Questa volta, se permettete, faremo uno strappo alla regola: la parte
del leone nel consueto articolo dedicato alle classifiche discografiche
commentate la farà non la musica ma la settima arte: il cinema e in
parte il teatro. Questo non significa che non tratteremo di musica.
Anzi...ma ogni tanto è bello anche sovvertire le regole più classiche.
Help! - The Beatles
E cominciamo con i Beatles, sugli scudi sia con un disco a 45 giri sia con
uno a 33 e soprattutto con un film . C'è un solo titolo per questo
bombardamento globale : HELP! con il punto esclamativo alla fine.
Iniziare un discorso sui Beatles è sempre molto arduo. Si sa dove si
comincia ma non si sa mai quando si finisce perché di cose da dire su
ogni singolo evento che li concerne ce n'è un'infinità. Se si pensa che
esistono decine di libri con la cronologia beatlesiana sezionata ora per
ora, giorno per giorno, forse si capisce meglio cosa si sta tentando di
dire. Ma concentriamoci soltanto sulla questione HELP! a grande schermo.
Il cartellone pubblicitario del film è occupato per tre quarti dal
gigantesco HELP! che troneggia sotto i quattro. George è posizionato
sull'H, con cappello a cilindro e braccia divaricate, Ringo se ne sta
buono buono sulla E, indossando un cappello a visiera e con le braccia
in diagonale, la destra verso il cielo e la sinistra, inanellata, verso
il basso. John, in nero anche lui come i primi due, ha le braccia
rivolte al cielo e si accontenta della L. Paul invece è sulla sua
iniziale, la P, ed ha il braccio destro puntato verso l'alto e quello
sinistro in posizione orizzontale, tipo vigile urbano. Ed è l'unico dei
quattro a capo scoperto. Questa descrizione può apparire inutile perché
la suddetta immagine potete vederla con i vostri occhi qui su questa
pagina ma serve per facilitare il compito a chi scrive, permettendo
un'introduzione che altrimenti si sarebbe persa in chissà quali altri
lidi. Non si è detto però cosa significhino quei gesti dei quattro di
Liverpool e il punto esclamativo rimasto vacante: i gesti ripetono la
parola HELP con la segnaletica marinara e il punto esclamatico libero
sta per dire: "dopo di noi non c'è nulla". Non è una trovata dei Beatles
ma del pubblicitario al quale è stata commissionata tutta la campagna di
HELP!. Geniale sicuramente, tanto è vero che quell'immagine, insieme a
quella di SGT.PEPPER'S sono due delle icone grafiche del XX° secolo. E'
il loro secondo film, ancora più strano e surreale del primo (A HARD'S
DAY NIGHT, sugli schermi italiani col titolo di TUTTI PER UNO). Le
critiche in patria sono state severe ma inutilmente. Non si voleva fare
certo un capolavoro ma un'ora e mezza di immagini, gag, di trovate
folgoranti a metà tra Gianni & Pinotto e le comiche degli anni venti.
Chi pensa di trovarsi davanti ad un film interpretato da quattro
cantanti dai capelli con frangia sulla fronte, incapaci di recitare,
beh, ha sbagliato sala. Lester aggredisce le immagini, le manda in
pezzi, gira e rigira ed inquadra di traverso¸dal basso e dall'alto
realizzando gag su gag. La fotografia è bellissima con tutte quelle
pennellate di azzurro, bianco, verde prato. In Italia, anche critici
importanti che erano per principio prevenuti verso questo film si sono
dovuti ricredere. I Beatles tengono piacevolmente lo schermo con
naturalezza e disinvoltura e quando cantano è una festa di colori, luci
e canzoni strepitose, tutte punteggiate dalle ragazzine che affollano il
cinema. La trama è uno scherzo musicale congegnato per consentire ai
Beatles di cantare le loro nuove canzoni su sfondi tropicali o
decisamente invernali.
Motivo conduttore un anello rubato ad una
vendicativa dea Kalì che casualmente viene acquistato da Ringo. Dato che
Ringo non riesce più a sfilarselo e tutte le più perfezionate lame e
seghe di cui i gioiellieri dispongono nulla possono fare, eccolo
rincorso dagli adepti della setta che vogliono a tutti i costi
riappropriarsi dell'anello anche a costo di tagliargli il dito. Su
questo fanciullesco acchiapparella gira tutto il film. I dialoghi sono
simpaticissimi, permeati di umorismo inglese a piè sospinto. In più,
John e Ringo sono già di per sé simpaticissimi e quindi totalmente a
loro agio nello spirito della pellicola. La lavorazione del film iniziò
nel febbraio scorso nelle isole Bahamas. Lì, fu trasportata via aerea la
riproduzione di una statua della Dea Kalì, una delle protagoniste del
film. Una statua in legno e acciaio grande come un palazzo di cinque
piani costruita negli studi Twickenham di Londra. Il soggetto del film
(scritto da Marc Behm) prevedeva che la statua dovesse emergere dal
mare. Il giorno dopo l'ultimazione tecnica della statua, i Beatles e il
regista Richard Lester (più gambe, testa e soprattutto braccia della
dea) arrivarono a Nassau e si misero subito al lavoro perché Lester
voleva iniziare le riprese approfittando delle ore più calde della
giornata. Tassativamente vietata la tintarella per i quattro ragazzi
perché una scena del film prevedeva l'apparizione dei quattro, bianchi
come mozzarelle, in mezzo ad una folla di bagnanti già forniti di
abbronzatura cospicua. Di tempo libero a Nassau i Beatles ne avevano
davvero molto poco e le uniche ore disponibili erano quelle notturne
quando spesso e volentieri, prima di andare a dormire, si rifocillavano
con bagni notturni, subito imitati da tutta la troupe. Naturalmente i
Beatles a Nassau, con tutti i turisti di lingua anglosassone e non che
stazionavano nei vari isolotti, erano un occasione molto ghiotta. Non
c'era scena nella quale almeno un migliaio di persone non videro in
anteprima rispetto agli spettatori nei cinema, ma nonostante questo, le
riprese andarono avanti senza problemi e in un clima di allegria
generale. Solo una volta si rese indispensabile la sospensione di alcune
ore perché la strada doveva essere sgombrata per consentire il passaggio
alla regina madre, che doveva prendere l'aereo per Londra. Un sacrificio
per cotanta mercanzia preziosa si doveva pur fare! Nelle poche ore
libere i Beatles si rinchiudevano nei loro appartamenti per comporre le
canzoni del film, quelle che avrebbero fatto parte della colonna sonora.
Un altro passatempo dei quattro, non propriamente simpatico era lo
strafarsi di marijuana tutto il giorno, a cominciare dalle prime ore del
mattino. Cominciarono a fumare già sull'aereo che li portava da Londra a
Nassau e il lungo consumo di droghe durante il film portava a degli
inconvenienti tecnici non di poco conto come ad esempio avere
costantemente gli occhi arrossati e il dover utilizzare filtri speciali
nella macchina da ripresa per non far vedere l'effetto marijuana sui
loro volti. E poi continuavano a ridere, a ridere...in certi casi la
stessa scena bisognava ripeterla almeno 5 o 6 volte. Dopo Nassau, la
troupe fu trasferita ad Obertauern, sulle alpi austriache. La variazione
di clima fu così brusca che per circa una settimana i quattro
continuarono a raccontarsi del clima di Nassau e di come stavano bene,
tanto che alla fine il cast intero del film avrebbe volentieri pagato
loro un biglietto di prima classe per Nassau pur di non sentirli più.
Avevano molto inviadiato Sean Connery, arrivato a Nassau il giorno della
loro partenza per girare guidato dal regista Terence Young alcune scene
del prossimo 007, il quarto della serie, dal titolo THUNDERBALL
OPERAZIONE TUONO. In Austria, i villeggianti che volevano passare la
loro vacanza sulla neve e che non avevano ancora prenotato (il boom
degli arrivi si ebbe appena saputo dell'arrivo dei Beatles) dovevano
adattarsi in alcuni casi anche a dormire in 6 in una camera o sui tavoli
da biliardo. Posto negli alberghi, zero totale. Costantemente assediati
da ragazzini arrivati da tutta l'Austria e Germania, i Beatles erano
comunque impegnatissimi in un tour de force sportivo. Lester li ha
impegnati con sci, slitte e piste ghiacciate e quindi dovevano prendere
lezioni. Era la prima volta che i Beatles mettevano piede in Austria ed
erano del tutto inesperti sugli sci. Quando si affrontano scene
particolari non c'è attore che non si fa sottoscrivere una polizza in
caso di incidenti. Loro, non avvezzi e poco smaliziati, non la fecero
anche perché i costi del film sarebbero saliti di molto e Lester
assicurò loro che nulla sarebbe accaduto. Cambiarono idea quando furono
dati loro degli sci, portati su di un colle e buttati giù con una spinta
per la prima scena! Tornando al tema marijuana, un giorno Paul e Ringo
dovevano girare una scena in cui erano inseguiti da due attori ma
sfortunatamente per questi e per l'intera troupe, i due si erano appena
fatti un free joint "da paura", come si suol dire, e così cominciarono a
correre e correre per circa 5 km ridendo come matti lasciando di stucco
tutti quanti. Quando erano quasi arrivati ai confini della Svizzera,
tornarono indietro. Una scena del film è ambientata sulla cima di un
monte dove i quattro cantano accompagnati da un pianoforte che otto
uomini in precedenza avavano trascinato sotto l'infuriare di una
tempesta di neve. Insomma, di aneddoti sulle riprese del film ce ne sono
tantissimi. Come avrete capito, i quattro andavano d'amore e d'accordo,
non c'era neanche l'ombra di qualche Yoko Ono nei dintorni ed erano
ancora immersi nella fase del divertimento totale , ancora con lo
spirito iniziale, da curiosi delle cose che giornalmente accadevano e
che stavano sconvolgendo la loro vita. Quando il film è terminato, c'è
chi scrive che il prossimo sarà un western dal titolo A TALENT FOR
LOVING, tratto da un racconto di Rich Condon. Racconta in chiave
satirica la storia di quattro cowboy poco abili con la pistola ma svelti
di chitarra, dei latin lover. Come sappiamo, il film non sarà girato ma
qualcosa di altrettanto importante attende già i Beatles nei prossimi
tempi, un tour della Gran Bretagna, l'ultimo che faranno (dal 1966 non
andranno più in tour) che sarà composto da 18 date e che comincerà il 3
dicembre, da Londra a Glasgow. Una specie di rimpatriata tra conterranei
dopo le lunghe tourneè estere del 1965 e poi, nel 1966, un altro
grandioso tour statunitense con un battage pubblicitario impressionante
e tanto (ma tanto) merchandising.
Film nelle sale
Naturalmente HELP non è il solo film di grande richiamo in questi
giorni. Tra gli annunciati da qui a Natale e quelli in programmazione
sono tanti gli spettacoli da vedere. C'è la figura e il pensiero di Papa
Giovanni XXIII, dalla nascita alla morte, nel film E VENNE UN UOMO,
girato da Ermanno Olmi, bergamasco come il Papa, e rievocato fisicamente
da Rod Steiger. Poi c'è un film che abbraccia quattro anni di vita di
Michelangelo Buonarroti, quelli che vanno da 1508 al 1512, quando cioè è
impegnato nell'affrescare la Cappella Sistina. Papa Giulio II è
impersonato da Rex Harrison mentre Michelangelo ha il volto di Charltron
Heston. Il titolo è IL TORMENTO E L'ESTASI. Poi c'è un film ambientato a
Volterra, un dramma interpretato da Claudia Cardinale e Jean Sorel (e
Michael Craig), VAGHE STELLE DELL'ORSA, titolo tratto dalle prime parole
della poesia di Giacomo Leopardi LE RICORDANZE. Sofia (o Sophia) Loren è
impegnata in LADY L.,insieme a Peter Ustinov, David Niven e Paul Newman.
Lady Lendale festeggia i suoi ottant'anni circondata dalla più
rispettabile società britannica ma, finita la festa, la signora rievoca
il suo passato e ricorda quando si chiamava Louise ed era una povera
lavandaia parigina che lavorava per un locale di dubbia reputazione.
Dopo la commedia il thrilling: il già citato THUNDERBALL OPERAZIONE
TUONO con agguati sottomarini e contorno di bond girls. Naturalmente a
condurre le danze è Sean Connery coadiuvato da una graziosa Claudine
Auger. La battaglia subacquea occupa un quarto del film e per
realizzarla un' apposita troupe ha dovuto lavorare per tre mesi ad una
profondita media di 25 metri. Alla scena, costata un miliardo di lire
del 1965, sono serviti 45 sommozzatori reclutati in Florida e in
California. Un altro film di avventura ma divertente è LA GRANDE CORSA,
che narra di quando un certo George Schuster, al volante di una Thomas
Flyer 36, vinse il raid automobilistico New York-Parigi del 1908
coprendo il percorso in 170 giorni. Nel film Tony Curtis, Jack Lemmon e
Natalie Wood. LA DONNA CHE NON SAPEVA AMARE è invece la biografia della
celebre diva degli anni trenta Jean Harlow. La protagonista è Carrol
Baker mentre altri interpreti sono Angela Lansbury (oggi nota come la
signora in giallo), Peter Lawford e Raf Vallone. Passiamo al western, un
genere che negli ultimi tempi in Italia è stato prodotto con enorme
successo ed esportato in tutto il mondo. Ma questo è americano al 100%.
Il duca John Wayne e Dean Martin evocano le gesta de I QUATTRO FIGLI DI
KATIE ELDER. Gli altri due fratelli, oltre a Wayne e Martin sono Earl
Holliman e Michael Anderson. Abbiamo iniziato con un film italiano e
terminiamo questa carrellata di film da tenere d'occhio con un altro
film italiano: GIULIETTA DEGLI SPIRITI, ancora un film visionario di
Federico Fellini interpretato dalla brava moglie Giulietta Masina e da
due attrici del passato (e anche dal presente) Caterina Boratto e
Valentina Cortese (la quale, nel 2005 ancora lavora, caso limite in
stile Alida Valli).
Restiamo nel cinema per parlare di un film che a Napoli sta facendo il
tutto esaurito. Perché a Napoli? Perché si proietta IDOLI CONTRO LUCE,
uno spettacolo nel quale compare come attore Omar Sivori, attaccante
argentino in forza al Napoli. Non capita certo tutti i giorni di vedere
gli spettatori che si azzuffano per entrare in una sala cinematografica
o che vi si rechino portando seco sciarpe e bandiere del Napoli.
Delusione, alla fine, per la pellicola che si rivela un modesto
polpettone per palati facili. La trama è molto semplice: Sivori dopo una
lunga carriera cambia la maglia della Juventus per quella del Napoli. E'
l'idolo del San Paolo e una casa editrice incarica uno scrittore,
interpretato da Massimo Girotti, di produrre un libro sul calciatore
indagando nell'ambiente in cui questi vive. Ma, si sa, il pubblico
napoletano si scalda per poco, soprattutto se ha l'occasione di vedere
sul grande schermo qualche azione della propria squadra.
Miranda Martino
Parliamo di qualche disco, tra le nuove uscite, che non hanno avuto
molto seguito tra il pubblico giovane e, in due casi, anche tra quello
adulto. Dischi che si smarriscono nella selva delle nuove uscite, tante,
davvero tante in questa seconda metà degli anni sessanta. Si calcola che
ogni giorno escano per lo meno un centinaio di novità. Su cento, quanti
saranno quelli di successo? Forse due, tre... ma l'industria musicale è
ancora ai massimi livelli e il suo ruolino di marcia è ben lontano dal
pensiero di fermarsi per sopravvenuta crisi. Uno di questi dischi, di
cui vogliamo parlare, è il nuovo di Miranda Martino che ha fatto da
sigla allo spettacolo di Dapporto, Il Rotocarlo. La Martino è
un'inteprete di canzoni napoletane (ha fatto due album, a proposito,
negli ultimi tempi), di canzoni del primo novecento ma anche di musica
leggera, sebbene con quest'ultima non abbia poi raggiunto troppi
successi negli ultimi anni. E' una cantante tipica di fine anni
cinquanta, sempre a metà tra la melodia più classica e la canzone
popolare italiana ed una punta di innovazione che però non porta mai a
nulla di concreto. "Una bella voce ma all'antica", si sarebbe detto fino
a qualche tempo fa, anche se la Martino avrebbe molte frecce al suo
arco. In questo 1965 sembra però una cantante un po' in declino oppure
per un pubblico più maturo, quello che poi ha sempre avuto. E questo,
considerando che ha da poco passato i trent'anni. La canzone che
presenta è UN SEGRETO FRA NOI, che si stacca dal classico repertorio
della cantante, legata a doppio filo con la canzone napoletana. Ritmo
moderno dalla linea quasi melodica. Il retro è più brillante, forse
fatto con l'intento di catturare un pubblico più giovane, dal titolo
L'ULTIMA NOSTRA SETTIMANA D'AMORE (interessante composizione di Carlo
Pes e Jimmy Fontana). Ma avete mai sentito parlare di un giovane a cui
piaccia Miranda Martino?
Marcellos Ferial
Un altro disco RCA, questa volta un 33 giri di musica strumentale. Vi
ricordate quando nell'estate del 1962 i Marcellos Ferial, incisero
CUANDO CALIENTA EL SOL? Erano stati imbeccati, per così dire, dalla
versione originale portata alla notorietà mondiale dai Los Hermanos
Rigual che, alla stregua dei Los Indios Tabajaros, era un gruppo che
solitamente incideva album (spesso di sola musica strumentale)
reinterpretando canzoni del momento e non, con grande abilità
strumentistica. Noi li conosciamo per averli visti a Sanremo nel 1963
con un paio di canzoni scritte appositamente (non da loro) per
l'occasione. Bene, non hanno mai smesso di incidere e questa volta sono
nei negozi di dischi con un nuovo LP che prende spunto (il titolo) da
una famosa trasmissione televisiva, CHITARRA AMORE MIO. Per non turbare
in nulla la suggestione che nasce nell'evocare certe canzoni così ricche
di delicato sentimentalismo, gli Hermanos Rigual hanno praticamente
rinunciato al canto affidando l'esecuzione solamente alle loro chitarre
e limitandosi a sommessi interventi vocali nei refrain. Il risultato è
efficace (magari un poco soporifero) anche perché la tecnica
chitarristica del gruppo è quanto mai duttile e riesce ad esprimere gli
stati d'animo meglio delle voci. Sono canzoni di grossa notorietà quelle
che ci ripropongono qui. E sono anche quelle che fanno vendere dipiù. I
dischi strumentali o vocali (il termine "vocale" inteso come crooner o
tradizionali-etnici) sono, per ora, acquistati da un pubblico adulto a
cui interessa ascoltare brani del passato e, perché no, anche del
presente ma filtrati da arrangiamenti molto più accessibili alle loro
orecchie e ai loro gusti. Ed è naturale, quindi, che un gruppo come
quello dei fratelli Rigual calchi la mano sugli standard internazionali.
Dal sudamerica, come MALAGUENA, LA PALOMA, CAMINITO e CU CU RU CU CU a
RAMONA, TENDERLY e ALWAYS di Irving Berlin e via dicendo. Indubbiamente
riescono ad aderire con molta immediatezza allo spirito originale ma
riproponendolo con uno stile più adatto ai tempi. Non mancano nel disco
brani più moderni come HISTORIA DE UN AMOR o altri, scritti da loro,
come ANITA o CUANDO CALIENTA EL SOL, che non poteva mancare
assolutamente. Certo, come per il caso della Martino, non è un disco
propriamente per giovani, ma il suo spazio sul mercato (non ancora
inflazionato dai soli prodotti giovanili) sa ritagliarselo.
Marisa Del Frate
Un po' improbabile il mercato per la soubrette e cantante Marisa Del
Frate che, nonostante gli anni, continua, con grazia e signorilità, a
riproporsi in video e non. In questo caso lo fa da disco a 45 giri su
etichetta Derby (distribuito dalla CGD). Sulla facciata A ci sono due
brani, ANCHE SE TU, che è stata la sigla della trasmissione televisiva
LA TROTTOLA e ovviamente è firmata dagli autori del programma e dal
direttore d'orchestra dello stesso e cioè da Buonocore, Perretta e
Corima. Segue la canzone POCA LUCE, MOLTO BUIO (cover di un pezzo di
Teddy Randazzo trascritto da Daniele Pace) mentre nel lato B ci prova
anche lei con LA DANZA DI ZORBA, di Giorgio Calabrese su musica di
Theodorakis. Il guaio è che questa benedetta danza di Zorba l'hanno
incisa uno sproposito di cantanti e strumentisti e si rischia di
perderci tra le varie versioni. Oltre a quella vendutissima di Dalida
(della quale abbiamo parlato ampiamente nell'articolo per la data 15
gennaio 1966) nei negozi si trovano quella di Marcello Minerbi (dei
Marcellos Ferial), di Buddy Morrow, di Claus Ogerman, degli Sleepwalk,
di Al Hirt e dell'autore Mikis Theodorakis. Per la povera Marisa, non
c'è più spazio. E così il suo disco rimane semi-invenduto negli scaffali
dei negozi.
Johnny Dorelli
Disco di una noia mortale è invece VIAGGIO SENTIMENTALE, traduzione
della canzone SENTIMENTAL JOURNEY . L'interprete è Johnny Dorelli, che è
bravissimo quando recita in tv o al teatro e al cinema, è
simpaticissimo, sa stare sul palco, ma quanto a tecnica vocale è rimasto
al 1950. Certo, ora (anno 2005) i cantanti alla Johnny Dorelli o alla
Vic Damone hanno un rilancio strepitoso (vedere Michael Bublè) ma nel
1965, alle soglie della grande rivoluzione musicale del beat - già
iniziata ma completata nel 1966 - uno come Dorelli era da prendersi come
il sonnifero. Bella voce, impostata bene ma terribilmente monocorde,
almeno in questo 33 giri che chi scrive ha avuto l'occasione di sentire
rimasterizzato su digitale. Uno stile che non cede alle lusinghe della
moda può essere considerato un discorso coerente ma a tutto c'è un
limite. La voce carezzevole in stile Teddy Reno è veramente roba di
altri tempi, almeno in Italia, che non ha un mercato vasto come quello
americano, per cui uno come Johnny Mathis trova sempre estimatori.
Possiamo certo dire che Dorelli è l'unico che si può permettere queste
cose perché lo si vede sempre in tv e il suo savoir faire, la sua
simpatia e affabilità gli permettono di cantare ancora cose totalmente
fuori moda in un momento come questo e magari fare anche successo.
Sebbene non ci sia nulla da rimproverargli neanche come cantante, questo
VIAGGIO SENTIMENTALE è davvero un colpo di sonno di quelli micidiali. Il
viaggio di Johnny tocca Napoli (ACCAREZZAME), poi sale verso Roma (ROME
BY NIGHT) passando per Firenze (FIRENZE SOGNA) per fermarsi a Milano
(MADONINA). Poi sconfina in Austria (VIENNA VIENNA), va a Parigi (SOUS
LE CIEL DE PARIS), va ad ammirare le azulecos portoghesi (LISBOA
ANTIGUA), mette la bombetta per cantare A FOGGY DAY IN LONDON e la
cambia col colbacco in MEZZANOTTE A MOSCA. Dopo il diavolo, l'acqua
santa (vabbè, non esageriamo) con gli Stati Uniti e I LEFT MY HEART IN
SAN FRANCISCO, dove ci fa rimpiangere davvero Tony Bennett e su questo
aereo immaginario ci porta in Brasile dove toppa clamorosamente con
QUIZAS QUIZAS QUIZAS che brasiliana non è assolutamente! Il viaggio si
conclude in quel di Milano con NOSTAGLIA DE MILAN. Belle canzoni, niente
da dire, ma è assolutamente sconsigliabile ascolare questo disco nei
lunghi tragitti in macchina. Dorelli esce anche con un disco a 45 giri,
non facente parte della raccolta qui citata: l'ha presentata a Campione
ed è moderatamente vicina ai gusti più attuali. Si chiama SU RAGAZZA
HUSH, un tema sempre di impostazione melodica ma con più sprint. Solo
che cantato da Dorelli resta una canzone esclusivamente melodica con
qualche "sbalzo" di tonalità. Avete presente una Nilla Pizzi che canta,
che so, BANDIERA GIALLA? No? Meglio così. Sul retro, una canzone che più
si addice alla voce mielosa di Dorelli, TU CHE PIANGI, la versione
italiana di CRY DI Frankie Laine. Cosa che ripropose Fausto Leali
quattro anni dopo con differente successo e rendimento.
Peter Tavis
Dato che il western è un genere che tira e tira anche discograficamente
(PER UN PUGNO DI DOLLARI e PER QUALCHE DOLLARO IN PIU' lo
dimostrano) ecco che la RCA fa incidere un 33 giri a Peter Tevis,
californiano ma naturalizzato romano e conosciuto assai bene dai patiti
del genere western per la sua bravura come cantante di canzoni in tema e
preferito da Ennio Morricone. Nel disco sono autentici temi western di
fattura italiana e non, tutti di Morricone, trattati con serie
intenzioni e trascritti con raffinatezza. Un compromesso tra la tipica
rudezza western e i sofisticati arrangiamenti italiani di grandissimo
spessore. A dare il via alla vena western ripresa poi da tanti autori e
cantanti (come ad esempio Fred Buongusto, specializzato in colonne
sonore western, e Nico Fidenco, che oramai si è creato una nuova
verginità musicale in quel campo)è stato proprio Morricone col suo
azzeccatissimo tema dal film PER UN PUGNO DI DOLLARI (e TITOLI) che ha
coinvolto nel successo cinematografico una canzone che nessuno fino a
poco tempo prima si sarebbe mai sognato di poter vendere agli italiani.
Solo Dean Martin nel 1960 ebbe un buon successo con MY RIFLE, MY PONY
AND ME tratto dal film western UN DOLLARO D'ONORE. Questo UN PUGNO
DI... WEST potrebbe rappresentare il primo successo a 33 giri di questo
genere musicale, anche grazie alla voce di Peter Tevis, molto calata nel
ruolo e di buona qualità, che interpreta pezzi conosciuti tratti da film
come MEZZOGIORNO DI FUOCO, DUELLO NEL TEXAS, ALAMO, I CAVALIERI DEL
CIELO, ALLA CONQUISTA DEL WEST, più brani di Morricone il quale ha
aggiunto, come si diceva, la sua inventiva per rendere appetibili le
canzoni al palato del pubblico italiano. Grande risalto all'orchestra
(della bravura dei turnisti della RCA dell'epoca abbiamo parlato più di
una volta) agli ottimi arrangiamenti, come già detto, e alla precisa
interpretazione di Tevis. Il disco troverà spazio sul mercato italiano
anche senza stravendere e avrà anche spazio all'estero (Francia,
Germania e mercato americano sopra tutti).
Giorgio Gaber
Le Nostre Serate è il titolo della trasmissione che Giorgio Gaber ha
registrato per il secondo canale e che per un certo periodo di tempo,
seppur breve, non si sapeva quando e dove avrebbe dovuto andare in onda.
Un programma che era stato registrato a giugno e che avrebbe dovuto fare
il suo esordio ad agosto ma che, stranamente , agli inizi di novembre
non riesce a trovare una sua giusta collocazione. Eppure al suo posto
sono andati in onda programmi un po' sciocchi come il Rotocarlo, con
Carlo Dapporto (noiosetto anzinchenò) o Le Avventure Di Laura Storm con
la Masiero. Gaber non è un novellino nelle vesti di padrone di casa. Ha
già presentato programmi tv come Canzoniere Minimo e Questo e Quello. Si
è dimostrato un presentatore piacevole, arguto e a proprio agio con gli
ospiti intervenuti, sia che si chiamino Maria Monti, sia che si chiamino
Ricky Gianco, per dire di due mondi completamente all'opposto. E' solito
fare delle notazioni di vita sociale o di costume sempre in maniera
garbata e divertente e gli indici di gradimento sono sempre stati
lusinghieri. A differenza di Questo e Quello (dove a far la parte dei
leoni erano i cantanti che si rivolgevano ad un pubblico per lo più
unico) in Le Nostre Serate c'è una parte dedicata ad un certo tipo di
intrattenimento che può essere un cabaret (più sofisticato di quello che
siamo abituati a vedere) come i salotti letterari. Tema centrale è il
mestiere del cantante. Il tutto inquadrato con una vena d'umorismo e
quindi scenette a tema ed ospiti che rappresentino quel tipo di mondo.
Poi c'è una parte prettamente musicale dove, oltre i vari cantanti, ci
sarà fisso un gruppo di persone (cantanti e non) che aiuteranno Gaber in
un particolare escursus musicale. Questi sono Gian Costello e Pino
Presti per gli uomini e Liliana Zoboli e Vanna Brosio, allora ancora
sconosciuta, per le donne. Ci sono state delle cose che Gaber ha chiesto
e che stranamente non gli sono state concesse: il pubblico di giovani
che era presente nello spettacolo Questo E Quello. La Rai dice di no.
Altra richiesta era stata quella di girare anche in esterni e di
ambientare una trasmissione al Piper, appena nato e già fenomeno di
costume. La Rai dice ancora di no. Gaber allora chiede di organizzare un
dibattito sulla musica leggera e sui gusti musicali delle nuove leve e
le loro preferenze. Ancora picche da parte della Rai. Nonostante tutti
questi divieti incomprensibili, la trasmissione si rivela simpatica e
veloce. Fermo restando che ora, una trasmissione del genere, durerebbe 6
minuti. Dopodichè verrebbe cancellata dal palinsensto da qui al prossimo
secolo. Troppo ben congegnata, intelligente, con autori importanti e con
attori "veri" (Arnoldo Foà, Paolo Poli, Renzo Palmer, Paola Borboni) per
poter avere successo nella tv odierna. Già allora veniva guardata con
sospetto, figuriamoci oggi.
Bilancio TV 1965
Com'è andata la televisione nel 1965? Ha divertito, soddisfatto oppure
qualcuno è stato tentato di sparare al teleschermo? Per 52 settimane la
Rai ha teletrasmesso programmi di varietà e notizie, calcio e film,
teleromanzi e programmi per bambini. Qualcuno è piaciuto, qualcun altro
no. I successi dell'anno sono senza dubbio stati STUDIO UNO e
soprattutto il programma che sta andando in onda in questo periodo,
STASERA RITA, con una straordinaria Rita Pavone all'apice dello
splendore artistico e del successo( di cui si parlerà molto più
ampiamente nel "reparto tv"). Rita aveva già iniziato l'anno alla
stragrande con IL GIORNALINO DI GIANBURRASCA sul quale è superfluo
aggiungere altre parole. Altro varietà che ha divertito è stato senza
dubbio JOHNNY SETTE con Dorelli, Paola Pitagora e Didi Perego e LA
TROTTOLA con la Mondaini, Pisu e Corrado. Poi il ciclo di film dedicato
a Clark Gable e Vittorio De Sica. Un altro successo (ma era prevedibile)
è stato MAIGRET con Gino Cervi ma anche Ubaldo Lay nei panni del tenente
Sheridan ne LA DONNA DI FIORI e LE AVVENTURE DI LAURA STORM con Lauretta
Masiero. Ma televisti sono stati anche dei servizi speciali come quello
sul Papa all'ONU o i grandi incontri di calcio o TV 7. Fallimento totale
invece per la Canzonissima di quest'anno, LA PROVA DEL NOVE presentata
da Corrado. Altri flop? ZA BUM 2 con Antonella Steni ed Elio Pandolfi,
Piero Mozzarella, Rossella Como, Carlo Croccolo e Renzo Palmer. IL
ROTOCARLO con Carlo Dapporto, MARE CONTRO MARE con Silvana Pampanini ed
Aroldo Tieri (la sigla era SI FA SERA di Gianni Morandi), CAP-COBELLI
con Giancarlo Corbelli ed il ciclo dedicato a Shakespeare, giudicato
presuntuoso e snob. Mike Buongiorno invece fa centro con LA FIERA DEI
SOGNI, in video sin dal 1963, un quiz che si addice al suo stile.
TEATRO, PROSA E RIVISTA
E' di questi giorni la messa in scena a Roma della commedia teatrale
HOBBYAMENTE, lo spettacolo di Castaldo, Faele e Franco Torti (poi, negli
anni ottanta, una colonna della Domenica In di Baudo). Il titolo è un
gioco di parole sull'avverbio"ovviamente" e gli hobby. Tutti hanno un
hobby dichiarato o segreto e di questo gli autori e i due protagonisti
vogliono occuparsi. La satira non risparmia nessuno. Politici di tutte
le parti e personaggi dello spettacolo, ma anche le piccole manie
dell'Italia del 1965 (Carosello, l'astronautica, la musica leggera). La
rivista si compone da dodici sketch e cinque balletti che hanno il
merito di divertire il pubblico del Sistina, che comunque è uno dei
meglio abituati e più smaliziati in Italia. I protagonisti sono Gino
Bramieri e Marisa Del Frate (nella foto con parrucca mentre cercano di
imitare la moda alla Beatles), coppia già collaudata sia a teatro che in
tv (la famosa trasmissione tv L'AMICO DEL GIAGUARO). E poi Lucio
Lombardi, Mario De Angeli, Aldo Alori e Marisa Ancelli, prima ballerina
della televisione. Alla prima romana del 3 novembre (quella "effettiva"
fu a Cremona) il Sistina è gremito in ogni ordine di posti. Ci saranno
cinque chiamate al primo tempo e dieci alla fine. Le repliche sono
previste fino al 22 novembre.
FRANCO ZEFFIRELLI, ANNA MAGNANI E "LA LUPA"
Altra prima romana e questa volta di tutt'altro spessore. Franco
Zeffirelli, il 10 novembre, al teatro Quirino dirige LA LUPA, con Anna
Magnani (qui a fianco in una foto degli anni quaranta), Annamaria
Guarnieri, Osvaldo Ruggieri, Carlo Palmucci, Giancarlo Giannini, Attilio
Duse, Ave Ninchi e Cecilia Sacchi (che diventerà la moglie di Vittorio
Mezzogiorno e mamma di Giovanna).Franco Zeffirelli, alla conferenza
stampa, è feroce e critico con tutti ma soprattutto con i critici e i
giornalisti che, a suo dire, gli riservano tiepide accoglienze mentre
all'estero è considerato un Padreterno (le stesse cose che dice adesso).
Si riferisce al fatto che la messa in scena di GIULIETTA E ROMEO a
Firenze sia stata giudicata da alcuni critici in maniera negativa mentre
a Londra il pubblico e la critica erano stati concordi nell'entusiasmo
riservatole . Zeffirelli afferma che in Italia uno spettacolo viene
elogiato o condannato a seconda dei rapporti che il critico ha con il
regista e gli attori e dichiara di odiare le prime perché in quelle
occasioni il teatro è pieno di gente non qualificata. Renzo Tian, noto
critico, manda a chiedere il motivo per cui, chissà come mai, si ha la
pretesa che un critico, appena si segga in poltrona, debba a tutti i
costi cominciare a tessere le lodi di Zeffirelli. Il regista ce l'ha
soprattutto con Enzo Flaiano e Giorgio De Feo. De Feo sull'Espresso
aveva dichiarato i motivi per cui era stato costretto a parlar male di
Giulietta E Romeo in versione italiana mentre sulla versione inglese non
ha avuto nulla da eccepire. Flaiano, invece sull'Europeo aveva
ipotizzato che sotto il nome di Shakspeare si celasse un autore italiano
di scuola realistica dal nome Scuotipera o Scrollapera (traduzioni
maccheroniche di Shakespeare) o Scespirelli (a metà tra l'autore inglese
e Zeffirelli). L'ironia di Ennio Flaiano era nota a tutti e non stupisce
che il nomignolo affibiato a Zeffirelli abbia fatto il giro dei teatri
italiani tra le risatine generali fino ad arrivare al Quirino. Alcuni
giornalisti chiedono a Flaiano se per accattivarsi le simpatie del
regista fosse deciso ad andare a cena con lui. Flaiano risponde di sì
benché a tavola i registi si comportino notoriamente male, rovesciando
il sale sul tavolo, spezzando gli stecchini con moti d'ira e mettendosi
i cucchiai nelle orecchie. Ma si chiede anche in quale ristorante lo
porterebbe. In un ristorante caratteristico in falso stile shakespiriano
o da Cencio Alla Parolaccia (noto locale romano) per essere in linea con
le sue versioni? Molto carino questo battibecco a distanza. Zeffirelli
dovrebbe essere contento di avere avuto come interlocutore un
personaggio come Ennio Flaiano, vero spirito libero della sua epoca,
senza condizionamenti politici e soprattutto spiritosissimo ed
intelligente. E stato davvero un'onore. Pensi cosa gli sarebbe toccato
oggi: forse un battibecco con Michele Cocuzza o Massimo Giletti o ancora
peggio, un invito ad aprire la busta da Maria De Filippi!! E meno male
che Zeffirelli odia le conferenze stampa! Quella che avrebbe dovuto
essere la conferenza stampa della Magnani sulla Lupa è invece diventata
un monologo con un solo interlocutore: lui. Capriccetti di una diva ,che
non è Anna Magnani la quale invece, stranamente quieta, si limita a
gettare acqua sulle fiamme che Franco Zeffirelli di tanto in tanto tiene
alte. Non osiamo pensare quello che lei avrà detto (e fatto) al regista
a conferenza terminata conoscendo il carattere non certo accomodante
dell'attrice. Comunque Zeffirelli è riuscito a creare un clima di
suspense intorno alla rappresentazione teatrale e c'è chi già prevede
l'assenza di critici alla prima romana cosa che Zeffirelli auspicherebbe
come manna dal cielo. La critica a Firenze dove venne presentata La Lupa
a giugno era stata molto benevola e il rodaggio a Parigi, Vienna e
Zurigo ha permesso di migliorare lo spettacolo. E' accaduto che
moltissime persone non abbiano potuto intervenire alla prima perché il
teatro era pieno zeppo in ogni ordine di posto addirittura due ore prima
dell'inizio. Merito senza dubbio del cast ma anche della propaganda di
Zeffirelli. La Magnani che era molto emozionata all'idea di recitare in
teatro dopo tanti anni di assenza, ha avuto manifestazioni di
grandissimo affetto da parte del pubblico tutto, tanto che si è commossa
dicendo che quella era la serata più bella di tutta la sua vita. Alla
prima, tra il pubblico sono stati notati Marisa Mell, Romina Power e la
mamma Linda Christian, Valeria Ciangottini, Lilla Brignone e Remigio
Paone. Nata come novella, LA LUPA, ebbe la sua prima forma drammatica
come libretto d'opera. Verga poi procedette alla trasposizione del
racconto valendosi della collaborazione di Francesco di Roberto. Divenne
poi commedia nel 1896, anno in cui fu rappresentata per la prima volta a
Torino. Anna Magnani torna al teatro dopo dieci anni, da quando recitò
in CHI E' IN SCENA di Michele Galdieri. Da notare che proprio con un
lavoro di Giovanni Verga l'attrice ha recitato per la prima volta in
pubblico, al suo saggio di diploma alla Accademia Di Arte Drammatica.
Alberto Lupo
Il Teatro Stabile di Torino dichiara guerra ad Alberto Lupo. Il popolare
attore è accusato di gravi inadempienze contrattuali. Era stato
scritturato per interpretare, accanto a Valeria Moriconi e con la regia
di Franco Enriquez (che della Moriconi era il marito), la commedia di
François Billetdoux Tchin-Tchin. Nel corso della campagna abbonamenti
era stato dato molto risalto alla presenza dell'attore, data la presa di
Lupo sul pubblico. Ma Alberto Lupo, ha dato in pasto alle agenzie stampa
la notizia della costituzione di una compagnia che lo vedrà al fianco di
Lauretta Masiero per le rappresentazioni della commedia di Pirandello MA
NON E' UNA COSA SERIA. Sono evidenti le difficoltà nelle quali Alberto
Lupo mette il Teatro Stabile di Torino, sia nei confronti dello
svolgimento regolare delle programmazioni poiché non è possibile la
sostituzione da un giorno all'altro e a stagione inoltrata con un attore
di eguale richiamo, sia nei confronti delle migliaia di abbonati ai
quali era stata data per certa la sua presenza. Ora il teatro, nella
persona del suo legale chiederà ai giudici insieme con il pagamento
della penale stabilita dal contratto di lavoro degli attori nella misura
del 50% del compenso fissato, anche il risarcimento dei danni materiali
e morali che saranno sofferti dall'ente torinese, costretto a modificare
i suoi programmi dopo aver perso prestigio e denaro nella campagna
pubblicitaria imperniata sull'attore. Il quale replica di aver firmato
solo un compromesso di natura amministrativa. Il teatro ribatte che il
30 settembre avevano sottoscritto un contratto ove risulta, chiaramente
stampato ed in grande evidenza, un contratto di scrittura teatrale e
quindi impegnativo. Caso vuole che Alberto Lupo, insieme a Valeria
Moriconi e a Franco Enriquez, siano insieme non al teatro ma in tv, con
la trasposizione televisiva del romanzo di Tolstoj RESURREZIONE. Forse
proprio nelle pause lavorative di questo sceneggiato, al quale ha
collaborato anche Oreste Del Buono nella stesura della sceneggiatura, è
nata l'idea di fare compagnia assieme a Torino.
Emma Gramatica
E visto che siamo in tema teatro, occupiamoci,come spesso accade, di un
lutto importante: la morte di Emma Gramatica. L'attrice è stata
ricordata in tutti i teatri d'Italia. Giorgio Albertazzi racconta di
come, per le nuove leve teatrali di vent'anni prima fosse importante la
figura di Emma Gramatica. Renato Rascel affacciandosi alla ribalta
all'inizio del primo tempo dello spettacolo al Nuovo di Milano, dove
presenta insieme a Delia Scala Il Giorno Della Tartaruga, ha rivolto un
pensiero alla grande stella che ha illuminato mezzo secolo di teatro
italico e dice che tutta la compagnia avrebbe dedicato il secondo tempo
dello spettacolo all'attrice scomparsa. Dario Fo ha fatto tributare un
applauso lunghissimo e travolgente perché a suo dire, un'attrice del suo
calibro sarebbe stata molto più contenta di ricevere un applauso del
pubblico che un minuto di raccoglimento. Eduardo De Filippo che recitava
e dirigeva Uomo e Galantuomo (con Franco Parenti e Regina Bianchi) si è
limitato a dire quattro parole commosse. Emma, l'ultimo mostro sacro
della generazione degli attori figli d'arte del teatro italiano muore ad
Ostia Lido, quartiere di Roma, a 91 anni compiuti, essendo nata a
Fidenza il 25 ottobre 1874, per caso, come tutti i figli degli attori
"nomadi" di quegli anni. In questo caso il padre era un suggeritore e
sua madre una vestiarista. La sorella Irma, morta nel 1962 era invece
nata a Fiume. Ancora pochi giorni avanti alla sua morte, aveva preso
parte, negli studi televisivi di Roma, alla commedia di Noel Coward AL
CALAR DEL SIPARIO con la creme del teatro italiano dell'epoca d'oro,
nomi che oggi forse non diranno niente ai più giovani ma che hanno fatto
tremare i polsi nella loro epoca: Tina Lattanzi, Paola Borboni, Elsa
Merlini, Paola Barbara, Wanda Capodaglio e Pina Cei. Tutte allieve
ideali di colei che dopo la Duse fu la prima grandissima attrice dei
primi decenni del secolo, insieme a Dina Galli e Sarah Ferrati. Insieme
a queste grandi attrici anche Andrea Checchi e Lydia Alfonsi. Una cosa
che le fu sempre riconosciuta da tutti e delle volte anche quasi con
rabbia (ma perché lo fai) è il suo orgoglio di essere nata povera, di
non aver mai cercato di arricchirsi facilmente facendo cose al di là
delle sue possibilità, sempre accontentandosi del frutto del suo lavoro.
Una carriera che non ha mai avuto sbalzi né fortunose avventure ma che
l'ha solo seguita passo passo per poco meno di un secolo grazie soltanto
alle proprie forze e volontà. Difatti nacque povera e morì povera. Era
partita dai camerini dei teatri di provincia. Tutti gli sforzi anche
economici dei genitori erano stati per la sorella Irma, primogenita, che
studiava a Firenze nel collegio delle Dorotee. Emma invece imparò a
leggere e a scrivere da sola e la sua costanza fece sì che riuscisse ad
imparare anche il francese ed il tedesco (lingua nella quale recitò
anche). Tutta la sua prima giovinezza fu una lotta della volontà al
servizio della vocazione. Perfino la Duse le sconsigliò di dedicarsi al
teatro: piccolina, non bella e con poca voce. Però dovette ricredersi
quando, proprio nella sua compagnia, nel 1899 recitò la parte di
Sirenetta nella Gioconda di D'Annunzio (il primo attore era Ermete
Zacconi). Seguire le vicende della Grammatica di compagnia in compagnia,
di interpretazione in interpretazione sarebbe rifare la storia del
teatro del novecento. Ma sia perché chi scrive non ne è in grado, sia
perché non è questo il luogo, ci vogliamo dedicare solo a questo piccolo
ricordo a distanza di quarant'anni dalla morte. Negli anni trenta
(quindi già ultrasessantenne), insieme alla sorella maggiore,
interpretava ruoli teatrali di anziane sorelle unite da un affetto
dispettoso, messe sempre l'una contro l'altra come nella celeberrima
versione (questa volta cinematografica) de LE SORELLE MATERASSI nel 1943
con Clara Calamai, Paola Borboni e Massimo Serato. Quando morì Irma la
gente fece un po' di fatica per ricordarla perchè erano già venti anni e
più che si era ritirata dalle scene mentre il volto di Emma era noto
soprattutto grazie alla televisione. Fragile e minuta, l'età l'aveva
ridotta quasi di vetro. A 40 anni dalla morte, naturalmente, non c'è
stata ancora nessuna voce a ricordare questo anniversario. Tutti
impegnati a celebrare il trentesimo anniversario della morte di
Pasolini, tra l'altro in coincidenze tragiche e squallide, che tutti
conosciamo. Purtroppo per la signora Gramatica, in vita ella non ha
avuto l'oculatezza di prepararsi a gloria imperitura, prendendo una
particolare tessera di partito, l'unica che conta nel mondo del teatro e
del cinema, dal 1945 ad oggi.
I FATTI DEL MONDO
Un'interessante statistica condotta dagli uffici comunali milanesi
rileva che ogni giorno a Milano si segnalano 135 incidenti stradali
nella sola città. L'oscar degli incidenti viene assegnato come miglior
percorso accidentato protagonista alla piazza del Cimitero Monumentale
che nel 1964 ha totalizzato ben 659 incidenti. Il secondo posto spetta a
Viale Certosa con 649 sinistri (di cui 190 con feriti gravi o morti).
Complessivamente a Milano si sono avuti 48.493 incidenti stradali.
Questa indagine statistica condotta dalla Vigilanza Urbana e dagli
uffici tecnici comunali ha permesso di stilare una classifica per strade
e piazze indicando così quelle che sono più pericolose e quelle che
invece risultano meno portate ad essere teatro di incidenti, scontri,
investimenti etc.
A Mosca, il 7 novembre, la folla assiepata sui due lati della Piazza
Rossa fa la conoscenza con due giganteschi missili, mostrati con la
tipica spavalderia e sbruffona dei regimi. Tutta Mosca è in festa: sotto
i primi fiocchi di neve della stagione si illuminano le finestre della
Duma e il Gum, l'unico grande magazzino moscovito è bardato a festa con
enormi ritratti di Lenin su tutti i lati. Alle 10 precise suona il
carillon del Cremlino e il grande spettacolo ha inizio. Kossighin e
Breznev dalle tribune d'onore vedono passare davanti ai loro occhi
aviatori, fanti, marinai e guardie di frontiera e poi i missili, che
arrivano a frotte che anticipano i due che sono in grado, di porre in
orbita intorno alla terra una carica esplosiva che può colpire ogni
punto del globo. E di questo, naturalmente, i potenti del Cremlino,
vanno orgogliosi.
In Usa, la legge sui diritti civili aprirà a centinaia di migliaia di
negri americani del sud le cabine elettorali e avrà ripercussioni
politiche assai più vaste di quanto gli americani immaginassero. Negli
ultimi 5 anni un milione di cittadini di colore si è iscritto nelle
liste elettorali degli Stati Uniti e un altro milioni si aggiungerà
prima delle elezioni dell'autunno 1966 con le quali, nel solo sud,
dovranno essere rieletti dodici senatori, sette governatori e 106
deputati. I cittadini dalla pelle nera si stanno organizzando per
bloccare il passo a tutti i segregazionisti che hanno combattuto la
battaglia contro i diritti civili. Uomini che fino ad ora erano stati
ripetutamente bocciati dall'elettorato bianco stanno tornando alla
carica sfruttando il risentimento degli stati del sud, che in quel
periodo (ma ancora oggi) erano arretrati culturalmente e socialmente. In
alcune piccole comunità gli elettori di colore sono più numerosi dei
bianchi e questo farà sì che appena potranno i coloured riusciranno ad
imporre i propri giudici, i proprio rappresentanti della legge e i
propri funzionari con il risultato di spezzare l'egemonia bianca il cui
monopolio era evidente e sbilanciato dalla parte dei segregazionisti. I
quali, consci del pericolo che corrono (??) minacciano di ricorrere ad
ogni genere di espediente per ritardare l'iscrizione dei negri nelle
liste elettorali. Fatica inutile perché ormai si è messa in moto
un'innovazione sociale che non potrà più tornare indietro, perfino
nell'arretrato sud americano.
The night when light went out in New York City. E ancora America: martedì
9 novembre alle ore 17,27, nell'angolo nord-orientale degli Stati Uniti
cala il buio. New York, Toronto, Boston e le altre città del confine
canadese sono tutte al buio. Uno dei primissimi a rendersi conto
dell'ampiezza del disastro è un comandante di un aereo che si appresta
ad atterrare al Kennedy a bordo del suo Vanguard dell'Air Canada. Guarda
lo skyline di New York, abbassa lo sguardo per controllare l'altezza e
la velocità dell'aereo prima della manovra finale, ma quando lo rialza,
tutto è scomparso: aeroporto, grattacieli, contatto radio con la torre
di controllo. Farà un atterraggio di emergenza al buio, contando molto
sulla fortuna, che questa volta, non viene a mancare. Ma la gente nelle
città? Ascensori bloccati, così come le metropolitane. Milioni di
persone che pensano si sia guastato un cavo nella loro zona e non sanno
che altrettanti milioni di persone in altre città pensano a loro volta
la stessa cosa. Il pianista Horowitz viene sorpreso dall'oscurità nel
bel mezzo di una sonata di Chopin al Carnegie Hall. Sebbene tastiera e
spartito siano diventati invisibili, continua a suonare senza sbagliare
una sola nota ricevendo uno dei più grandi tributi in applausi che
musicista abbia mai avuto. La gente bivacca negli androni degli hotel e
la Grand Central Station è un tripudio di candele. Da Macy's, il più
grande magazzino del mondo della 5° strada ci sono 5000 persone
nell'istante in cui va via la luce e la maggior parte dei clienti rimane
ferma sul proprio posto fiduciosa che la luce ritorni mentre le commesse
fanno sparire gli articoli più preziosi. Una voce dal megafono informa
che se si vuole lasciare l'edificio le scale sono state illuminate ma il
traffico a Manhattan è letteralmente impazzito perché tutti i semafori
della città sono spenti. La radio annuncia che la luce tornerà molto
presto ma nessuno le presta molta fede. Molti credono sia un sabotaggio
dell'Unione Sovietica ed hanno paura di un qualche attacco missilistico.
Intanto il governatore Rockfeller dispone la chiusura di tutti gli
spacci di bevande alcoliche e ordina l'immediato afflusso in caserma di
una divisione della Guardia Nazionale. La gente rinchiusa negli
ascensori dove l'ossigeno comincia a mancare comincia a sentirsi
seriamente preoccupata: le barzellette per ingannare il tempo dei primi
minuti hanno lasciato il posto a pianti isterici . In un ascensore fermo
tra il 62° e il 63° piano di un grattacielo si sta consumando un piccolo
dramma: un cavo stava per cedere ma i vigili del fuoco riescono ad
aprire una breccia nel muro e fare uscire tutti sani e salvi: alla
domanda di un soccorritore se ci sono donne in stato interessante, un
giovane risponde prontamente: ma se ci siamo appena conosciuti?" La
risata generale esorcizza tutte le paure di qualche minuto prima. I
ferrovieri della metropolitana guidano i passeggeri attraverso cunicoli
stretti e sporchi di cui tutti fino a quel momento ignoravano
l'esistenza e altri passeggeri, quelli del treno diretto a Long Beach
non hanno ancora avuto contatti col mondo esterno. Verso le 22 un
ferroviere annuncia che una locomotiva avrebbe spinto il convoglio fuori
dalla galleria. I tecnici delle società elettriche stanno lavorando
alacremente per capire cosa diavolo possa essere successo ma col passar
delle ore la situazione invece di chiarirsi (è proprio il caso di
dirlo!) diventa ancora più oscura. Sembra che per un fenomeno
inesplicabile, una corrente di 400 mila volt che fluiva dalle centrali
del Niagara, sia venuta meno per uno sbalzo di tensione e abbia
improvvisamente invertito direzione provocando così una serie di corti
circuiti in tutte le reti collegate. A New York, la luce ritorna alle
quattro del mattino, in certi quartieri addirittura alle sei e scopre
una città mai vista finora: gente ben vestita che dorme per terra come i
barboni, corridoi di stazioni, caserme e alberghi intasati di persone,
altre che non si conoscevano e che durante la notte hanno stabilito
vincoli di sincera amicizia, come potrebbe accadere in una guerra. Il
peggio è passato ma una donna che abitava nel Bronx si è gettata dalla
finestra lasciando un biglietto nel quale ha scritto "questo buio mi fa
impazzire". Due gli interrogativi che milioni di persone si sono fatti:
il primo è che come è possibile che una nazione che sta per arrivare
sulla luna per un banale incidente faccia precipitare nel caos interi
stati, trenta milioni di persone. Il secondo è che l'uomo è diventato
schiavo di quanto ha creato: dai treni agli ascensori, ai frigoriferi e
di un semplicissimo interruttore della luce. E le torri gemelle erano
ancora nel futuro (sebbene prossimo) (nota dell'autore - pensate una
cosa simile in un paese come l'Italia! Già ai tempi della famigerata
prima notte bianca romana successe una cosa simile in scala 1 a 1000 e
ne uscì fuori una polemica assurda,da paese da operetta quale siamo…)
Salta la giornata di campionato per fare spazio alla partita della
nazionale contro la Scozia a Glasgow il 9 novembre. Partiti con molto
speranze, forti di una squadra con all'interno molte stelle (il blocco
Inter-Milan fa da padrone), si ritorna delusi con l'1 a 0 inflittoci
dagli scozzesi. La più grossa occasione l'Italia l'ha avuta al 13' del
secondo tempo quando su assist di Mazzola, Rivera sbaglia un gol fatto e
quando tutto sembrava risolversi con un pari, arriva il gol scozzese al
penultimo minuto del secondo tempo. A segnarlo è Greig che durante la
gara si era distinto per aver salvato due gol sulla linea di porta
difesa da Brown. Tanto per fare un po' di cronaca diamo la formazione
della nazionale italiana:
Negri (Bologna)
Burgnich (Inter)
Facchetti (Inter)
Guarneri (Inter)
Salvadore (Juventus)
Rosato (Milan)
Lodetti (Milan)
Bulgarelli (Bologna)
Mazzola (Inter)
Rivera (Milan)
Barison (Roma)
E con questo elenco di nomi e squadre d'appartenenza, concludiamo
restando in tema: passo la palla a David Guarnieri, che non è il
centrale dell'Inter con una I in meno ma il cantore del varietà
televisivo su queste colonne.
Christian Calabrese
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STASERA RITA (1965)
di David Guarnieri
Una delle protagoniste assolute, per quel che riguarda il panorama
musicale italiano, negli anni '60, è senza dubbio Rita Pavone. Ogni suo
disco entra in classifica, le serate canore registrano il tutto
esaurito, non si contano le apparizioni nelle tv europee e - addirittura
- d'oltreoceano (vedasi la partecipazione ripetuta al celeberrimo "Ed
Sullivan Show" negli Stati Uniti). La Rai, sull'onda di queste
affermazioni, decide di omaggiare la Pavone, facendola divenire vedette
di uno spettacolo personale in quattro puntate, su cui punta molto,
contando di ottenere il massimo del gradimento, soprattutto da parte del
pubblico giovanile.
Il titolo, inequivocabile dello show è "Stasera: Rita!". A dirigerlo, il
più prestigioso regista tv italiano, Antonello Falqui. A firmare i
testi, Lina Wertmüller e Leo Chiosso. L'orchestra è diretta da Franco
Pisano. Le coreografie sono di Don Lurio. I costumi e le scenografie
sono, rispettivamente di Folco e di Tullio Zitkowski.
La trasmissione parte sabato 13 novembre 1965. La sigla iniziale,
cantata ovviamente da Rita è "Stasera con te", un bel brano scritto da
Franco Pisano con il testo della Wertmüller e di Chiosso. Lo show si
apre con un numero coreografico della Pavone, coadiuvata da una
cinquantina di giovani. Al termine, l'artista torinese viene raggiunta
dai "collettoni" e dalle "collettine", i quali accompagnarono Rita
nell'edizione 1962/63 di "Studio Uno". Nelle quattro settimane a lei
dedicate, "Pel di carota" (vestita quasi sempre in bianco e nero,
secondo l'imperante moda "Courrèges") interpreta alcune nuove canzoni:
da "Lui" (brano vincitore del "Cantagiro 1965") a "Strong Love", da
"Occhi miei" a "Solo tu" (dalla colonna sonora del film "Rita, la figlia
americana", diretto da Piero Vivarelli, con la stessa Pavone e Totò), da
"My Baby Left Me" a "Hip Hip Hurrà", da "Il treno" a "Right Now". In
alcuni di questi brani, la Rita nazionale viene accompagnata dal gruppo
dei Talisman.
Anche in questo show non manca l'omaggio ai bambini, con brani come
"Orazi e Curiazi", "La bretella" (firmata da Lelio Luttazzi),
"Supercalifragilistichespiralidoso" (dal celebre film "Mary Poppins") ed
in particolare "Plip" (il nuovo ballo per l'inverno 1965/66).
Lo spazio comico viene gestito da Bice Valori. L'attrice romana, in gran
forma come al solito, veste i panni della "mamma" di Rita Pavone (il
personaggio, curiosamente è bolognese, anziché torinese). Lo spazio del
balletto viene curato da Don Lurio, il quale si esibisce in numeri
musical-coreografici accanto alla Pavone.
In "Stasera Rita", per la prima volta, la cantante presenta una serie di
imitazioni di celebri personaggi, tra cui: Charlie Chaplin, Ridolini,
Marilyn Monroe, Rita Hayworth, Carmen Miranda, Milly, Mina e Ginger
Rogers. Soprattutto in queste esibizioni, si nota la mano di Lina
Wertmüller, artefice dell'enorme successo de "Il giornalino di Gian
Burrasca" (sceneggiato musicale del 1964, interpretato proprio da Rita
Pavone).
Immancabile, in un programma come questo, il corollario di ospiti
d'onore: da Franca Valeri, con le sue argute osservazioni sugli usi e i
comportamenti dell'epoca, all'accoppiata formata da Ugo Tognazzi e
Raimondo Vianello, da Aldo Fabrizi (interprete, accanto a Rita di un
divertente numero, giocato sul confronto tra i giovani e i cosiddetti
"matusa") a Luciano Salce e i suoi commenti all'acido prussico sui
personaggi della cronaca e del costume del periodo fino a Gina
Lollobrigida. Quest'ultima è protagonista assieme ai "Collettoni" di un
auto-ironico sketch musicale sulla "difficile" vita di una diva del
cinema. In assoluto, il momento più celebre (e riuscito) della serie di
"Stasera Rita" è quello del duetto musicale Rita Pavone - Mina. La
"Tigre di Cremona", oltre a lanciare la sua "Addio" (firmata da Antonio
Amurri e Piero Piccioni) propone assieme alla padrona di casa una serie
di motivi del proprio repertorio. L'aspetto singolare è che le due
celebri cantanti si scambiano le canzoni. Rita canta: "Il cielo in una
stanza", "Una zebra a pois", "Due note", "Moliendo cafè" e "Città
vuota"; Mina replica con "Amore twist", "Come te non c'è nessuno", "La
partita di pallone", "Che m'importa del mondo" e "Pel di carota". Le due
star chiudono con "Stasera con te", salutandosi poi sulle note di "Ciao
ciao". Il confronto tra le due star si rivela scintillante e, tuttora
godibile, grazie anche alla sobria regia di un Falqui (magistrale come
sempre), attento a non distogliere l'attenzione con inutili virtuosismi.
All'esuberanza di una Rita Pavone grintosa e per nulla intimorita dal
confronto (anche se lievemente sopra le righe, per quel che riguarda
l'impostazione vocale) si contrappone un'ottima Mina, perfettamente in
bilico tra ironia e autorevolezza. Altri ospiti musicali sono Adamo, che
fa riascoltare LA NOTTE, Gianni Morandi che canta SE NON AVESSI PIU' TE,
Paul Anka (ripreso direttamente dagli studi RCA) che canta LA PINETA e i
Rokes in C'E' UNA STRANA ESPRESSIONE NEI TUOI OCCHI: la stessa
scenografia approntata per la loro esibizione e le foto di scena,
saranno utilizzate per la copertina del loro secondo album (a lato, le
foto di scena degli ospiti musicali).
Come pronosticato dai dirigenti Rai, "Stasera Rita" si rivela un grande
successo (testimoniato dai 16 milioni di teleutenti). La critica loda lo
show, evidenziando la crescita artistica di Rita Pavone, la bravura di
Antonello Falqui, di Bice Valori e degli autori, Wertmüller e Chiosso.
Per la cantante torinese si spalancano le porte della Hit Parade. Sia la
sigla "Stasera con te" che il divertente ballo "Plip" giungono al primo
posto in classifica. Altrettanto bene vanno i brani "Solo tu" e
"Supercalifragilistichespiralidoso" e l'album "Stasera Rita" (in testa
alla Hit degli album).
"Stasera Rita", dati i positivi riscontri ottenuti, rappresenterà
l'Italia (maggio 1966) nella sesta edizione del "Festival della Tv di
Montreux".
Ciao a tutti!!!!!!!
David Guarnieri
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