Settimana 4 Aprile 1984
( da Bolero TV )

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Love Of The Common PeoplePaul Young € 10
2Terra Promessa Eros Ramazzotti € 12
3Ci Sara’ Al Bano & Romina Power€ 10
4Radio Ga Ga Queen € 11
5Just For Tonight Gilbert Montagnè € 10
6Serenata Toto Cutugno € 12
7Non Voglio Mica La Luna Fiordaliso € 12
8All Night Long Lionel Richie € 10
9Victims Culture Club € 10
10Cara Christian € 10

Classifica 33 giri

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Festival ‘84 Artisti Vari € 15
2Sanremo ‘84 Artisti Vari € 15
3No Parlez Paul Young € 15
420 Greatest Hits The Beatles € 20
5Voulez Vous DanserRicchi E Poveri€ 15
 

Eccoci ai primi giorni di primavera. Una primavera metereologicamente calda, questa del 1984. Poche novità in classifica rispetto alla quindicina precedente ma soprattutto conferme sanremesi. Difatti tutte le canzoni a 45 giri nella classifica di questa settimana vengono fuori dalla competizione ligure, sia dal versante concorrenti che su quello degli ospiti stranieri.

Fiorella Mannoia

"E di nuovo cambio casa", la canzone di Ivano Fossati ben si addice a Fiorella Mannoia che ha voltato pagina: nuova casa discografica, nuovo produttore e nuovo aspetto. Mario Lavezzi, tutor di parecchie cantanti italiane negli ultimi anni, decide di occuparsi di lei e farle da produttore. La prima mossa si chiama COME SI CAMBIA ed è quella che, alla distanza, viene premiata da pubblico e critica. La casa discografica precedente, forse troppo piena di artisti di fama, l’aveva forse lasciata troppo libera, nel senso che non c’era chi davvero si occupasse di lei e di quello che avrebbe dovuto essere il suo repertorio. In poche parole, un produttore. Ora ce l’ha e la musica (è il caso di dirlo) cambia. COME SI CAMBIA è il brano che sta salendo vertiginosamente nelle hit parade italiane, una canzone di classe per una rinnovata cantante. La quale, come tutti sanno, è uscita allo scoperto nel 1969 ad Un Disco Per L’Estate. Da quel momento in poi, non si è più fermata. Anche se il successo faticava ad arrivare, alternando brani conosciuti con altri davvero degni di far parte della trasmissione che il sottoscritto conduce assieme con David Guarnieri, (Il Signor ‘Allegria’ di Sarabanda) dal titolo LE SOLITE IGNOTE, su Radio Nostalgie di Roma. Ma come ormai sanno tutti, Fiorella alternava la sua carriera di cantante a quella di stunt woman. Il padre, allevava cavalli e li noleggiava a chi girava film. Un giorno del 1968 lei capitò sul set di NON CANTARE SPARA, un musical televisivo che riuniva il Quartetto Cetra, i Rokes, Giorgio Gaber, Mina, Isabella Biagini, Enrico Simonetti e tanti altri; venne a sapere che cercavano una controfigura che andasse a cavallo e lei si offrì. Sempre nel 1968 cavalcò lungamente ne LA FRECCIA NERA al posto di una giovanissima Loretta Goggi. Un’altra parte "importante" la ebbe nel film del 1969 AMORE MIO AIUTAMI con Alberto Sordi e Monica Vitti. La Mannoia era quella che si prendeva tutti quegli schiaffoni da Sordi, sulla spiaggia di Ostia, al posto di Monica Vitti.
COME SI CAMBIA potrebbe essere la sua filosofia di vita. Quante volte ha cambiato pelle (musicale) la Mannoia? Davvero tante da quel 1968 quando a Castrocaro si presentò cantando il brano di Celentano UN BIMBO SUL LEONE. Maurizio Piccoli e Renato Pareti sono gli autori di un brano che le calza a pennello. L’ultimo suo cambiamento risale a soli pochi mesi prima, a quando cioè incise il LP FIORELLA MANNOIA (che includeva le canzoni TORNERANNO GLI ANGELI e IL POSTO DELLE VIOLE). Un disco nel quale aveva creduto e che non andò granché bene a livello di vendite. COME SI CAMBIA è un disco molto apprezzato dalla critica che, come si sa, delle volte ha la capacità di far lievitare l’interesse della gente per certi personaggi che altrimenti non arriverebbero mai ad un livello di notorietà elevata. E’ il caso specifico della Mannoia che a partire da questo brano comincia ad attirare l’attenzione dei cantautori "a la page" di casa nostra. COME SI CAMBIA è una canzone effettivamente bella che spiega i compromessi che si è costretti a fare con se stessi per evitare il naufragio esistenziale, una vita senza affetti, l’avvicinarsi di catastrofi naturali come la maturità e cose di questo tipo.

Drupi

Drupi, ovvero Giampiero Anelli, di anni 36, non è mai stato molto prodigo di parole e di sorrisi e non ha mai cercato di abbellire la sua figura da zingaro per compiacere di più il pubblico. Non paga nessun tributo allo star system e non corre dietro a giornali e televisioni per farsi fotografare. Alle frequentazioni mondane preferisce una partita alle boccie o andare a pesca con la nazionale italiana di questa specialità. A Sanremo è arrivato con una bella canzone arrangiata da Tony Hymas, degli ormai disciolti P.H.D (quelli di I WON’T LET YOU DOWN e I DIDN’T KNOW), e scritta da Cogliati, Cassano e lo stesso Drupi. Il titolo è REGALAMI UN SORRISO. La canzone lo prende alla lettera e gliene regala più di uno data la facilità di vendita del suo 45 giri. Come sempre, ha cantato un pezzo che gli ha permesso di tirare fuori quella sua particolare voce aspra, difficilmente imbrigliabile nei toni carezzevoli del canto all’italiana tradizionale. Un bravo a un Drupi immutabile nella sostanza ma camaleontico (oddio... forse mi sto allargando) nella forma.

Mina

Gianni Ravera, presentando il Festival di Sanremo 1984, aveva detto che non l’aveva potuta avere come ospite dal vivo, ma ci teneva moltissimo ad averla vicina idealmente. E lo ha fatto affidandogli la sigla di apertura dello spettacolo. Stiamo parlando di Mina e del suo ultimo singolo intitolato ROSE SU ROSE. Classica canzone alla Mina anni ottanta scritta dal figlio Massimiliano Pani e da Piero Cassano dei Matia Bazar. Canzone sicuramente più interessante di tutte quelle presentate al festival. Frase spezzettata con inciso potente ed immediato, voce possente che si perde però in qualche birignao di troppo, come solo lei riesce a fare quando decide di fare il verso a sé stessa. Forse se non l’avesse cantata Mina sarebbe stata una canzone modesta, ma le sue canzoni, anche quando scritte da autori prestigiosi diventano esclusivamente le sue, perché riesce a trasformare anche il motivo più scontato in un prodotto di estrema classe, con quel suo modo di dividere le sillabe molto più vicino al gusto americano dei tempi d’oro dello swing e delle grandi interpreti alla Fritzgerald che al nostro. Anche quando il mondo musicalmente va da tutt’altra parte, la voce di Mina riporta il pubblico in uno spazio nel quale gli anni non hanno asilo, un mondo a parte, dove si può trovare la versione italiana di una famosissima canzone brasiliana che da noi non conosce nessuno o il puro divertissment alla MA CHI E’ QUELLO LI’. ROSE SU ROSE è una canzone di gusto classico, forse un tantino demodé. Ci si potrebbe divertire ad immaginarla filtrata attraverso altre voci e sinceramente non sappiamo quante avrebbero prodotto l’effetto giusto senza l’ombra del ridicolo, avendo successo lo stesso. A lei invece basta qualche accordo, un microfono e la sua voce diffusa nell’etere attorno a noi. Sarebbe facile contare quanti italiani non abboccano all’amo lanciato da Mina. Oggi come ieri e come domani, certo.

I Ricchi e Poveri

I Ricchi & Poveri continuano la loro marcia trionfale europea che sembra, in questi tempi, inarrestabile. Difatti non c’è paese del Nord Europa (naturalmente Gran Bretagna esclusa) che non li abbia ospiti nelle trasmissioni televisive. Olanda, Belgio, Germania, Svizzera, Paesi Scandinavi e Spagna le nazioni più interessate al trio. A dicembre del 1983 esce un LP che entra in classifica a gennaio. Il titolo è VOULEZ VOUS DANSER che è anche la canzone principale del disco. Il quale contiene altri brani di successo quali HASTA LA VISTA, SEI LA SOLA CHE AMO (che era già uscita nel 1982 cantata dall’autore Dario Farina) e COSA SEI che era nata per essere sigla di Portobello edizione 1983/84 ma che mancò l’occasione per la nota vicenda di Enzo Tortora dell’estate 1983. VOULEZ VOUS DANSER nell’intenzione degli autori avrebbe dovuto lanciare un ballo sullo stile di quello del qua qua ma, almeno in Italia, la cosa non avvenne anche se i passi li avevano già fatti vedere in tv i Ricchi & Poveri quando la presentarono. Anche il testo della canzone era stato scritto per essere abbastanza esplicativo e per mostrare cosa si sarebbe dovuto fare (mani su mani giù mani dove vuoi) ma l’immagine dei Ricchi & Poveri non era tale da poter imporre un ballo inventato di sana pianta anche perché non c’era più la moda di inventarne di nuovi per il tramite di una canzone lanciata appositamente.
Il gruppo aveva appena vinto l’edizione di Premiatissima, programma concorrente a Fantastico che andava in onda su Canale 5 e che ricordava Canzonissima. Quell’edizione superò il Fantastico di Gigi Proietti, Heather Parisi e Teresa De Sio nell’indice di gradimento (ricordiamo che Premiatissima era condotta da Johnny Dorelli, Gigi Sabani, Amanda Lear e Nadia Cassini). Tornando ai Ricchi & Poveri, negli ultimi due anni hanno venduto in Europa qualcosa come 13 milioni di dischi. Questo boom arriva dopo l’esplosione europea del singolo SARA’ PERCHE’ TI AMO (il quale tra l’altro avrà un nuovo lancio nel 1987 in Germania, dove ha già conosciuto il successo 6 anni prima). All’estero, paradossalmente, sono più amati che in patria, dove uno stuolo di critici militanti sono pronti a sguainare la penna contro la loro musicaccia atta solo a divertire le masse invece che educarle. Nei concerti all’estero del 1983 e 1984 il trio raggiunge affluenze record nei paesi prima elencati e anche in Sudamerica dove cantano brani che difficilmente interpretano in Italia. Un esempio su tutti, CIAO ITALY, CIAO AMORE, effettivamente bruttina e nata proprio in previsione di un tour mondiale. Il loro successo estero è dovuto all’immediatezza della musica e alla simpatia che riscuotono sul palco. Anche se il pubblico non capisce cosa dicono (e francamente, a parte rari esempi, non è che si perdano poi molto) canta a memoria le loro canzoni, frutto di un’azzeccata formula musicale che, se volessimo essere cattivi, potrebbe definirsi quella del zum-pa-pà. Ma siccome i Ricchi & Poveri sono simpatici prendiamo per buona quella di musica estremamente popolare. A febbraio hanno partecipato al Festival di Vina del Mar in Cile ottenendo un buon successo. Questa settimana sono alla posizione numero cinque degli album per quel che concerne la classifica dei 33 del settimanale BOLERO. Mentre per SORRISI & CANZONI sono alla quarta posizione con nove settimane di permanenza.

Hit Parade in Cina

Restando in tema di hit parade, appare curioso il nuovo veto che arriva dalla repubblica cinese in tema di musica leggera. Pare che le canzoni che parlano di prostitute felici che vivono in isole da sogno non debbano essere ascoltate nel paese che fu di Mao. BAHAMAS MAMA, una canzone americana da cabaret e con un buon ritmo, è stata tradotta in cinese e intitolata MAMA IN A DREAM, canzone che nel giro di un mese ha raggiunto la vetta della hit parade cinese. Ma le sue origini dubbie hanno fatto sì che la canzone venisse messa subito al bando dal governo cinese, sempre attivo in fatto di divieti. Il quotidiano di partito (IL QUOTIDIANO DEI LAVORATORI) spiega che canzoni come queste sono fetidi fiori nel giardino dell’arte e che inquinano l’anima dei giovani. Di fatto il disco viene subito fatto ritirare e chiunque lo avesse venduto sotto banco sarebbe stato condannato alla galera. E stiamo parlando di un disco: pensate quando si parla di cose serie! E’ di questi giorni la manifestazione dei profughi tibetani a Pechino, i quali ricordano l’anniversario dell’occupazione del Tibet voluta da Mao nel 1950. Manifestazione che termina come sempre in modo violento con cariche della polizia cinese contro i manifestanti.

Paul Young

Fino ad ora abbiamo trattato di musica italiana tralasciando la straniera che questa settimana fa bella mostra di sé addirittura sul trono della classifica nazionale. Alla posizione numero uno troviamo difatti un nuovo beniamino del pubblico italiano, Paul Young. Un singolo, un LP (NO PARLEZ) e un passaggio a Sanremo in qualità di ospite d’onore lo lanciano prepotentemente sul mercato. Un successo che però parte dall’Inghilterra: l’album ha venduto in Gran Bretagna quattrocentomila copie ed è stato per tre settimane al numero uno e per altre venti nei top ten. Il disco esce nel 1983 ed è composto da cover (termine che detesto ma che purtroppo ormai è di uso comune). I brani sono in tutto undici ed è un naturale tributo alla soul music da parte di un ragazzo bianco inglese che da adolescente era un grande fan del r’n’b americano e soprattutto delle etichette Stax e Tamla Motown. Tutto perché, leggendo un’intervista dedicata al cantante dei Free (Paul Rogers) il quale dichiarava il suo amore per la musica nera, il giovane Young volle scoprire un universo fino a quel momento trascurato. E fu amore a prima vista. I brani che si rifanno a quel genere sono in tutto otto e Paul Young li interpreta con passione. LOVE OF THE COMMON PEOPLE è una cover di un brano del 1970 cantata originariamente dai Winstons (USA) e Nicky Thomas (UK). Ma è WHEREVER I LAY MY HAT, brano che fu di Marvin Gaye, a consacrarlo a Top Of The Pops e rimane al primo posto in classifica (in UK) per tutta l’estate. Altra versione personalizzata inclusa nel disco è LOVE WILL TEAR US APART dei Joy Division, una delle meno conosciute del gruppo almeno fino a quando Paul Young non la cita, per così dire, nel suo album. Racconta una storia di droga.
Paul Young non è un novizio della scena musicale. Ha iniziato come bassista, poi nel 1976 decide di lasciare Luton per Londra ed entra nella Streetband, gruppo che ha avuto anche un discreto successo col singolo TOAST che però dava un’immagine di loro totalmente differente da quella che avrebbero voluto. Dopo vari tentativi di riaffermare un carattere dissolto per compromessi di mercato il gruppo si scioglie nel 1979 e tre mesi dopo, con alcuni amici, Paul fonda i Q-Tips con i quale incide un album, per l’etichetta Chrysalis, e tre singoli. Il disco non vende granché ma i Q-Tips si fanno un nome on the road, con tantissimi concerti per il Regno Unito, settecento tra il 1979 e il 1982. Poi, dopo tre anni, il gruppo cessa di esistere perché ormai ha già dato tutto quello che poteva. Nel 1981 Paul aveva firmato un contratto come solista per la CBS, anche se si trovava ancora impegnato nel gruppo. La CBS voleva lanciarlo come il nuovo Shakin’ Stevens e gli proponevano pezzi alla Pat Benatar che lui non amava. La sua passione è la soul music. I suoi idoli sono Sam Cooke, Joe Tex e Otis Redding. Un anno e mezzo per guardarsi intorno e poi la decisione di ricominciare per conto proprio. NO PARLEZ è l’album di esordio e, a giudicare dai risultati, la cosa non sembra andargli poi tanto male.

Sondaggi

Un settimanale tra i più venduti in Italia indìce un referendum, o meglio un’inchiesta, sulla piccola Italia che cresce e cioè sul mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, sui loro personaggi preferiti, sul mondo della scuola, sulle amicizie etc. Per quel che concerne la musica e la tv vediamo che tra i ragazzini delle medie i cantanti che piacciono di più sono:
1)Scialpi
2)Vasco Rossi
3)Gazebo
4)Adriano Celentano
5)Claudio Baglioni

Le cantanti invece sono:
1)Irene Cara
2)Loredana Bertè
3)Nada
4)Rettore
5)Cristina D’Avena

Per i ragazzini delle elementari le cantanti preferite sono:
1)Raffaella Carrà
2)Heather Parisi
3)Cristina D’Avena
4)Marcella
5)Loretta Goggi

I cantanti invece sono:
1)Scialpi
2)Miguel Bosè
3)Gazebo
4)Mike Olfield
5)Robin Gibb

Naturalmente vediamo che sono contemplati nell’elenco alcuni personaggi che hanno ballato una sola stagione e che l’estate prima erano al top del successo. Un personaggio come Mike Olfield, che ha sempre fatto della musica altamente impegnata è potuto entrare nelle grazie degli undicenni solamente dopo il successo estivo legato a MOONLIGHT SHADOW. Lo stesso dicasi per Robin Gibb (l’estate ’83 era quella di JULIET). E che dire del primo posto di Scialpi in entrambe le classifiche (elementari e medie)? O della presenza di Irene Cara, subito diventata la numero uno grazie a FLASHDANCE? L’anno dopo non sarebbe entrata neanche nella posizione numero 200. Sono quindi preferenze date in base alla notorietà del momento (per la maggior parte), molto istintive e legate all’attualità. Mentre per altre si affaccia la tradizione e la consapevolezza di essere cresciuti con alcune figure ormai entrate nell’immaginario familiare. Stiamo parlando di Celentano, la Goggi e la Carrà.

Raffaella Carrà

A proposito della Carrà si deve tener presente che, in un recentissimo sondaggio, appare al terzo posto tra gli italiani più amati, dietro al Papa e a Pertini. E sempre lei, per la modica cifra di sei miliardi in tre anni, resterà alla Rai: il consiglio di amministrazione ha deciso in questo modo, dopo una vivacissima discussione. L’approvazione del maxi contratto, naturalmente, non ha precedenti nella storia della televisione italiana. E’ il miglior riconoscimento per la conduttrice della miglior trasmissione europea, secondo il giudizio della stampa specializzata internazionale. Pur di prendere il suo posto, Baudo andrebbe in onda con una parrucca bionda travestito da donna. Dei sei miliardi, il venticinque per cento andrà al suo coreografo (e compagno di vita) Sergio Japino. Perché questo maxi contratto? Prima di tutto perché Raffaella è sempre Raffaella e quindi una garanzia di continuità e di successo. Il suo PRONTO RAFFAELLA? ha un grandissimo riscontro di pubblico e naturalmente tantissimo ascolto. Al tempo stesso è anche l’inizio della fine dei programmi di qualità, con l’avvio di produzioni di livello scadente, dedicato ad un pubblico di bocca buona, quello che sbircia la televisione mentre cucina il sugo per il pranzo. Quello, per intenderci, che telefona in diretta come se stesse telefonando ad un’amica "famosa" ed esordisce dicendo: sono tanto emozionata di parlare con te... complimenti per la trasmissione. Situazioni da pelle d’oca. Nel salotto di Raffaella sono passati tantissimi personaggi illustri: Alberto Sordi, Madre Teresa di Calcutta, Giovanni Spadolini, Pietro Longo (Ministro del Bilancio e segretario del PSDI, che non ha resistito alla tentazione di fare quattro salti insieme al corpo di ballo della Carrà!), Zeffirelli, Sergio Leone, Mario Monicelli, Rudolf Nurejev, Carla Fracci, Gianni Morandi e tanti altri ancora. Ci sono punte di ascolto forse dovremmo dire "di visione") da dodici milioni di spettatori. Per una trasmissione che comincia a mezzogiorno sono cifre incredibili. Se Sanremo facesse questi ascolti, oggi, sarebbe successo oltre ogni rosea previsione!
C’è anche una seconda motivazione per la quale Raffa ha spuntato un contratto da sultano. Se la Rai voleva continuare a lottare ad armi pari con la concorrenza doveva per forza allargare i cordoni della borsa. In poco meno di due anni aveva perduto Mike, Corrado e la metà di Baudo, che si barcamenava tra l’ammiraglia della Rai e Rete Quattro. Berlusconi ha offerto alla Carrà sette miliardi di lire. Lei preferisce guadagnarne uno in meno pur di restare alla Rai. E poi, costi alla mano, una puntata di PRONTO RAFFAELLA? viene a costare meno di un telefilm. Magari in diretta Raffaella riceve la telefonata di una mamma, che parla della sua bambina affetta da gravi difficoltà di espressione, ma che ritrova facoltà di parola quando la vede in tv... Che dire in questi casi? La poveretta esprime attraverso il video tutta la sua riconoscenza e il suo amore, col tono di chi sta facendo un contratto ad una santa. E questo avviene proprio mentre il consiglio di amministrazione discuteva se fosse giusto che un’attrice o conduttrice o showgirl percepisse una cifra così rimarchevole mentre agli italiani si continuavano a chiedere sacrifici. Il contratto fa discutere perché, comunque sia, la Carrà ha uno straordinario successo e in Italia il successo, oltre un certo limite, non è più tollerabile perché si tramuta in invidia. Ne abbiamo di casi... Mussolini stesso diceva: in Italia ti perdonano tutto tranne il successo. Ottiene più voti lei in un’ora di trasmissione che i due Poli (se ci fossero stati). E la Carrà, alle sue spalle, non ha nessun partito. Le manca anche questa giustificazione. I miliardi non c’entrano, sono solo un pretesto. Difatti, dopo qualche mese, in una città piena di problemi come Napoli, approda un argentino di nome Diego Armando Maradona che spunta un contratto tra i dieci e i quindici miliardi di lire a stagione per giocare nel Napoli... e allora il contratto della Carrà sembra davvero poca cosa. In fondo lei lavora in un’azienda, Maradona è costantemente esibito davanti a migliaia di disoccupati napoletani che invece che contestarlo, stravedono per lui. Ognuno ha quel che si merita.
E naturalmente, ogni trasmissione ha una sua sigla. Questa della Carrà ne ha una nello stile tipico della showgirl. Si chiama FATALITA’ ed è in circolazione sia su 33 che su singolo. Un brano molto facile così come si addice ad una sigla televisiva. Un giro armonico semplice per un motivo di sicuro successo, anche se per scalare la classifica dei dischi questa volta ci sono resistenze anche per una abituèe come Raffaella. La canzone entra nella testa di tutti gli italiani, un po’ meno nelle loro case. Nell’album brani scritti da Malgioglio, Roberto Carlos, Gianni Belfiore, Danilo Vaona, Boncompagni (e come potrebbe non esserci?). Brani in stile Julio Iglesias (in previsione di un lancio del disco nei paesi spagnoli e sudamericani, puntualmente avvenuto), uno strano titolo (che ricorda la FACCETTA NERA della conquista d’Africa) che suona SPERA, ASPETTA E SPERA, un altro che istiga al cannibalismo, GNAM GNAM, dove si spiega come cucinare la persona amata con una particolare ricetta, un "commovente" saluto all’aereoporto in CON TE e un finale romantico ed orecchiabilissimo con AVRO’ BISOGNO DI TE. Cosa dire del disco? Rispecchia la Carrà in toto. Simpatico ma modesto, con un piede in Italia e l’altro all’estero, estremamente nazional-popolare, sicuramente ruffiano, che tenta di essere un prodotto di classe ma che nel contempo deve piacere alle masse. Non si può avere tutto dalla vita, ma c’è chi comunque ci prova. E Raffaella lo fa. La botte piena e la moglie ubriaca. Lo fa con ingenuità e le viene perdonato. Chi potrebbe, anche volendo, criticare una taumaturgica televisiva, una santona del video come lei? Si potrebbe essere accusati di eresia. Difatti anche le polemiche che piovono sul maxi contratto sono timide, quasi sussurrate, per non dare fastidio. Non dimentichiamoci che la Carrà va tranquillamente in Quirinale a prendere accordi con Pertini per un’intervista e lo fa con la stessa naturalezza di chi va dall’elettrauto o dal parrucchiere. E poi magari, in diretta, fa finta di essere emozionata. Parafrasando un successo di Rita Pavone si può dire che come lei non c’è nessuno. Forse neanche Bruno Vespa. Pensate se si fossero messi insieme... la potenza al massimo grado della scala Richter. Probabilmente sarebbero scoppiate tutte le televisioni. E forse non sarebbe stato neanche male.

Daniele D'Anza

Considerato uno dei padri fondatori della televisione italiana, muore il 12 aprile il regista Daniele D’Anza, sessantadue anni. Nel dopoguerra i primi passi, a teatro. Nel 1946 a Milano rappresenta PER VENTICINQUE METRI DI FANGO, tratto da SEPPELLIRE I MORTI di Irvin Shaw. Che fu il primo caso di produzione pubblica, a Milano, dopo la guerra. Tanto teatro e tanta tv negli anni successivi. Nel 1951 fu chiamato a Torino insieme a Gino Landi e Franco Enriquez per i primi esperimenti sull’uso del nuovo mezzo e nel 1952 inaugurò quella che fu chiamata la settimana modello della tv, punto di partenza del palinsesto di là a venire. Dal 1954 al 1957 in poi diresse parecchie commedie per la televisione, anzi, la prima trasmessa fu proprio diretta da lui. Si chiamava LA CARROZZA DEL SS. SACRAMENTO di Merimèe. Nel 1957 inaugura la stagione gloriosa degli sceneggiati televisivi chiamati allora romanzi sceneggiati. E lo fa con ORGOGLIO E PREGIUDIZIO di Jane Austen e LA SIGNORA DELLE CAMELIE entrambi nel 1957. Poi verranno (qualche titolo perché sono davvero tanti) VITA COL PADRE E CON LA MADRE (1960), SCARAMOUCHE nel 1965, con Domenico Modugno e con una parte anche per la giovane Raffaella Carrà, NON CANTARE SPARA (1968), con i Cetra, I Rokes, Mina, Gaber, la Biagini e Simonetti. Poi ANTONIO MEUCCI nel 1970 (quindi, lo sceneggiato dato alla fine di marzo 2005 in tv con lo stesso titolo non è stato certo il primo, anche se sicuramente il più brutto) e PETROSINO (1972) con un bravissimo Adolfo Celi. Altro genere affrontato da D’Anza era il giallo: GIOCANDO A GOLF UNA MATTINA (1969), CORALBA (1970) IL SEGNO DEL COMANDO (1971), ESP (1973) col grandissimo Paolo Stoppa, e ancora il famosissimo HO INCONTRATO UN’ OMBRA del 1974. Titoli che si commentano da soli. Poi L’AMARO CASO DELLA BARONESSA CARINI, nel 1975, e MADAME BOVARY nel 1978. Per quel che concerne lo spettacolo che non riguardi esclusivamente la prosa e lo sceneggiato, a parte il musicale NON CANTARE SPARA di cui sopra, ricordiamo IL MATTATORE nel 1959 con Vittorio Gassman e IL NOVELLIERE 1 e 2, antologie televisive che legavano insieme racconti di disparati autori che potevano andare da Mark Twain a Oscar Wilde sino a Moravia. Un grandissimo, quindi. Di ragguardevole competenza e cultura.

E per restare in tema televisivo, da questa settimana ci sarà un ospite di riguardo nella nostra rubrica: David Guarnieri, che la maggior parte di voi conoscerà già nella veste di speaker radiofonico di punta per Radio Nostalgie, una radio dell’etere romano che trasmette anche su internet e su digitale e con la quale il nostro sito collabora. A Radio Nostalgie il sottoscritto è ospite di David in una trasmissione che va in onda la domenica pomeriggio e nel corso della quale vengono selezionate alcune belle canzoni tra le meno note di cantanti famosi e non. Il titolo è per l’appunto LE SOLITE IGNOTE. Quindi questo vuole essere uno scambio di ospitalità tra amici, una sinergia, una collaborazione. Oltre ad essere stato campione a Sarabanda per 124 puntate (cosa che non aumenta il merito di chi è già di per sè un "campione" nel proprio campo) col soprannome di "Allegria", è probabilmente l’unico di cui mi fiderei se dovessi scrivere un articolo a quattro mani proprio perché conosco la sua scrupolosità, la sua competenza e la sua straordinaria memoria (grrr... che rabbia!). Eccovi quindi David Guarnieri in un ricordo televisivo. Si comincia con AL PARADISE edizione 1983/84.

Christian Calabrese

 


"AL PARADISE" (1984)
di David Guarnieri
  La prima edizione di "Al Paradise" va in onda nel febbraio del 1983. Il cast è composto da: Milva, Heather Parisi, Oreste Lionello, la "Zavorra", Lara Orfei e Raffaele Paganini. L’orchestra è diretta da Gianni Ferrio. Le coreografie sono di Tony Ventura e Franco Miseria. Lo show, diretto da Antonello Falqui, con i testi dello stesso regista romano e di Michele Guardì, conquista una media di ascolto pari a 16 milioni di telespettatori, nonché la prestigiosa "Rosa d’oro" al Festival della tv di Montreux. Dopo un periodo relativamente buio per la televisione italiana, il binomio Falqui-Guardì raggiunge l’obiettivo: successo di critica e di pubblico, sia in Italia che all’estero (lo show viene venduto a vari paesi europei, grazie anche alla presenza di Milva, interprete molto amata e popolare in diversi paesi stranieri). La Rai, decisamente soddisfatta dai risultati ottenuti, da’ carta bianca ad Antonello Falqui per una seconda serie di "Al Paradise". L’idea iniziale è quella di affiancare ad un cast fisso di attori, una serie di star, italiche e non, pronte ad alternarsi in cicli di sei puntate (idea già sviluppata da Falqui nel 1966 nell’ultima edizione di "Studio Uno"). Le primedonne scelte in origine sono: la confermata Milva, Ornella Vanoni e Loretta Goggi. Delle tre, soltanto la "Pantera di Goro" farà parte del progetto (la Vanoni entrerà nel cast di "Risatissima", show concorrente di "Al Paradise", trasmesso da Canale 5 e la Goggi preferirà – giustamente – condurre la prima edizione di "Loretta Goggi in quiz", in onda dal dicembre 1983). Dopo una lunga ricerca, i due autori arrivano a comporre il cast definitivo dello spettacolo. Il conduttore resta Oreste Lionello, affiancato da Franca D’Amato, giovane attrice e doppiatrice e da una compagnia di attori: Maurizio Micheli, Alessandra Panelli, Niki Gaida, Stefano Nosei e Antonello Fassari. Le musiche sono sempre scritte da Gianni Ferrio. I coreografi sono: Don Lurio e Tony Ventura. Viene scelto anche il parterre degli ospiti d’onore; le "regine" dello show sono: Milva, Alice ed Ellen Kessler e Mariangela Melato. A queste signore dello spettacolo vengono contrapposte altrettante show-girl statunitensi: Sara Carlson, Bonnie Bianco ed Elisa Scarrone. Il tocco internazionale di "Al Paradise" viene ulteriormente dato da tre mattatori della comicità o del musical a stelle e strisce: Jerry Lewis, Harold Nicholas e Vivian Reed.

L’attesissima seconda serie di "Al Paradise" parte l’11 febbraio 1984. I protagonisti del primo segmento di programma sono: Alice ed Ellen Kessler, Bonnie Bianco e Harold Nicholas. La presenza delle gemelle Kessler suscita un po’ di perplessità, da parte della stampa, soprattutto per la "non più verde età" delle show-woman di Lipsia (46 anni soltanto!), ma il loro mix, composto da classe, preparazione e charme fa decisamente centro. Le Kessler propongono dei riusciti omaggi musicali, dedicati, tra l’altro a Jacques Brel, Lucio Dalla e Fred Buscaglione. La prima delle debuttanti è Bonnie Bianco, cantante italo-americana, prodotta dai fratelli Guido e Maurizio De Angelis. Il terzo ospite d’onore è Harold Nicholas, "stella" del musical U.S.A., celebre negli anni ‘30/’40 per le partecipazioni ad alcuni famosi musical come "The Big Broadcast of 1936", "Tin Pan Alley" e "Il pirata". I protagonisti del varietà, si ritrovano assieme, nelle fastose parate finali (dirette da Falqui, con la consueta maestria), ambientate nei più importanti locali internazionali.

La seconda tranche di "Al Paradise", vede, quali ospiti di riguardo: Milva, Jerry Lewis e Sara Carlson. La cantante emiliana, in forma decisamente smagliante, propone alcuni motivi estratti dal suo ultimo album, intitolato "Identikit". Tra le canzoni eseguite: "Notte italiana" di Bruno Lauzi e Piero Cassano, "Dicono di me" e "Forse, chissà" di Vangelis, "Occhi saraceni" di Simonluca, "Capitani coraggiosi" di Mara Cantoni ed "Eva dagli occhi di gatto" di Antonello Venditti. Nelle varie puntate, Milva ospita alcuni personaggi della tv o dello spettacolo: da Pippo Baudo ad Emilio Fede, da Elliott Gould a Severino Gazzelloni. La showgirl di turno è Sara Carlson, ventenne, interprete di alcuni film e videoclip. Il terzo ospite è nientemeno che Jerry Lewis, al suo debutto televisivo in Italia. L’attore americano registra i suoi sei interventi, tutti in una giornata, facendosi notare, più che altro, per i suoi capricci e le bizze con i tecnici e gli autori. Anche in questo ciclo dello show, appaiono notevoli le fantasie musicali, ad esempio ambientate nell’Italia anni ’40, nella Nashville del Country e nella Monaco di Baviera della discomusic.

La terza ed ultima parte di "Al Paradise", si avvale della presenza di Mariangela Melato, Vivian Reed ed Elisa Scarrone. L’attrice milanese, per la prima volta, vedette di un varietà televisivo, non recita, bensì si propone in qualità di danzatrice, presentando degli omaggi a film musicali o a celebri colonne sonore: da "Ultimo tango a Parigi" a "Cappello a cilindro", da "La febbre del sabato sera" a "Il cantante di Jazz". La Melato si rivela ottima ballerina, prestandosi al gioco, con un’ironia e una personalità, che solo i grandi artisti sanno possedere. La cantante internazionale è Vivian Reed, ottima interprete di "rhytm ‘n’ blues" e attrice di successo a Broadway (tra l’altro, candidata al "Tony Award" nel 1976 per lo spettacolo "Bubbling Brown Sugar"). La Reed esegue alcuni classici della canzone americana. La terza debuttante dello show è l’avvenente Elisa Scarrone, interprete di frenetiche coreografie. Ad arricchire la terza porzione dello spettacolo ci sono alcuni interpreti musicali, che propongono i loro cavalli di battaglia. Tra gli altri: Nicola Arigliano, Teddy Reno, Gino Latilla, Carla Boni, Edoardo Vianello, Betty Curtis, Riccardo Del Turco, Nico Fidenco, Jimmy Fontana, Gianni Meccia, Mal, Memo Remigi, Umberto Bindi, Sergio Endrigo, Bruno Lauzi e Gino Paoli.

Anche i protagonisti fissi della trasmissione danno un notevole apporto alla riuscita della trasmissione: Oreste Lionello, per la seconda volta padrone di casa, guida lo spettacolo con il consueto spirito; la sua partner, Franca D’Amato è assai spigliata e divertente (l’attrice vincerà il Telegatto di "Tv Sorrisi e Canzoni" per la rivelazione dell’anno); notevoli le prove offerte da un raffinato Maurizio Micheli e da una convincente Alessandra Panelli. Il terzetto comico formato da Niki Gaida, Stefano Nosei e Antonello Fassari si integra al meglio, facendo coesistere ironia dissacrante e sense of humor di estrazione teatrale.

La seconda edizione di "Al Paradise", può giustamente definirsi riuscita, per stile, idee, professionalità. Anche i risultati di ascolto confermano il gradimento popolare nei confronti di questo maxi show della coppia Falqui-Guardì, nonostante gli assalti della concorrenza (vedi Canale 5), con un varietà costosissimo e maggiormente rivolto al pubblico giovanile, intitolato "Risatissima" e condotto da Milly Carlucci con Lino Banfi, Massimo Boldi, Gigi e Andrea, Renato Pozzetto, Ric e Gian e Ornella Vanoni.

David Guarnieri