In una classifica nella quale spadroneggiano due colonne sonore e un
cantautore italiano (Lucio Battisti) sarebbe il caso di dare voce a
progetti meno milionari (e miliardari), ma che comunque sono meritevoli o
interessanti. De LA FEBBRE DEL SABATO SERA abbiamo già parlato, di
GREASE anche, sebbene en passant. Entrambe le colonne sonore sono
piazzatissime sia nei 45 giri che nei 33 e nei nastri. La title track
cantata da Frankie Valli, un cantante che è sulle scene da circa
vent'anni con enorme successo(faceva parte del gruppo Frankie Valli &
The Four Seasons) e che raggiunge l'onore della prima posizione anche se
in Italia è sconosciuto ai più. E'seguita dal duo Olivia Newton John e
John Travolta, che sono presenti anche nelle bubbling con SUMMER NIGHTS,
che diverrà poi un successo da primissimi posti in classifica, come
SANDY e GREASED LIGHTIN', entrambe cantate da John Travolta. La Newton
John, la sola della coppia ad essere una vera cantante, farà il tris
(questa volta da solista) con HOPELESSLY DEVOTED TO YOU. Di Battisti e
dell'enorme successo di UNA DONNA PER AMICO, ne parlaremo un'altra
volta.
Le Streghe
Invece occupiamoci di un terzetto di belle fanciulle che fino a
qualche mese fa erano il contorno di Pippo Baudo a SECONDO VOI quando
cantavano la sigla DON DON BABY. Una produzione coi fiocchi dovuta a
Shel Shapiro e ad autori che si occupano della loro produzione (come lo
stesso Shapiro e il bravissimo Simon Luca) fanno sì che Le Streghe,
questo il nome del gruppo, sfornino un 33 giri veramente bello anche se
il genere potrebbe far torcere il naso a qualche purista. Sì, si tratta
di disco music, tanto vituperata all'epoca così come rivalutata al
giorno d'oggi. Ma c'è disco e disco. Sylvester non è Barry White e Le
Streghe non hanno una produzione di basso livello tipo Kathleen Del
Casino. E' sicuramente molto più elegante e di classe dell'ultima disco
music tedesca tanto magnificata: una per tutte D.D. Jackson, che sta
conoscendo anche da noi un notevolissimo successo giocando a fare la
donna robot ma che musicalmente è davvero poca cosa. A parte il fatto
che la cantante del gruppo è una cantante vera: è Silvana Aliotta, già
facente parte dei Circus 2000, gruppo pop prog dei primissimi anni del
decennio, poi diventata solista col solo nome di Silvana. Silvana è
anche l'autrice, insieme a Pippo Caruso del singolo DON DON BABY.
Accanto a lei Momi (che diverrà solista nel 1980 sebbene per breve
tempo). Momi è una ragazza di origine cinese che dice di essere nata a
Maui alle Hawaii (o così fanno sapere dalla casa discografica); e poi
Luna, anche lei straniera (brasiliana) e anche per lei ci sarà un futuro
brevissimo come solista (da non confonderla con Luna alias Farida). Il
loro disco è un concept album: narra la storia di tre streghe,
dall'iniziazione all'arrivo sulla terra dove, cantando e ballando,
seducono gli uomini per procurare anime all'inferno. Ma poi si ribellano
a Satana, perché si innamorano veramente e la canzone che racconta di
questa inversione di tendenza è CHI?, nella quale si chiedono se valga
davvero la pena di perdere i poteri di strega per amore e vivere una
vita da comuni mortali. La canzone è scritta da Simon Luca e da Shel
Shapiro. Nel 1979 Silvana abbandona il gruppo e viene sostituita da
Dawn, già componente del gruppo degli Eruption, complesso di produzione
tedesca, nonostante la provenienza degli appartenenti dal complesso
giamaicano (quelli di I CAN'T STAND THE RAIN, per intenderci, grosso hit
del 1978). Ai tempi di DON DON BABY non ebbero molto riscontro di
pubblico forse, perché non c'era molta coerenza fra il modo in cui
volevano presentarsi ai telespettatori e quello nel quale in effetti
apparivano (più sexy che streghe). A 10 HERTZ, il programma presentato
da Gianni Morandi, cantano BALLERINO (scritta dal solito Shapiro e da
Luigi Albertelli) e riescono a portare il pezzo in classifica e non solo
in Italia. Ma poi, non sappiamo per quale ragione, il progetto Streghe
si esaurisce proprio in quel 1979. Forse proprio con l'estinguersi del
filone della disco music.
Tony Renis
E' tornato dopo qualche anno di assenza dalla tv e dalla canzone Tony
Renis. E lo fa in duplice veste di cantante e di comparsa-attore in
STRYX, trasmissione di rottura di Enzo Trapani della quale ci parlerà
accuratamente David Guarnieri. In Stryx, Tony Renis ha il compito di
legare gli ospiti del varietà infernale nella veste di folletto-diavolo
buono. Sul versante discografico Tony Renis scala le classifiche, dopo
davvero tantissimo tempo, con la versione disco di QUANDO QUANDO QUANDO
intitolata per l'appunto DISCOQUANDO. Una versione mixata con un altro
brano scritto per l'occasione. Un disco che comunque va fortissimo anche
all'estero: primo perché la versione originale è uno di quei brani che
rappresentano l'Italia all'estero, un po' come NEL BLU DIPINTO DI BLU e
'O SOLE MIO, secondo perché ha una ritmica internazionale e, come già
detto, in questo momento la disco europea va davvero alla grande. C'è
chi critica questa decisione di replicare se stesso, bollandola come
patetica, giacché Tony Renis si è sempre cimentato in quei due o tre
veri successi che ha scritto per sé o per altri giostrandoli in tutte le
salse. Ma questo naturalmente succede in Italia perché all'estero Tony
Renis si è sempre sapientemente venduto come superstar italiana
riuscendo ad avere amici anche influenti in ogni dove e quindi trattato
col dovuto rispetto. Scrivono che quella sua esibizione tra una
streghetta a seno nudo e un folletto dispettoso sia inutile quanto il
rifacimento della canzone del '62 in chiave disco. Ma è una critica fine
a se stessa perché il disco, volente o nolente, va bene, si vende. Forse
è il personaggio ad essere antipatico a molti nell'ambiente, per quel
suo modo furbesco di fare, scordando che è proprio questa una componente
rimarchevole dell'uomo Tony Renis.
Bobby Solo
Lo stesso percorso sta facendo in questo periodo Bobby Solo che,
travestito da rocker anni '50 con tanto di brillantina tra i capelli
(forse incoraggiato dal film GREASE) ma vestito come John Travolta nella
FEBBRE DEL SABATO SERA, ripropone il suo più grande successo, UNA
LACRIMA SUL VISO, in versione disco music, che anche lui con poca
fantasia ribattezza UNA LACRIMA SUL VISO '78. Erano anni che Bobby non
scalava le prime posizioni delle classifiche, addirittura dal 1969 con
ZINGARA. Calo di popolarità e perdita di credibilità in anni (i
settanta) nei quali l'impegno sembrava venire prima di ogni altra virtù
artistica. Bobby Solo ha fatto lo stesso percorso di altri artisti della
sua generazione trovatisi spiazzati con l'avvento di Lucio Battisti,
Claudio Baglioni, Riccardo Cocciante e i cantautori cosiddetti
"impegnati". Ma come accade a Gianni Morandi proprio in questo stesso
periodo od a Rita Pavone, risale miracolosamente la china. Il suo
rientro sulle scene è dovuto al brano testè citato, cantato in inglese e
completamente ristrutturato musicalmente con una commistione di
vocalizzi presleiani e musica nera. Il disco, come vedremo dopo, spopola
in Francia e di riflesso in Italia. Essendo il pubblico francese attento
alla tradizione ed al culto del personaggio da palcoscenico di per sé
(basti guardare le pazzie che si fanno ancora oggi per artisti come
Dalida o Claude François morti rispettivamente 18 e 26 anni fa), non si
era dimenticato di Bobby Solo, per quanto mancasse in una trasmissione
francese da circa 8 anni. Ed è stato accolto quindi con grande
disponibilità così come si accoglie un amico che non si incontra da
molto tempo. Il successo di questo revival è dovuto ad Albert
Verrecchia, discografico francese e produttore del gruppo Belle Epoque,
il quale aveva proposto alla sua casa (la Emi) e ad un'altra tedesca (la
Hansa) la versione da discoteca della canzone di Bobby Solo. Si era visto
anche il recente successo di Grace Jones con il rifacimento di LA VIE EN
ROSE in chiave discomusic, dei Cafè Creme (sempre su etichetta Emi) con
un medley dei successi dei Beatles e della Belle Epoque con BLACK IS
BLACK. E a chi farla cantare? Ma a Bobby Solo, naturelment. Bobby
nicchiava, era un po' perplesso. Quella versione era così diversa
dall'originale che sembrava quasi una profanazione. Ma l'arrangiamento,
che ricorda sia la nuova versione di LA VIE EN ROSE e di FIGLI DELLE
STELLE, gli piace moltissimo. Poi vengono fatti dei test a Roma: mandano
alle discoteche e alle radio private il promo del disco e si constata
che funziona davvero. In Francia hanno stampato subito centomila copie
che si esauriscono quasi subito. In Germania accade la stessa cosa. In
Italia il boom è leggermente minore ma il singolo entra tranquillamente
in orbita . Ora c'è bisogno di un 33 giri per confermare questo
successo: il disco si chiama DUTY FREE ma stranamente non appare il nome
di Bobby Solo in copertina! Il brano è un compromesso tra il rock'n'roll
e la musica da discoteca, completamente in inglese, con i testi curati
da Evelyn del gruppo della Belle Epoque, quelle di BLACK IS BLACK e
BAMALAMA. Non un disco memorabile, sicuramente.
John Paul Young
Se si dice John Paul Young molti potrebbero pensare o che non sanno chi
sia oppure sbagliarsi con Paul Young, cantante di LOVE OF THE COMMON
PEOPLE e tante altre. Ma se si rammenta la canzone LOVE IS IN THE AIR,
non c'è dubbio che l'associazione voce-canzone venga naturale. Certe
canzoni esplodono senza una vera ragione, anche se il cantante non è
famoso affatto. Basti ricordare lo scorso autunno '77 quando Leroy Gomez
(Santa Esmeralda) vendette migliaia e migliaia di copie col suo singolo,
mix e 33 giri, DON'T LET ME BE MISUNDERSTOOD. Un'accoglienza
completamente inaspettata. Così come inaspettato fu il successo al
Festivalbar 1978 di Kate Bush con WUTHERING HEIGHTS. Tornando al nostro
amico, lui viene dall'Australia così come Robert Stigwood, i Bee Gees e
Olivia Newton-John, tre dei trionfatori di questo 1978 (Robert Stigwood
è il noto produttore discografico, teatrale, cinematografico e... tante
altre cose). E' parecchio tempo che il suo nome fa capolino nelle
classifiche discografiche del suo paese ma è uno sconosciuto per il
resto del mondo. Molti dicono sia il fratello di George Young,
componente del disciolto gruppo beat Easybeats, ma per quanto abbia lo
stesso cognome George è soltanto l'autore delle sue canzoni. Così come
l'altro componente del complesso, Harry Vanda. John Paul Young comincia
a fare musica nel 1968 insieme ad un gruppo chiamato The Elm (l'olmo), un
gruppo cosidetto border, di quelli nati dopo l'onda del beat, che fanno
un genere di musica pop-rock leggera non propriamente definita. Poi
Robert Stigwood lo sceglie per il cast di Jesus Christ Superstar e lui,
dopo qualche tempo, incide il suo primo disco da solista dal titolo
PASADENA. Siamo nel 1972, agli albori della glam music e John prova a
collocarsi in quel filone. Altri singoli furono DRIVE ME CRAZY nel 1973,
SHOW AND TELL e BAD TRIP nel 1974 e THE LOVE GAME nel 1975. E' bene
specificare che ognuno di questi singoli e successivi album non ebbero
alcun riscontro sul mercato internazionale. Il primo 33 giri del 1975,
HERO, era una raccolta di canzoni realizzate in tempi diversi, una sorta
di greatest hits, il secondo, JPY (sigla del suo nome) uscito nel 1976 è
invece costituito da inediti totalmente differenti l'uno dall'altro per
stile e musicalità. Il terzo, uscito nel marzo 1977 è un disco per così
dire "normale", collocabile in una continuità musicale. Il quarto, LOST
IN YOUR LOVE (per il mercato italiano e LOVE IS IN THE AIR per quello
internazionale) è un ritorno al secondo album: una mediazione tra la
musica commerciale e quindi di genere disco, un po' di rock e qualche
ballata melodica. Non poteva essere altrimenti dopo il grande successo
di LOVE IS IN THE AIR, che da noi ha avuto una forte spinta promozionale
anche perché inserita come sigla musicale di un teleromanzo (L'AUTUNNO
DELLE SPIE) e successivamente partecipante al Festivalbar. Ma è in
autunno che la canzone esplode veramente. LOVE IS IN THE AIR è in realtà
un brano inciso un anno prima in Australia, dove ebbe un discreto
successo ma che nessuno, lui per primo, credeva potesse avere nuovamente
un esito ed un riscontro così ampio in campo internazionale. Poi un
giorno un discografico tedesco viene in possesso della copia del singolo
e lo distribuisce in Germania. In pochissimo tempo il pezzo si è trovato
primo in classifica in Inghilterra, in Germania, in Austria e
piazzatissimo in Italia, Francia, Olanda, Belgio ed in Usa. Tutto questo
con un disco che doveva già appartenere al passato. La vita è davvero
piena di sorprese. John Paul Young fece una tournèe in Sud Africa e
provocò scene d'isteria alle quali lui stesso rispose con un sorriso
incredulo. Intanto il suo 33 giri distribuito su etichetta Atlantic in
Usa (da noi su Derby/CGD) raggiunge i primi posti delle classifiche
proprio nel momento in cui il suo secondo e terzo singolo a livello
internazionale, LOST IN YOUR LOVE e STANDING IN THE RAIN, invadono
pacificamente le discoteche di tutto il mondo. Naturalmente a dicembre
verrà eletto King Of The Pop in Australia, battendo i Bee Gees (sebbene
loro concorressero come gruppo). Ma la sua carriera internazionale non
andò oltre al 1979. Subito passato di moda, i suoi successivi singoli
(THE DAY THAT MY HEART CAUGHT FIRE, FOOL IN LOVE, HEAVEN SENT) non
ebbero un riscontro apprezzabile. Nel 1983 tornò in classifica in
Australia con il singolo SOLDIER OF FORTUNE. Ma proprio perché, come si
diceva prima, la vita è sempre piena di sorprese, nel 1992 un film di
grande successo in Usa, STRICTLY BALLROOM distribuito anche da noi, ma
con minore fortuna, riportò in auge LOVE IS IN THE AIR che riconquistò
il primo posto in Australia e si piazzò benissimo in tutti i paesi di
lingua inglese e non. John Paul Young, un uomo internazionalmente
conosciuto per una sola canzone continua a cantare in giro per il mondo,
perfino per le famiglie reali del Giappone, della Thailandia e delle
isole Fiji. Nel 2000 apre i giochi olimpici di Sidney come personaggio
di alto profilo australiano. Insomma, la sua storia è come quella di un
boomerang, per l'appunto, australiano anch'esso: lanciato, torna
indietro. E sempre con la stessa canzone. One Hit wonder, direbbero gli
americani. Cantala ancora John, diciamo noi, parafrasando la famosa
frase di Humprey Bogart in CASABLANCA.
Sigle aimate TV
Due sigle tv per due grandi disegnatori Una delle canzoni che piace di
più ai bambini in questo periodo è la canzone-sigla di Corrado (Domenica
In...) intitolata IL LEONE. Il leone in questione è un simpatico cartone
animato, disegnato da Pagot. Diciamo subito che il Pagot originale è
morto nel 1972. I suoi figli portano avanti la premiata ditta con
successo. Nino Pagot è il creatore di Calimero, personaggio immortale
nella fantasia infantile. Nato come pulcino-spot, ha ora un'autonomia
tutta sua grazie anche ai giapponesi, che ne hanno acquistato i diritti
pagando milioni di dollari agli eredi. Tornando al 1978, Marco e Gi
Pagot hanno ora disegnato il leone Charlie per la sigla della
trasmissione presentata da Corrado. La canzone IL LEONE è scritta da
Franco Torti, Zambrini, Jurgens e Gianni Meccia. 4 autori sicuramente di
valore, sebbene Franco Torti non sia prettamente un autore di canzoni,
ma di spettacoli teatrali e televisivi. Corrado, insieme al coro dei
bambini canta questa canzone e la porta in hit parade. Non
dimentichiamoci che ci sarà poi un seguito a questo disco, CHARLIE E'
UNA LENZA, in cui il protagonista animato è lo stesso leone.
Altra sigla animata è quella di SCOMMETTIAMO. La canzone è DONNA DONNA
MIA, scritta da Toto Cutugno e firmata anche dall'autore e dal
presentatore della trasmissione (che non avranno scritto nemmeno una
parola) cioè Ludovico Peregrini e Mike Bongiorno. Toto Cutugno, già
leader degli Albatros (e ancora prima dei Toto & I Tati) è più noto in
Francia che da noi, come autore. Joe Dassin e Dalida incidono volentieri
le sue canzoni. Ma con questa sigla fa centro. Aiutato forse dalla
grafica molto accattivante del disegnatore Bruno Bozzetto che disegna
anche la copertina del 45 giri.
Il periodo delle ambiguità sessuali
Il biennio 1977/1978 sarà ricordato
anche per l'esplosione di personaggi "ambigui", dal sesso incerto o
smaccatamente gay. Un processo che nel resto d'Europa è avvenuto molto
prima, nel 1971/1972, quando T.Rex, Sweet, Lou Reed, David Bowie e tutto
il circo del glam era nelle classifiche di tutto il mondo. Ora tocca
all'Italia. I personaggi sono Renato Zero, Ivan Cattaneo, Andrea
Liberovici (che fisicamente sembra un po' Grazia Di Michele e un po'
Roberta D'Angelo), Amanda Lear, Le Sorelle Bandiera, Gli Insoliti, Andrea
Tich, Faust'O', Alfredo Cohen, Cristiano Malgioglio e addirittura Anna
Oxa, che come detto in un altro articolo, si voleva farla passare per
ambigua, con la trovata della mascolinità in salsa punk al Sanremo '78,
opera di Ivan Cattaneo (qui a lato entrambi i cantanti) e poi con il
film MASCHIO, FEMMINA, FIORE, FRUTTO che fu un flop nelle sale
cinematografiche. Sul versante "musica da discoteca italiana" ci sono
gli Easy Going e i Macho. Due gruppi molto acquistati che fanno
discomusic di buona fattura, ai quali collabora anche Simonetti figlio.
Tornando ad Ivan Cattaneo, nei suoi spettacoli ostenta atteggiamenti
inequivocabili, giocando con una banana di plastica dalla quale schizza
un organo maschile. Lo spettacolo si chiama Super Ivan ed è pieno di
giochi di parole, di frizzi e lazzi sull'omosessualità "invadente" ed
evidente del protagonista, il quale dice di essere felice di avere un
contatto "di-retto col proprio pubblico" e che insisterà "nell'opera di
esaltazione della sua ano-malia". E continua dicendo che visto l'andazzo
generale per il quale tutti ormai si travestono da donna, lui farà
l'esatto contrario, travestendosi da supermaschio, pieno di muscoli per
popolare i sogni dei gay italiani. Cattaneo critica anche
l'atteggiamento volutamente ambiguo di Renato Zero il quale, a suo
avviso, gioca troppo sul fatto del "è o non è" senza prendere posizione,
nonostante la cosa sia ormai evidente. Dice di lui che è un inibito
(dire di Renato Zero che è inibito è come dire che Ilona Staller sia
vergine!!) e che il suo impero Zerolandia fa tanto Disneyland, con la
sua corte di sorcini reclutati tra gli emerginati, drogati, omosessuali
e puttane. Però, continua Ivan, piace anche alle nonne ed ai bambini e
si traveste come Moira Orfei. In totale i dischi di Cattaneo sono 5: due
LP e quattro singoli (a tutto il 1978). Il primo album si intitola UOAEI
del 1975, un'analisi del linguaggio corrente a cui contrapponeva una
sua soluzione personale. Da questo 33 giri viene estratto DARLING
accoppiato a POMODORI DA MARTE. Poi un altro singolo dal titolo
L'ELEFANTE E' CAPOVOLTO (1976) che sotto un'apparenza favolistica
nascondeva una precisa satira politica. Incappa anche nella censura
della RAI. Nel 1977 incide il 33 giri che gli dà notorietà, PRIMO, SECONDO
E FRUTTA (IVAN COMPRESO), titolo originale e divertente dal quale
estrapola LA SEGRETARIA HA COLPITO ANCORA. Poi il 45 TABU', che sta
ottenendo un buon successo (sigla della trasmissione tv omonima). Prima
di fare il cantante, Ivan aveva speso molto del suo tempo in
Inghilterra, dove si era trasferito per militare nel Gay Liberation
(inizi anni settanta). In Italia, nello stesso periodo esisteva il
F.U.O.R.I, ma non era di gradimento di Ivan perché troppo politicizzato.
Gli rimproverano di esagerare con le sue provocazioni e con una
messinscena esasperata che poteva nuocere alla sua effettiva capacità
artistica che rischiava di essere messa in secondo piano. Una critica
che comunque è un implicito complimento. Altro personaggio che gioca sul
filo dell'ambiguità è Leopoldo Mastelloni, fin qui non ancora
menzionato. Esce un suo disco per la BlaBla dal titolo IL MIO SLIP FA
PAM PAM nel quale fa il femminista al contrario, dicendo che in realtà è
l'uomo ad essere un oggetto in mano alle donne e non l'inverso. Sulla
seconda facciata DONNA, la celebre canzone di Kramer (Donna, tutto si fa
per te) è cantata in maniera sguaiata, da travestito di infimo ordine e
con voce istericamente femminile. Naturalmente tutto è palesemente
voluto. Un altro gay appena uscito allo scoperto è Andrea Tich, un
siciliano emigrato a Milano veramente spregiudicato. Il titolo del suo
LP è a dir poco scioccante: MASTURBATI, nel quale fa la parte del gay
represso ed emarginato giocando su toni sarcastici e patetici,
compiangendosi e cercando un riscatto nella società. Anche qui tutto è
voluto. Una maniera di esprimere il proprio punto di vista con sarcasmo
e di spronare gli omosessuali a non ghettizzarsi in associazioni fine a
se stesse (come il F.U.O.R.I, antesignano dell'ArciGay) e di vivere una
vita allo scoperto, normalmente e senza paura.
Luigi Proietti
Luigi Proietti è di nuovo sulle scene dopo il successo clamoroso di A ME
GLI OCCHI PLEASE. Egli cerca di collegarsi ad un filone popolare basato,
per un verso sulla parte dell'interprete istrione e versatile, e per
l'altro sulla facilità ed immediatezza di comunicazione verso il
pubblico. Il suo nuovo spettacolo è una commedia in romanesco chiamata
GAETANACCIO, che ricalca molto il bullo spaccone e dal cuore d'oro di
Rugantino. Roma rimane, come l'epoca in cui le gesta di Gaetanaccio si
svolgono, quella dei primi decenni del 1800, un periodo storico di cui
Luigi Magni, sceneggiatore ed autore, è un fine conoscitore specialmente
dopo i film NELL'ANNO DEL SIGNORE e IN NOME DEL PAPA RE. Gaetanaccio si
chiama in realtà Gaetano Sant'Angelo, visse dal 1782 al 1832 e fu un
burattinaio noto e scomodo perché andava in giro per Roma facendo dire
ai suoi burattini malignità (o verità?) scomode e mettendo
buffonescamente alla berlina fatti privati e pubblici dei potenti
dell'epoca. Naturalmente non era molto gradito alle autorità e quando
nel 1825, per l'Anno Santo, Leone XII proibì ogni forma di spettacolo,
Gaetanaccio si ridusse a chiedere l'elemosina "per i suoi pupazzi".
Tutto lo spettacolo si dipana sul tentativo di procacciarsi un pasto e
allo stesso tempo, di non abbassare mai la testa davanti al potere,
naturalmente a discapito del suo stomaco. Ci sono poi alcuni personaggi
tipici dell'antico teatro (dal greco al romano) come la figura della
morte impersonata da Daria Nicolodi o dell'amata, guitta anch'essa,
artista di strada che risponde al nome di Nina, tipicamente romano,
interpretata da Luisa De Santis, nota al pubblico per essere stata la
"Luisa" del duo Luisa e Gabriella (Gabriella è la Ferri) degli anni
sessanta. La parte del Papa la fa Riccardo Billi, sacrificato in una
parte con poche battute. Richiami all'attualità violenta dell'epoca,
come la rivolta, l'uccisione di un poliziotto, cose che francamente
erano scontate, viste e riviste già nel 1978. Il regista dello
spettacolo è lo stesso Proietti che tra l'altro incide anche la colonna
sonora dello spettacolo su un 33 giri della RCA.
Johnny Dorelli
Dopo aver battuto tutti i record d'incassi da quattro anni a questa
parte, la commedia musicale con Johnny Dorelli AGGIUNGI UN POSTO A
TAVOLA sbarca oltremanica e viene ribattezzata BEYOND THE RAINBOW.
Grande successo di pubblico a Londra che alla fine ha salutato l'ultima
canzone dello spettacolo scandendone ritmicamente il tempo. In prima
fila Ingrid Bergman che ha commentato entusiasticamente il musical come
uno show pieno di sole che dovrebbe riempire i teatri per molto tempo.
Entusiasta anche la critica inglese che, di solito, quando vede italiano
picchia duro. Il Daily Telegraph ha incensato Dorelli e le musiche di
Armando Trovajoli e il Financial Times scrive che la commedia funziona
molto bene e che Dorelli è un attore gradevolissimo, ma peccato però che
canti come Perry Como. Il Daily Mail invece è acido: dice che Dorelli ha
le qualità artistiche di una statuina di gesso e le qualità spirituali
di un registratore di cassa e che canta come in Inghilterra non si fa
dagli anni cinquanta. L'Evening Standard si chiede come mai in Italia
questo musical abbia successo più di MY FAIR LADY. Conclude il Times che
definisce l'attore protagonista convincente ed il lavoro un allegro
spettacolo per famiglie. A Johnny Dorelli capita anche un incidente:
verso le 15 usciva dall'Hotel Savoy, dove alloggiava e si accingeva ad
attraversare la strada per raggiungere l'Adelphi. Condizionato dal
traffico italiano che come ovunque nel mondo tiene la destra, il
cantante e attore, forse sovrappensiero e dimentico di essere in
Inghilterra, dove si circola invece a sinistra, ha guardato dalla parte
sbagliata prima di attraversare e un taxi lo ha preso in pieno. Travolto
e ricoverato al St.Thomas, Dorelli non ha però riportato gravi lesioni
ma solo due occhi neri e un forte mal di testa.
Caro Papà di Dino Risi
Essendo questi tempi di terrore e terrorismo, era inevitabile che anche
il cinema si sarebbe occupato dell'argomento. Lo fa Dino Risi con
l'ultimo film interpretato da Vittorio Gassman, CARO PAPA', in un
momento in cui il cinema italiano sta vivendo un periodo di rilancio. La
commedia italiana spopola in Francia (I NUOVI MOSTRI) e lo stesso film è
stato candidato agli oscar, tra lo sdegno dei critici nostrani che
avrebbero voluto che l'Italia fosse rappresentata da qualche altro
lavoro, probabilmente più "impegnato". Come se la commedia italiana
fosse roba di scarto. Comunque, ritornando al film, CARO PAPA' è la
storia di un padre che scopre per caso di avere un figlio terrorista e
sullo sfondo c'è la paura dell'Italia degli anni settanta, quella del
timore a uscire di casa e subire uno scippo, un'aggressione, un
rapimento o di essere gambizzati. Un po' come la vedeva Paolo Villaggio
nel caustico film IL BEL PAESE del 1977, quando un uomo torna in Italia
dopo più di dieci anni di assenza e si trova coinvolto suo malgrado
nelle vicende italiane del momento, ingigantite al parossismo essendo un
film di tono grottesco. Ma non è il caso di cercare risoluzioni
politiche al problema "terrorismo". Il terrorismo è visto da lontano ed
ha la faccia delle persone che si conoscono, addirittura dei figli, come
un mostro che divora tutto. Gassman nel film è un uomo ricco che si è
fatto dal nulla e che ha lavorato sodo dopo la guerra per diventare
quello che è oggi. Il figlio è cresciuto nella bambagia, viziato e
coccolato come tutti (o quasi) i terroristi veri che improvvisamente per
noia decidono di diventare rivoluzionari. Un giorno il padre legge per
caso il diario del figlio e viene a conoscenza di un mondo che non
immaginava neppure, che gli sembrava lontano e che invece esiste nella
stanza accanto alla sua. E comincia una guerra generazionale che diventa
una sorta di corsa al massacro. Il figlio è interpretato da Stefano
Meda.
Gabriella Farinon
E' stato condannato a due anni di reclusione (col beneficio della
condizionale) l'impiegato di banca che la notte dell'11 dicembre 1974 a
Roma cercava di abbracciare la bella Gabriella Farinon facendo atti di
libidine. La presentatrice era giunta a casa alle quattro di mattina
quando aveva notato l'uomo alla porta dell'ascensore del suo palazzo.
Gli chiese se per caso fosse il nuovo domestico della sorella e lui
annuì, così la Farinon entrò con lui nell'ascensore. Dopo qualche
istante il silenzio della notte fu rotto dalle grida della presentatrice
che allertarono un vigile notturno il quale fu capace di bloccare lo
sconosciuto mentre la donna, salita in casa, chiamava il 113. Lui,
l'impiegato (di cui non facciamo il nome), si difese dicendo che in
realtà era stato frainteso e che voleva soltanto aiutare la signora a
rialzarsi. Tuttavia alcuni certificati medici della Farinon non
lasciavano dubbi sulla dinamica dell'incontro.
Claudio Villa
Claudio Villa è rimasto ferito, il 20 novembre, in un incidente
stradale, avvenuto alla periferia di Roma, nel quale altre due persone
sono state coinvolte: una cittadina americana e suo figlio di cinque
anni. A provocare l'incidente uno sbandamento della moto guidata dal
centauro Villa, che stava viaggiando a forte velocità. Il cantante ha
riportato la frattura della clavicola, la donna un grave trauma cranico
e il figlioletto soltanto alcune leggere escoriazioni guaribili in breve
tempo. L'incidente è avvenuto in un tratto extraurbano della via
Tuscolana nei pressi del Grande Raccordo Anulare, quando Villa, che si
stava dirigendo verso Frascati ha sbandato ed è andato a finire contro
la signora ed il bambino in procinto di attraversare la strada. I due
sono residenti in Usa, nello stato del Colorado. Appena hanno saputo di
essere stati investiti da una celebrità pare abbiano mormorato,
sollevati: non vedevamo l'ora di venire a Roma per farci investire da
Claudio Villa. Per la signora, il sogno della sua vita.
L'omocidio di Guido Rossa
Ed ora occupiamoci di una di quelle storie che erano di ordinaria
amministrazione in quegli anni, una storia di sangue a sfondo
politico, di terrorismo. Una faida interna tra persone della stessa
sponda ma con obbiettivi e mentalità completamente differenti. Il primo,
una brava persona, coraggiosa, che crede in un ideale (giusto o no che
sia), iscritto al PCI da molti anni, crede in una giustizia possibile da
raggiungere senza spargimenti di sangue. Quarantacinque anni di Belluno,
trapiantato a Torino da bambino. Operaio da quando aveva 14 anni, prima
alla FIAT dove lavorava anche il padre e poi all'Italsider, ambiente in
cui si svolge questo dramma. Il suo nome era Guido Rossa, aveva l'hobby
dell'alpinismo ed era un uomo di grandi capacità tecniche e manuali.
Insomma, una brava persona, pronto a farsi in quattro per gli altri.
L'altro, un personaggio squallido, con una vita normale, uomo
irreprensibile fino al 1969 quando scopre improvvisamente la politica.
Diventa un fanfarone, si atteggia a violento e ad anti americano. Solo
che poi lo inviano proprio negli Usa per un corso di addestramento e ne
ritorna americanizzato al 100%, stile Alberto Sordi in UN AMERICANO A
ROMA. Gli anni passano: un giorno all'Italsider arriva Ingrao in visita,
lui gli si rivolge dicendogli a muso duro "quando lo prendiamo il
mitra?". Ingrao rimane stupito da questo operaio che non conosce e che
mostra un atteggiamento puerile ed infantile. Critica il PCI perché lo
considera troppo morbido. Passa poi a Lotta Continua, si improvvisa
poeta e scrive versi infantili sulla "rivoluzione". Poi imbocca la
strada senza uscita del terrorismo. Ma arriviamo al fatto: la mattina
del 25 ottobre 1978 un operaio va a prendere un caffè alla macchinetta,
appena dopo che c'era stato Berardi e nota alcuni volantini ed opuscoli
della Direzione Strategica delle BR. Chiama il suo delegato al quale
consegna il documento. Il delegato è proprio Guido Rossa il quale
denuncia al consiglio di fabbrica il fatto e continua a fare il proprio
dovere anche davanti ai carabinieri e al magistrato. I carabinieri
perquisiscono l'armadietto del Berardi nel quale trovano parecchi
opuscoli della risoluzione strategica delle B.R del febbraio 1978 ed
altri volantini coi quali i brigatisti rivendicano l'omicidio del
dirigente industriale Pino Coggiola della Lancia di Torino. Nel corso
delle perquisizioni i carabinieri trovano anche un foglio sul quale
l'uomo aveva annotato i numeri di targa delle automobili di alcuni
dirigenti e funzionari dell'Italsider. Berardi non tenta neanche di
difendersi, tutto preso dal personaggio del rivoluzionario e pur essendo
una nullità nell'organizzazione delle B.R., ha voluto fare il
prigioniero politico non tradendo nessuna emozione alzando il pugno
chiuso in manette, cosa che avrà visto decine di volte nei telegiornali
e che forse sognava, un giorno, di poter rivivere in proprio. Unica cosa
inquietante è il gesto che il Berardi fa rivolto a Rossa, (quando
quest'ultimo va a deporre al processo nel novembre 1978) per indicarlo a
qualcuno che sta nel pubblico. Al processo Guido Rossa è andato da solo,
senza mostrare paura e senza neanche l'appoggio morale degli altri operai
che di paura, e a ragion veduta, ne avevano. Guido Rossa non era uno
sprovveduto, sapeva di essere in pericolo di vita e sapeva anche che le
BR non avrebbero lasciato impunita una simile delazione. Ma serviva un
atto di coraggio anche a discapito della propria sicurezza e andò avanti
per la sua strada rifiutando anche il cambio di turno, entrando ed
uscendo sempre alle stesse ore. E una mattina, verso le sei e mezza,
quando era uscito di casa per recarsi sul posto di lavoro, gli sparano
alle gambe e al cuore. I delinquenti lasciano un volantino con queste
parole: la morte del mentecatto Rossa non ha chiuso il capitolo e
chi si è prestato al ruolo di infame delatore collaborazionista dovrà
risponderne alla giustizia proletaria. Parole deliranti che ripeteranno
quando anche il secondo personaggio di questa storia, quello in
negativo, morirà (il 24 ottobre 1979) a 49 anni, ad un anno dal suo
arresto. Impiccato in cella con una corda ricavata da un asciugamano di
tela. In quel caso le BR scriveranno che il compagno Berardi è morto per
complicità morale del Pci e dei berlingueriani. Con questo gesto di
estrema vigliaccheria nei confronti di un uomo giusto come Guido Rossa,
le BR hanno di fatto messo una pietra tombale sul loro predominio
intimidatorio e prevaricatore nelle fabbriche, quando anche i più
esagitati e facili al condizionamento aprono gli occhi e decidono di
ribellarsi ad un regime fatto di paura, sangue ed intimidazione.
La rivoluzione iraniana
Teheran brucia. L'insurrezione nella capitale dell'Iran ha segnato una
svolta senza ritorno nella lunga crisi iraniana. Mentre lo scià Rehza
Palevi è rinchiuso nel suo palazzo di Niavaran circondato da un
impressionante numero di carrarmati e soldati in sua difesa,
l'opposizione ha fatto sapere di non essere disponibile a compromessi.
Dicono che la monarchia è schiava delle potenze straniere, fonte di
corruzione e priva di basi religiose. E Khomeini, il più influente
leader religioso, fomenta gli animi dicendo che chiunque accetti di
collaborare con lo scià sarà "espulso" dal popolo. I giovani
universitari intrecciano salmi religiosi e preghiere musulmane a canti
rivoluzionari marxisti, un mix di violenza inaudita pericolosissima
tanto è vero che vengono dati alle fiamme il ministero dell'informazione,
l'ambasciata inglese, gli uffici dell'Alitalia e di altre compagnie
aeree, quattro alberghi e centinaia di edifici. Il sette novembre il
governo si dimette e il nuovo premier è il capo di stato maggiore delle
forze armate, il generale Azhari. Il sogno dello Scià di far diventare
l'Iran un paese democratico scevro da condizionamenti religiosi
estremisti, servendosi alla bisogna anche di sistemi repressivi, è
durato 25 anni. Solo, attaccato a sinistra e contestato da destra per
aver dato spazio alla rivolta con le sue" manie democratiche", mette
fine ad una dinastia che risale al 1925, quando il padre Reza Khan, un
pastore analfabeta, rovescia la monarchia Qajar. Reza Khan era un uomo
duro ed autoritario e all'occorrenza feroce. Voleva fare dell'Iran
quello che Ataturk aveva fatto della Turchia. Nel 1941, dopo essersi
unito all'asse tedesco-nipponica, vede invaso il suo paese dalle truppe
sovietiche e britanniche ansiose di evitare che Hitler potesse mettere
le mani sul petrolio. Il 7 settembre di quello stesso anno il governo di
Reza Khan cade e gli succede Mohammed (cioè Reza Pahlavi)che ha solo 22
anni. L'Iran sembra destinato a scomparire e ad essere spartito tra
Russia e Inghilterra, ma con un colpo di genio il giovane Reza si getta
in mano agli americani. Da quel momento l'Iran diviene un paese
democratico e laico. Lo scià avrà una vita pubblica molto sbandierata:
prima si sposa con Soraya che viene ripudiata perché non può dargli un
erede. Poi tocca a Farah Diba e anche lei diventerà una star dei
giornali rosa. Una vita alla luce del sole, quindi, e soprattutto sotto
l'occhio indiscreto di migliaia di teleobiettivi. Certo, come tutti gli
onnipotenti, Reza Pahlavi commetterà errori e lascerà che il suo paese
sia attraversato da un'ondata di corruzione (ma quale paese non lo è?) e
soprattutto che la sua polizia, la Savak, abbia un ruolo determinante
nella vita civile rendendosi spietata contro gli oppositori. Però il più
becero oscurantismo islamico e i divieti assurdi che poi arriveranno con
Khomeini sono lontanissimi. Khomeini è in Francia, a 30 chilometri da
Parigi, nella villa di un industriale iraniano. L'ayatollah vi ha
portato la sua piccola corte e alcuni mollah filtrano i visitatori di
colui che ormai rappresenta il contropotere iraniano. Gli stessi
politici francesi si dichiarano sorpresi dal fatto che Khomeini possa
organizzare pubblicamente la rivoluzione sotto la protezione delle loro
autorità. Ma, come si dice, il più pulito qui c'ha la rogna e così
Khomeini aspetta il momento giusto per tornare in Iran ed applicare le
sue tremende leggi secondo le quali le adultere saranno lapidate, le
donne che attraversano la strada senza il velo o a passo lento
(considerato lascivo e provocatorio) verranno bastonate a sangue e gli
omosessuali saranno torturati, impiccati o fucilati. Certamente non si
prospettano bei giorni per l'Iran, che comunque in questi ultimi 25 anni
non è stato molto felice. Dalla guerra che Saddam dichiarò all'Iran nel
1980 fino ad arrivare al bizzarro integralista che lo comanda ora.
Una manifestazione contro il regime in Iran era stata vietata a Roma,
sabato 18 novembre, ma una quindicina di ragazzi della sinistra
extraparlamentare non devono aver preso bene la cosa e hanno deciso di
farla pagare... agli autobus fermi al capolinea di Piazza Sonnino (zona
Trastevere) travolgendo i passanti che stavano sfollando dagli stessi
visibilmente impauriti. Al grido di "Viva la rivoluzione iraniana" hanno
lanciato bottiglie molotov che fortunatamente non hanno causato danni
alle persone ma hanno colpito in pieno gli autobus e le macchine
parcheggiate accanto. L'azione vandalica era stata preceduta da una
giornata non propriamente tranquilla. Date alle fiamme diverse
automobili parcheggiate all'interno del Policlinico Umberto I° e a
Guidonia (quartiere a se stante di Roma) una autoconcessionaria era
stata presa di mira da alcuni bombaroli. Normalissima amministrazione,
dato il periodo.
Scioperi americani
Dopo uno sciopero durato ben 88 giorni, il 7 novembre, il New York Daily
Express e il New York Times tornano in edicola. L'astensione dal lavoro
era stata proclamata il 9 agosto dai sindacati delle diverse categorie
di lavoratori dei quotidiani. Era indetta a difesa dei posti di lavoro
dei tipografi e degli altri dipendenti minacciati non solo dalla
crescente automatizzazione dei sistemi di stampa, ma anche da una serie
di norme proposte dalla controparte che, se accettate, avrebbero
provocato una riduzione di circa il 45% del personale impiegato. I nuovi
contratti prevedono aumenti per tutti di 68 dollari la settimana
scaglionati in tre anni e ai tipografi viene garantito l'impiego fino al
1984. Lo sciopero aveva interessato anche l'unico quotidiano del
pomeriggio di New York, il New York Post ma Rupert Murdoch, si era
dissociato dal braccio di ferro e dopo 56 giorni di sciopero aveva
concluso una pace separata con il personale del suo quotidiano.
Vincenzo D'Amico
Vincenzo D'Amico fa il calciatore di professione ed è anche assai
quotato nel mondo calcistico. E' nel giro della Nazionale, forte
centrocampista alla Lazio e oggi commentatore sportivo di quelli che non
si azzittano mai. Ma Vincenzino (così come lo chiamano nel mondo del
calcio) non è solo tutto questo. A parte la sua vena polemica, si
esibisce in veste di allenatore di squadrette di calcio di provincia, di
presentatore per una tv privata e intraprende perfino la disciplina
yoga, fallendo sin dall'avvio. Ora diventa cantante con cuffie,
arrangiamenti e microfono davanti alla bocca. Succede che Aldo Donati,
solista e componente della Schola Cantorum, grande tifoso della Lazio,
gli proponga di riprendere un vecchio brano del 1964 di Gene Pitney dal
titolo RITORNA, che lo stesso Donati ha riarrangiato e curato. Sul retro
una canzone dello stesso Donati dal titolo COSI'. Com'è nata questa
collaborazione? Già la fede calcistica comune aveva gettato le
fondamenta per un amicizia. L'inno della Lazio, che lo stesso Donati ha
scritto ed inciso e che tutte le domeniche si ascolta sia allo stadio
che durante la trasmissione sportiva presentata da D'Amico su una rete
privata romana, dà il coraggio al calciatore-autore, con la
sfacciataggine che gli è tipica, di chiedere ad Aldo Donati
l'introduzione per fare un provino alla RCA. Cosa che è avvenuta sul
serio, visto che alla RCA era di casa. Viene convocato negli studi della
Nomentana e D'Amico, da buon ruffiano, accenna una canzone che, guarda
caso, è proprio una della Schola Cantorum, LA MIA MUSICA, presentata a
Sanremo lo scorso gennaio. Così, dopo Josè Altafini, Giorgio Chinaglia,
Beppe Savoldi anche D'Amico tenta la carta del 45 giri cementando
l'idillio tra l'Italia calcistica e quella canora con la soddisfazione
di essere stato giudicato dai tecnici della RCA e dallo stesso Donati
più preparato di Chinaglia. Non è un gran bel complimento, comunque.
Avete mai sentito I'M FOOTBALL CRAZY tratto dalla colonna sonora del
film di Buzzanca L'ARBITRO e cantato da Chinaglia? Sentitelo e poi ne
riparliamo.
Il Campionato
E arriviamo, come sempre, al calcio giocato: l'ottava giornata del
campionato 1978-79 conferma al comando della classifica l'atipico tandem
Milan e Perugia, una squadra, quest'ultima, che sta realizzando un
mezzo miracolo, proprio come quello del Lanerossi Vicenza nello scorso
campionato. Il Perugia era solo in testa alla classifica, ma il Milan,
con la vittoria proprio a Vicenza per 3 reti a 2, riaggancia la vetta e
conseguentemente il Perugia di Speggiorin e di Bagni. A segno vanno
Paolo Rossi e Guidetti per il Vicenza e Maldera, Bigon e Boldini per il
Milan. Il Perugia pareggia 0 a 0 a Roma, con la stessa Roma che, a
differenza delle altre volte, non riesce a segnare interrompendo la
propria serie positiva. La Juventus pareggia nel derby con il Torino e
Gianni Agnelli si arrabbia criticando la Juve ormai troppo "vecchia" e
mancante di cannonieri di razza, come Ciccio Graziani (che va in gol)
seguito da Scirea, nel finale del secondo tempo, per la Juve. L'Inter,
che all'ottava giornata è la quarta forza del campionato, segna quattro
gol alla Lazio di Manfredonia, Giordano e D'Amico. I gol sono di
Beccalossi, Baresi, Oriali e dell'esordiente Aldo Serena di appena
diciotto anni. Come dire: D'Amico canta, Beccalossi segna. Ma ecco i
risultati completi e poi come sempre, la palla passerà a David.
ASCOLI - CATANZARO 1-1
ATALANTA - BOLOGNA 0-0
AVELLINO - NAPOLI 1-1
FIORENTINA - VERONA 1-0
INTER - LAZIO 4-0
JUVENTUS - TORINO 1-1
L.R.VICENZA - MILAN 2-3
ROMA - PERUGIA 0-0
Christian Calabrese
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STRYX (1978)
di David Guarnieri
Nella storia della televisione italiana, l'immagine del regista "genio"
e "sregolato" è rappresentata senza dubbio da Enzo Trapani. Questi, dopo
alcuni programmi di notevole popolarità ("Alta pressione", "Senza rete",
"Hai visto mai?", "La compagnia stabile della canzone, con varieté e
comica finale"), diviene l'emblema della riforma della Rai, grazie allo
straordinario successo ottenuto da "Non stop" (show andato in onda
nell'autunno del 1977). Grazie a questa affermazione, il regista romano
riceve l'incarico di allestire uno spettacolo "folle" e dissacrante (in
contrapposizione al palinsesto "per famiglie" del Primo Canale),
puntando soprattutto su due ingredienti: il sexy e l'occulto.
È lo stesso Trapani a raccontare - con una notevole dose di ironia -
come è stato contattato per dedicarsi a questo progetto: "Una sera,
verso mezzanotte, qualcuno mi chiamò al telefono. Una voce pacata e
cortese mi chiese se fossi proprio il regista Enzo Trapani. L'uomo si
scusò per l'ora poco consona, ma aggiunse che gli era particolarmente
congeniale. L'uomo misterioso si lagnò per l'assenza di una trasmissione
televisiva a lui dedicata, visto che, dopotutto non era certo il primo
venuto... Io chiesi chi fosse, lui si presentò con un certo imbarazzo:
"io sono il diavolo!" E riattaccò immediatamente". "Scherzi a parte -
dichiara sempre Trapani - l'idea mi è venuta mangiando salame e fichi.
In tv c'è bisogno di una "Canzonissima flambée", con personaggi non
abusati e soprattutto non banali. Via i ritmi edulcorati e le cantanti
"uso famiglia" con la gota rotonda e la bocca a cuore" (il riferimento
ad interpreti alla Orietta Berti appare evidente [n.d.a.]).
"Stryx" è una sorta di grande sarabanda, sceneggiata, illustrata,
danzata, nonché una rassegna di metodi per conoscere il futuro, la magia
e la divinazione.
Gli autori dello show, assieme a Trapani sono Alberto Testa e Carla
Vistarini. Quest'ultima si prepara con grande passione, documentandosi
in diverse biblioteche romane, andando a rovistare vecchissimi manuali,
interpretando antichi incunaboli, spingendosi fino a Norimberga, in
cerca di notizie sul diavolo, le streghe, i folletti, ecc.
Le musiche e la direzione d'orchestra sono affidate al M° Tony De Vita,
i costumi, coloratissimi e ricchi di fasto sono ideati da Gianna
Sgarbossa, le scenografie, non meno inventive vengono ideate da Ennio Di
Maio. Lo spettacolo, in onda su Rai Due, parte il 15 ottobre del 1978.
Il "Pilo conduttore", gran cerimoniere dell'occulto è Tony Renis. Il
cantautore milanese, smessi i panni di compositore e di produttore
musicale si lancia in questa particolarissima avventura, declamando in
un italiano aulico, se non in latino. Questi inizia i neofiti alla
fattura, al sortilegio, alla magia nera, indicando come si possono
leggere le carte e la mano, come si interpretano i fondi di caffè, come
si acquista la virilità perduta e come si può sedurre una donna ritrosa.
Accanto a Renis, un altro diavolo, interpretato da Gianna Cajafa.
L'attore napoletano, in ognuna delle sei puntate recita un monologo
sulla sfortuna, sulla Cabala, sul malocchio, sugli scongiuri,
ironizzando anche sulle molteplici superstizioni partenopee.
Le presenze femminili fisse sono: Ombretta Colli, Gal Costa, Grace
Jones, Amanda Lear e Patty Pravo.
La Colli (in ottima forma fisica), interpreta il ruolo di "Lüdmilla,
strega alla camomilla", fattucchiera miope e un po' svampita, alla
ricerca perenne di una formula magica in grado di dare sembianze umane
al suo ranocchio, sbagliando continuamente e trasformando, di volta in
volta, l'attore Walter Valdi in un pompiere, in un frate, in un
ragioniere. Le scenette della cantante-attrice sono oggetto di censura.
A dire della commissione Rai, i suoi interventi risultano eccessivamente
accesi nei toni femministi e nei riferimenti sessuali.
Grace Jones assume il ruolo della strega da fumetto fantascientifico. La
cantante (ed ex modella) giamaicana - in ridottissimi bikini - canta
motivi tratti dal suo album: da "Do Or Die" a "New York", cimentandosi
persino in una personale versione della classica "Anema e core", riletta
in chiave disco-music.
Gal Costa, una delle maggiori star della musica brasiliana è la strega
esotica. Ella, in abiti zingareschi propone alcuni brani del suo
repertorio, passando da "O vento" a "Barato total", da "Relance" a
"Rainha do mar".
Amanda Lear, come sempre ambigua e maliziosa, è la strega sexy. La
show-woman, oltre a cantare i suoi nuovi successi, come "Follow Me",
"Comics", "Run Baby Run", "Enigma", "Gold", prepara filtri magici e
tortura le varie streghe in un'atmosfera sado-maso, stemperata dal tocco
auto-ironico conferito dalla stessa Lear.
Patty Pravo è la strega "subliminale". Le esibizioni canore della Pravo
vengono dirette con particolare cura da Trapani, artefice di veri e
propri videoclip, ancor oggi attuali e riusciti nella sua struttura
visionaria. Nell'ordine, la Strambelli interpreta i seguenti motivi:
"Bello", venendo trasportata come una papessa, su una portantina da
quattro uomini in maschera; "Sentirti" (scritta da Mango), in
un'atmosfera romantica tra onde marine; "Vola" (brano firmato da Ivano
Fossati e lanciato nell'estate del 1978 da Mia Martini), ambientata
inquietantemente in una futuristica casa di cura (la cantante viene
sottoposta ad un elettroshock, con gli elettrodi in testa, contornata da
vari medici); "Johnny", indossando una giacca aperta e mostrando il seno
nudo (con un provocatorio punto interrogativo rosso); "Dai, Sali su", su
di un tappeto volante, tra notevoli effetti di chroma-key.
I protagonisti maschili presenti in tutte le puntate sono il mimo
giapponese Hal Yamanouchi, il gruppo dei Rockets e Angelo Branduardi.
I francesi Rockets, extraterrestri musicali dipinti d'argento sono i
"cosmodiavoli". Tra le canzoni proposte: "Cosmic Race", "Square Dance",
"Astrolights", "Space Rock" e "On The Road Again" (grande successo nel
1969 dei Canned Heat).
Angelo Branduardi è il menestrello, armato del consueto violino
(strumento preferito dal diavolo, da Paganini in poi). Il musicista
lombardo interpreta brani come "La sposa rubata", "Ballo in fa diesis
minore", "La serie dei numeri" e "La pulce d'acqua".
Non mancano le "guest-star" musicali: dagli Area, guidati dalla
straordinaria voce di Demetrio Stratos con "Se fossi un pazzo" e
"Hommage a Violette Noziéres" ad Asha Puthli con "Mister Moonlight", da
Anna Oxa (rivelazione canora del 1978) con la trasgressiva "Fatelo con
me", firmata anche in questo caso da Ivano Fossati, a Mia Martini, la
quale propone il brano "Bene" (scritto da Maurizio Piccoli e, rimasto
inedito fino al 2004, anno di pubblicazione del cd intitolato "….e parlo
ancora di te"). La Martini, nel video musicale viene addirittura
raffigurata come una strega-zingara condotta al rogo (un'ironica
risposta alle tendenziose voci che hanno spesso accompagnato la carriera
della grande cantante).
Da non dimenticare la partecipazione di affascinanti streghe, assai
discinte. Esse si producono in riti satanici, fatture e ricette magiche.
Tra le provocanti fattucchiere si segnala la presenza
dell'attrice-presentatrice Barbara D'Urso e di Paola Ferrari (futura
giornalista tv, attualmente conduttrice della "Domenica Sportiva").
A completare il cast un corpo di ballo che comprende tutti i demoni, dal
guardiano al giocoliere, al diavolo ieratico (ispirati alle celebri
illustrazioni del Doré) al diavoletto furbo (riproduzione delle vignette
di Punch), dai vari elfi, nani, mostri, folletti, fauni, per concludere
con animali come tigri, serpenti, caproni, gatti neri, scimmiette e
civette.
Lo spettacolo si chiude con la festosa parata di diavoli e streghe,
seguito dal canto del gallo e dal classico "Papè Satan, Papè Satan
aleppe".
Il varietà, del costo di 250 milioni (notevole cifra per l'epoca),
conquista un ascolto di 8 milioni e 600 teleutenti (una media non
strepitosa) ma le polemiche si fanno sentire fin dalla prima messa in
onda. Il centralino Rai viene invaso da telefonate di protesta di
telespettatori, addirittura offesi dal clima "demoniaco" e dagli
insistiti nudi femminili. La critica si divide: c'è chi parla di
rivoluzione televisiva, di paradisiaca visione, chi definisce lo
spettacolo pretenzioso e, assai noioso.
Vista oggi, la trasmissione difetta leggermente nel ritmo, soprattutto
nei numeri umoristici, ma conserva tutto il suo fascino, facendosi
apprezzare per le strabilianti soluzioni registiche, per le qualità
tecniche (luci, costumi, scenografie) ed artistiche di un ottimo ed
articolato cast.
Un saluto a tutti!!!
David Guarnieri
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