Intervista a Carmelo Pagano
( a cura di Christian Calabrese )

Sono andato a trovare Carmelo Pagano, il cantante di cui ho parlato ampiamente in uno dei miei articoli più recenti (qui a fianco ritratto in una foto dell'epoca). Ci siamo incontrati, abbiamo parlato un po' della sua carriera e visto che c'eravamo ci siamo detti: perché non fare un intervista per i lettori di HitParadeItalia? Ora siamo seduti l'uno di fronte all'altro nel suo ufficio in un palazzo di Piazza Indipendenza a Roma. Cominciamo a parlare del più e del meno e poi si comincia la vera intervista.

Cominciamo dal principio: da Palermo a Roma. Com'è stato il passaggio dalla Sicilia alla capitale d'Italia? Come si presentava Roma agli occhi di un ragazzo siciliano (tanto per fare un pò di retorica che nelle interviste non manca mai)?

Giunsi a Roma dopo aver superato le selezioni regionali del Festival degli Sconosciuti e, per un po' di tempo, in attesa che si svolgessero le semifinali e la finale ad Ariccia, sono stato ospite di un mio caro amico d'infanzia. Beh, mi sono trovato in un mondo totalmente diverso e, anche se provenivo da una grande città come Palermo, la differenza sociale e culturale era molta. Un po' di smarrimento l'ho avvertito!

Come mai hai deciso di iscriverti al Festival degli Sconosciuti di Ariccia? E' vero che Teddy Reno era un pò il "monarca" della cittadina laziale?

Avevo sempre avuto il desiderio di andarmene via dalla Sicilia e aspettavo l'occasione giusta. Il Festival degli Sconosciuti lo era. E' stato per me una via di uscita! Certamente Teddy Reno per un lungo periodo è stato il "monarca" di Ariccia.

Com'erano i tuoi rapporti con Teddy Reno e Rita Pavone?

All'inizio vi è stata una simpatia immediata e corrisposta da entrambi. In particolar modo da parte di Rita.

Pensi di andarla a vedere durante il suo tour teatrale, una specie di "farewell tour" in cui Pel di Carota dirà addio alle scene (ma ci credi?)

Perché no! Se ne avrò l'occasione la vedrò molto volentieri. In fondo vi è sempre stata una stima reciproca e debbo dirti che condivido il modo che ha scelto per salutare i suoi innumerevoli fan. Se poi possa essere un'addio alle scene, nessuno può dirlo. Nello spettacolo tutto può accadere! Quando per tanti anni sei stato in primo piano, sei stato amato dal tuo pubblico, rinunciare al suo calore non è mai indolore. E questo vale anche per il mondo dello sport, che considero anch'esso uno spettacolo. Quante volte un pugile o un pilota di F1 o un'atleta ha dato l'addio allo sport e poi ha avuto un ripensamento? Succede! Ritengo che faccia parte dell'indole umana!

Dicci l'impressione che ti fece la RCA Italiana quando ti ci sei trovato davanti e chi fu il primo personaggio che incontrasti.

Inimmaginabile!! Non riuscivo a pensare a quello che mi stava succedendo, a maggior ragione quando incontrai per la prima volta Gianni Morandi, il mio cantante preferito! Da studente, con il complesso che avevo formato insieme ad alcuni miei amici, cantavo le sue canzoni, ed adesso lo avevo di fronte! All'epoca avere la possibilità di incontrare il "proprio idolo" era un avvenimento quasi unico. Devo dirti che provai un'emozione più grande, da pelle d'oca, quando ascoltai, per la prima volta dal vivo, una grande orchestra che stava registrando negli studi della RCA ed accompagnava un anziano pianista solista dai capelli bianchi. Incredibile la sua bravura e come il suono dei violini provenisse dal "nulla" e si spandesse in tutta la sala di registrazione. Chiesi al tecnico del suono chi fosse quel pianista e mi sentii rispondere stupito: Arthur Rubinstein! Ebbi la grande fortuna di avere quella singolare opportunità di poterlo ascoltare dal vivo mentre registrava. Il più grande pianista del secolo! A proposito di Rubinstein, vorrei raccontarti un episodio che ha del tragicomico avvenuto nel bar interno della RCA. Eravamo un gruppo di persone, adesso non mi ricordo con precisione chi, sicuramente oltre a me vi erano il direttore artistico Melis ed altri avventori. Stavamo consumando qualcosa quando, tra il brusio di sottofondo, nella sala del bar entrò una ragazza molto appariscente, ma un pò volgare. Portava una minigonna cortissima, stivaloni alla coscia e trucco marcato. Insomma, rispecchiava un certo "tipo" che a quel tempo andava di moda. Sapemmo poi che stava facendo un provino, uno dei tanti che si facevano alla RCA. Bene! In un angolo della sala, tranquillamente seduto in una poltroncina davanti ad un tavolinetto basso, vi era Arthur Rubinstein che sorseggiava con gusto una coca cola. Adesso viene il bello, si fa per dire. La ragazza, forse in difficoltà per l'ambiente in cui si trovava, per darsi un tono, si avvicinò al grande maestro, che di sicuro non conosceva, e facendogli un leggero "puffettino" sulla guancia gli disse in dialetto romano: "Ah nonnè..te piace la coca cola, eh?". Un silenzio tombale cadde nella sala! Rubinstein la guardò freddamente senza avere una benché minima reazione. Inutile dirti che la ragazza guardandosi intorno capì che aveva fatto qualcosa di grave…ci sentimmo sprofondare al suo posto! Questo per dirti quanto la RCA fosse come un grande porto di mare: ci si poteva imbattere in grandissimi artisti e in una miriade di aspiranti "artisti".

Eri consapevole di fare parte di un etichetta che a quel tempo era il non plus ultra in assoluto e che ora è assolutamente nella leggenda?

Non completamente! Tempi diversi! Tutto andava troppo veloce per me: un giovane siciliano, provinciale, sprovveduto, un po' sempliciotto se vuoi, per alcuni versi immaturo e certamente impreparato ad entrare nel favoloso mondo dello spettacolo. Diciannove anni, allora, erano davvero pochi! Oggi è tutta un'altra cosa!

Chi erano i tuoi amici tra gli artisti nel primo periodo (Festival delle Rose, Sanremo e Cantagiro) e chi quelli dell'ultimo (inizi anni settanta).

Ritengo che l'amicizia sia un legame forte ed impegnativo. In generale potrei parlare di sincera simpatia per Nicola di Bari, Patty Pravo, Bobby Solo, Rita Pavone, Edoardo Vianello, Domenico Modugno, eccetera. Un ricordo speciale lo conservo di Luigi Tenco. Nell'ambiente era considerato un tipo taciturno, introverso e un po' scontroso, con me invece parlava e scherzava volentieri. Delle volte, quando entravo nel bar interno della RCA, sentivo una voce gridare alle mie spalle: Carmeluzzu! Mi giravo…era lui! Mi è rimasto il grande rimpianto di non avere avuto il tempo di coltivare e rafforzare quel rapporto.

Chi ammiravi sia dal lato umanocce sul versante artistico?

Tra chi ammiravo potrei aggiungere Lucio Dalla, Gianni Morandi, Bobby Solo. Ho sempre avuto una considerazione particolare per Lucio Dalla per la costanza con cui ha saputo attendere il suo momento giusto, e per le sue grandi capacità poliedriche di musicista.

Il fatto di aver vinto il Festival delle Rose al Cavalieri Hilton a Roma e di avere avuto subito la stampa giovanile contro, ti è dispiaciuto oppure non ci hai badato?

Mentirei se dicessi di non esserne dispiaciuto! Posso anche comprendere che, essendomi presentato con "L'Amore se ne va", un brano melodico, non rispecchiavo l'immagine di ciò che ci si aspettava in un momento in cui furoreggiava la musica beat.

La canzone con la quale vincesti è L'AMORE SE NE VA, poi diventata il tuo cavallo di battaglia. Conosciuta un pò da tutti, nonostante le buone promesse, non riuscì ad entrare in classifica. Non ti pare un pò strano?

Certamente strano se non si conoscono i retroscena! Quando fui scritturato dalla RCA la stessa aveva assunto l'impegno di farmi incidere dei dischi e quindi per ottemperarvi quell'anno mi mandò al Festival delle Rose (1966) con una canzone, scritta da sconosciuti, "L'amore se ne va" che doveva essere il mio primo singolo. Ovviamente non puntava certo su un mio successo avendo nella sua scuderia nomi prestigiosi quali: Gianni Morandi, Lucio Dalla, Gabriella Ferri, Jmmy Fontana, Paul Anka ed altri. Quando superate le semifinali, andai in finale e vinsi, per la RCA fu qualcosa di imprevisto, quasi un "incidente di percorso". Pertanto si trovò senza aver programmato un vero e proprio lancio pubblicitario del mio singolo e, addirittura, con una quantità insufficiente di dischi stampati per far fronte alle richieste. Risultato finale, il mio disco era introvabile! Ma questo può succedere quando a vincere, in un qualsiasi campo, è un "outsider". Ed io lo ero stato!

A scriverla furono Morina e D'Ercole, a quell'epoca, gli outsider delle edizioni RCA. Nel 1970 diedero a Baglioni UNA FAVOLA BLU (l'unica della sua discografia ufficiale, se si esclude l'album del 1997 a non essere scritta da lui). Cosa ci sai dire di questi due autori di cui si conosce ben poco?

Concedimi di implementare la tua domanda! Morina Alberto e D'Ercole Giulio scrissero il testo, mentre la musica fu composta da Piero Melfa. Incontrai Morina e Melfa per caso alla RCA e mi dissero che avevano composto una canzone ("L'amore se ne va") che bene si adattava alla mia voce. L'ascoltai e mi piacque subito. Li accompagnai da Teddy Reno e dal direttore artistico Ennio Melis, insieme decisero di farmi incidere un 45 giri, per poi partecipare al Festival delle Rose. Morina e D'Ercole erano già conosciuti, quantomeno a Roma, come compositori dialettali ed avevano collaborato per lungo tempo con Alvaro Amici, famoso cantante di "stornelli romani", scomparso nel 2003. La canzone "Una favola blu", incisa da Baglioni all'inizio della sua carriera, ebbe tutta una sua storia. Per questi tre autori fu la più grande occasione mai avuta ed un'altrettanto grande delusione. Avrebbe potuto essere un loro successo internazionale! Pensa che la canzone era piaciuta talmente tanto a Jose Feliciano che aveva deciso di inciderla in diverse lingue e, nello stesso tempo, di inserirla in un suo 33 giri. Sarebbe troppo lungo spiegarti cosa successe, ma, per una serie motivi più o meno futili , le cose non andarono per il verso giusto. La delusione fu tanta e al punto tale da far decidere a Morina - D'Ercole - Melfa di lasciare il mondo della canzone all'inizio degli anni settanta. Oggi ti posso dire che Morina purtroppo venne a mancare poco dopo; D'Ercole ormai da qualche tempo non scrive più nulla; il maestro Piero Melfa, dopo aver cambiato totalmente tipo di lavoro, è attualmente direttore del coro "Gruppo Vocale Cristallo". Ogni tanto ci sentiamo telefonicamente o vado ad ascoltarlo in qualche concerto del suo coro.

E di quella serata, la finale del Festival delle Rose, cosa ti ricordi con piacere e cosa con dispiacere?

Quello che ricordo con piacere fu l'entusiasmo della platea nel sentirmi cantare, oserei dire quasi da stadio, al punto tale che il presentatore del festival dovette intervenire più volte per placare gli animi. Mi sembrava un sogno! Il fatto che la finale del "Festival delle Rose" non fosse stata trasmessa in televisione come programmata, ma solo in teatro a causa di un "Vietnam" di troppo nella canzone "C'era un ragazzo che come me…" cantata da Gianni Morandi e Mauro Lusini, fu per me un grosso dispiacere, oltre che un danno alla mia nascente carriera artistica. I giornali parlarono tanto della mia vittoria del festival e del premio della critica giornalistica vinto a pari merito con Lucio Dalla, ma la divulgazione della mia vittoria tramite l'impatto televisivo sarebbe stato tutta un'altra cosa.

La stessa domanda per il Sanremo del 1967, tralasciando l'affaire Tenco.

La mia partecipazione al festival di Sanremo per tutta una serie di motivi, non per ultimo la morte di Tenco, è da dimenticare. Fu infelice la scelta della canzone "Devi avere fiducia in me" fatta dall'allora direttore artistico della RCA Ennio Melis ,ma da me non condivisa. Avrei preferito la canzone "Io tu e le rose", di cui tra l'altro avevo fatto un ottimo provino, e cantarla insieme ad Orietta Berti che, a mio parere, è una grande professionista della musica leggera. Chi lo sa, forse sarebbe andata diversamente. Quanto meno, anziché essere eliminato in prima serata, sarei potuto andare in finale! Non poco!

Cosa ti ricordi della tua compagna d'avventura, Roberta Amadei, con la quale cantasti DEVI AVERE FIDUCIA IN ME?

Poco o nulla! Ricordo solo che Roberta Amadei aveva partecipato al festival di Castrocaro. Anche lei era una ragazza semplice, all'inizio della sua carriera, ed insieme, forse, pagammo lo scotto di essere troppo giovani. Da allora di lei non seppi più nulla!

Sapevi che il famoso gruppo britannico degli Hollies, a quell'epoca al livello dei Manfred Mann, Tremeloes e Marmalade (la fascia sotto i Beatles, i Who e i Rolling) ne avevano inciso una versione ma poi scelsero NON PREGO PER ME di un giovane Battisti?

Certamente! Mi ricordo che i giornali ne parlarono sufficientemente. Come parlarono anche della mia probabile partecipazione al festival insieme a Domenico Modugno. A proposito di Modugno, lo sai che ho avuto l'opportunità di ascoltare in prima assoluta la canzone appena composta "Meraviglioso" da lui eseguita con la sola chitarra nella sua villa di Roma, vicino l'Appia Antica? Che grande artista! Mi piacerebbe poter incidere e riproporre oggi qualcuna delle sue canzoni particolarmente vicine alla mia sensibilità e capacità interpretativa di oggi! Per esempio "Tu sì 'na cosa grande", "Amara terra mia" ,"Meraviglioso", "Il posto mio".

E del Cantagiro di quello stesso anno cosa ci puoi dire?

Fu una delle più belle esperienze! Si cantava in diretta negli stadi colmi di pubblico! Praticamente il Cantagiro di Ezio Radaelli fu il precursore dei concerti che oggi si svolgono negli stadi. Trovarsi davanti a migliaia di persone, con solo un microfono in mano e la tua voce, a quei tempi, non era facile. L'adrenalina saliva alle stelle a seguito della forte emozione! Così come riportarono i giornali, ebbi un successo personale con la canzone "Va", ma fui penalizzato dal fatto che il patron del Cantagiro '67 decise che non ci sarebbero state graduatorie tra i big del momento. Forse fu anche un errore l'essere stato inserito nel girone "A" riservato ai big.

Poi il buio per quanto riguarda le manifestazioni: da quel momento niente più Sanremi o Cantagiri, ma neanche una Canzonissima. Come te lo spieghi?

Non so dirti con precisione quale sia stata la causa o quale sia la vera spiegazione in assoluto, perché effettivamente ci furono una serie di accadimenti più o meno voluti. So soltanto che ad un certo punto il giornalista Virgilio Crocco, allora marito di Mina e mio grande ammiratore, mi suggerì di andare via dalla RCA perché non avrei avuto nessun futuro se vi fossi rimasto. Ancora oggi non ne conosco le ragioni precise di quel suggerimento, ma, fidandomi di lui, accettai quel suo consiglio. Come ti ripeto ero troppo giovane ed inesperto per districarmi in quel mondo, e del resto il direttore artistico della RCA aveva deciso di andare sul sicuro continuando a puntare su artisti già affermati come Gianni Morandi che subito dopo il Festival delle Rose era andato a fare il servizio militare. Il suo "clan" formato da Migliacci, Reverberi, Bardotti, allora in auge,sostenne ovviamente il suo pupillo. Nessun rancore!

Hai avuto l'occasione storica di incontrare i tre promoter ed organizzatori più influenti e potenti degli anni sessanta: Teddy Reno, Ezio Radaelli e Gianni Ravera. Chi era il più bravo, chi il più "trafficone" e chi il più umano.

Di tutti e tre posso forse dire che erano molto "bravi" a "trafficare"! Non male come battuta! Scherzo naturalmente, concedimelo! Non mi sento di biasimarli, se volevi sopravvivere dovevi saper fare come loro. Forse io avrei fatto la stessa cosa. Magari avessi potuto avere tutta la loro esperienza!

L'ultimo disco con la RCA è del 1968, una rielaborazione del TEMA DI VARSAVIA. Poi il passaggio all'Ariston. Chi fu ad interrompere la collaborazione e perché.

Come ti ho accennato prima, lo stesso Virgilio Crocco mi suggerì di andare via dalla RCA e mi aiutò a mettermi in contatto con l'Ariston.

All'Ariston, in quello stesso momento, c'erano due personaggi minori (termine improprio) che in quanto a repertorio e a metodo di impostazione vocale erano similari a te: Mario Guarnera e Leonardo (amico di Vecchioni), quello de LA FRECCIA D'ORO. Non era forse un pò troppo affollato il panorama a Piazzetta Pattari?

Certamente! Troppa carne sul fuoco! Di positivo vi fu il fatto di aver conosciuto cantanti del calibro di Ornella Vanoni e Umberto Bindi. Di quest'ultimo incisi in un 45 giri la canzone " Mi hai dato un'anima", una delle più belle canzoni che abbia interpretato.

C'era la possibilità di promuovere appieno gli artisti nonostante la presenza contemporanea nella stessa casa discografica di personaggi quale Mino Reitano (emergente e già di successo), la giovanissima Rosanna Fratello (che stava per lanciare NON SONO MADDALENA), la Vanoni e tanti altri?

I fatti dimostrarono che non vi fu alcuna possibilità di venirne fuori con successo! Ti posso solo dire che nella vita, al di là delle tue capacità, di qualsiasi tipo di lavoro tu possa svolgere, ci vuole sempre un pizzico di fortuna per sfondare. La persona giusta, nel momento e nel contesto giusto! Questo e ciò che penso! Del resto, per avere una conferma basta guardarsi intorno!

Poi altri due cambi di casa discografica: raccontaci un pò come andò.

Capii che anche all'Ariston non avrei avuto alcun futuro e, in quel periodo, ebbi l'occasione di incontrare il paroliere Pino Cassia. Mi convinse di lavorare con lui, di incidere con la sua etichetta "Picci" e per la"Beat Records" ed a comporre musica. Avevo già fatto gli esami come compositore e mi ero iscritto alla SIAE sotto lo pseudonimo Victor Pagano. Composi alcune canzoni insieme a Cassia tra le quali "Magari poco ma ti amo" incisa da Rita Pavone in un singolo. Conobbi anche il maestro Renato Serio, oggi famoso, ma allora agli inizi della sua carriera. Con il suo aiuto composi alcuni musiche per sottofondi musicali televisivi.

Poi nel 1972, dopo alcune delusioni artistiche, decidesti di tirare i remi in barca, che forse l'ambiente musicale non era quello che credevi e cose di questo genere. Vado errato?

Non sbagli, hai proprio ragione! Desidero però fare alcune precisazioni e darti un mio punto di vista. Pensai che comporre musica sarebbe stato più semplice, più facile invece… anche lì avrei dovuto accettare tutta una serie di compromessi che tu ben conosci. La crisi della musica leggera negli anni settanta, la morte prematura di mio padre,la conseguenza di una famiglia alle spalle, l'impossibilità di mettere da parte una quantità di denaro sufficiente per poter aspettare l'occasione giusta, fecero il resto. Amareggiato, scoraggiato, deluso da quel mondo che avevo tanto desiderato di farvi parte, da un giorno all'altro, fui costretto a smettere! Non decisi di tirare i remi in barca. Per il mio modo di pensare, "tirare i remi in barca", intendo qualcuno che abbia raggiunto con successo un obiettivo prefissato. Per me non fu così! Anzi, d'allora, ebbi la consapevolezza che avrei dovuto remare più di quanto avessi già fatto!

Quindi, la seconda parte della vita di Carmelo Pagano come iniziò e come sta continuando?

Fu veramente dura! Dovetti maturare in fretta e tirare fuori tutta la mia tenacia, la mia costanza, il mio spirito di sacrificio! Prima che mi dedicassi alla musica non avevo mai lavorato, avevo solo studiato! Pertanto, all'inizio, accettai qualsiasi tipo di lavoro, senza possibilità di scelta, per mantenere me stesso e la mia famiglia. I mestieri si susseguirono: da manovale a benzinaio, da venditore di libri a quello di cosmetici, e così via. Continuamente alla ricerca di un lavoro che mi si potesse adattare e mi soddisfacesse, dopo aver fatto il procacciatore di affari per una grande Compagnia di Assicurazioni, vi entrai a far parte riuscendo a farvi carriera. Oggi, occupo una posizione più che gratificante e soddisfacente!

Esisterà una terza puntata di questo "sceneggiato a colori" in onda ad Orvieto, cittadina dove hai deciso di abitare?

Ahi! Ahi! Hai toccato un tasto dolente! Vedi, la cosa che non riesco a capire come mai in Italia, contrariamente a quel che succede negli altri paesi, un cantante, prescindendo dalla sua età, non possa continuare ad esserlo fin tanto che sia ancora vocalmente dotato ed abbia ancora tanto da dare ad un suo pubblico piccolo o grande che possa essere. Inutile dirti quanto mi sia mancata la mia musica in tutti questi lunghi anni, quanto tutt'ora ne senta la mancanza e quanto desideri che vi possano essere infinite puntate del tipo "Beautiful" televisivo. Non ho mai smesso di pensarci con rammarico e nostalgia ed oggi, avendo una voce più matura, piacevole ed ancora estesa, così dicono coloro che hanno modo di ascoltarmi, desidererei avere un'altra "piccola grande opportunità". Ho notato in quest'ultimi tempi che quando interpreto e ripropongo, personalizzandole, le canzoni di Mina, Nicola Di Bari, Aznavour, Celentano, Tenco e altri, chi mi ascolta, dal più giovane al meno giovane, rimane affascinato: lasciami passare questo termine! Ecco, io penso che oggi manca l'interprete che possa dare quella emozione in più. Io ritengo che oggi lo sono! Vorrei farti io un'unica domanda: "Ritieni che valga la pena di ritentare?" No, scusami, non mi rispondere, non è nelle mie intenzioni metterti in difficoltà!

Cosa vuoi dire a tutti coloro che ti leggeranno e che saranno tanti, visto che hitparadeitalia è - scusaci l'immodestia - uno dei più importanti siti musicali italiani?

Wow! Uno dei più importanti siti musicali italiani! Non ho mai condiviso la falsa modestia, e quindi sono d'accordo con te che "Hit Parade Italia" sia uno dei più importanti e completi siti musicali tra quelli italiani. A tutti coloro che mi leggeranno desidero dire questo: "Esprimete un libero parere sulla possibilità di rimettermi in discussione! Non vi preoccupate di ciò che possiate dire, non mi offendo! Vi invito a lasciare un messaggio nel "Guest Book" del mio sito ufficiale www.carmelopagano.it e avrò modo anche di rispondervi. A presto! Ciao!

Abbiamo finito? Sii? Che peccato, ci stavo prendendo gusto! Desidero intanto ringraziarti per l'attenzione che mi hai voluto dedicare e per l'opportunità che mi hai dato: Grazie Christian!