Settimana 25 Giugno 1973
( da Bella & Ciao 2001)

Qui sotto la classifica della settimana con le quotazioni di Giancarlo Di Girolamo, uno dei più noti collezionisti e commercianti italiani di vinile. Il prezzo segnato a margine dei titoli corrisponde a quello assunto dai dischi in condizioni ottime (non usati) nelle odierne mostre-mercato.

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Vincent Don McLean € 10
2Crocodile rock Elton John € 12
3Sylvia’s mother Dr. Hook & Medicine Show € 10
4Harmony Artie Kaplan € 10
5You’re so vain Carly Simon € 11
6Tu nella mia vita Wess & Dori Ghezzi € 10
7Pazza idea Patty Pravo € 12
8Lamento d'amore Mina € 11
9I’d love you to want meLobo € 11
10Sempre Gabriella Ferri € 11
11Una serata insieme a teJohnny Dorelli & Catherine Spaak€ 10
12Io domani Marcella € 10
13Get down Gilbert O’Sullivan € 10
14Amara terra mia Domenico Modugno € 10
15Minuetto Mia Martini € 12
16Perché ti amo Camaleonti € 11
17Come sei bella Camaleonti € 11
18My love Paul McCartney & Wings € 15
19Amore bello Claudio Baglioni € 15
20Superstition Stevie Wonder € 10
21L'unica chance Adriano Celentano € 10
22Io perché io per chi Profeti € 11
23Un giorno insieme Nomadi € 25
24Diario Equipe 84 € 12
25Il primo sogno proibitoGianni Nazzaro € 10

Classifica 33 giri

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1The dark side of the moon Pink Floyd € 20
2Don’t shoot me, I'm only the piano playerElton John € 15
3Aladdin Sane David Bowie € 20
4Felona e Sorona Le Orme € 20
5Dettagli Ornella Vanoni€ 15
6Larks tongues in aspic King Crimson € 20
7Grand Hotel Procol Harum € 15
8The Beatles 1962-1966 The Beatles € 20
9The Beatles 1967- 1970 The Beatles € 20
10The six viwes of Henry VIII Rick Wakeman € 15

Una settimana che naviga tra problemi nazionali e internazionali dei più vari, a partire dalle intercettazioni telefoniche nixoniane (c'è anche l'incontro di Nixon con Breznev il 25 giugno di questo stesso mese) fino ad arrivare alla violenza politica estremista nelle nostre città o alla grave epidemia di colera a Napoli, causata dalla permanenza al sole dei sacchi d'immondizia che nessuno rimuove (com'è attuale anche questa situazione!).

La carovana canzonettistica estiva va avanti imperterrita, sebbene con molta meno spensieratezza degli altri anni, (de)merito della nuova Italia, molto differente da quella di soli 4 anni fa. La differenza, nel tessuto sociale italiano, è palpabile e parlare di argomenti come Un Disco Per L'Estate sembra alquanto anacronistico e ci si aspetta sempre che qualcuno ci chieda: " ...ma tu da che mondo vieni?". In questo momento, in tutto il mondo della musica leggera, c'è un alternarsi di gruppi a di solisti. I primi posti nelle classifiche sono occupati da nomi come Elton John e Led Zeppelin, David Bowie, Pink Floyd, Carly Simon e addirittura i Beatles gia in versione antologica, come poi vedremo. C'è una ripresa dei cantanti solisti che da tempo, specie all'estero, sembravano essere costantemente soppiantati dai più affascinanti complessi. Però i vocalist anglosassoni o inglesi non fanno da contraltare ai gruppi. Cioè non è come qui in Italia dove rappresentano la tradizione contro l'avanguardia. Alice Cooper o Joe Cocker non sono gli epigoni di Peppino Di Capri i di Gianni Nazzaro. In Italia il complesso è sempre su una linea più o meno attuale e il cantante singolo rimane legato agli schemi convenzionali e superati nei gusti dei giovani. A parte i cantautori, naturalmente, e pochi altri.

ELTON JOHN

Dopo due rinvii dovuti a troppo stress, in un caso, e poi ad uno sciopero degli aerei a Parigi, dove si trovava per una trasmissione tv, ecco finalmente arrivare Elton John in Italia. A Roma, al Palazzo dello Sport ha cantato e suonato per circa due ore mandando in visibilio i venticinquemila accorsi a vederlo. Non un passo falso, non una nota sbagliata o un accordo fuori posto. Uno spettacolo davvero senza difetti. Curioso notare la differenza di affluenza di pubblico tra un'esibizione con un cantante italiano e questo evento, con un artista non bello, non alto, con una folta ed incipiente calvizie. Tutto il contrario di quello che ci vorrebbe per fare successo, almeno all'apparenza. Ma il pubblico è cambiato veramente molto in fretta negli ultimi tre anni. Il cantante inglese è praticamente fisso nelle nostre classifiche da un anno a questa parte. Un disco dopo l'altro, la Top Ten non è mai riuscita a liberarsi dalla presenza dell'artista. Presenza comunque piacevole, visto che i dischi in rotazione si chiamano ROCKET MAN, CROCODILE ROCK e l'ultima, DANIEL, sempre scelti con grande intuito. È decisamente il personaggio dell'anno ma anche dell'anno precedente tanto è vero che Silvie Vartan, nella versione italiana di HOW DO YOU DO intitolata LA GIOVENTÙ, canta "la gioventù è un disco di Joe Cocker ed Elton John". È copiato da tutti. La frase un pezzo alla Elton John, ricorrente nei corridoi delle varie case discografiche, è di quel periodo; la stampa se ne occupa in continuazione. In tutti i juke boxes le sue canzoni sono le più gettonate. Un'invadenza mediatica in grande stile. In questo momento sembra che sia l'unico a fare un tipo di musica che possa raccogliere il testimone dopo lo scioglimento dei Beatles. Il suo modo di vestire, per assurdo che sia, fa tendenza. I suoi occhiali coloratissimi e le sue scarpe col tacco da 13 centimetri sono copiate in tutto il mondo, Italia compresa. I ragazzi chiedono ai negozianti le scarpe alla Elton John. Capelli cortissimi color carota, pantaloni verdi attillatissimi che mettono in risalto le sue gambone da ex bambino grasso, giacca d'oro un po' svasata come usa anche Marc Bolan dei T. Rex. Sagace, ironico, intelligente, si mette in discussione e gli piace giocare con il prossimo e con se stesso. Un suo brano tratto dal super venduto DON'T SHOOT ME (I'M ONLY THE PIANO PLAYER), si intitola I'M GOING TO BE A TEENAGE IDOL ed è dedicato a Marc Bolan, stella di prim'ordine del glam rock inglese. "Non importa quanto ci impiegherò, ma mi farò un posto nella storia come idolo dei minorenni". Sicuramente è stato profetico. Di questo disco se n'è già parlato in un'altra classifica, quindi ci limitiamo a dire che è stato registrato nel castello di Herouville e gli arrangiamenti, veramente molto belli, sono stati curati da Paul Buckmaster. Si tratta dello stesso direttore d'orchestra col quale Elton si esibì nel 1972 alla Royal Festival Hall di Londra, con una filarmonica di 80 elementi. Pur essendo legato da un contratto alla DJM, Elton John ha investito parecchio denaro in una personale etichetta discografica battezzata ROCKET RECORD (dal titolo della sua celebre canzone). In questo momento è l'artista numero uno e più popolare in Italia tanto che la Ricordi ne approfitta per ripubblicare, con copertina originale, il suo secondo album in ordine di tempo. Vi figurano brani come YOUR SONG (reincisa anche da Mia Martini col titolo Picnic) e BAD SIDE OF THE MOON, BORDER SONG, TAKE ME TO THE PILOT. È l'album che aveva fatto conoscere Elton John al pubblico internazionale.

LOU REED

Come la letteratura anche la musica ha chi sublima il vizio sottraendolo al giudizio della morale corrente. Il Baudelaire in versione pop rock si chiama Lou Reed, un maestro di vita per Bowie. Lui aveva cominciato con un altro tipo di musica, quello newyorchese di quel periodo, pagando dazio, in parte, anche a Bob Dylan. Era il 1966 e lavorava con i Velvet Undergroud. Ora lancia uno dei suoi più famosi lavori solistici, TRANSFORMER, con una musica di eccellente livello. Tanto eccellente da far accettare a tutti i suoi discorsi d'esaltazione della droga e dell'omosessualità. Un'ambivalenza sessuale messa in mostra da molti, in questo periodo. Valevole soprattutto per vincere il titolo mondiale per l'esibizionismo più sfrenato. Da Bolan a Lou Reed senza dimenticare i Roxy Music, è tutta una gara a chi trasgredisce di più. Il numero delle star argentate, laccate ed ambigue avrà il suo clou con i Silver Head (nuovi astri 1973) che della volgarità e dell'aggressività faranno i loro principali cavalli di battaglia. Tornando a Lou Reed, l'album è prodotto dallo stesso David Bowie, che in passato aveva avuto una relazione con lui. Lou Reed aveva conosciuto Bowie a New York ed aveva compreso che quel giovane efebico era nient'altro che la proiezione romantica di lui stesso e dei Velvet Underground. Bowie, d'altronde, non nascondeva l'influenza che aveva ricevuto dall'ex gruppo di Reed e durante la tournèe americana la manifestava palesemente cantando brani del repertorio dei primi Velvet. Oltretutto aveva dedicato proprio a Lou Reed uno dei brani più travolgenti di HUNKY DORY, QUEEN BITCH. Ora eccolo in veste di produttore-ammiratore. E la RCA Italiana pubblica il singolo sicuramente più famoso di questo poliedrico artista trasformato nel look, così come recita anche il titolo del long playing. Ora è un Frankenstein ambiguo degli anni settanta che concede parte della sua immagine alla moda imperversante in questo periodo, quella del Glam rock. Occhi bistrati alla David Bowie e platform shoes, cioè zatteroni, alla Elton John. Tornando al singolo, il titolo è WALK ON THE WILD SIDE (che significherebbe, non letteralmente, "scegli la strada della sregolatezza") e sarà una delle canzoni più note dell'estate 1973 sebbene non salga in altissima posizione nella classifica dei singoli italiani. Invece in Inghilterra si piazza per parecchio tempo tra i primi dieci, cosa che farà il long playing. Un testo dove si parla per la prima volta molto esplicitamente di sesso orale, transessualità e omosessualità. Dedicato alla corte bizzarra di re Andy Warhol, in quel di New York, di cui lui era un assiduo frequentatore. Basta pensare che lo stesso Warhol disegnò la copertina con la famosa banana gialla per i Velvet Underground (1967). Ritmo sincopato, sassofono suadente e coretto efficace che fa da contraltare alla sua voce bassa alla Frankenstein. La canzone viene ripresa nello stesso periodo da Patty Pravo che la include nell'album PAZZA IDEA e ne cambia il titolo in I GIARDINI DI KENGSINTON, dedicandola alla figura di Peter Pan. Mentre nella versione originale la canzone assume altre connotazioni: shaved her leg and then he was she. Anche per questo motivo, la versione originale sarà ricercatissima nelle discoteche (intese come negozi di dischi) di tutta Italia: per sentire ed apprezzare la versione originale di una canzone di successo. Sul retro un'altra grande canzone, VICIOUS, nella quale, con una sublimazione sadomaso al posto della frusta, per battere l'amante, viene usato un fiore. Forse non è mai stato sottolineato che questa canzone è molto simile ad un' altra, un caposaldo del beat: WILD THING dei bravissimi Troggs (canzone datata 1966) e alla quale probabilmente Lou Reed si è ispirato. Quindi, dopo aver stabilito che questa canzone rimane quella per la quale Lou Reed viene identificato presso il grande pubblico, resta da dire che il 33 riserva altre sorprese come ad esempio un altro e più esplicito brano dedicato all'amico di bagordi Warhol (ANDY'S CHEST) o SATELLITE OF LOVE, una delle più belle ballate glam del periodo, con alle chitarre Bowie e Ronson, e PERFECT DAY, dove si parla di un amore finito in maniera dolorosa e di un modo di intendere la propria vita al di fuori dai soliti schemi (You made me forget myself, I thought I was someone else, someone good). Poi rifatta dagli U2 e, ancora dopo, utilizzata nel famoso film TRAINSPOTTING. Termina il disco una rilassata GOODNIGHT LADIES. Si sente comunque (e come!) la mano di Bowie. TRANSFORMER è praticamente un disco del Duca Bianco inteso quasi come un debito di gratitudine verso un ex idolo in quel momento un po' in declino. Un disco che è letteralmente manipolato da Bowie e che comunque rimette in sella il suo ex amante e musa ispiratrice di un tempo non troppo lontano. Un disco che non dovrebbe mancare nella discoteca ideale e che non manca di interessare anche chi non ama eccessivamente quel tipo di musica. Proprio come chi scrive.

DAVID BOWIE

Ed eccolo David Bowie. Inizia in maniera disastrosa il tour inglese di David Bowie. Attesissimo dopo i mega successi in Giappone e America, davanti a diciottomila persone il Duca Bianco fa flop. Succede all'Earl's Court di Londra. Le cattive condizioni di visibilità e di acustica sono state attribuite anche alla folla di persone che si accalcava in ogni dove. Un record forse assoluto per un concerto effettuato in una sala, al coperto. Non sappiamo se viene percepita visivamente l'idea di cosa significhino diciottomila ragazzi in un teatro, anche se un po' più grande degli altri! Parecchi di loro abbandonano prima che finisca lo spettacolo, tanto non riescono a sentire e non vedono praticamente niente. Lo stesso Bowie era consapevole che non ci sarebbe stato il contatto diretto con il pubblico ma non credeva fosse tutto così difficile. Lo spettacolo si cercherà di ripeterlo il 30 di giugno, tentando di organizzare le cose in maniera differente. Ma il manager del cantante annuncia a sorpresa che il suo pupillo non tornerà nello stesso teatro perché non adatto ad ospitare un avvenimento di questa portata. Intanto Bowie è in classifica in tutti i paesi europei con l'album ALADDIN SANE. In Inghilterra ha già venduto un milione di copie ed è ben piazzato anche da noi; questa settimana occupa il terzo posto. Il suo ultimo singolo tratto dall'album è la cover di un brano dei Rolling Stones del 1967, LET'S SPEND THE NIGHT TOGETHER (30 euro sul mercato collezionistico), straordinaria e originalissima versione alla quale dà il suo tocco inconfondibile di carica sessuale, volutamente ambigua e bisex. Differente da quella canonica di Mick Jagger, che al suo confronto sembra una beghina. Ma il merito (o la colpa?) va data anche agli anni di differenza tra questa e quella versione. All'epoca l'unica trasgressione dai Rolling veniva dalla droga. David Bowie invece esagera in tutto, anche se lo fa con un certo stile.

ARTIE KAPLAN

Un nuovo personaggio nelle classifiche italiane. Il suo nome è Artie Kaplan ed è un quarantenne jazzista di New York. È stato per anni assistente conduttore di orchestre, poi organizzatore delle stesse, poi sessionman o anche semplice turnista. Una vita dedicata alla musica. Poi un giorno decide di investire dei soldi e lo fa convocando un'orchestra lui stesso ma non per altri artisti bensì per uso proprio. Ma Artie non aveva nessuna casa discografica alle spalle ed allora tira fuori ottomila dollari e autoproduce il suo disco, insieme ad un amico legato anch'egli all'ambiente musicale newyorchese. Il pubblico italiano lo ha fatto arrivare in cima alle hit parade in un momento ottimo per cantanti e gruppi semi-sconosciuti in Italia. Basta guardare le classifiche degli ultimi mesi: Lobo, Don Mc Lean, Dr. Hook & The Medicine Show o anche l'ex produttore dei Pink Floyd, Hurricane Smith. Nella maggior parte dei casi si tratta di personaggi che avranno da noi una sola occasione e alla seconda falliranno l'appuntamento con le classifiche. Molto particolare questo Artie Kaplan. Una specie di Moustaki americano. La sua barba brizzolata lo fa sembrare più vecchio dell'età che ha. Una voce strana, ruvida, raschiosa. Un intellettuale folk singer? Non direi. Forse non sempre bisogna trovare dei termini per definire un genere. HARMONY ad esempio è un brano differente dall'intero LP, che si intitola CONFESSIONS OF A MALE CHAUVINIST PIG, coraggioso diario di un convinto anti-femminista e dedicato al padre scomparso da poco. Difatti sulle note di retro copertina si può leggere "questo album è dedicato a Charles Parker nato nel 1902 e morto nel 1971, per il quale non ho mai cantato". Le canzoni giocano molto sull'eleganza degli arrangiamenti jazzistici e sulla voce fuori luogo in una cornice così ben definita. C'è un po' di Blood Sweat & Tears e un po' di Chicago e delle volte anche qualcosa dei crooners americani. Per questo disco Artie Kaplan si circonda di jazzisti che conosce da anni. Il sax è l'elemento principale. La suite che dà il titolo all'album è suddivisa in quattro parti e la conclusiva ha un titolo che dà l'esatta idea del suo viscerale anti-femminismo: WHERE HAVE ALL THE BITCHES GONE. Titolo intraducibile e politically incorrect, specie all'epoca, in piena era femminista. Parodia al vetriolo di WHERE HAVE ALL THE FLOWERS GONE di Pete Seeger. I testi sono tutti molto simpatici e la musica ha naturalmente spunti jazzistici. Tutti i brani dell'album sono stati scritti da lui in collaborazione con altri musicisti. Una delle canzoni più efficaci dell'intero disco si chiama MUSIC IS SWEET MUSIC IN MY SOUL in cui lui si diverte con un assolo di sax da virtuoso. HARMONY si distacca dall'intero album e non a caso viene messa in circolazione come singolo. È un pezzo nato per essere un hit, era scritto nel DNA stesso del brano tanto che avrà successo anche in un'altra versione, quella di Ben Thomas, non nuovo a coverizzare istantaneamente successi internazionali. Ben Thomas è un cantante danese che però vive e lavora in Germania. HARMONY comincia a fare successo dopo il bombardamento a tappeto fatto da Arbore e Boncompagni in Alto Gradimento: loro credevano molto in questo brano. La successiva canzone di Kaplan, che presenterà alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia a settembre, si intitola STEPIN' STONE ma fallirà l'obiettivo "hit parade".

BEATLES

Grandissimo successo in tutto il mondo raccolgono le due doppie antologie dedicate ai Beatles. Le ormai famose copertine "rosse" e "blu" con loro affacciati alla stessa ringhiera nella stessa posizione ma in anni differenti (la prima foto è del 1962, la seconda del 1970, e si vede). Primi in USA e in UK, in classifica ovunque. Gli orfani dei Beatles sono tanti e la mancanza di un gruppo leader nella musica mondiale che riesca a conciliare classe e capacità di farsi percepire si sente. E parecchio. Sono 54 canzoni, dal 1962 al 1970. I due doppi album si chiamano difatti THE BEATLES 1962-1966 e THE BEATLES 1967-1970. Due periodi distanti anni luce l'uno dall'altro ma ugualmente validi. Nel primo freschezza, ingenuità, voglia di divertire e bravura, nel secondo (che rappresenta la maturità del gruppo) classe inarrivabile, magia compositiva e canzoni che hanno fatto la storia della musica moderna. La raccolta segue un meticoloso ordine cronologico ed è praticamente la prima antologia beatlesiana se non si considera il famoso OLDIES BUT GOLDIES uscito nel 1967. L'affascinante insieme conferma ancora una volta quanto grande e pedissequamente copiata sia stata l'arte dei quattro di Liverpool. L'unica novità sta nel processo di stereofonizzazione dei primi brani del gruppo fino ad ora reperibili sono in versione mono. Il successo di queste due antologie sta nel fatto che il pubblico si è rinnovato e le nuove generazioni (i quindicenni di oggi - 1973 -) sanno molto poco di quello che i Beatles siano stati ed abbiano significato per milioni di ragazzi, e non solo, in tutto l'universo. Mentre i fratelli più grandi possono sostituire i loro vecchi 45 giri con queste nuove fiammanti ed accattivanti (anche dal punto di vista grafico) raccolte. E queste quattro possono arricchire ancor di più (se ce ne fosse bisogno) il loro stratosferico conto in banca.

PATTY PRAVO

Patty Pravo è solita incappare in infortuni professionali. Questa volta l'occasione ha un nome preciso: Terzo Festival d'Avanguardia e Nuove Tendenze di Napoli. Era un modo come un altro per presentare al pubblico in anteprima il suo nuovo disco che sarà uno dei suoi più grandi successi di sempre, PAZZA IDEA. Ma Patty ha preteso un po' troppo da un pubblico che è solito comportarsi incivilmente quando la musica che gli si presenta non è quella affine ai loro gusti. Comincia a cantare e cominciano anche ad arrivare le prime forniture di cibo inscatolato e non. Surgelati, carote, pomodori, mele etc. Non si perde d'animo e allora cominciano ad arrivare teste di gallina, zampe e pelli di coniglio. I più ignoranti le lanciano anche razzi e girandole in stile ultimo dell'anno. Ma la rivolta era già nell'aria prima che Patty si presentasse al microfono. Sabina Ciuffini, che avrebbe dovuto essere la presentatrice dell'evento, non è neanche riuscita a mettere fuori il naso che l'hanno subito aggredita in maniera furiosa. Quando sul palco è salito Maurizio Monti, uno degli autori preferiti dalla cantante veneziana, è cominciata la protesta con parolacce e grida di scherno verso di lui che non aveva neanche aperto bocca. Al momento dell'ascesa al palco della Pravo, l'apoteosi finale. Quasi che non aspettassero altro. E' sembrato, all'inizio, che si trattasse della solita schermaglia con la quale si accolgono i cantanti non propriamente idonei a tali manifestazioni (ricordiamo che Morandi aveva quasi rischiato la vita a Milano nel 1971 quando tentarono di lapidarlo e nello stesso anno la Fratello era stata accolta a sacchetti di sabbia in faccia a Palermo durante un Festival Pop). Ma quando le raffiche ortofrutticole ed avicole si sono fatte sempre più fitte ed Eddy Ponti, classico presentatore di eventi beat (nei sessanta e pop nei settanta) è stato seriamente ferito ad una tempia ed ad una spalla, si è capito che si trattava di qualcosa di più. Patty Pravo ha cercato di andare avanti; si è stretta nello scialle a mo' di scudo rispondendo con parole appropriate ai lanci e alle parolacce irripetibili che le stavano cadendo addosso. Ma nonostante tutto questo Patty è riuscita a finire di cantare la sua canzone. Ci è voluto un po'. Quasi un'ora ma ce l'ha fatta. Alla fine, tra lanci e vituperi scende dal palco e cerca di allontanarsi dal luogo ma qualcuno le aveva squarciato le gomme della macchina. Sembra incredibile, ma avrebbe dovuto essere solo un festival di musica. Si è trasformato in un festival di odio verso una cantante che non aveva fatto altro che presentare un tipo di musica diversa da quella che di solito si ascolta in festival di questo tipo. E pensare che la Pravo era nata come cantante di rottura e personaggio tipicamente giovanile in quel 1966 ormai lontano nel tempo e nel pensiero del tessuto sociale giovanile, radicalmente cambiato.

UN DISCO PER L'ESTATE 1973

Ed eccoci arrivati alla decima edizione del Disco Per L'Estate, considerato una delle maggiori manifestazioni in stato di agonia, dopo Sanremo. Le gare sembra abbiano fatto il loro tempo. Addirittura per la prossima stagione Canzonissima lascerà il palcoscenico del sabato sera per andare ad occupare un posto, che in realtà sarebbe in pole position nella domenica pomeriggio, ma che gli eventi relegheranno in un angoletto, una sorta di sorella povera della defunta Settevoci. Il singolo sta vivendo una profonda crisi mentre i 33 giri vendono magnificamente (così come le cassette). Se si dà un'occhiata alla classifica dei 33 vediamo che di interpreti italiani ce ne sono davvero molto pochi (questa settimana solo due) e tantomeno potranno avere speranza di entrare in quella lista di personaggi che sopravvivono grazie a gare canore oramai care solo alle persone mature (che generalmente non acquistano dischi). E' cambiata la società italiana e sono cambiate tante cose da quando, negli anni sessanta, ogni manifestazione canora era seguita con spasmodica attesa e reverenziale rispetto. IL Disco Per L'Estate sarà definitivamente abolito fra due anni. Ma intanto, tra alti (pochi) e bassi (tanti) va avanti. E con sé la solita carovana di cantanti considerati ormai da museo per il pubblico giovane. Eccezion fatta per gradite sorprese che comunque non mancano mai. Grossa rappresentanza di complessi, solitamente tenuti in disparte dalla Rai (almeno fino al 1970). Otto gruppi più un duo (I Vianella) sono arrivati in finale, su 26. Percentuale non da trascurare. I complessi hanno sempre avuto vita difficile nelle manifestazioni canore. Fino al 1973, difatti, anche Canzonissima aveva le porte chiuse per una non molto ben precisata regola interna Rai. A Sanremo la sfortuna li aveva sempre perseguitati; a Saint Vincent uno spiraglio si è aperto. Ma è così piccolo che chi riesce ad entrare in finale può considerarsi superfortunato. Certo, non sono complessi d'avanguardia, ma comunque portano una ventata di freschezza in un'imbalsamatissima manifestazione aziendale. L'ostracismo della tv e dei festival televisivi verso i complessi tende a salvaguardare la tradizione e a valorizzare il solista, di solito molto più accettato dalle giurie che il gruppo, il quale fa ancora parte, nell'immaginario dei più, di un tipo di mondo e di musica troppo legato alla galassia giovanile. Complessi come la PFM, il Banco, le Orme o anche gli stessi Battisti o Baglioni non fanno parte del mondo del piccolo schermo domestico. È una dimostrazione lampante di quanto siano deleteri per l'industria discografica italiana certi rifiuti ad oltranza verso i complessi in generale. Quindi queste manifestazioni continueranno a proporre i Nazzaro e i Gagliardi mentre il pubblico continuerà a comprare Elton John. Un vero affare, per lui.
I cantautori come Paoli o De Gregori, che avevano mostrato qualcosa di buono, sono stati sistematicamente eliminati. Decisamente questa manifestazione estiva non fa per loro. In estate forse si ha più voglia di divagarsi e meno di lambiccarsi il cervello nel decodificare questo o quel pensiero. Ed è anche giusto, tutto sommato. In fondo, è la stagione dello svago, delle vacanze e del riposo. Per pensare abbiamo tutto l'anno. Ora (a.d. 2004) si può fare una critica assolutamente imparziale di queste manifestazioni, trovando anche del buono in canzoni e cantanti che magari all'epoca facevano storcere la bocca alla maggioranza. E con questo spirito - critico ma non distruttivo - cominciamo a narrare le gesta dei nostri.

La kermesse parte lunedì 9 aprile e si conclude con la serata finale televisiva sabato 16 giugno. La Rai aveva chiesto testi più impegnati rispetto agli altri anni. Ma quelli che ci provano, vengono sistematicamente eliminati. L'azienda tenta di sollevare un po' la media delle canzoni di solito molto bassa in queste manifestazioni. I primi a farne le spese sono i Casadei, proprio ora che il liscio sta vivendo una stagione incredibile di revival! Moda nata dal ritorno in grande stile del tango, che sta incontrando una nuova stagione nelle discoteche per over 40 (le balere) che sono comunque sempre più spesso frequentate da giovani. Per lo più ha un carnet di serate che lo tiene impegnato per altri due anni (basti pensare che Casadei è ormai un marchio di fabbrica e che per accontentare più piazze possibili di orchestre ne manda in giro due o tre nella stessa serata). L'epicentro del revival è il nord Italia e naturalmente a fare la parte del leone è l'Emilia Romagna. Grazie anche al film di Bertolucci ULTIMO TANGO A PARIGI che ha fatto finire il burro tra gli articoli che si possono trovare nei sexy shop. Tutto questo anche se nessuno degli interpreti ballava il tango tanto erano impegnati in altre faccenduole. Dei Casadei CIAO MARE non viene accolta dalla giuria selezionatrice mentre invece viene subito inglobata in quell'altra manifestazione estiva che è il Festivalbar, organizzato da Vittorio Salvetti, il quale ha un occhio formidabile per tutto quello che fa moda. E in questo momento il liscio, quello vero, è davvero di gran moda. Quindi, perché non presentarlo anche al Festivalbar, il festival giovane per antonomasia? C'è posto anche per lui. E bene fece.

Scartata Ombretta Colli, che voleva presentare un brano dal titolo SOTTO IL PONTE (lei che si consola con sit-in femministi), viene scartato anche Donatello; ha rischiato di essere scartato anche Piero Focaccia e la sua canzone GIROTONDO: ha dovuto cambiare il titolo che originariamente era CON 'STA PIOGGIA E CON 'STO VENTO, che riecheggiava un po' troppo la filastrocca goliardica. Eliminata anche la Berti. Quest'anno le manifestazioni non le portano gran che fortuna. Esclusa da Sanremo, al Disco per l'Estate non riesce ad arrivare neanche in finale. Lei che di glorie festivaliere ne ha accumulate tante, riuscendo sempre a piazzarsi prima fra le donne, nei festival e nelle manifestazioni in cui era il pubblico a votare. Ma anche per lei il discorso comincia a cambiare. Il suo clichè, valido per alcune tipologie di spettatori, è venuto a modificarsi. In questo periodo tra un prodotto folk finto ed uno genuino preferiscono il secondo (vedere il successo di Casadei, dopo 50 anni di applausi relegati a feste di paese, o a quello della Ferri) e le sue barchette e i suoi tipitipitì non sconfinferano più a nessuno. Da qui il colpo di grazia e la porta chiusa a Saint Vincent. Ed è così che la Berti comincerà a fare album di musica popolare, quella vera. Cercando in questo modo di recuperare il terreno ed il mercato perduto. Altri esclusi sanremesi sono Fontana, Al Bano, Nada, Nazzaro e i Nuovi Angeli che portano la stessa canzone silurata a Sanremo, LA POVERA GENTE. Poi personaggi in cerca di rilancio artistico come Tessuto (che manca nelle classifiche da quattro anni), Dino (che manca da 5), Nada e la stessa Rita Pavone. Partendo dalla serata finale, per la prima volta un complesso vince una manifestazione canora della Rai. Sono i Camaleonti e cantano una bellissima canzone scritta da Giancarlo Bigazzi e Toto Savio, PERCHÉ TI AMO. Forse la più bella e meritoria di tutte quante le finaliste. Sebbene Mina, interpellata, dichiari la sua preferenza per IO PERCHÉ IO PER CHI dei Profeti, che arrivano settimi. Il vincitore della edizione scorsa, Gianni Nazzaro, non nasconde il suo disappunto per essersi classificato al secondo posto con IL PRIMO SOGNO PROIBITO. Terzo, uno scontatissimo Mino Reitano con una canzone francamente brutta, che giustamente non se la filerà nessuno, dal titolo TRE PAROLE AL VENTO, titolo che si presta a sarcastici e pungenti giochetti di parole.

I CAMALEONTI

Tornando ai complessi riprendiamo il discorso interrotto riguardo ai Camaleonti che, dopo un periodo di crisi e risollevatisi con la canzone sanremese di quest'anno, tornano prepotentemente alla ribalta. Lo scorso anno nessuno avrebbe mai puntato su un loro rientro, anzi... erano stati dati per spacciati. Uno dei tanti complessi, si pensava, nati col beat e morti alla fine del medesimo. Sono stati circa un anno senza lavorare, poi la svolta di COME SEI BELLA (ancora in classifica questa settimana al 17° posto) a Sanremo e ora i frutti raccolti con PERCHÉ TI AMO. Come spesso accade, purtroppo per loro, il cachet delle serate è stato fissato molto prima di questo nuovo exploit. Paga bassa, quindi, per un gruppo che sembrava aver fatto il suo tempo. La loro canzone entra in classifica prima della fine della manifestazione. Una delle poche. Un 45 giri che si discosta dagli schemi più festivalieri. Sebbene il pronostico fosse già scontato ormai da parecchie settimane, soprattutto considerando le valutazioni espresse dalle giurie nelle vetrine radiofoniche giornaliere e per il fatto che il gruppo presentava sicuramente una delle canzoni più valide della mostra, c'è stata un po' di suspense al momento del verdetto quando lo scontro con Nazzaro si stava facendo più aspro. Alla fine lo distanziano di ben 41 voti. Più staccato è il terzo classificato (Reitano) e il quarto (i Vianella). Gerry Manzoli, il biondo chitarrista del gruppo, trova l'amore e si fidanza con Nada. Sì, proprio la cantante di Gabbro che partecipa anch'essa alla manifestazione cercando un rilancio con un pezzo scritto da i Cugini di Campagna. E continuiamo con i complessi.

I PROFETI

I Profeti, che di solito cantavano canzoni straniere in italiano, riescono a fare successo per la prima volta con una loro produzione, scritta da Donato Ciletti, uno di loro. Testi e musica. Il loro primo successo fu RUBACUORI (nel 1967), cover di RUBY TUESDAY dei Rolling Stones. Poi venne la volta di HO DIFESO IL MIO AMORE (NIGHTS IN WHITE SATIN dei Moody Blues). Poi ancora GLI OCCHI VERDI DELL'AMORE (ANGEL IN THE MORNING di P.P. Arnold, cantante negra della Immediate). Nel 1970 il capo del gruppo, Renato, se ne va intraprendendo una carriera solistica. Restano in tre perché nel frattempo se n'era andato anche Nazzareno La Rovere, in disaccordo con Renato che stava prendendo un po' troppo la leadership. Allora a questo punto il produttore Elio Gariboldi propone che o si sciolgano definitivamente o riprendano il cantante. E dopo un anno sabbatico rieccoli in pista con ERA BELLA (nel frattempo Nazzareno era tornato), grande hit del nuovo personaggio della musica inglese, Gilbert O'Sullivan. La canzone ottiene successo anche in versione originale, NOTHING RHYMED. L'anno dopo eccoli ancora in pista con un altro brano dello stesso O'Sullivan (cantato malissimo e praticamente rovinato del tutto), PRIMA NOTTE SENZA LEI, con la quale partecipano al Festivalbar. La canzone era la bellissima WE WILL. Mi chiedo come abbiano fatto i produttori a far uscire un disco così brutto e male interpretato come quello. La voce di Nazzareno è qualcosa di orribile e di indefinibile allo stesso tempo. Agli inizi del 1973 Osvaldo se ne va per divergenze musicali ed entra in pista un ragazzo molto giovane, Claudio Belloli. Contemporaneamente decidono di dedicarsi loro stessi alla produzione e la prima prova è questa canzone che ottiene subito un buon successo. Anche nelle serate si nota la differenza. Prima ne facevano quattro o cinque al mese. Adesso la loro estate è prenotata già in anticipo con 45 concerti tra luglio ed agosto. Naturalmente hanno aumentato il compenso.

LA GRANDE FAMIGLIA

Un nuovo complesso, in cui gravitano tutti i più valenti musicisti e collaboratori che militano (quasi) stabilmente nel palazzo romano della RCA, si chiama LA GRANDE FAMIGLIA. E'formata da tre leader e da un gruppo variabile di componenti; proprio da questo progetto ha preso il nome il complesso. Ingresso libero per tutti. I leader sono Alberto Lucarelli (già dei Girasoli), Giorgio Baiardelli e Primo Pace. Si avverte nel disco l'apporto di Minghi e di altri nomi noti come si sente un'atmosfera tipicamente romana, già dalla musica. Certi passaggi melodici potrebbero benissimo essere presi a prestito da canzoni degli anni trenta di Romolo Balzani. FRUTTO VERDE (15 euro) è il titolo di questo singolo scritto dallo stesso Lucarelli con l'aiuto di Franco Migliacci e Marco Luberti. Ottimo team, quindi. Sfortunatamente la canzone non ottiene un grande successo commerciale ma la si sentirà spesso in giro.

IL SEGNO DELLO ZODIACO

Altro complesso familiare, Il Segno Dello Zodiaco, ha gravitato nell'orbita della canzone italiana per tutto il decennio senza però trovare la giusta canzone per il boom. In realtà il gruppo era nato dalle ceneri de I FRATELLI, complesso che incideva per la CBS e che ha avuto all'attivo un paio di singoli, tra cui una versione di LASCIAMI VEDERE IL SOLE che fu la sigla di SPECIALE PER VOI del 1970. Poi hanno deciso di cambiare ragione sociale e genere diventando per l'appunto il complesso che è oggi. Se all'inizio si chiamavano I FRATELLI una ragione sicuramente ci doveva essere e difatti il fulcro del complesso era formato dai tre fratelli Borra. Gianni e i gemelli Luigi e Luciano. Per farsi distinguere i due gemelli hanno acconciature diverse. Con loro un cugino, Loris. Sono tutti della provincia di Vercelli tranne Loris che arriva da Acquanegra, provincia di Mantova. Sono molto dotati musicalmente ma spesso il loro repertorio non li ha aiutati. A questo Disco Per L'Estate presentano SOLE ROSSO (15 euro) che non è male. Il loro più grande successo arriverà nel 1975 con E MI GUARDI (lo so che il titolo potrebbe dire poco, ma se la si ascolta è una musica che viene subito alla memoria) e dopo un paio di anni si presenteranno al pubblico con un pezzo tra i meno noti degli anni quaranta, PARLAMI SOTTO LE STELLE che porterà loro parecchia fortuna. Incidono per la RI.FI e in questo 1973 hanno già all'attivo un LP che si bilancia tra il progressive e il pop melodico di un certo livello.

I NUOVI ANGELI

I Nuovi Angeli sono ormai abbonati a questa manifestazione. Di solito forieri di motivi scanzonati ed allegri scritti per loro dalla mano sinistra di Roberto Vecchioni (quella goliardica e meno seriosa) e dall'altro music maker sempre troppo sottovalutato Renato Pareti (anch'egli in gara). Questa volta però gli Angeli cambiano marcia e anche autori. Si affidano alle penne di Ricky Gianco, Gian Pieretti e Nicorelli per una canzone che non sembra neanche la loro, LA POVERA GENTE (11 euro). È un preciso riferimento ad una determinata situazione sociale che certo non hanno scoperto né i Nuovi Angeli né Ricky Gianco, autore del testo. Ma ormai avevano deciso di dare una sterzata al loro repertorio e alla loro immagine che, pur riscuotendo successo, non permetteva loro di essere guardati con sufficiente stima dai critici musicali ma anche dai colleghi. Stufi perciò di essere considerati l'Orietta Berti dei complessi, tentano una carta diversa, non perdendo d'occhio però il loro pubblico che li vuole così come sono. Evolversi, in poche parole, ma senza per questo snaturare la loro musica. Andando per tentativi provano con questa canzone che però non porta loro fortuna, non riesce ad entrare in finale come sempre è accaduto per loro. È in questa manifestazione che, nel 1971, dopo anni ed anni di lavoro mal pagato e quasi anonimo, il gruppo finalmente raccoglie i frutti di quello che aveva fatto fino ad allora, passando dall'ubriacatura beat alla musica pop commerciale. Era l'anno del loro boom e di DONNA FELICITÀ. E dopo il bis con SINGAPORE arriva il primo passo falso (la canzone di cui si sta parlando), recuperato con molta intelligenza grazie alla loro produzione successiva presentata a Canzonissima e cioè ANNA DA DIMENTICARE.

I GENS

I Gens presentano una validissima canzone scritta da Dattoli e Salerno che ricalca nel modulo i loro successi più conosciuti. Un pezzo molto buono e costruito su misura per i loro moduli vocali ormai collaudati. Dopo l'exploit dell'anno precedente con PER CHI non potevano certo permettersi passi falsi. La bella voce del cantante solista, Pippo Pollina, regala al brano un'atmosfera di intimità. CARA AMICA MIA (13 euro) è la storia dell'incontro, dopo tanto tempo, tra due ex innamorati.

GRUPPO 2001

Altro gruppo diventato ormai famoso grazie al successo ottenuto nella passata edizione è quello del Gruppo 2001. E proprio per colpa del successo, che li prese di soprassalto, per poco non si sciolsero. Quando il successo ti prende d'improvviso può fare brutti scherzi, come certe buone medicine che, se assunte in dosi eccessive, uccidono il malato invece di guarirlo. Era il tempo di MESSAGGIO che li portò da un giorno all'altro in classifica. Erano sei ed ora sono rimasti in quattro. Sono tutti sardi e la loro età varia dai 19 ai 24 anni. Portano una canzone sicuramente meno importante della precedente, meno d'effetto già dal titolo. Si chiama ANGELO MIO (15 euro) e non riuscirà a bissare MESSAGGIO. Troppo banale, un passo indietro rispetto alla buona prova di un gruppo che faceva ben sperare. Però, se il singolo fa un po' acqua, il 33 è di buon livello. Si intitola L'ALBA DI DOMANI e racconta in dieci canzoni i fatti della vita quotidiana, fatti in apparenza piccoli ma che dal punto di vista personale possono sembrare drammi. Ed attraverso questi piccoli casi umani il complesso costruisce un affresco sulla situazione dell'uomo nel mondo moderno.

IVA ZANICCHI

Ha un temperamento tipicamente emiliano e come tale è facile a prendere fuoco. Durante le prove della serata finale la cantante era in lista di attesa da tre giorni e ancora non aveva provato. Verso mezzogiorno si sente dire che tempo per provare la sua canzone non ce n'era più. Quando chiede il motivo di tale decisione si sente rispondere che "dovrà cantare alla garibaldina sperando che si trovi un buco anche per lei". La Zanicchi dà di matto e deve intervenire il suocero, il commendator Ansoldi, patron della RI.FI. Manca un quarto all'una quando finalmente anche l'"Aquila di Ligonchio" è sul palco per provare I MULINI DELLA MENTE (10 euro) ma non si trova la giusta tonalità tra la cantante e l'orchestra per l'attacco del pezzo. La Zanicchi è accaldata, così come gli orchestrali, il regista è nervoso. Per la troppa tensione Iva accusa un malore e viene portata in albergo. Le prove sono rimandate al pomeriggio ma Iva non se la sente di proseguire in quel clima di tensione. Raccoglie la sua roba e si dirige verso l'auto che la riporta a Milano rinunciando così alla finale televisiva.

GIANNI NAZZARO

E' uno di quei cantanti che campa grazie a manifestazioni come Canzonissima o come questa della quale si sta parlando adesso. Non ha grossi autori alle spalle. Generalmente sono presi dal gruppo di quelli di fiducia della casa discografica per la quale incide, la CGD. Non che non siano bravi, anzi, ma qualche volta sembra scrivano per timbrare il cartellino più che per vocazione. Il suo LP che esce a ridosso della manifestazione è di fattura antica dove pochi pezzi sono nuovi. Come si faceva fino agli anni sessanta. Il suo 33 si intitola MA C'È UN MOMENTO DEL GIORNO IN CUI PENSO A TE. Copertina apribile e ben curata. La CGD di solito ci tiene alle copertine dei suoi long playing. Ma esiste per questo simpatico cantante il problema di rinnovarsi e il disco ne è una prova. La canzone del Disco Estate non è malaccio (IL PRIMO SOGNO PROIBITO) ma è sistematicamente simile ad almeno altri venti brani del passato, nonostante a scriverla non siano i soliti noti bensì la collaudatissima coppia Migliacci e Mattone. Nonostante legati alla RCA per una volta hanno prestato il loro operato a Nazzaro. Però francamente non si sente affatto la differenza tra questa canzone e la precedente produzione. Sarà la voce e l'interpretazione del cantante che non riesce a differenziare poi tanto. Ma potrebbero essere anche gli arrangiamenti del solito (e bravo) arrangiatore della CGD, che danno al pezzo il tocco inconfondibile (per orecchie esperte) della produzione di quella casa discografica.

RAFFAELLA CARRA'

Ma uno dei numeri più applauditi è il ritorno, in qualità di ospite d'onore, di Raffaella Carrà che manca dagli schermi televisivi dalla finalissima di Canzonissima del 6 gennaio 1972. Rilancia la moda del rock'n'roll degli anni cinquanta che per tutto il 1973 e il 1974 terrà banco, insieme al liscio e alla soul music della corrente philadelphiana e losangelina. La showgirl ha di recente cambiato casa discografica. Dalla RCA è passata alla CGD e per il suo debutto discografico aveva pensato appunto ad un disco legato al rock degli anni cinquanta. Poi qualcosa o qualcuno deve averle fatto cambiare idea e questo disco annunciato per l'estate sarà poi rinviato a Natale. Ma non sarà lo stesso progetto. L'ingaggio con la casa milanese prevede un appannaggio molto vantaggioso per Raffaella e il cambiamento di scuderia non è stato traumatico. Questo perché tra le due case concorrenti c'è stata una sorta di scambio di ostaggi. La CBS ha liberato dal contratto Riccardo Fogli (che nonostante avesse lasciato i Pooh il suo contratto prevedeva la sua permanenza) che potrà raggiungere la sua Patty Pravo alla RCA e in cambio ha liberato la Carrà dal legame che la vincolava fino al 1974. Altro progetto in corso e poi abbandonato è uno show televisivo con Walter Chiari. Raffa avrebbe voluto per il debutto Ranieri ma non se n'è fatto niente. Ranieri sta girando uno sceneggiato tv (UNA CITTÀ IN FONDO ALLA STRADA) e non ha tempo per altri progetti. Raffaella cambierà partner e per il suo spettacolo in otto puntate troverà sulla sua strada Mina. Una qualsiasi...

SCHIF PARADE ai MALALINGUA

Prima ancora di diventare una rubrica fissa del nostro sito (nella versione SHit Parade), SCHIF PARADE era la rubrica fissa di un programma divertente di Amurri e Verde, presentato da due "tremendi". Il titolo della trasmissione, I MALALINGUA, fa loro certamente onore. Sono Luciano Salce e Bice Valori. La SCHIF PARADE è una sorta di Hit Parade dedicata alla musica più brutta o più kitsch del momento. Brani che generalmente fanno parte di un mondo ormai passato che si ostina a voler restare vivo per una ristretta nicchia di persone, le quali non comprano i dischi, ma ne usufruiscono via etere o per mezzo della tv. Ad esempio, le ultime Canzonissima della Rai erano una miniera inesauribile per codesta selezione. Orietta Berti è ospite fissa della trasmissione radiofonica, con grande disappunto di lei stessa che grida al complotto. All'inizio questa rubrica era nata con l'intento di far ascoltare un paio di brani degli Squallor, volutamente assurdi. BLA BLA BLA e 38 LUGLIO, nella quale Alfredo Cerruti, pronuncia la fatidica frase "all'elettrotecnico venne una grossa idea: si sdraiò e si fece camminare sopra da un camion a rimorchio". La rubrica fa successo e da allora diventa fissa. Ed ecco entrare in classifica canzoni delle Figlie Del Vento (SUGLI SUGLI BANE BANE), di Macario (TURIN TURIN - orrenda fin già dalla copertina) o della Berti (con la sua E LEI PESCAVA). Il massimo della cattiveria si raggiunge con la rubrica GLI S-BIG, cioè quelli che non sono più dei big o i pesi minimi della musica leggera italiana. Personaggi in via di estinzione. In testa quasi sempre Bobby Solo e Little Tony, seguiti da Lara Saint Paul e Claudio Villa. Divertente, ma nello stesso tempo anche abbastanza crudele.

Christian Calabrese