MICHELLE
(di John Lennon - Paul McCartney)

  • Anno: 1965
  • Altri titoli: -
  • Interpreti: The Beatles

  • HitParade: #1, Aprile 1966
  • Chart annuale: Top 10

  • Altri interpreti: -
  • Con "Michelle" la Parlophon italiana prosegue la linea di assoluta indipendenza nella pubblicazione sul supporto a 45 giri di pezzi originariamente destinati, in Inghilterra, a far parte del materiale sonoro di un LP. Segno palese che, nel 1966, è ancora il piccolo disco "biposto" a prevalere nettamente nelle preferenze del pubblico. I 33 giri faticano a prendere quota, anche per il fatto di essere ancora relativamente costosi e di non avere la praticità dei piccoli 45 che, grazie anche alla diffusione del "mangiadischi" funzionante a batterie, possono essere portati e suonati dovunque.

    Abbinata a "Run For Your Life", del pari estratta da "Rubber Soul", la ballad conferma la vena melodico-romantica di Paul McCartney, diventando uno dei dischi che si dovevano obbligatoriamente possedere se si voleva organizzare una festa da "ballo del mattone" che avesse successo. Certamente geniale l'introduzione affidata alle chitarre di George Harrison (autore anche di un superbo passaggio centrale, quasi solistico, e della stupenda chiusura "repeat and fade") e John Lennon. A George è affidata la sezione armonica, riconoscibile dal timbro dolce della semiacustica; a John la sezione ritmica caratterizzata dal suono asciutto della sua Rickenbacker.

    L'apertura, su una base di accordi Fa min / Do+ / Fa min 7 / Fa min 6 / Re bem magg 7 / Do per andare poi in tonalità maggiore (Fa) ed iniziare il cantato della celebre melodia intonata in inglese e ripetuta in francese. Trascinante, emotivamente, il ritornello, con la dichiarazione d'amore che chissà quanti utenti del già chiamato in causa "mattone" avranno ripetuto, all'unisono con la voce di Paul, all'orecchio di colei che in quel momento condivideva con loro il banale oggetto edile che lentamente si consumava sotto i loro piedi, come, ahimè, si consumava ogni volta di più il disco di delicato vinile letto da indelicate e pesanti puntine di zaffiro...

    Su tutto però emerge poderoso il basso di Paul, quasi contrabbasso jazzistico, ad intessere delicate trame armoniche che finalmente pongono in evidenza, grazie ad un appropriato bilanciamento in fase di mixaggio l'importanza e la bellezza del suono di questo strumento. Finora tradizionalmente relegato all'ultimo posto in ordine di importanza in tutte le formazioni musicali dell'epoca, praticamente inudibile sui dischi (anche a causa della "bassa fedeltà" che caratterizzava le fonovaligie degli anni '60) con i Beatles il basso viene a rivestire un ruolo essenziale nello svolgimento ritmico-armonico delle registrazioni. Paul McCartney, con l'onestà intellettuale che lo ha sempre caratterizzato, in una intervista rilasciata nel 1988 non avrà difficoltà ad ammettere di essere stato fortemente influenzato, nella sua maniera di suonare dal 1965 in poi, dal "Beach Boy" Brian Wilson, in particolare, dopo l'ascolto di "Pet Sounds".

    Leonardo Viani