Settimana 01 Ottobre 1977
( da Musica & Dischi )

Qui sotto la classifica della settimana con le quotazioni di Giancarlo Di Girolamo, uno dei più noti collezionisti e commercianti italiani di vinile. Il prezzo segnato a margine dei titoli corrisponde a quello assunto dai dischi in condizioni ottime (non usati) nelle odierne mostre-mercato.

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Ti amo Umberto Tozzi €  8
2L'angelo azzurro Umberto Balsamo €  8
3Ma Baker Boney M. €  8
4Tomorrow Amanda Lear €  8
5I feel love Donna Summer €  8
6Rockollection Laurent Voulzy €  8
7Don't let me be misunderstoodSanta Esmeralda €  8
8'A canzuncella Alunni del Sole €  8
9Zodiacs Roberta Kelly €  8
10Baby sitter Soul Iberica Band€  8
11Mi vendo Renato Zero € 11
12Giorni Mina € 10
13Ragazzina Luca D’Ammonio €  8
14San Francisco Village People €  8
15Profeta non sarò Demis Roussos €  8

Le novità in classifica, questa settimana, sono davvero pochine rispetto alle settimane precedenti. In un commento dello scorso anno, inerente al periodo di cui si sta trattando ora, abbiamo tracciato delle schede abbastanza ampie su canzoni come ROCKOLLECTION di Laurent Voulzy o DON’T LET ME BE MISUNDERSTOOD dei Santa Esmeralda. Quindi per sapere qualcosa di preciso su quelle due canzoni si consiglia di andare sul lato sinistro della pagina che state leggendo e ciccare sulla classifica dell'11 Novembre 1977.

Disco Mare

Come di consueto cominciamo col parlare di una manifestazione, in questo caso del DISCO MARE, di recente nascita, organizzata da due dinamici disc jockey che rispondono al nome di Gianni Naso e Tony Ruggero. È una manifestazione che si rivolge soprattutto ad un pubblico giovane, quello che frequenta le discoteche. Che poi ci si possano trovare anche cantautori o complessi di musica leggera italiana è un altro conto. Difatti, essendo materiale discografico in rotazione nelle discoteche, capita che oltre alla disco music ci sia anche qualche lento, perchè fino agli anni Ottanta nelle discoteche i lenti venivano messi, ed era il momento più atteso, certe volte. Sono canzoni note ormai al pubblico che le ha ascoltate centinaia di volte dalle radio private e nei locali e spesso sono molto più famose degli stessi interpreti che le eseguono, lanciati magari per l’occasione e divenuti noti, via etere, senza un solo passaggio in tv. I locali presi in considerazione per questa kermesse sono 950 e le radio selezionate 150. La finale si svolge al cospetto dei templi di Selinunte davanti alle telecamere della tv e alla presenza di diecimila ragazzi che ballano in platea (creando qualche problema di ordine pubblico) e sul palcoscenico, ammessi dall’organizzazione per dare uno tono disinvolto alla ripresa ed uno stile, forse un po’ troppo, smaccatamente giovanile. A condurre la serata un’equipe di disc jockey anche un po’ showman, come ad esempio Ronnie Jones e Claudio Sottili e la graziosa Linda Lee che tra l’altro ha anche una canzone in gara che arriva in finale. Ma ecco i finalisti che sono: per la sezione Napoli in Discoteca (!!) Peppino di Capri che ha presentato la canzone PICCERÈ; per L’Altra Discoteca Jean Luc Ponty con NEW COUNTRY; per la sezione Fast Donna Summer con I FEEL LOVE (lei non era presente), Amanda Lear con TOMORROW (si cambia d’abito davanti al pubblico come a far dipanare qualsiasi dubbio sulla sua discussa sessualità), i Lovers con DISCOMANIA, i Matia Bazar con GRAN BAZAR ,Andrea Mingardi con FUNKY FUNKY, gli Space (con tanto di tute da astronauti) con MAGIC FLY e il francese Cerrone con CERRONE’S PARADISE; per la sezione Slow troviamo invece Umberto Balsamo, trionfatore con L’ANGELO AZZURRO, Bruno Lauzi con INCANTESIMO, l’Equipe 84 con OPERA D’AMORE e Linda Lee con LOVE IS THE MAGIC. La sezione Fast è stata vinta da Donna Summer che, non essendo presente non può neanche ritirare il premio. Come si può dedurre dai titoli presenti è davvero un bel festival con canzoni che nel frattempo, durante i mesi nei quali sono state trasmesse, sono diventate famosissime.

Mostra di Venezia

Un’ altra manifestazione, un po’ in declino quest’anno, è quella di Venezia che per la prima volta dal 1965, quando è nata, non si svolgerà più a Venezia ma al teatro Sistina di Roma. L’azienda autonoma di soggiorno della città lagunare ha stabilito, insieme all’organizzatore Gianni Ravera, di effettuare un esperimento spostandola a Roma. In realtà si era pensato di cambiare ogni anno la sede e portarla in giro per le città dell’Europa mantenendo sempre la dicitura di Mostra di Musica Leggera Internazionale di Venezia in modo da pubblicizzare ulteriormente l’immagine della città e dell’azienda. Ma poi non se ne fece più niente. Come ogni anno questa manifestazione dà il la alla stagione musicale anche se ormai, nel 1977, i meccanismi interni alla discografia italiana sono molto cambiati rispetto a soli due anni avanti. Intanto sono stati aboliti il Disco Per L’Estate e Canzonissima, due appuntamenti molto importanti per l’uscita di nuovi dischi. Sanremo vive anni bui, il Cantagiro si svolge quasi in un circuito clandestino. Insomma quei punti cardine sui quali si reggeva la stagione discografica fino a qualche anno prima sono venuti a mancare nel giro di un anno. Questi i concorrenti: Lenny Williams, Wess , Sheila & B Devotion, Marcella Bella, Walter Foini, Franco Simone, I Collage, Roberto Soffici, Raoul Casadei, Lamont Dozier, Ronnie Jones & Claudia Barry, le Ritchie Family, e i Santa Esmeralda. I giovani sono Lina Savonà, Franco Marino (entrambi della Vanilla), Piero Finà e una corista di Paola Orlandi che debutta come cantautrice e che si chiama Cristina Toni. La nota curiosa di questa manifestazione è che a fare da boss (in mancanza del Celentano di turno) questa volta è una donna, Ornella Vanoni, divenuta industriale da tre anni e che ci tiene a spingere i suoi protetti. Ospiti d’onore Domenico Modugno, Ornella Vanoni e i New Trolls, Pippo Franco. Come si è visto dagli interpreti questa mostra è improntata verso il genere disco. Anche Marcella Bella presenta un pezzo molto ritmato, NON M’IMPORTA PIÙ. Memo Remigi, il presentatore della rassegna, chiama in aiuto suo figlio per cantare una canzone che definire patetica è il minimo che si possa fare. La storia di un papà e del suo bambino rimasti soli causa per la scomparsa prematura della mamma. I due si rivolgono proprio a lei, assunta in cielo, con frasi del tipo torna a casa mamma, torna vieni qua, siamo tanto soli, io e il mio papa..chiedi un’ora al cielo,parla con Gesù, di angeli ne ha tanti, noi soltanto tu. Ora non vorrei infierire su Remigi, che è pur bravo e dalla sua carriera ha avuto molto meno di quello che avrebbe certamente meritato, ma questo canto corale da brefotrofio avrebbe potuto risparmiarselo/celo. E lo scrive uno come me, che a quel tempo era bambino, e questa canzoncina non gli dispiaceva affatto, forse non badando al testo. La sagra delle disgrazie non finisce qui. Modugno si presenta in qualità di ospite d’onore con una canzoncina niente male quanto a tragicità. A CASA TORNEREMO INSIEME è l’ennesimo fumettone musicale del cantante di PIANGE IL TELEFONO e de IL MAESTRO DI VIOLINO. La storia di un padre che in ospedale trepida per la sorte di un figlio ferito in un incidente; e quando una voce fuori campo dice che il ragazzo è fuori pericolo, alza le braccia al cielo in segno di ringraziamento. Quest’anno la Gondola d’Oro è stata assegnata a Franco Simone, un altro bel riconoscimento dopo la vittoria come miglior paroliere dell’anno. Novità sono i premi speciali. Il Leone d’Oro che è andato ad Ornella Vanoni e alla catalizzatrice di tutti i premi del 1977, Donna Summer. La Gondola d’Argento è invece toccata a Lina Savonà, seguita da Alberigo Crocetta, vecchia volpe di cui su queste colonne si è molto spesso parlato. Tirando le somme, questa edizione ha mostrato né più né meno le tendenze di questo periodo. E cioè la canzone per bambini, la discomusic sempre più invadente e la canzone d’autore, quella meno celebrata dai media, quella dei cantautori che vanno da Franco Simone a Sandro Giacobbe, i quali sui giornali non hanno lo spazio di un Vecchioni o di un Venditti ma che vendono due volte tanto.

Club Tenco

Il Club Tenco o meglio la Rassegna della Canzone D’Autore intitolata alla memoria del cantautore suicida, giunta alla sua quarta edizione, ha avuto il suo momento di discussione e di contestazione. Ad accendere la miccia è stato un grosso nome delle attuali hit parade, uno dei trionfatori dell’annata in corso, Angelo Branduardi. Si è reso protagonista di una polemica che aveva vari destinatari: il pubblico, le radio private e la Rai. Proprio con quest’ultima ha avuto la disputa più grossa. L’entourage del cantautore aveva fatto apprezzamenti poco simpatici all’indirizzo dei tecnici delle riprese , i quali hanno interrotto le riprese televisive e se ne sono andati a casa. Le radio private che avrebbero dovuto trasmettere lo spettacolo sono state diffidate dallo stesso artista che quando è salito sul palcoscenico è stato sonoramente contestato dal pubblico. Ma Branduardi non si è fatto pregare nel controbattere parola per parola. Ne è venuto fuori uno spettacolo completamente diverso dal previsto, in sintonia con questo 1977 difficile e caldo come non accadeva da anni negli scontri sociali. Il teatro Ariston era stato attaccato il giovedì precedente dagli autonomi che volevano entrare a tutti i costi (non certo perchè interessati alla musica ma per fare casino) sostenendo che solo pochi privilegiati avevano avuto la possibilità di reperire i biglietti. Gli organizzatori hanno rimediato distribuendo largamente biglietti omaggio in modo da evitare ulteriori contestazioni.

Donna Summer

Donna Summer, come si è detto, non va a ritirare il premio al Disco Mare ma la targa la riceve lo stesso a Viareggio, durante una serata al Bussoladomani che attira 7500 persone nel tendone, disposte a pagare 20 mila lire per vedere la regina della sexy music. La cantante è davvero attesissima. Nel giro di un anno è diventata un personaggio del quale si parla anche su giornali non specializzati e l’attesa (a causa dei continui rinvii) per vederla da vicino si è fatta spasmodica. Diciamo che Donna Summer sta al 1977 come Madonna sarebbe stata al 1987, anno del suo famoso concerto a Torino. E non è un’esagerazione. Donna Summer ha raggiunto un livello di notorietà stratosferico, cosa che sembrerebbe anche un pochettino ingiustificata. Ma si sa, il pubblico è soprattutto interessato ai personaggi più che alla loro musica e gli addetti stampa della Casablanca, la sua etichetta, ci hanno saputo davvero fare. In più aggiungete il richiamo del sesso. Specie se è nero. Cosa che richiama alla mente pantere, regine della giungla e cosette di questo genere che manderebbero in sollucchero il Freud di turno. È comunque chiaro che Donna Summer più di così non può salire nell’olimpo della musica. Ha raggiunto il top, cosa che senza una grandiosa macchina da guerra pubblicitaria, probabilmente non avrebbe mai raggiunto. La voce è bella, sì, lei è brava e ci sa fare, ma non siamo di fronte ad un miracolo. Anche se nonostante in meno di due anni abbia inciso quattro 33 giri che non hanno perso tempo nell’insediarsi ai primissimi posti nelle classifiche internazionali. Ma torniamo allo spettacolo: è di ottimo livello, roba da professionisti. Lei canta benissimo (cosa di cui si era sempre dubitato in Italia fino ad allora), si muove con eleganza, non sbaglia una nota, l’orchestra è impeccabile. Sembra praticamente di ascoltare un suo long playing. Solo su LOVE TO LOVE YOU BABY si lascia andare scadendo un po’ di tono e di eleganza, leccando il microfono e mugolando, così come d’altronde vuole la canzone. Sussurra frasi a doppio senso mentre ancheggia e si sfrega sull’asta del microfono. In fondo, la gente è venuta anche per quello. È o non è la regina della musica sexy? È o non è quella delle canzoni con i mugolii? E allora perché negare le aspettative del pubblico? Di certo la sua immagine erotica l’ha aiutata molto in questi due anni e niente toglie alla sua grande professionalità. Quest’esibizione però segna la fine di un’immagine ormai inutile al raggiungimento di una fama internazionale acquisita da tempo. Dopo questa serata a Viareggio è in giro per l’Italia per quattordici spettacoli in sedici giorni. Compenso 110 mila dollari più 55 mila per le spese. Il 30 settembre è a Roma, il 3 di ottobre a Torino, il 5 a Padova e cosi via. Il repertorio non manca di certo visto che in due anni scarsi ha già una mega produzione alle spalle: 4 album più un quinto che sarebbe poi la colonna sonora di ABISSI (THE DEEP) in cui presenta la title track omonima. Una curiosità: come se si trattasse di merce in vendita al miglior offerente, la cantante offre l’opportunità di un’esibizione privata ad un gruppo di petrolieri della Costa Azzurra. Dietro lauto compenso, s’intende. Come lei stessa afferma, la cosa che più gli interessa nella vita sono i soldi. E difatti per questa marchetta fuori programma al Papajajo, esclusivo club delle notti in della Costa Azzurra, percepisce 50 mila dollari. Alla faccia delle femministe e di decenni di lotte per dimostrare che la donna non è solo carne da esposizione.

Roberta Kelly

Continuando a parlare della scuderia Pete Bellotte & Giorgio Moroder vediamo che l’enorme successo della cantante di Boston non è il solo ricollegabile a quella impressionante music factory con base a Monaco di Baviera. Ora si aggiunge anche un’altra cantante, Roberta Kelly, voce e volto non nuovi al pubblico delle discoteche. E se guardiamo le classifiche italiane dei 33 giri può sorprendere il fatto che ben cinque LP sono di marca tedesca. Tre provengono dalla scuderia Bellotte & Moroder. Al primo posto c’è la Summer con I REMEMBER YESTERDAY, al quinto Roberta Kelly con ZODIAC LADY e al nono lo stesso Moroder con FROM HERE TO ETERNITY. Altri due sempre dalla Germania e cioè al sesto posto i Boney M con LOVE FOR SALE e al nono AMANDA LEAR con I’M A PHOTOGRAPH. Veramente un’invasione teutonica, comunque più pacifica della precedente. Roberta Kelly sfonda alla grande nell’estate 1977 con ZODIACS e l’album che la contiene, ZODIAC LADY. Arriva seconda al Festivalbar dietro a Tozzi e si fa conoscere, volenti o nolenti, anche dai più restii. Difatti la sua canzone è una delle più note della passata stagione, che non ha lesinato grandi successi. Basti pensare alla notorietà di brani come L’ANGELO AZZURRO, TI AMO, ‘A CANZUNCELLA e le due canzoni appena citate, I FEEL LOVE e ZODIACS. Quest’ultima è la risposta un po’ in ritardo a MAGA MAGHELLA della Carrà. Ma senza l’oroscopo personale che la maghetta formulava per tutti i segni. Si limita cioè ad elencare tutti i segni zodiacali affermando che siamo nati tutti sotto il sole, influenzati dalla luna e predestinati da uno degli otto pianeti. Questo è tutto quanto dice la canzone e lo dice per circa 5 minuti. In certi casi non essere di madre lingua inglese è una fortuna. Ci si può focalizzare sulla musica senza essere traumatizzati dal vuoto assoluto dei testi. E difatti questo disco si basa esclusivamente sulla grande musicalità e sul ritmo ossessivo e ripetuto ad libitum. Roberta Kelly è nata a Las Cruses in Nuovo Messico ed ha subito cominciato a cantare nel coro della chiesa. Cresciuta, decide di seguire in modo professionale la carriera di cantante e va a fare la corista nel tempio della black music, in quel di Detroit alla Tamla Motown. In Europa ci arriva grazie ad una tournée di HAIR e si stabilisce in Germania dove trova anche marito. Incide il primo singolo e partecipa a spettacoli per le forza armate USA di stanza in Germania. A Monaco conosce Bellotte e Moroder i quali le propongono di far parte della scuderia Casablanca e nel 1975 la fanno esordire con un singolo che si rifà alla moda del kung fu in musica (Carl Douglas e The Sumos) che si chiama KUNG FÙS BACK AGAIN. Poi vennero LOVE POWER e TROUBLEMAKER che la fecero diventare una numero uno e una delle tante cantanti americane che hanno trovato l’America in Europa. E dall’Europa, di riflesso, di nuovo in America. Basti pensare a quel LOVE TO LOVE YOU BABY della Summer che dopo essere entrata nella playlist delle radio private europee, appena uscita in Usa, di botto raggiunge la prima posizione della classifica il 14 febbraio 1976. E da lì parte la favola della Casablanca Records. Ci sono delle affinità tra le due cantanti (Kelly e Summer) che non si circoscrivono solo all’appartenenza di scuderia. Entrambe hanno preso parte al tour di HAIR, entrambe si sono stabilite in Germania. L’unica differenza è che Roberta Kelly è molto simpatica, solare e comunicativa. La Summer si prende invece troppo sul serio, crede davvero di essere la sacerdotessa del sesso ed è abbastanza fredda con il pubblico.

Gloria Gaynor

E passiamo alla terza perla nera della disco music, cioè Gloria Gaynor. Un po’ in ribasso in questi tempi, forse perché ci sono troppe pretendenti al trono di reginetta del genere che si sono fatte avanti conquistando fama e vendendo dischi. La Gaynor reagisce prontamente con un nuovo singolo, WE CAN START ALL OVER AGAIN. È il classico pezzo con cui la cantante si impose agli inizi. Molto cadenzato e senza nessuna pausa ritmica. Niente di nuovo ma parecchio feeling e mestiere. Il lato B, MOST OF ALL, è invece più lento e la Gaynor lo canta con maggiore espressività. Ma nonostante tutti gli sforzi non servirà a farle riconquistare lo scettro di regina della disco, ancora nelle mani forti di Donna Summer. Una lotta al vertice che non ammette tregue.

Renato Zero

Renato Zero si prepara ad inaugurare la stagione del Teatro Tenda 1977-78 con il suo spettacolo ZEROFOBIA ripreso anche dalla televisione. Spettacolo che aveva già presentato in anteprima alla vigilia dell’estate e portato in tour con enorme successo in tutta Italia. È uno spettacolo che oltre a presentare tutti i brani del disco ZEROFOBIA prende spunto dalla vita di tutti i giorni o, come dice la brochure dello stesso, racconta la violenza,i disagi,la paura e il bisogno dell’uomo di ritrovarsi integro e presente nel mondo che lo vorrebbe isolare o addirittura ignorare. Un’ora e mezzo di spettacolo nel pieno della tradizione del Renato Zero di quegli anni, e cioè trovate sceniche, gags, cambi repentini di costumi davvero improbabili e soprattutto la sua grande capacità come showman ed intrattenitore. Il sottotitolo di ZEROFOBIA è Malattia in due tempi inventata, contagiata e sofferta da Renato Zero. Lo spettacolo, come già si è detto, è di ottimo livello e si divide in due tranche. La prima è una carrellata delle canzoni scritta da Renato dal 1965 ad oggi. La seconda è la Zerofobia vera e propria, un atto unico in chiave glam rock con la colonna sonora dell’ultimo disco del cantante. Presentare un nuovo spettacolo quando ancora il precedente, TRAPEZIO, avrebbe potuto andare avanti fino all’esaurimento scorte è stata una scelta anticommerciale e anticonformista che comunque ha pagato molto bene. L’azzardo è andato a buon fine. E pensare che qualche mese prima qualcuno aveva dato il Renato per ricoverato e morente in un inaccessibile ospedale, causa droga.

Gabriella Ferri

Parliamo invece di qualche uscita discografica non ancora in classifica e cominciamo con l’ultimo disco di Gabriella Ferri che rispecchia esattamente il contraddittorio stato d’animo dell’artista, la quale alterna momenti di forte voglia di prodursi per il pubblico e ad altri di chiusura, segno di un’insicurezza che ha sempre contraddistinto questo grande personaggio, scevro da ogni forma di compromessi con la commercialità, come d’altronde dimostra alla grande questo disco, ..E ADESSO ANDIAMO A INCOMINCIARE. Da questo 33 giri, uscito sia in versione doppia che singola, viene tratto un 45 giri, LASCIAMI SOLA accoppiato a ORACAO DE MAE MENINIHA. Gabriella è davvero l’ultimo clown suggestivo e disperato di una schiatta di personaggi di cui si è perso lo stampo. L’unica romana che riesce ad avere, ogni volta che ricompare e che riprende a lavorare, un successo unanime sia in borgata che tra la gente che conta. Con la sua voce che può essere un urlo lacerante o anche una risata sguaiata. Non conosce via di mezzo: o è allegra e di compagnia o infelicemente depressa. E come ogni clown che si rispetti, anche lei ogni tanto sparisce dal suo circo lasciando che le luci si spengano malinconiche. Dal 1975 non si faceva vedere in giro. La malattia del padre l’ha provata particolarmente; un po’ poeta, un po’ artista, Vittorio Ferri ha firmato come paroliere le prime canzoni di Gabriella; si sente gravata da un’insostenibile responsabilità, “solo tu puoi salvarmi”; in seguito la cantante entra nella sua prima forte depressione; segue il desiderio di stare con suo figlio piccolo e che ancora non ha gustato a fondo. Adesso è tornata, difesa dalla sua maschera da scena e dalla sua bravura, capace di comunicatività col pubblico come pochi altri e con la straordinaria incapacità della ripetizione e della banalità. …E ADESSO ANDIAMO A INCOMINCIARE è anche il titolo di uno show per la tv ma potrebbe essere benissimo la metafora della sua vita. Si presenta con un taglio di capelli corto, col trucco dato male e coperta di stracci, come una regina della strada. Di quelle che si vedono andare vanno avanti ed indietro con buste e pacchi nei soliti posti, eletti a loro residenza. La differenza sta che nello spettacolo è circondata da una corte dei miracoli, di attori e mimi che recitano la parte di circensi. Ed il circo è un pretesto per raccontare storie di sfruttati e di sfruttatori, di miserie e di infelicità che alla fine sono felicità. Di non dover dire grazie a nessuno e di essere sempre sé stessi. Molto utopistico ma in linea col personaggio Gabriella Ferri. Lei è il fulcro di tutto lo spettacolo in cui dà mostra della sua bravura più che nei precedenti DOVA STA ZAZÀ e MAZZABUBÙ. La differenza è che qui tutto è molto meno comico e spensierato. E forse è questa la ragione per cui il pubblico non gradisce molto. Un Bignami della Ferri, artista per indole e dna. Con lei anche il gruppo dei Pandemonium, preparato e in gamba, per i quali Gabriella si è spesa molto ad imporli e farli conoscere. Hanno difatti scandito con i loro ritmi il rientro nella primavera scorsa della cantante al Sistina, rientro che fu un vero trionfo. Cosa che purtroppo non si può dire per questo disco che non riuscirà a veleggiare nelle alte postazioni della classifica.

Rita Pavone

Rita Pavone ritorna sulla scena televisiva e discografica e lo fa con un album (tratto dalla trasmissione televisiva) per metà dedicato ai bambini e per metà agli adulti. Nonostante non sia un prodotto modernissimo, tutte le canzoni si fanno ascoltare tranquillamente senza provocare noia nell’ascoltatore. Oddio, forse l’ascoltatore adulto dovrebbe evitare di mettere sul piatto il primo lato interamente dedicato ai giovanissimi con canzoni come MY NAME IS POTATO, MA VOLENDO, SIAMO TUTTI DEI GIAMBURRASCA, LA PASTASCIUTTA DEL RE e via dicendo. Ma la produzione per bambini tira moltissimo in questo periodo e allora Rita, che è stata un’antesignana del genere (da VIVA LA PAPPA COL POMODORO a PALLA PALLINA), quando ancora non era un filone di moda, perchè dovrebbe astenersi dal proporlo? Difatti MA VOLENDO e MY NAME IS POTATO riusciranno anche a scalare la classifica dei singoli più venduti per diventare due dei motivetti più ascoltati dai bambini italiani. Anche il video sigla di MY NAME IS POTATO (di Bruno Bozzetto) aiuta a rendere simpatica la canzoncina ai bambini, grazie a quella mistura tra cartone animato e realtà. E in questo caso la realtà è rappresentata dalla Pavone che interroga una patata “animata”. Ma passiamo allo spettacolo stesso, che si regge sulla presenza dei due protagonisti, Rita per l’appunto e Carlo Dapporto. Certo, i testi del programma sono a dir poco antidiluviani e sarebbero forse andati bene per qualche varietà degli anni quaranta. L’argomento della puntata viene introdotto di volta in volta da quattro ragazze seminude, la Pavone nel suo spazio presenta i brani dell’ultimo disco e Dapporto rifà per l’ennesima volta i suoi personaggi ormai scontati. Anche insieme a Carlo Campanini la parodia di Stanlio ed Ollio, cosa che già faceva a teatro nel 1935! Da parte della Pavone non mancano cose da accapponare la pelle: quel tentativo di far leva su un sentimentalismo scontato come il duetto tra lei e il marito Teddy Reno è ormai visto e stravisto e anche l’angolino per i più piccoli è cosa molto saputa giacché la stessa Rita aveva inaugurato l’angolino dei più piccoli in STASERA RITA del 1965. Teddy Reno, dal canto suo, ha sempre creduto di essere “tanto simpatico” al pubblico e non ha mai ammesso che il rifiuto (parziale) di quello stesso pubblico verso la Pavone è nato dopo essersela sposata e dal suo smodato presenzialismo. Anche il continuo tentativo di rinverdire i fasti di quando era un cantante confidenziale ha sempre fallito. Forse se Rita non volesse strafare, sarebbe meglio. Come il voler uscire sulla scena in slip proprio dopo le quattro ragazze che la affiancano nello spettacolo, certamente più avvenenti di lei. Lei che di certo non si può definire una bellezza. Ma come si è detto lo spettacolo funziona abbastanza anche se la Rai non ci crede molto. Difatti gira lo spettacolo in bianco e nero nonostante sia ormai d’uso fare tutto a colori. Rita Pavone, con finite registrazioni, prenderà parte come protagonista femminile ad una farsa teatrale tratta dalla stessa opera che ispirò la Santarella di Eduardo Scarpetta e cioè la commedia francese M.lle Nitouche chiamata QUEL DIAVOLO DI SANTARELLINA; Santarellina è proprio la Pavone. Suo partner è il famoso comico meneghino Piero Mazzarella, (ormai deceduto) vero monumento al vernacolo della città di Milano. QUEL DIAVOLO DI SANTARELLINA è ambientato nella Parigi bene del 1930. Rita di giorno è un’irreprensibile alunna di un collegio femminile e la notte si trasforma nella scatenata M.me Lilly. Mazzarella è un maestro di musica che, a sua volta, durante la notte diventa un viveur. La commedia vive sullo scambio dei personaggi così come accadeva nella Vaudeville inizio secolo e la cantante sembra nata per questa parte. Che Rita ci sappia fare a teatro è cosa nota. E dato che la vita – per dirla alla Vinicius – è l’arte dell’incontro, la vita teatrale della Pavone è particolarmente fortunata, visto che i suoi partner sono sempre stati delle vecchie volpi del palcoscenico. Prima Macario (DUE SUL PIANEROTTOLO) e dopo Carlo Dapporto (RISATE IN SALOTTO). Ora è la volta di Piero Mazzarella, che forse, essendo un attore strettamente legato alla sua città natale, non è conosciuto (o ricordato) da tutti.

Ed ecco la solita serie di fatti importanti e non, accaduti durante questo periodo a noti cantanti italiani o personaggi della musica e dello spettacolo internazionale. Cominciamo dagli immancabili Beatles. Beatles

I Beatles non avranno la loro statua a Liverpool. Il Comune ha respinto la proposta di erigere un monumento ai suoi figli più famosi. Motivo: hanno accumulato miliardi e poi se ne sono andati, usano deliberatemente droghe macchiando la loro reputazione e diffamando così la città. Se queste cose fossero state dette all’inizio dell’avventura beatlesiana avrebbero avuto un senso per la società inglese dei primi anni sessanta, così distante da quella che già nel 1967 (anche per merito e soprattutto della musica pop e dei Beatles) era divenuta. Ma nel 1977, in piena rivoluzione punk e dopo averne viste di tutti i colori, son cose che suonano molto datate. I fans di Liverpool del gruppo sono indignati ed hanno lanciato una sottoscrizione per fare erigere questo gruppo statuario a grandezza naturale raffigurante i quattro, gruppo che dovrà prendere posto nella zona pedonale cittadina dove si trovava il famoso Cavern, locale storico ora demolito dove i Beatles cominciarono a suonare. Ma Liverpool senza la squadra di calcio e senza i Beatles rimarrebbe soltanto un piccolo e squallido porto industriale con alto tasso di disoccupazione e basta. I Beatles sull’argomento non hanno nulla da dire (praticamente se ne fregano)a parte Ringo che ridendo dice ai cronisti che su tutta questa storia al massimo gli si potrebbe strappare una pernacchia.

Adriano Celentano

Adriano Celentano è stato condannato per omicidio colposo dal tribunale di Pavia con la pena di quattro mesi di reclusione. È una vecchia storia risalente a tre anni prima. Il 14 maggio 1974 con la troupe che stava girando alcune scene del film YUPPI DU c’era un attrezzista che era salito su una zattera per le riprese del film quando improvvisamente il natante naufragò nel torrente Scavizzola presso Pavia. Quella sera Charlotte Rampling, lo stesso Celentano e alcune comparse si erano imbarcate su quella zattera perchè così prevedeva il copione. Per un eccessivo carico (c’era anche una telecamera mobile) l’imbarcazione si capovolse e gli occupanti furono costretti a gettarsi in acqua. Il povero attrezzista, che non sapeva nuotare, annegò. Celentano fu chiamato in giudizio per la prima volta nel 1976 ma, per varie eccezioni sollevate dai difensori, la comparizione fu rinviata fino al 10 di ottobre quando è arrivata la sentenza.

Nocola Di Bari

Nicola Di Bari debutta in maniera sfortunata nella motonautica. Era in quel di Bellagio dove si disputava il settimo giro del Lario dedicato ai motoscafi di alto bordo. Il potente mezzo del cantante pugliese (un 5000 cc) si è incendiato dopo nemmeno un chilometro con il cantante e il co-pilota a bordo. È stata questione di attimi. Una lingua di fuoco è uscita dal vano motore mentre il mezzo andava a tutta birra. A scorgerla è stato l’altro pilota che ha detto a Di Bari di spegnere subito il motore. Fortunatamente l’estintore ha fatto il suo dovere e così se la sono cavata con un semplice spavento ma il rischio di saltare in aria con tutto il motoscafo è stato grande. Proprio accanto al motore c’erano i serbatoi del carburante e avevano il pieno completo, circa 150 litri di benzina. Se le fiamme li avessero raggiunti oggi avremmo un simpatico personaggio in meno.

Sandro Giacobbe

Un altro cantante italiano sta avendo uno strepitoso successo all’estero. Si tratta di Sandro Giacobbe. Tutto è cominciato con la versione spagnola de IL GIARDINO PROIBITO (EL JARDIN PROHIBIDO) che rimane per sedici settimane tra i primi cinque della classifica nazionale spagnola. Poi sempre nel 1976 bissa con AMOR TE NE VAJAS, versione iberica di GLI OCCHI DI TUA MADRE, ma con un testo completamente diverso dall’originale. All’inizio del 1977 tenta per la terza volta con TU MI CIELO E MY ALMA, versione di IL MIO CIELO LA MIA ANIMA (non uno strepitoso successo, da noi) e a settembre rieccolo con BIMBA, che mantiene lo stesso titolo. Quattro canzoni in classifica gli valgono il premio della popolarità (quello che vincerà un’infinità di volte Raffaella Carrà) e le ragazzine spagnole gli fanno la posta fuori dagli alberghi e per la strada come succedeva da noi al Cantagiro negli anni sessanta. Scene incredibili in un periodo in cui il divismo era molto e sepolto (almeno da noi). Ma si sa, la Spagna usciva da un periodo di dittatura (seppure soft) e come succede ad ogni nazione quando esce da un tunnel, si è portati all’esagerazione. Ma non finisce qui, perché anche l’album BIMBA ha grande successo e in particolar modo la canzone SILVIA che tratta di droga (in Italia non è mai uscita come singolo). Ora la CBS prepara il lancio nei paesi del Sud america, dove il nome di Giacobbe circola da quasi un anno raccogliendo buoni successi.

Lotteria Italia

La trasmissione abbinata alla Lotteria Italia quest’anno si chiama SECONDO VOI, sarà presentata da Pippo Baudo e debutterà il 2 ottobre. Nel rispetto delle acquisite fasce orarie (domenica pomeriggio in anteprima alle 14 e spettacolo alle 17) viene fatta una cavalcata a ritroso negli anni, prendendo in considerazione 5 anni alla volta. Dal 1977 al 1927. Negli anni Baudo si affezionerà a questa formula tanto da riproporla altre volte (ultima in ordine di tempo, NOVECENTO). Particolare simpatico è che chi si laurea campione ogni puntata è figlio dell’epoca trattata. Cioè se nella prima puntata si prendono in esame gli anni 1972-1977 a giocare saranno ragazzi nati nel 1960. Si comincia con i teenager e si finisce con i settantenni. Ogni gara è in quattro manche e propone vari quiz alla fine dei quali viene eliminato uno dei concorrenti. Dopo la consulenza degli ospiti d’onore che fungono da padrini e da esperti esterni, il superstite si assicurerà da un milione e mezzo ai cinque settimanali. Per vincere l’intera cifra e conquistare il titolo il concorrente dovrà rispondere ad un domandone finale confezionato con prevedibile perfidia dagli eliminati i quali, se riusciranno a far cadere il campione, potranno spartirsi la somma. La cifra che era piccola anche all’epoca rispecchiava una trasmissione Autori della trasmissione Michele Guardì, Enzo Di Pisa e Adolfo Perani. La sigla è davvero molto carina e viene confezionata su musica dal maestro Caruso con le parole di Sergio Bardotti, uno degli autori della trasmissione. Baudo per una volta rinuncia a firmare una sigla di una sua trasmisssione. Lui, se può, ma soprattutto se gli autori glielo lasciano fanno fare, non rinuncia mai a mettere una firma tra i cosiddetti credits (anche se non ci mette mano). ISOTTA diventa subito un successo istantaneo e sale in alto nelle classifiche dei dischi anche grazie alla verve e simpatia di Pippo Franco che ne è l’interprete. ISOTTA è il titolo e la favoletta in musica di una vecchia Isotta Fraschini e delle sue vicissitudini. Alla fine l’Isotta in questione, dacché era ridotta a fare da soprammobile agli animali di una stalla, riuscirà anche a volare, col suo principe ,tra le nuvole.

Elvis Presley

Elvis Presley a più di un mese dalla scomparsa domina le Hit Parade internazionali. È un fenomeno che non trova riscontro nella musica pop (nel 1977 ancora non era morto nessuno dei grandi della musica) e che va oltre le previsioni della sua casa discografica, la RCA. Un successo ancora maggiore di quello avuto in vita da Presley, specialmente negli ultimi anni, quando cantava per il pubblico di Las Vegas ed era sfatto fisicamente dalle droghe e dell’obesità. Nove 45 giri del re del rock degli anni Cinquanta figurano tra i cinquanta dischi più venduti nel mondo e ben sette long playing tra i primi trenta. Il fenomeno non riguarda quindi solo l’Inghilterra, che per Elvis ha sempre avuto un debole, e per gli Usa ma interessa anche il mercato asiatico, in particolar modo quello tailandese e giapponese. Anche la Francia, la Germania e il Belgio sembrano travolti da quest’ondata pro Elvis Presley. In Usa dalla data della sua morte (16 agosto) ad oggi sono stati venduti qualcosa come 24 miliardi di dischi. Tra i successi più recenti uno soprattutto balza in primo piano ed è WAY DOWN, l’ultimo singolo inciso dal cantante che era passato inosservato quando il cantante era ancora in vita e che ora occupa il primo posto della classifica dei singoli in varie nazioni. Indenne da questa presleymania sembra invece l’Italia sebbene la RCA faccia uscire a tempo di record un singolo contenente due vecchie incisioni del celebre cantante di cui SUSPICION è il lato A. Nel frattempo due impresari inglesi si contendono l’esclusiva del primo musical ispirato alla vita di Presley.

Ritchie Family

Con qualche quintale di vestiti arriva in Italia uno dei gruppi disco più famosi nel mondo. E questo è tutto al femminile. Sono le Ritchie Family e arrivano al seguito di una trentina di persone. Ora le attende un lungo tour promozionale che toccherà le maggiori discoteche italiane. L’ equipe (perchè è proprio un’ equipe) comprende oltre Cheryl, Cassandra e Gwendolyn che poi sarebbero le Ritchie Family, ballerini, musicisti, coreografi e personal manager. La cosa che più colpisce di queste chiassose ragazze di colore è il loro guardaroba. Dato che il disco da lanciare si intitola AFRICAN QUEENS si sono fatte confezionare abiti (una trentina in tutto) intessuti di fili d’oro e d’argento per ricordare le regine delle varie regioni africane durante i secoli. Sfarzo, charme e soprattutto discomusic di ottima qualità.

Santana

I Santana arrivano in Italia e...se ne vanno subito. Per colpa dei soliti incidenti degli estremisti ormai scontati che funestano ogni concerto in Italia. È dal 1970 che va avanti questa storia a cui nessuno, a partire dai pavidi politicanti italiani, ha mai voluto porre rimedio, per paura di inimicarsi quella frangia di teppisti che scorazza liberamente in lungo e largo per la penisola. E sono proprio quei politicanti a farne le spese. A Modena i Santana avrebbero dovuto partecipare al Festival dell’Unità ma dopo quella sassata presa in pieno volto a Milano da un esponente di Autonomia Operaia, è più che naturale che il complesso lasci alla svelta questo paese incivile in balia di quattro deficienti. Molotov, lanci di pietre, apparecchiature distrutte: questa è stata la notte brava milanese al Vigorelli che ha un precedente da brividi: nel 1971 cercarono letteralmente di lapidare Gianni Morandi colpevole di cantare nella stessa serata in cui erano previsti i Led Zeppelin. L’occasione era il Cantagiro/Cantamondo, quell’anno si chiamava così. I Santana con un telegramma annunciano di lasciare l’Italia al più presto anche se, nel frattempo ad agosto, il settimanale tedesco Der Spiegel li rappresenta in copertina con un piatto di spaghetti e sopra una P38. Il telegramma di Santana e del gruppo affermava le sensazioni avute la sera degli incidenti: disgusto e meraviglia perchè considerano la musica un linguaggio di pace universale. Interrompono quindi questa tournee non volendo correre il rischio di veder morire qualcuno sotto i loro occhi, sapendo che alla fine la colpa cadrebbe su di loro. Infine rendono noto che i loro impianti strumentali sono stati distrutti al 50% cosa che impedisce loro di continuare a suonare in giro per l’Italia. Ma ecco i fatti. Alle 18 il Vigorelli era stato preso d’assalto pacificamente da migliaia di persone. Alcuni ragazzi vanno subito ad occupare i posti di fronte al palco. Proprio da queste posizioni avanzate partiranno da lì a poco le moltov e i bulloni di ferro. Prima che cominci il concerto si ode un colpo di pistola e dagli spalti ha inizio un fuggi fuggi concitato. Nel frattempo i cancelli vengono forzati approfittando della distrazione delle forze dell’ordine intente a tenere a bada alcuni gruppetti. Comincia il concerto. Dopo qualche minuto i ragazzi assiepati sotto il palco intonano cori tipo VIA I SERVI DELLA CIA. I Santana naturalmente non comprendono l’idioma (e l’idiozia dei cori) e continuano a suonare fino a quando 3-4 molotov raggiungono il palco e vanno ad incendiare il tubo di metallo delle casse acustiche, sistemate l’una sull’altra. Da questo momento, non c’è più storia. Tra SCEMI SCEMI (altro coretto simpatico), bulloni e pietre lanciate sul palco, I Santana capiscono che forse è meglio finire lì. Ma perchè tutta questa violenza da parte di Autonomia Operaia? Perchè si deve pagare il biglietto, definito una provocazione borghese. Perchè “in questo momento gli italiani devono avere altro a cui pensare”. Praticamente hanno deciso loro per tutti cosa è giusto fare o no. Tra l’altro non si capisce perchè solo i concerti degli artisti stranieri vengono colpiti e considerati una provocazione. Non è che gli artisti italiani si esibiscano gratis per il bene della collettività. Per questo motivo, fino al 1979-80 nessun nome straniero importante vorrà più venire ad esibirsi in Italia considerata la nazione col pubblico più incivile. Peccato che gli incivili erano qualche centinaio e a pagare siano stati migliaia di persone. Se solo qualche politico calabraghe si fosse preso la briga di mettere questa gente nel posto più adatto e cioè in galera probabilmente non saremmo arrivati a situazioni estreme. Ma il lassismo dell’Italia e dei suoi politici verso alcuni personaggi era (ed è) noto. Le tensioni di questo caldissimo 1977 non finiscono qui. Questo primo di ottobre porta, oltre l’inizio dell’anno scolastico, anche l’inferno per le strade di Roma. Gruppi di ragazzi di opposte fazioni (circa 15 mila) fanno della città il loro campo di battaglia tra molotov, spranghe, autobus rovesciati, bar devastati, macchine date alle fiamme e colpi di pistola che il più delle volte colpiscono il bersaglio. Molti feriti, una sezione del MSI bruciata in Via Livorno(molotov sparate con un lanciarazzi) e un ragazzo di venti anni appartenente a Lotta Continua freddato con 4 proiettili mentre si trovava in una delle zone più nere della capitale, Via delle Medaglie D’Oro. Il ragazzo si chiamava Walter Rossi e una vita spezzata per motivazioni così stupide dispiace sempre, qualunque sia il colore politico che semina la morte. In una manifestazione parallela a Torino un gruppo di autonomi prende di mira un ragazzo con delle molotov. Risultato: il ragazzo di 22 anni, studente, muore in seguito alle ustioni. Questi siparietti sulla vita di tutti i giorni che spesso sono inseriti nel ritmo scanzonato e leggero di questi articoli, stanno a significare che mentre si parla di cose futili (chiamiamole così anche se non lo sono) come musica leggera e televisione, in un’altra dimensione, quella reale, le cose non sono mai facili. La cosa più assurda è che se il sabato e la domenica le prime pagine dei giornali erano solo per i tragici fatti di Roma, improvvisamente dal lunedì non se ne parla più. Perchè? Ma perchè la Juventus perde 3 a O a Roma contro la Lazio e viene superata dal Genoa in testa alla classifica! Questi sì che sono guai seri…

Bing Crosby

Quando si cerca sul Guinness Dei Primati quale sia il disco che più ha venduto nella storia della musica mondiale di tutti i tempi, fino a qualche anno fa la risposta sarebbe stata già pronta: WHITE CHRISTMAS cantata da Bing Crosby, incisa nel 1942, scritta da Irving Berlin e utilizzata come colonna sonora al film BIANCO NATALE. Quando fu pubblicata le classifiche non erano importanti come lo sarebbero sta in seguito. Ma all’epoca vendette qualcosa come un milione di copie e col passare degli anni sono diventate 30 milioni. Non so se mi spiego. Questo record è stato intaccato parecchie volte ma mai superato se non da Elton John quando nel 1997, con un atto di sciacallaggio, riciclò una sua canzone del 1973, CANDLE IN THE WIND, dedicandola all’appena defunta Diana Spencer. Naturalmente la gente, feticista e oscenamente credulona fino all’inverosimile corse in massa ad acquistare il CD singolo del brano in questione, facendo vendere all’artista qualcosa come 37 milioni di copie! Bing Crosby muore all’età di 73 anni mentre gioca a golf in Spagna, durante una vacanza. Un infarto lo stronca proprio mentre stava dedicandosi ad uno dei suoi sport preferiti. Alla fine della partita Crosby crolla a terra ma quando arriva in ospedale il suo cuore aveva già cessato di battere. Così, in maniera forse meno spiacevole del consueto, muore il vincitore dell’oscar 1944 per LA MIA VITA (nei panni di padre O’Malley). Per curiosità, volete sapere chi c’è al terzo posto dei dischi più venduti di tutti i tempi? SILENT NIGHT, sempre del nostro, anno di grazia 1935, copie vendute in totale a tutto il 2003: 30 milioni. Vai che sei ancora solo!

Christian Calabrese