1986: E adesso dal vivo
di Mario Bonatti


A furor di popolo, Sanremo si toglie il brutto vizio del playback e riprende a cantare dalla base, come dire: cari cantanti, qualche rischio dovete pur correrlo. Su questo breve ma significativo ripensamento si costruisce un'edizione piena di buoni spunti, ma la cui scelta artistica si diversifica al punto che l'escursione stilistica è ampia. Quindi un discreto numero di canzoni ben riuscite, con alcuni lampi di cattivo gusto. Ancora una volta il trash viene piutosto in prevalenza dai giovani.


BIG
Intanto per la prima volta un reduce delle Nuove Proposte si aggiudica la categoria dei Big. Eros Ramazzotti "nato ai bordi di periferia", supera la barriera (vera e presunta) che vedeva le schedine Totip appannaggio dei matusa e vince nettamente sui 22 Campioni, superando anche la atipica concorrenza di un Renzo Arbore che passato lì per caso, quasi si scusa del disturbo e dichiara che avrebbe accolto con terrrore la vittoria, lui che forse voleva solo divertirsi dopo i successi televisivi di "Quelli della notte". Sarà vero? Comunque onore e merito a Adesso tu, canzone di ampio respiro emotivo, meritevole di aver lanciato un artista che comunque ha dato un forte impulso all'evoluzione del cantautorato, sebbene qui un certo pedaggio lo abbia pagato sotto forma di sottomissione alle solite regole della "perfetta canzone sanremese", condita di buoni sentimenti e buonisimi sentimentali: come non approfittare del resto per raccontare la travagliata esistenza di un ex-borgataro figlio di operai che poi si riscatta e ha anche una donna per quanto simbolica a cui dirlo? Questa è "Adesso tu", comunque di buona fattura e dall'arrangiamento solido.

Tutto sommato è fuori dal comune anche il secondo posto di Arbore. Il clarinetto ricalca antichi schemi da avanspettacolo nei suoi doppisensi tra lo strumento e l'organo maschile in cerca di compagnia ("la chitarrina"), ma almeno porta una ventata di swing che non guasta mai.

Terzo posto tradizionale con la bella voce di Marcella, e un caldo blues Senza un briciolo di testa, che risente oltre che della sua buona riuscita, anche di una certa popolarità della cantante catanese che non è mai venuta meno dai tempi del suo esordio del 1972 con "Montagne verdi".

Un podio tutto sommato atipico che riesce una tantum a tenere a bocca asciutta il Toto nazionale, retrocesso al quarto posto; Cutugno d'alto canto non fa nulla per non meritarselo. Azzurra malinconia è davvero la sua più brutta canzone mai presentata a Sanremo, non ha davvero nulla di originale (nel ritornello: "mia con un panino / mia un bicchier di vino" è preso da "Felicità" di Albano e Romina) e il ritornello plagia un pezzo di Malepasso del Sanremo 1981 "Amore mio".

Dati significativi li troviamo invece guardando la coda della classifica. A cominciare dagli Stadio che confermano la maglia nera di due anni prima con un delicato jazz intitolato Canzoni alla radio. La linea più verde dei Big insomma paga dazio al meccanismo nazionalpopolare: penultimo Zucchero con un brillante rhyhtm'n' blues che omaggia i suoni della Motowns con una buona dose di spensieratezza, già dal titolo che è Canzone triste ma triste non è, però triste in inglese si dice "blue" e così il conto torna e Zucchero si appresta a diventare il personaggio da milioni di copie che espolederà definitivamente l'anno seguente. Terzultima Rossana Casale, con un'altra situazione jazz firmata dalla premiata ditta Morra & Fabrizio: Brividi nobilita il livello della manifestazione, riuscendo in originalità laddove non è facile quando si ripropone un cliché di diversi anni or sono.

Una classifica che si può anche leggere all'incontrario, a parte la presenza estranea di Flavia Fortunato, promossa a Big sulla fiducia (mal riposta), che a onor del vero, propone la canzone più originale delle sue se non si tiene conto della moda imperante di immaginarsi il nuovo secolo (Verso il 2000). Tuttavia averla messa fra i Big resta sempre un eccesso di filantropia. Ecco dunque due posizioni di coda che sono poi le proposte più maiuscole tra queste e le edizioni adiacenti. Luca Barbarossa torna dopo cinque anni dal suo esordio con una dolcissima serenata ambientata nel centro di Roma (Via Margutta è la via dei pittori per eccellenza), descritta rievocando i tempi dell'occupazione nazista con quelli attuali, accomunati dallo "stesso cielo", un tema semplice e naïf denso di pennellate country, stilemi della scuola romana e sottofondo orchestrale che lo rende un mélange sapientemente riuscito. E a proposito di suoni nuovi ma antichi, che dire di Enrico Ruggeri alle prese con la sua definitiva consacrazione che arriverà a ridosso della sua vittoria dell'anno seguente? Il cantautore milanese ribadisce la sua indole di chansonnier e trova un uovo di Colombo intitolando la canzone antonomasica tipica dei casinò come Sanremo: Rien ne va plus, acuta riflessione sul suo mestiere, dettato dalla voglia di rischiare, da numerose attestazioni di affetto e un pizzico di fortuna che non guasta. L'effetto che ne consegue è il Premio della Critica e le definitiva affermazione dell'ex punk come figura cardine del cantautorato italiano.

Il resto della graduatoria Totip mette in risalto un panorama composito con alcuni pezzi di bravura, altri senza infamia e senza lode, e altri decisamente discutibili. Ritorna sulla ribalta Sergio Endrgio, con una canzone di Mattone su misura per lui: una Canzone italiana non irresistibile ma indicata per un ritorno del suo livello che darà comunque il la a un bellissimo album che saprà quasi di canto del cigno. Fa la sua figura la ormai popolare Anna Oxa con E' tutto un attimo, (testo di Umberto Smaila) dedicato con una punta di intimismo, al suo numeroso pubblico. Più che dignitosa la prova di Rettore con una solarissima Amore stella, che ce la restituisce nel suo fascino da signora della canzone dopo la serie di hit ironici e sopra le righe a cui ci aveva abituati.

Fred Bongusto festeggia le nozze d'argento con la musica con una brillante Cantare che tende inevitabilmente all'autocelebrazione. Da segnalare anche l'arrivo di Nino D'Angelo, da anni fenomeno del mercato napoletano, che in questi anni sta promuovendo al livello nazionale la propria immagine e si presenta con una più che tradizionale Vai, canzone di ampio impianto vocale e spontaneamente partenopea non solo nel linguaggio. Luci e ombre nella performance di Scialpi che accenna alla dicotomia Usa-Urss con No East no West abbastanza pop per farsi ascoltare, troppo qualunquista per farsi ricordare a lungo. Occasione sprecata per i Righeira, mattatori dell'estate di tre anni prima, che confermano il loro stile sbarazzino ma non aggiungono granché con questa Innamoratissimo che gioca con i suoni elettronici e gli echi di anni 60 digeriti a metà. Non osa Marco Armani con Uno sull'altro, canzone di amore universale in sintonia con le precedenti prove e a un passo dall'obsolescenza (infatti tornerà solo negli anni 90). Mezza delusione per Fiordaliso, che non sa a che genere fare riferimento per questa Fatti miei, che risulta come una sorta di ibrido tuttavia di discreta qualità.

Il flop colossale invece viene dalla prima partecipazione di Loredana Berté, che propone un pezzo troppo funky di Mango, eccessivo nella sua ricerca insistita di un groove in grado di lasciare il segno e di somigliare allo stile da lei finora propugnato. Questa Re passa dunque in secondo piano rispetto alla sua esibizione shock che la ritrae (insieme a un amplificatorio corpo di ballo) con un finto pancione materno, che scatenerà ridda di polemiche. Ma il capolavoro del trash viene giocoforza da Orietta Berti, che trova la complicità in Umberto Balsamo, protagonista in negativo di questa seconda metà del decennio. Dopo aver riesumato la Zanicchi nel 1984, inizia a sciorinare canzoni dal contenuto a dir poco azzardato, a partire da questa Futuro che parla dell'incubo nucleare con una man bassa di luoghi comuni e di biechi messaggi all'amore filiale, su una melodia del tutto insulsa e un pretenzioso arrangiamento giovanilistico.

Vincitore morale si rivelerà invece Mango, promosso a Big nonostante l'eliminazione dell'anno prima: Lei verrà sarà il suo cavallo di battaglia, un delizioso reggae dedicato all'elegia dell'acqua, che malgrado un neutro quattordicesimo posto scalerà le classifiche di vendita e lancerà di fatto l'autore di Lagonegro come uno dei paladini del pop italiano, che inizierà a raccogliere quanto seminato già da dieci anni prima, e trovando le attenzioni del pubblico solo dopo ben cinque album pubblicati (alcuni dei quali ristampati solo di recente).

In definitiva è un Festival che tenta ogni anno di lanciarsi in maniera più altisonante: sarà il primo a essere pubblicato su CD, e avrà anche una promozione in massa nell'allora proibitiva Unione Sovietica, sebbene in quel di Mosca dovranno cantare tutti in playback.


NUOVE PROPOSTE
La cosa più paradossale è che le proposte degne di una certa qualità risultano essere le prime tre classificatesi, cosa che non si verificherà mai più. Vince "per riparazione" dunque Lena Biolcati con un altro pezzo melodico di Facchinetti-Negrini un Grande grande amore nobilitato da un bell'arrangiamento e dalle belle estensioni vocali di Lena.

Al secondo posto la rivelazione della categoria: Aleandro Baldi, fisioterapista chiantigiano non vedente, in forza alle scuderie Bigazzi, fa centro con un bossanova ispiratissimo e intriso di una filosofia di vita ottimista ma con cognizione di causa: La nave va, con questo riferimento felliniano, resta uno dei testi più originali della storia sanremese.

Il terzo posto regala un giusto tributo a Giampiero Artegiani con una bucolica E le rondini sfioravano il grano, rilettura intelligente degli stilemi tradizionali della melodia romana, soltanto un assaggio delle soddisfazioni che saprà prendersi la ex voce dei Semiramis.

Il resto è davvero un pianto: si salva l'esordiente Paola Turci (eliminata perché troppo avanti coi tempi) prodotta da Mario Castelnuovo, che canta nei contrappunti di questo affascinante fandango L'uomo di ieri. Anche la prima partecipazione di Gatto Panceri (che si faceva ancora chiamare Gigi) non svetta, specie col senno di poi delle successive sue produzioni sanremesi e no. Rasenta il ridicolo il ritorno di Miani (secondo l'anno prima) con una nuova proposta smargiassa Ribelle su questa terra che rimotteggia addirittura "Relax", canzone simbolo della British Invasion: penoso anche il ritorno di alcuni elementi della gloriosa Schola Cantorum che con la scusa di chiamarsi "Nuova Schola Cantorum" si intrufolano tra i giovani, rimediando una pessima figuraccia anche sul palco, dove riescono a stonare (loro i più navigati!).

Un altro ritorno dopo due anni, quello del ligure Ivano Calcagno, si perde nei soliti occhieggiamenti alla melodia canonica e Quando l'unica sei tu affossa definitivamente i propositi di un autore che sembrava apportatore di ben altre credenziali. Difficile anche la canzone di Aida Satta Flores (nipote dell'attore Stefano) con una Croce del Sud un po' troppo eterea. Peggio ancora quelli che hanno avuta la ventura di andare in finale; dagli abulici Meccano, allo sguaiato Lanfranco Carnacina, a un Francesco Hertz goffamente 'vascorossiano', vestito con tanto di giubbotto chiodo, e per finire il duo Chiari e Forti, troppo devoti ai suoni d'oltreconfine per non apparire almeno presuntuosi.

E per finire tale Anna Bussotti prodotta da Mango e giustamente eliminata che aveva partecipato a una gara a più riprese in quel di "Fantastico", in competizione con un'altra voce sconosciuta che ha vinto la gara televisiva e, come preannuciato da Baudo, avrebbe dovuto aggiudicarsi l'accesso al Festival, privilegio che invece è toccato alla concorrente non vincitrice. Misteri del palazzo. Giovani cercasi, e soprattutto nuovi espressioni musicali cercansi.


GRADUATORIA PERSONALE:
1) Rien ne va plus
2) Via Margutta
3) Amore stella
Nuove Proposte
1) La nave va
2) E le rondini sfioravano il grano
3) L'uomo di ieri

SHIT SANREMO:
1) Futuro
2) Azzurra malinconia
3) Re
Nuove Proposte
1) Ribelle su questa terra
2) E camminiamo
3) Ma non finisce mica qui

FRASE DELL'ANNO:
"Qualcuno poi sutura le ferite
c'è qualcuno da fuori che ci aspetta alle uscite"
(da "Rien ne va plus", Enrico Ruggeri)

PERLE DI SAGGEZZA:
"A voi Russi o Americani / io non delego il suo domani / su mio figlio non metterete le vostre mani" (da "Futuro", Orietta Berti)

MARIO BONATTI

Continua...