stagione, come ad esempio BACIAMI di Marcella Bella, oppure DOLCE URAGANO del fratello Gianni. O ancora SCENE DA UN AMORE di Riccardo Fogli. Michele Pecora torna alla carica dopo il grande successo dell’anno passato (ERA LEI) con TE NE VAI. C’è Nada con ROSA, tratto dal suo bel long playing che contiene anche alcuni successi della stagione precedente come DOLCE PIÙ DOLCE.

I Matia Bazar, con una ben congegnata canzone che tratta dei difetti, vizi e virtù del popolo italiano, dal titolo ITALIAN SINFONIA.
Ci sono anche le canzoni adatte per ballare come quelle della Peter Jacques Band (é loro IS IT IT), o di Malgioglio, con la sua MA VA' (gli si darebbe volentieri un suggerimento per completare la frase). E ancora i Krisma di Maurizio Arcieri con gli effetti alla Rockets di MANY KISSES o il reggae di Eddie Grant con LIVING ON THE FRONTLINE.
Quelli che invece chiedono ad una canzone qualcosa di più possono orientarsi verso le magiche atmosfere di Alice in IL VENTO CALDO DELL’ESTATE, di Ivan Graziani in FIRENZE (CANZONE TRISTE), ricordo d’una città, di un amico e di una ragazza. Ma anche di Goran Kuzminac, il simpatico cantautore slavo che incide per la IT che si prepara alla tenzone estiva con una ballata molto carina dal titolo EHI, CI STAI.
Queste naturalmente sono solo alcune delle canzoni che allieteranno l’estate musicale dei vacanzieri. Ad ognuno la sua.

Già da adesso, comunque, si potrebbe dare la palma al brano più osè. Cominciando con la Rettore e il suo KOBRA. Prendendo a prestito un noto simbolo psicanalitico, la Rettore parla dell’organo genitale maschile scomodando il temibile serpente indiano. La Bertè non ha saputo trattenersi dall’unire il suo repertorio estivo ad un testo molto caldo, BONGO BONGO. Nel quale confessa rantolando che sì, mi trovo molto meglio con i Bongo Bongo. Quando l’uomo fa l’amore voglio che sia un orango. Lei si sente molto Cita.

Ornella Vanoni, già professoressa in sessuologia nei brani ANGELI E DIAVOLI e NON SAI FARE L’AMORE ora spiega cosa è INNAMORARSI (titolo della sua canzone) cioè scoprire il sesso ed abbuffarsi. Mentre in RICETTA DI DONNA sintetizza gli ingredienti: bella non è tutto, meglio affascinante e una volta a letto dev’essere importante. Seno quanto basta a riempire una mano, fianchi dove affonda qualunque capitano.

Anche la Zanicchi, di solito morigerata, dopo l’incontro con Malgioglio canta "io mi butto per averti tutto, nel peccato mortale e nell’amore carnale, nel dolcissimo male dell’amore integrale".

Un’estate che canta il sesso. Se poi la moda cambierà si farà sempre in tempo a rivestirsi. I Matia Bazar in ITALIAN SINFONIA cantano "io e te, su e giù... tra orgasmo e amore non ci prendo più". Insomma, una stagione calda non soltanto dal punto di vista climatico.

UMBERTO TOZZI

E’ al suo quinto album. Dopo GLORIA ecco TOZZI. Otto brani che partono tutti alla pari se si esclude la famosissima STELLA STAI ed un’altra bella canzone sopra la media come FERMATI ALLO STOP. Per questo LP ha lavorato insieme a musicisti internazionali come Greg Mathieson (che ha curato anche il LP di Sorrenti), il chitarrista Lee Riteneur che ha suonato per Neil Young e i Pink Floyd e il mago dei suoni tedesco Ziege Lund, che cura le incisioni di Donna Summer. Tutti quanti lo accompagneranno durante la tournee estiva. Il suo viaggio comincia a Udine il 7 di luglio e termina a Palermo il 20 dello stesso mese. Esce dalla sala di registrazione ed entra negli stadi italiani. Per studiare gli ultimi accorgimenti prima del grande debutto estivo si chiude in sala dalla mattina per cercare suoni particolari da riproporre dal vivo e per studiare gli ultimi accorgimenti insieme ai musicisti.
Il disco, che è stato registrato a Monaco di Baviera, si intitola soltanto TOZZI perché l’autore decide di non voler puntare su un'unica canzone (gli altri si chiamavano DONNA AMANTE MIA; E NELL’ARIA...TI AMO; TU e GLORIA) ma sull’intero lavoro. Però la canzone tratta da questo LP che partecipa al FestivalBar, con lui in qualità di ospite, già esiste ed è STELLA STAI. Quindi l’intera equipe operativa sapeva già con certezza quale canzone del disco avrebbe raccolto maggiori consensi. Un disco comunque meno morbido del solito. Otto i brani, quattro per facciata e tutti di durata superiore alla media. GABBIE evoca la storia di un immigrato dal sud al nord, una storia di emarginazione e di morte. DIMMI DI NO è invece il caso di un uomo che non vuol più tornare indietro e cerca di convincere la sua donna a respingerlo anche se lui facesse qualche passo per avvicinarsi ancora. Un giro di basso costante al limite dell’ossessivo in perfetto accordo con le tastiere. FERMATI ALLO STOP è la canzone forse più carina del disco, dove si ritrova il Tozzi prima maniera. Semplicissima e lineare, cambia però portandosi su canoni melodici molto moderni. In questa canzone si può riscoprire un po’ di tanti altri brani del passato e forse è per questo che piace subito al primo ascolto. È un invito a riscoprire valori e cose che possono andare perdute nella vita frenetica di una città. NEMICO ALCOOL tratta invece di un uomo che smette di bere per far contenta la sua ragazza e riprende il vizio non appena lo lascia. LUCI ED OMBRE ha un testo imperniato su un incidente stradale: lei muore e lui cerca il suicidio. Musica a volte incalzante e a volte lenta per poi tornare maestosa, a sottolineare la drammaticità degli eventi. A COSA SERVONO LE MANI non è, come vorrebbe il titolo, un'apologia dell’utilità degli arti superiori, bensì una domanda che ci si potrebbe fare quando le cose non vanno come dovrebbero andare. Parte lentamente con solo un pianoforte per poi crescere, sottolineata da una chitarra ritmica sempre presente. CALMA è la storia normale di una vita a due, delle cose di ogni giorno. In questa canzone Tozzi dimostra come sia duttile vocalmente. STELLA STAI comincia con un riff di chitarre scatenate ed è sorprendente per la parte musicale ricca e curata nei minimi particolari. Forse le parole sono meno importanti della musica, usate come riempitivo di una melodia molto agitata e tesa. Un grandissimo successo a 45 giri per un autore che in tre anni è riuscito a vendere 23 milioni di dischi nel mondo. Solo dei singoli TI AMO, TU e GLORIA ha venduto rispettivamente otto, sei e ancora otto milioni di copie.

ALAN SORRENTI

È un altro cantautore. Dimenticato il periodo in cui era un cantante di avanguardia, dimenticata l’Italia anche come paese di residenza, ormai scrive, collabora e vive in America, a Los Angeles. Ha una casa che si affaccia sull’oceano Pacifico con studio di registrazione annesso e una nuova etichetta discografica distribuita dalla Emi, la CBO che fa capo a Corrado Bacchelli, produttore di Alan dal 1972. Forse ha voluto fare il passo più lungo della gamba con queste scelte radicali. Il successo commerciale degli ultimi tre anni potrebbe avergli montato la testa più del dovuto, ma in questo 1980 le cose continuano ad andargli benissimo. Il vecchio incensiere vestito di un mantello lungo e scuro non esiste più e forse non è mai esistito. Alan Sorrenti si veste rigorosamente da Gian Marco Venturi per contratto, ha pose e atteggiamenti che hanno poco a che fare con l’immagine di macho che vorrebbe divulgare. Certe salopette con sotto t-shirt riproducenti orsi americani con tanto di barba e cappello da cowboy se abbinate alla sua voce costantemente in falsetto potrebbero però far pensare l’opposto.
DI NOTTE è il suo nuovo LP. Cosa c’è di differente in questo album rispetto al passato? Bisogna sempre intendere, quando si parla di Sorrenti, a quale passato ci si sta per riferire. In questo caso il passato dopo la svolta pop-disco-commerciale avvenuta nel 1976. Bene, questo disco ha delle atmosfere alla Supertramp ed una ritmica sostanzialmente portata verso il rock americano e alla new wave. C’è una canzone non inclusa nel disco che si chiama IO NON CAMBIO MAI e che non ha voluto incidere per non ben chiara paura di scatenare polemiche (?). Certo, non si sa di cosa avrebbe dovuto trattare, ma forse il titolo era già di per sè un pretesto per polemizzare col cantante che, dalla svolta di cui parlavamo sopra, non è più rientrato nelle grazie dei critici italiani. Sorrenti si sente comunque imprigionato nel giro delle discoteche, che lui stesso ha cercato (SIENTEME, FIGLI DELLE STELLE, DONNA LUNA, TU SEI L’UNICA DONNA PER ME). Ma a parte la canzone regina dell’album, NON SO CHE DAREI, che sarà uno dei pezzi più celebri del 1980, il resto scivola nel sentimentalismo convenzionale o nel prodotto prefabbricato. C’è nella maggior parte dei brani una paurosa povertà di idee ed un adagiarsi in una routine che non si risolleva per l’avallo strumentale e tecnico della registrazione "losangelina" dell’arrangiatore Greg Mathieson. Brani che si salvano dal pattume generale sono forse NON È FOLLIA o MAGICO DI NOTTE. La canzone NON SO CHE DAREI viene presentata anche all’Eurofestival e sul retro reca la versione inglese, per il mercato estero. Il titolo è IF YOU NEED ME NOW e a scrivere il testo in inglese è la moglie Tony. Non vince, naturalmente. Ma l’Eurofestival come abbiamo sempre detto è rivolto ad un pubblico più nordico che mediterraneo e le giurie sono rigorosamente organizzate nei gusti del pubblico acquirente. NON SO CHE DAREI resta comunque una canzone molto gradevole e, come sappiamo, diverrà un grande successo estivo con il quale Sorrenti parteciperà anche al Festivalbar in qualità di ospite fuori concorso giacchè aveva vinto l’edizione dell’anno precedente con TU SEI L’UNICA DONNA PER ME.

DEMIS ROUSSOS

Eccolo puntuale, come ad ogni estate. Demis Roussos (che aprì il ciclo di successi estivi nel 1971) e la sua nuova canzone che partecipa anche a Saint Vincent, ossia CREDO. Professionista serio, uno degli artisti più ricchi al mondo. Un passato da figlio di Afrodite e una carriera solistica con un occhio al pop internazionale e l’orecchio ai suoni ellenici più antichi. Questa mistura continua a fare sfracelli dal 1971. In Italia non lo si vedeva giusto da un anno, quando lanciò il suo successo PROFETA NON SARO’. Ora è il turno di CREDO. Tratto da un album dal titolo MAN OF THE WORLD, un brano che in Italia non otterrà molto successo ma che in tutta Europa venderà tonnellate di dischi. In questo periodo il suo lavoro lo porta a trasferirsi in Usa e si sente l’influenza della musica americana. Per la prima volta "tradisce" nei suoni il legame a filo doppio con la Grecia. Prende a modello lo stile del Kenny Rogers più attuale, a metà fra il country e il pop impostando tutto il lavoro in quella direzione. CREDO invece marcia abbastanza bene nelle classifiche come singolo, sebbene la parabola italiana di Demis sembri decisamente volgere al termine. E incomincia quella tedesca, che lo porterà a vendite record per circa un decennio, quello degli anni ottanta.

ELTON JOHN

Riuscirà Sir Reginald Dwight, in arte Elton John, a raggiungere nuovamente le vette delle classifiche italiane dopo qualche anno di magra? Sir ancora non lo è diventato ma il suo 21 AT 33 è un album molto interessante sebbene non abbia la zampata vincente di un GOODBYE YELLOW BRICK ROAD, tanto per fare un esempio. Rispetto all’Elton John di VICTIM OF LOVE (cioè del disco più brutto del cantante nel decennio) uscito nell’autunno 1979, è un grande passo avanti. Ritrova la sua vena migliore e il gusto di corposi arrangiamenti lasciando a Pete Bellotte (con cui realizzò il disco ora citato) l’Elton John delle musichette stereotipate da discomusic tedesca. Come mai questo cambio di marcia repentina? Voglia di stupire o solamente di fare ciò che più gli aggrada? Fino al 1976 era il numero uno della pop music. Gli unici ad eguagliarlo in dischi venduti erano i Rolling Stones e Paul McCartney. Poi, quell’anno, dopo un forte esaurimento nervoso dichiarò di essere stufo di tutto quello che gli girava attorno e si prese una pausa di due anni nella quale si limitò a produrre qualche artista esordiente. Licenziò il suo gruppo, interruppe i concerti e smise di incidere. Poi, nel 1978, ruppe il silenzio con A SINGLE MAN. L’album non vendé moltissimo a livello mondiale, tranne che in Italia anche perché Elton si rifiutò di fare un tour promozionale. Poi nel 1979 il tour in Unione Sovietica, che riscuote un successo clamoroso data l’enorme fame di musica estera che c’è da quelle parti. E ancora l’infortunio professionale con VICTIM OF LOVE nel quale si limita solamente a cantare perché tutti i brani sono stati scritti da Pete Bellotte. L’album viene praticamente ignorato, sia dal pubblico di Elton John, sia da quello delle discoteche, e scottato da questo insuccesso Elton decide di fare qualcosa che possa ridare prestigio alla sua immagine. Nasce così 21 AT 33 dal quale verrà estratto il singolo LITTLE JEANIE, sulla falsariga di DANIEL, con un arrangiamento veramente sontuoso. E’ la rinascita di Elton John anche se per una totale affermazione dovrà aspettare il 1982, quando sul finire dell’estate lancerà la bellissima BLUE EYES.

I NUOVI ANGELI

Si potrebbe parafrasare un modo di dire strausato: a volte ritornano. Ritornano in veste riveduta e corretta dopo due anni di silenzio. Silenzio dovuto a motivi manageriali e di formazione. In più l’etichetta con la quale incidevano li teneva in disparte rispetto ad altri artisti. Ritornare dopo qualche tempo non è mai semplice ed è per questo che Paki Canzi, cantante, tastierista e fondatore del complesso (è rimasto l’unico) sceglie la via più semplice al momento, quella cioè del disco per bambini. Il 45 si intitola ANGELO BALÙ e viene stampato su propria etichetta, la New Angels Record. Certo un po’ più di inventiva non avrebbe fatto male!

KATTY LINE

Altro ritorno, diciamo sconcertante, è il suo quando riappare al pubblico dopo circa nove anni. Katty era una cantante francese che venuta in Italia fu messa sotto contratto dal Clan. Ma, a parte la sua avvenenza fisica, il pubblico italiano non le diede grandi soddisfazioni. Nel 1971 fu protagonista suo malgrado di un rocambolesco incidente automobilistico nel quale morì il suo compagno. Dopo anni di sforzi e di lavoro è riuscita a superare il trauma fisico e morale e si presenta con un singolo molto grintoso e polemico intitolato (guarda caso) ADRIANO. Una specie di j’accuse al molleggiato. Sul retro invece c’è VIENS, un brano melodico che più le si addice.

CANDY CANDY

Dopo Heidi, dopo Remi ecco un altro grossissimo successo nipponico a cartoni animati. Un’altra storia di orfanelli, questa volta è quella di Candy Candy. C’è una differenza sostanziale fra i tre successi: i primi due cartoni sono stati trasmessi a puntate dalla Rai. Candy Candy è il primo a raggiungere punte incredibili di ascolto passando per l’emittenza privata. Una ventina di antenne locali trasmettono il cartone (a Roma Quinta Rete, a Milano Tele Radio Reporter) che piace moltissimo ad un pubblico eterogeneo per età e ceto. Candy Candy (come d’altronde Heidi) piace ai bambini di 6 anni come alle adolescenti di 13. Il racconto consta di 65 puntate e dopo la pausa estiva eccone pronte altre 50. La storia è molto semplice: Candy Candy è un’orfanella che vive in un istituto fino a quando una famiglia benestante decide di adottarla e da lì partono le sue vicissitudini, amare e dolci.
Come tutti i prodotti per bambini, non mancano di certo le idee di merchandising. Ed ecco Candy Candy sotto forma di bambola della Polystil, eccola sui quaderni e sui diari, sulla carta da lettere e negli album di figurine della Panini. A settembre uscirà in concomitanza con le nuove avventure anche un settimanale a fumetti edito dalla Fabbri. Insomma, come al solito, piatto ricco mi ci ficco. E naturalmente anche la sigla diventa un successo. Una cosa ci è ancora ignota : come mai in tutti i cartoni animati editi in Giappone, i personaggi hanno i lineamenti europei? Se qualche esperto di anime lo sa, per favore, faccia un fischio.

QUOTAZIONI CANTANTI

L’estate si avvicina e anche le esibizioni dei cantanti più alla moda. C’è chi fa musica negli stadi (cantautori) e chi nelle balere, nei locali da ballo, nei night (gli ultimi rimasti) ma anche nelle feste di piazza. E per questa stagione estiva ecco i prezzi (aggiornati) dei cantanti:

Miguel Bosè
35 milioni per serata. Si sposta con due tir carichi di strumenti e di attrezzature sceniche, accompagnato da sette musicisti, un balletto e un coro. Il due di giugno si presenta al Bussoladomani di Viareggio davanti a seimila persone. Puntualissimo come solo gli artisti seri sanno essere, si presenta alle 21 e 30 davanti ad un pubblico prevalentemente composto da persone giovani ma anche da curiosi di tutte le età. Fasciato in un aderente tuta come era solito fare all’epoca, capelli a caschetto con frangia scomposta sulla fronte, ha cantato e ballato insieme ai suoi ballerini per circa un’ora e mezza riuscendo a vincere il panico dell’esordio in un palcoscenico così prestigioso e davanti ad una platea di grossi nomi come Delia Scala e Pippo Franco e, naturalmente, sua madre Lucia. Alla quale ad un certo punto lui si rivolge chiedendole di non guardarlo con occhi troppo materni ed apprensivi altrimenti lo imbarazza. Coglie nel segno tanto da farsi applaudire per un minuto da tutti i presenti. Nello spettacolo canta tutti i brani finora incisi e sono tanti, da quell’esordio datato 1976. Conclude con una canzone non sua, BUONANOTTE FIORELLINO, di De Gregori. Fuori, il solito assedio delle fan. Dopo di lui al Bussoladomani saranno in scena Franco Califano, Domenico Modugno, Juliette Greco, Renato Carosone, Gino Paoli, Romano Mussolini.

Rettore
4,5 milioni a serata. La sua estate lavorativa si svolgerà soprattutto ad agosto, prevalentemente al sud. Il prezzo per avere Rettore a settembre sarà comunque molto più alto, causa il successo della sua canzone KOBRA.

I Pooh
Il complesso più impegnato dell’estate percepisce 15 milioni a sera (cadauno). Le esibizioni programmate sono 45, serate che partono il primo di luglio a Bergamo per concludersi a Lido di Camaiore il 15 agosto.

Loredana Berté
In vacanza fino a metà luglio nell’isola spagnola di Ibiza, Loredana si tufferà nell’estate canora con un lunghissimo tour accompagnata dalla sua Banda Berté partendo dalla provincia di Modena e concludendo il tutto a Reggio Calabria. Il compenso è di 6 milioni e mezzo a sera.

Adriano Pappalardo
In agosto si esibirà in numerosissime località per quattro milioni a serata. La sua canzone per l’estate, gettonatissima nei juke box si chiama NON MI LASCIARE MAI.

Renato Zero
Per la sua tourneé estiva Zero ha in serbo molte sorprese di grande efficacia spettacolare. Come sempre, cioè. Da quando varò il suo spettacolo ZEROFOBIA (nel 1977) non ha mai deluso il suo esercito di ammiratori che ancora si chiamano sorcini. Lo show costituisce anche un’occasione per il lancio del nuovo album chiamato TREGUA. Il suo compenso è molto alto: 30 milioni a serata (cifra minima assicurata) più percentuale sugli incassi.

Julio Iglesias
Atteso rientro italiano dello spagnolo ultra romantico, l’idolo delle donne in avanzato stato di decomposizione e di tutte le zitelle, governanti a giornata, etc. Ha legioni di fan di tutte le età e un paroliere italiano al quale deve parecchio del suo successo qui da noi, Gianni Belfiore (anche lui, comunque, se non avesse incontrato Iglesias scriverebbe ancora solo per Riccardo Azzurri o Christian!). Comincia il tour al Bussoladomani di Viareggio il 25 giugno per poi toccare Sanremo, Santa Margherita Ligure, Genova e concludere il tutto a Rimini il 6 di agosto non mancando di tornare al Bussoladomani di Bernardini per andare a ritirare altri 30 milioni, il cachet consueto (contro ogni mal di testa!). Qualcuno forse penserà che i cantanti erano pagati poco. No, i cantanti erano pagati il giusto. È dalla fine degli ottanta che tutto è diventato esagerato.

Fred Buongusto
E' uno che guadagna bene. 7 milioni a serata. Dopo sedici anni di convivenza con la sua eterna fidanzata Gaby Palazzolo (alla quale aveva dedicato anche una canzone che portò a Sanremo nel 1967) decide di sposarla. Si erano conosciuti nel 1964 al Capriccio, locale romano dove lei festeggiava il suo compleanno, senza suo marito dal quale si era separata (John Barrymore jr). La sua estate lavorativa l’affronta con lo spettacolo FRED BRASIL, in cui presenta il successo estivo FACCIAMO PACE. Buongusto, insieme a Califano, Paoli, Di Capri chiede cifre che vanno dai quattro agli otto milioni a sera; loro offrono spettacoli sostanziosi senza il bisogno di effetti speciali con l’etichetta di una bravura tradizionale. Il padrone di un locale scritturandoli non si svena, fa sempre il pieno e quando hanno finito non c’è bisogno di chiamare la polizia. Oddio, magari per Califano...
Del successo o dell’insuccesso di questa particolare stagione canora parleremo in una prossima classifica (all’inizio di settembre). Esamineremo chi ha avuto successo e chi per niente.

IVA ZANICCHI

E’ nei guai per una battuta televisiva sui nasi rifatti. Quando ancora aveva paura delle chirurgia estetica. In una trasmissione tv si lascia scappare alcune battute velenose sui nasi rifatti, in diretta telefonica con un noto luminare della chirurgia plastica. Fisher (il suo nome) non gradisce lo spirito della cantante e la cita per danni: cento milioni. Intanto lei presenta alla stampa il suo ultimo LP composto per metà da Malgioglio e per la seconda metà da Corrado Castellari. Presenta le canzoni in un teatrino di Portofino con mezzi di fortuna riuscendo però a conquistare i presenti e il sindaco del borgo ligure in vena di pubblicità elettorale. Non manca una frecciata a Malgioglio, dicendo che quando va in televisione dichiara di scrivere solo per Mina, come se tutte le altre non contassero nulla.

FRANCO GASPARRI

Una notizia che non ha nulla a che fare con il panorama della musica leggera ma che invece ne ha molto per quel che riguarda la passione del fotoromanzo: una moda e un fenomeno di costume tipicamente italiano. A causa di un pauroso incidente con la moto, uno dei personaggi più amati dal pubblico femminile entra in coma. È l’idolo indiscusso e artefice principe del grande successo che i fotoromanzi ebbero dagli anni Settanta ai primi Ottanta. Uno dei dieci uomini italiani più amati dell’intero decennio.
Un tipo di letteratura considerata per anni spazzatura, (per un pubblico di donne di servizio si diceva una volta) acquista favori impensabili da ogni strato sociale grazie a sceneggiature a volte divertenti, a volte drammatiche, ma sempre scritte con modernità. Un taglio netto col fotoromanzo degli anni quaranta-cinquanta, molto simile ai film di Materazzi interpretati dai vari Nazzari, Togliani, Brazzi etc.
Franco Gasparri diventa popolarissimo nel periodo 1973-1974. Il suo volto veramente notevole sembra modellato sulle fattezze di qualche imprecisato personaggio della letteratura a fumetti (tanto che alla fine lo diventerà su Lanciostory), i suoi occhi verdi diventano notissimi a tutti dato che, visto il successo incredibile ottenuto con serie come "Le Avventure di Jacques Douglas" (un ottimo cocktail perfettamente bilanciato tra ironia e suspence), viene invitato in trasmissioni tv a furor di popolo. Poi è la volta dei film. Il primo è LA PREDA, con Zeudi Araya (1974). Poi nel 1975 il regista Stelvio Massi lo convince a girare due film insieme a Lee J. Cobb, attore americano. Film imperniati su un personaggio che dovrebbe in parte ricalcare il suo su Jacques Douglas (lì un detective privato qui un poliziotto della speciale). Mark il poliziotto e Mark il poliziotto spara per primo sono due blockbuster miliardari al botteghino.
Tutto procedeva benissimo per il trentaduenne attore anconetano naturalizzato romano. Fino a quando la sua Kawasaki 900 esce fuori strada la mattina del 5 giugno urtando violentemente contro un guardrail del raccordo anulare. Per la violenza dell’urto il casco è disintegrato, frattura completa delle vertebre cervicali. Coma e paralisi. Naturalmente la Lancio chiude subito la serie Jacques Douglas per rispetto a Gasparri, che morirà dopo anni di sedia a rotelle il 28 marzo 1999 a causa di una complicazione respiratoria.

VINICIUS DE MORAES

Il samba è orfano. Si è spento all’età di 68 anni Vinicius de Moraes, dopo una vita fatta di canzoni entrate nella storia, come GAROTA DE IPANEMA, FELICIDADE, TRISTEZA, VALSINHA. Era anche un raffinatissimo poeta i cui sonetti erano stati tradotti da Giuseppe Ungaretti. Nato da nobile famiglia di origine tedesca (giunta in Brasile al seguito dei sovrani portoghesi) a 19 anni esordisce in poesia con una raccolta di versi, IL CAMMINO DELLA DISTANZA. A 21 anni vince il premio Felipe De Oliveira con FORMA ED ESEGESI e va a laurearsi ad Oxford. Raggiunge il grado di ambasciatore a Los Angeles, Roma, Parigi, Londra. Ma evidentemente non è la sua vita. Inizia la carriera di paroliere-compositore nel 1956 e insieme ad Antonio Carlos Jobim dà inizio alla stagione della bossa nova. Costruiscono parole e melodia di CHEGA DE SAUDADE (che significa "basta con la nostalgia") che è il manifesto del nuovo genere. Canzoni che debbono rispettare un giusto equilibrio fra felicità e tristezza. Suo è il testo teatrale del famosissimo ORFEU NEGRO che ispirerà anche il film. E sue sono le parole della canzone che diverrà un successo mondiale. Come lo saranno tutte quante, compreso quel SAMBA DE SARAVAH incluso nella colonna sonora de UN UOMO E UNA DONNA. Incontra Baden Powell ed insieme a lui crea la afro-bossa, un ritmo più incalzante e più cadenzato della bossa nova. Il sodalizio dei due dura a lungo fin quando Vinicius si stacca per andare a collaborare con un chitarrista fenomenale, il miglior chitarrista di Rio, Toquinho. E comincia anche il periodo italiano per Vinicius. La collaborazione con Endrigo che durerà circa quattro anni, l’incisione di brani in italiano della coppia Toquinho-Vinicius oppure della triade Toquinho-Vinicius-Endrigo o quella che al posto di Endrigo troverà la Vanoni per uno degli album più belli della cantante milanese, LA VOGLIA LA PAZZIA, L’INCOSCIENZA L’ALLEGRIA (1975). Muore per un edema polmonare. La sua morte arriva d’improvviso lasciando di stucco amici e collaboratori.

Lo si potrebbe salutare con queste parole scritte da lui stesso: La felicità del povero somiglia alla grande illusione del carnevale. Lavoriamo un anno intero per farci un costume di re, di pirata. Ma tutto finirà mercoledì.

Christian Calabrese