Settimana 20 Settembre 1989
( da Ciao 2001 )

Qui sotto la classifica della settimana con le quotazioni di Giancarlo Di Girolamo, uno dei più noti collezionisti e commercianti italiani di vinile. Il prezzo segnato a margine dei titoli corrisponde a quello assunto dai dischi in condizioni ottime (non usati) nelle odierne mostre-mercato.

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Marina Rocco Granata €  8
2Ti pretendo Raf € 10
3Viva la mamma Edoardo Bennato € 10
4Batdance Prince € 10
5It’s all right Pet Shop Boys € 10
6Dr.jazz & mr.funk Ladri Di Biciclette€ 12
7Survivor Belen Thomas €  8
8Scappa con me Jovanotti € 11
9Figlio della luna Mecano € 11
10Gringo Sabrina Salerno €  8

Classifica 33 giri

# TITOLO INTERPRETE Quotazione
1Oro incenso e birra Zucchero € 15
2Abbi dubbi Edoardo Bennato€ 15
3Liberi liberi Vasco Rossi € 15
4Batman Prince € 12
5Tutti i brividi del mondoAnna Oxa € 18

Saldi di fine stagione per motivi in classifica da parecchio tempo, canzoni estive in attesa di essere spodestate dai nuovi assortimenti autunnali. Nei prossimi giorni usciranno parecchi dischi importanti che rivoluzioneranno la classifica mentre altri sono già usciti ma è ancora troppo presto per vederli in graduatoria. Alcuni titoli: VOYEUR di Renato Zero, SLEEPING WITH THE PAST di Elton John, STEEL WHEELS dei Rolling Stones, FOREIGN AFFAIR di Tina Turner. Per ora accontentiamoci (si fa per dire)dei dischi in classifica e di qualche extra.

ZUCCHERO

E cominciamo col numero uno delle vendite di album (anche CD) che anche questa settimana è Mister Adelmo “Zucchero” Fornaciari e il suo ORO,INCENSO E BIRRA. Il trentaquattrenne cantautore di Reggio Emilia soltanto in prevendita ha esitato settecentomila copie, cifra degna di un Battisti. E’ comunque un disco davvero notevole sotto tutti i punti di vista. Non c’è una canzone che non rientri nel perfetto gioco d’incastri musicali e ritmici del nostro, senza contare le guest star dell’album: da Rufus Thomas (che chiama zio in OVERDOSE D’AMORE) ad Ennio Morricone, da Francesco De Gregori ad Eric Clapton. Cominciamo dalla copertina che e’ una serie di riproduzioni del Giudizio Universale di Michelangelo in toni psichedelici color oro, rosso acceso e sfumature marroni. Un mosaico che unisce il sacro e il profano, così come vuole il titolo (la birra al posto della mirra). Le fotografie del booklet allegate sono state scattate a Bristol e Bath dove Zucchero ha registrato parte del materiale. Gli altri brani sono stati registrati o missati a New York, Memphis, Nashville e a Modena. Non per mania di grandezza ma per necessità. A Nashville ha lavorato insieme a Jimmy Smith, Clarence Clemons e Rufus Thomas e a New York Eric Clapton ha suonato la chitarra in WONDERFUL WORLD senza percepire alcun compenso. A Modena ha lavorato insieme a De Gregori che ha scritto il testo di DIAMANTE, dedicato alla nonna (quella voce che dice Delmo...Delmo, vein a ca’ idealmente sarebbe la sua) è forse il più bello dell’intero disco. Evita di nominare la parola nonna per omettere termini che potrebbero sembrare sdolcinati o ruffiani. Alcune immagini del testo originale non corrispondevano perfettamente al suo modo di sentire ed è anche logico (una canzone su tua nonna, caro Zucchero, avresti dovuto scrivertela da te!). Sono cose abbastanza personali e soprattutto, sembra niente, ma il sentire certe relazioni tra persone di diverse estrazioni culturali e provenienze è grande, anche se uno è nato a Roma e l’altro nella campagna emiliana. Resta una bellissima canzone, molto dolce, che tratta temi importanti quali possono essere la vita e la morte. Ennio Morricone invece è stato utilizzato in LIBERA L’AMORE, una canzone che porta dentro le immagini dei campi di cotone dell’Alabama, spazi aperti, immensi e liberi che in realtà sono stati gabbie per i lavoratori negri dell’Ottocento. Questa canzone, praticamente strumentale, chiude il disco come in una colonna sonora di un film, dando un senso di tranquillità, la quiete dopo la tempesta. Qualcosa di simile ad un canto tribale o ad un rito voodoo è IL MARE IMPETUOSO AL TRAMONTO (SALI’ SULLA LUNA E DIETRO UNA COLLINA DI STELLE), un titolo lunghissimo che si riallaccia al precedente album di Zucchero nel quale era incluso SOLO UNA SANA E INCONSAPEVOLE LIBIDINE etc etc. Un omaggio alla Wertmuller e alla sua cinematografia dai titoli chilometrici. Se qualcuno ha intenzione di sapere come continua e finisce la frase del titolo e cosa faccia in realtà il mare alla luna (dietro una tendina di stelle) probabilmente ci rimarrà male: ...se la chiavò. E’ la continuazione poco romantica della frase ed anche la fine. Divertente, ma non sua. Zucchero l’ha copiata da Piero Ciampi senza mettere il suo nome, non dico nei credit del pezzo, ma neanche sulla copertina. Una dedica, un qualcosa al vero autore di quella frase che estrapolata dal contesto potrebbe sembrare cretina ma che letta all’interno ha un suo significato. Carpita da una raccolta di poesie inedite del perdente per antonomasia, Zucchero è andato su e giù per l’Europa a lanciare uno slogan che non era il suo. Senza neanche citare l’autore. Ciampi è morto da nove anni. Nel 1990 ricorrerebbe il decennale e Zucchero avrebbe potuto omaggiarlo in qualche modo, ma non l’ha fatto. Problemi suoi e della sua coscienza, del suo credere che siamo tutti distratti e ignoranti. OVERDOSE D’AMORE è la canzone che apre il disco ed è una cavalcata blues e funky, un martello pesante, una siringa di vitalità. L’intro parlato è di Rufus Thomas (quel don’t get panic,I’ve got panic)una frase quasi senza senso ma che incarna il personaggio che la pronuncia, un predicatore funky un po’ matto. NICE (NIETZCHE) CHE DICE, una presa in giro di quei personaggi, i filosofi di turno che si trovano nelle compagnie e che sanno sempre tutto loro. Quell’italianizzazione del cognome del tedesco in Nice sta a sdrammatizzare e ridicolizzare scherzosamente quel tipo di personaggio aggiungendo un boh! Finale. IRUBEN ME è una canzone dedicata ad una ragazza che Fornaciari incontrò a Copenaghen e che era seduta su una panchina in un parco, piangente. Una canzone che parla di precipitazioni metereologiche come fossero stati d’animo (se non torni qui prevedo inondazioni). E ancora la disperata MADRE DOLCISSIMA, un gospel (Madre naturalmente è la Madonna) e lo sfrenato rithm and blues di DIAVOLO IN ME. Un bel disco davvero, dalle atmosfere molto americane e lontano dai gruppi guida sui quali Zucchero si è formato quando tratta musicalità più europee come quelle dei Beatles, dei Rolling e dei primi Procol Harum. Il disco sarà l’album più venduto dell’anno 1989. Nella finale del Festivalbar, vinta da Raf con TI PRETENDO, riceve il premio UN DISCO PER L’EUROPA per gli album fuori gara. Lo celebra intonando OVERDOSE D’AMORE che fa esplodere in un boato d’applausi l’Arena di Verona. In diecimila invece affollano il Campo Boario a Roma per accoglierlo insieme a Paul Young, Dee Dee Bridgewater ed Eric Clapton. A Vota La Voce 1989 viene incoronato come migliore interprete.

I POOH

I Pooh concludono a Prato la loro serie di concerti a favore del WWF durata 35 serate. Per la prima volta il gruppo ha suonato non in funzione di un disco da lanciare ma per un idea. A Villa Gordiani a Roma, il 17 settembre, raccolgono cinquemila persone che cantano in coro hit come DAMMI SOLO UN MINUTO o PENSIERO. Il loro CONCERTO PER UN’OASI, stesso titolo dell’operazione, è anche un maxi single lanciato prima dell’estate ad EUROPA EUROPA, il programma di Rai Uno di punta, nato per celebrare l’unione europea del 1992. Da luglio a settembre i Pooh hanno ripetuto di città in città un rituale, preciso incontro pomeridiano con rappresentanti del WWF, stampa, radio e tv per discutere del tema del dibattito che a metà serata avrebbe interrotto il concerto. In ogni città si è parlato di un problema inerente alla città stessa sempre in termini ambientalistici (dalla cementazione selvaggia di Sorrento al progetto di oasi verde in sostituzione di una delle cinque discariche abusive di Milano e cosi via). E nonostante la pesantezza, a volte, del tema, succedeva che il dibattito catalizzasse l’attenzione più del concerto stesso, proprio perchè legato ad un interesse locale. L’accoglienza da parte dei comuni cambiava a secondo degli interessi politici che c’erano dietro e capitava che un partito che aveva appoggiato il tema in una città, in un'altra diventava il peggior nemico. In una città c’è stata una rissa con un assessore all’ambiente. Il tour economicamente chiuderà in pareggio con la differenza che loro alla fine non avranno guadagnato una lira. In realtà una specie di ricompensa l’hanno avuta: la pioggia settembrina che li ha colpiti nelle ultime date ma che non è stata così abbondante da compromettere lo svolgimento dei concerti. Oltre il pubblico, anche la natura è stata benigna con loro. In parte gli ha reso quello che loro hanno regalato.

ANNA OXA

Anna Oxa sta concludendo i suoi anni Ottanta in maniera molto migliore di come erano cominciati. Il 1980 l’aveva sorpresa un po’ in ribasso. Il 1989 sugli scudi. Il Festival di Sanremo è andato benissimo, in coppia con Fausto Leali (vincono con TI LASCERO’),un Eurofestival sempre con Leali e fra qualche giorno comincia Fantastico 10. Lo spettacolo è abbinato alla Lotteria Italia,il secondo consecutivo con la Oxa affiancata da Massimo Ranieri. E questo disco, TUTTI I BRIVIDI DEL MONDO,che sta andando benissimo, in collaborazione con i New Trolls. Un’idea nata da un incontro casuale in un ristorante di Roma, la proposta di fare un disco insieme. I New Trolls non sono nuovi a collaborazioni del genere, basti pensare a quello con la Vanoni del 1978/1980. Un tour andato a gonfie vele ha avuto la sua consacrazione finale al Sistina di Roma, qualche giorno prima dell’esordio a Fantastico per quest’anno, che inizierà il 7 ottobre per concludersi come sempre il 6 di gennaio.

JOVANOTTI

Jovanotti continua a divertire i ragazzini con le sua canzoncine scacciapensieri ancora (per fortuna) lontane migliaia di chilometri dalle minchiate new age o pseudo progressiste che ci riserverà in futuro e che mano a mano lo riusciranno a schiacciare del tutto sia come personaggio sia musicalmente, facendogli perdere pubblico e vendite. Il 1989 lo vede ventitreenne e in divisa militare (nella foto), cosa che non gli impedisce però di partecipare al Sanremo di quell’anno, in un faccia a faccia con Adriano Celentano a SERATA D’ONORE, trasmessa da Montecatini e presentata da Baudo (Celentano era all’epoca il suo quasi suocero essendo lui fidanzato con la figlia Rosita). Incide poi un LP e di una manciata di fortunati 45 giri. E ancora, l’edizione di due singoli con lo pseudonimo di Gino Latino, anche quelli andati bene soprattutto nel circolo delle discoteche e delle radio tipo Radio Dee Jay. Tutto questo era fatto nelle ore di libera uscita (doveva averne davvero molte a disposizione). Sotto la divisa porta ancora un paio di boxer a stelle e strisce come l’anno prima e quell’aria scanzonata che fa tanto imbestialire i suoi detrattori. Nel 1988, nel corso di Vota La Voce a Bologna, uno striscione era tutto per lui :1,2,3...Cretino che andava a parafrasare la canzone 1,2,3..CASINO di gran moda in quel momento. Nel 1989 il suo Jovanotti pensiero (così si chiamava all’epoca) gli faceva dichiarare che ad una delle nostre feste si va per divertirsi perché i veri problemi non si risolvono ad un concerto oppure si esprimeva con frasi tipo Yo, Brothers..è qui la festa? Questo era il Jovanotti di 15 anni fa. Sicuramente il Lorenzo autentico, quello più vero.
Due video in rotazione, uno trasmesso per tutta l’estate, l’altro uscito a settembre: il primo è IL CAPO DELLA BANDA (Io sono Jovanotti il capo della banda se vuoi essere dei nostri devi fare domanda) con una sequela di stereotipi tipicamente anni ‘80. Parole come boxer, 501 (Levi’s), Dee Jay etc etc. Canzone tratta dall’album LA MIA MOTO, stravenduto (seicentomila copie) e del quale si conoscono tutte le canzoni incluse. Da COWBOY a SCAPPA CON ME (in cui si atteggia un po’ alla Vasco Rossi), da VASCO a LA MIA MOTO. Un disco divertente ed in linea con il personaggio Jovanotti, soltanto un po’ troppo fintamente giovanilistico a tutti i costi, con quelle tirate alla madre che rompe, al voler fare le vacanze con gli amici mentre i genitori le passano dai nonni o ad una ribellione molto casalinga tipo oh mamma... stasera esco prendo la moto si ma senza casco fuori fa fresco torno tardissimo viene anche Vasco tu vai a letto. Innocenti, carine, senza pretese. Prodotto puramente commerciale e basta. Il secondo video è LA MIA MOTO e viene trasmesso da Italia Uno in anteprima il 26 settembre, come fosse un avvenimento di interesse nazionale, grazie ad un’abilissima strategia promozionale di Claudio Cecchetto, suo producer. La storia del video vede protagonisti Jovanotti e la sua fidanzata Rosita Celentano e si articola come un vero musical con tanto di parti ballate, cantate e recitate. E insieme alla canzone trovano spazio anche altri pezzi famosi come SCAPPA CON ME e STASERA VOGLIO FARE UNA FESTA. La firma è del regista Renzo Martinelli. Jovanotti è anche il cantante della sigla della serie televisiva CLASSE DI FERRO che va in onda per dodici puntate dal sei ottobre su Italia Uno che tratta della vita militare di alcuni ragazzi delle più disparate classi sociali. Quale interprete, in veste di chiamato alle armi, si può trovare più adatto di lui per cantare ASSO, un pezzo che non ha nulla a che fare con le carte da gioco o con quelli dello sport, ma richiama alla mente la parola passo (un ordine che si dà durante una marcia militare) che pronunciata alla maniera militaresca, cioè mangiando la P iniziale, diventa asso. Se questo doveva essere un anno di stasi, per assolvere al servizio di leva, cosa sarà quello successivo??

ROCCO GRANATA

Ritorna Rocco Granata e MARINA, la canzone che lo lanciò nel 1959, questa volta in versione dance. Ed incredibilmente arriva prima in classifica, facendo a pugni tutta l’estate per conquistare il primato a danno di con un altro singolo, anche quello ricco di nostalgia come VIVA LA MAMMA di Bennato. Rocco Granata è figlio di un minatore della Calabria emigrato in Belgio e nel 1959 lui compose MARINA , canzone con la quale esplose letteralmente in tutta Europa. Definire orrendo questo pezzo dal punto di vista letterario e musicale è soltanto fargli un piacere, ma ne furono vendute tante copie da consentire a Rocco di campare di rendita per tutta la vita. Perché brutta? Perché le liriche sono scritte a rima baciata, con frasi di un semplicismo a livello di un bambino d’asilo. Perché è musicalmente povera, banale, squallida e rispecchia nella maniera peggiore un’ Italia rurale e sottosviluppata che in quel 1960 stava cambiando fortemente grazie al boom economico in atto ma che agli occhi di un emigrante era ancora tale e quale l’aveva lasciata, magari prima della guerra. Dato il successo a livello mondiale (anche Louis Armstrong ne inciderà una versione), la canzone dava dell’Italia un’immagine antiquata e fortemente stereotipata, ma purtroppo ancora credibile tanto che perfino da noi divenne un hit. Venne ripresa da un infinità di cantanti ed orchestre che la vollero reinterpretare a modo loro (sicuramente in maniera migliore di quanto non avesse fatto Granata). Dopo MARINA Rocco sfornò una serie incredibile di canzoni che avrebbero sfigurato anche nella più squallida delle balere italiane di venti anni prima. Già nei titoli ci descrive un’Italia da emigrante: OH OH ROSI (1959), LA BELLA (1960), GERMANINA (1960) e cose del genere. Nonostante continui ad incidere dischi in Belgio e a portare nelle hit 18 singoli, per il resto del mondo rimane il cantante di MARINA (e meno male), un one hit wonder, cioè uno che imbrocca una sola canzone e poi scompare. Nel 1989 Granata lascia carta bianca a Serge Ramaakers, disc jockey di una discoteca belga molto famosa (Confetti’s), che la remixa e così la canzone assume un altro aspetto, quello della riproposta estiva in chiave dance, quasi trash. Nella sola Germania il remix vende due milioni di copie e, tutto sommato, la cosa è divertente anche perché nel corso degli anni MARINA era diventata un cavallo di battaglia delle orchestre di liscio, cioè era praticamente tornata alla dimensione che più le si confaceva e sentirla invece dai juke box, dalle radio private, al Festivalbar, faceva una sensazione strana. Una canzone che conosci da sempre, che magari neanche ti piace ma che ti ritrovi a canticchiare come fosse un successo del momento. Che poi è quello che è nella realtà: uno dei due tormentoni estivi che hanno caratterizzato l’estate 1989.

ROLLING STONES

In attesa del nuovo disco, ai Rolling Stones bastano tre ore per vendere i biglietti di due stadi interi e riempirli fino all’ultimo posto. E’ successo a Filadelfia mentre a New York ce ne sono volute sei di ore per esaurire i tagliandi disponibili. A 28 dollari l’uno. Ritornano le ‘pietre rotolanti’ in tour e una nazione come l’America, che ha sempre amato questi otrageous lads inglesi come fossero figli suoi, è di nuovo pronta ad accoglierli come meritano. Il quintetto ha cominciato il primo settembre proprio a Filadelfia aggredendo i convenuti con un’infuocata START ME UP, terminando con (I CAN’T GET NO) SATISFACTION e bissando come fuori programma un altro grande successo, JUMPIN’JACK FLASH. Un tour che prevede 41 date ed avrà conclusione a dicembre. Fino all’ultimo non si sapeva dove i Rolling avrebbero aperto questa mega tournee e la data dell’esordio ha fatto su e giu da Buffalo a Filadelfia per dieci volte. Alla fine ha prevalso la metropoli della Pennsylvania. Mick Jagger e soci si sono ritirati un mese nel Connecticut a provare fino alla noia una routine da palcoscenico che conoscono ormai come loro stessi. Ma soprattutto per ritrovare lo spirito di gruppo che ultimamente sembrava fosse andato perso per via delle lotte intestine tra Mick e Keith Richards. I loro due LP da solisti non hanno decollato (sebbene il singolo LET’S WORK tratto dal 33 di Jagger, sia stato un buon successo e allora eccoli di nuovo insieme. Anche perché tre mesi di tour equivalgono a 70 milioni di dollari (cento miliardi di lire del 1989) a testa. Se a questo si aggiunge il lancio in scala mondiale del loro STEEL WHEELS (il primo singolo in uscita è MIXED EMOTIONS) si ritroveranno nelle tasche tanti di quei soldi da stare bene per i tre decenni successivi. Non che gli manchino i liquidi, poverini...

A proposito di concerti, il rock pesante, cosiddetto heavy ha varcato i confini della cortina di ferro. In questo 1989, che vede lo sgretolarsi su scala mondiale delle ideologie totalitarie che hanno insanguinato il mondo nel novecento, nell’(ancora) stadio Lenin esattamente vent’anni dopo Woodstock, gruppi come i Cinderella, i Bon Jovi, Scorpions e Skid Row dichiarano guerra alle autorità sovietiche. Due giorni di pace, amore e musica, stesso slogan del 1969 con l’intento di fare qualcosa di concreto sia sul piano della politica che per aiutare la lotta all’alcolismo in Russia, piaga sociale che divora il 50% della popolazione. Si beve anche per dimenticare dove e come si vive. I biglietti erano stati venduti dalle organizzazioni ufficiali tra i dieci e i quindici rubli, che nel 1989 erano tra le venti e le trentamila lire, in pratica un giorno di paga di un operaio sovietico. Ma alla fine la borsa nera prevale come sempre e vengono venduti anche a 50 rubli, prezzo proibitivo. Ma la voglia di esserci fa sì che si possano superare anche i problemi di ordine economico, tanto per poter dire c’ero anch’io alla prima grande manifestazione di libertà in una URSS ridotta al collasso. La Tv sovietica non ha trasmesso il concerto ed il vetusto apparato politico ha gridato allo scandalo per la mancata repressione nei confronti di tutti quei giovani accorsi allo spettacolo che prima avrebbero affollato la Piazza Rossa o il Parco della Cultura. E sai che allegria, sarebbe stata !!!

Lo spettacolo annuale per premiare i migliori video musicali indetto dall’emittente musicale MTV è stato effettuato in quel di Los Angeles, nell’Universal Amphitheatre. E si è aperto con Madonna che avvolta in un tailleur pantalone firmato Armani si è presentata al pubblico cantando la nota EXPRESS YOURSELF ma si è dovuta accontentare solo di un premio,”miglior video scelto dal pubblico”, mentre il nuovo astro dell’epoca, Paula Abdul, ne ha presi ben tre anche in virtù del fatto di aver occupato ben tre volte la cima delle classifiche statunitensi con i singoli tratti dal 33 FOREVER YOUR GIRL. I premi vinti sono quelli per il miglior video – interprete femminile - miglior coreografia e migliore danza (che sembrerebbe la stessa cosa ma che probabilmente viene intesa diversamente). Ma un sussulto a tutto il teatro l’ha dato Cher, in nude look, che ha cantato il suo hit del momente IF I COULD TURN BACK TIME. Il miglior video al maschile è stato vinto da Elvis Costello per VERONICA, mentre quello come miglior video in assoluto a Neil Young per la sua THIS IS NOT FOR YOU. I Living Color hanno vinto nella categoria gruppi ed è stato Mick Jagger a consegnarglielo in veste di padrino, dato che il gruppo fa da spalla alla tournée americana dei Rolling. Per la categoria Heavy Metal, il premio è stato vinto dai Guns N’ Roses che si sono prodotti in SWEET CHILD O’MINE, elettrizzando il teatro duettando insieme a Tom Petty. Lo spettacolo si è concluso alla grande con l’esibizione dal vivo degli Stones di MIXED EMOTIONS.

STELVIO CIPRIANI

Grana giudiziaria per Stelvio Cipriani. Il 10 ottobre prossimo si dovrà difendere in tribunale dall’accusa di plagio. Praticamente è stato accusato di essersi appropriato di due brani composti insieme a Maria Antonietta Catalano cambiandone soltanto i titoli e beneficiando dei relativi diritti d’autore. Brani composti nel 1973 e che dedicò alle sue due figlie Laura e Silvia intitolandoli INCONTRO CON LAURA e TENERAMENTE SILVIA. I due pezzi furono inclusi nelle colonne sonore TRE PER UNA GRANDE RAPINA e LA MANO SPIETATA DELLA LEGGE. Nel 1979 Cipriani ha depositato come sue due composizioni intitolate LA PORSUITE e LA BOSSA NOVA che secondo l’accusa non sono altro che INCONTRO CON LAURA in due trance e LA PARTIE DE BILLARD, JUKEBOX e LE REPERE , triade sostitutiva di TENERAMENTE SILVIA. Ovviamente per tutte queste opere ha percepito solo lui i diritti d’autore. Da qui la citazione della signora Catalano. E pensare che Cipriani non è nuovo a plagi. Basti ricordare il suo brano più noto, ANONIMO VENEZIANO, gravato da accusa di plagio anch’esso.

LITFIBA

I Litfiba crescono. La buona riuscita (nel senso di vendite) dell’album LITFIBA 3 fa pensare in grande Piero Pelù che cede alle multinazionali fino ad allora aveva considerato, in linea con i suoi pensieri, da evitare. Difatti, a parte un 45 giri uscito per la Fonit Cetra del 1982 (dopo la vittoria del secondo festival rock), gli altri dischi finora erano stati incisi con un’ etichetta indipendente, la IRA di Alberto Pirelli che è anche il produttore e manager del gruppo. Ma è lo stesso Pirelli che sta vagliando la possibilità di accettare alle offerte di alcune grosse major. I Litfiba, abbastanza conosciuti tra il pubblico che affolla gli spazi rock in Italia, sono stati poco visibili in tv, vuoi per alcune tematiche ideologicamente forti e vuoi perchè negli ottanta il pubblico voleva gente divertente, più allegra, avendone piene le tasche di cantautori impegnati che hanno fatto da padroni nel decennio precedente (vedi il caso Jovanotti, alfiere del divertimento a tutti i costi). Gli Ottanta sono stati gli anni da bere in tutti i sensi, in totale controtendenza ai Settanta. Comunque, tornando al discorso visibilità per i Litfiba, è chiaro che con una grossa multinazionale alle spalle le porte della televisione e non solo, sono aperte, anzi spalancate. Il tour estivo e l’album live che ne viene fuori si chiama PIRATA ed è il primo disco da grandi della band fiorentina, che aveva esordito nel 1980. Il primo vero successo al di fuori della notorietà legata a palcoscenici regionali o di tendenza è datato 1985 quando pubblicano DESAPARACIDO, dove si sente ancora forte l’influenza araba e zingaresca. Nel 1986 i Litfiba organizzano a Palermo il concerto La Musica Contro Il Silenzio, un concerto contro la mafia. Nel 1987 è la volta di 17 RE e di un album live. Nel 1988 pubblicano LITFIBA 3 e grazie al passaggio televisivo legato al Festival Di Sanremo (non erano in gara all’Ariston ma partecipavano a Sanremo Rock) l’album vende benissimo. Da qui la voglia di passare di livello. E quindi alla CGD. Qualche mese prima Pelù aveva detto, a proposito di alcuni gruppi passati alle multinazionali (che poi sono quelle che hanno ammazzato la musica nei Novanta e in questo inizio di millennio), che avevano fatto passi falsi e che loro invece erano legati ad un’etichetta indipendente non per obbligo ma per scelta. La spietata regola del pecunia non olet ha fatto milioni di vittime illustri, figuriamoci un Piero Pelù qualsiasi! Comunque PIRATA trova subito la porta della Hit Parade anche se a comprarlo non sono più i vecchi fans che ritengono il complesso scaduto nel commerciale ma giovani teen agers che li scambiano per una nuova band e che sanno poco o niente degli albori punk del gruppo e di Ghigo Renzulli, vero artefice dei Litfiba, quando nel 1979 si aggirava per Firenze alla ricerca di componenti per costituire un complesso. Nel disco ci sono undici canzoni di cui due molto famose (CANGACEIRO e TEX) ed una dedicata alle vittime di Tienanmen intitolata IL VENTO. Una cosa mai successa prima sono le due canzoni in inglese, incluse nell’album per avere un respiro internazionale, che sono CANNON SONG di Kurt Weill e RAW HIDE, brano americano del 1959 inciso da Link Wray e da Frankie Laine e riportato in auge dalla colonna sonora di THE BLUES BROTHERS.

PEREZ PRADO

Il 15 settembre muore a Città del Messico il cantante e compositore Damaso Perez Prado in seguito ad una lunga malattia, atrofia ai neuroni, per la quale gli fu anche amputata una gamba. Fu il primo a far respirare agli italiani l’esotico profumo del mambo e il primo a farli ballare col cha cha cha. Venne anche in Italia con la sua orchestra cubana composta di percussionisti scatenati, con le sezioni di fiati che ballavano sul palco, i suonatori di congas pittorescamente vestiti con quelle camicione con le maniche svolazzanti che si gonfiavano ad ogni colpo suonato sui tamburi. Il mambo l’aveva praticamente inventato lui nel 1943 quando a L’Havana suonava nella migliore formazione della città. Nel 1948 lascia Cuba e si trasferisce in Messico seguendo l’esempio di Xavier Cugat (marito di Abbe Lane e direttore d’orchestra tra i più noti a cavallo dei Quaranta e inizi dei Cinquanta). Da lì agli Stati Uniti il passo fu breve. Nel 1955 lancia CILIEGI ROSA (CHERRY PINK AND APPLE BLOSSOM WHITE) ed è successo istantaneo. Poi vennero PATRICIA, MAMBO N.8, MAMBO JAMBO, QUE RICO EL MAMBO e la rivisitazione in chiave cha cha cha di classici sudamericani come TICO TICO o HISTORIA DE UN AMOR. Negli anni sessanta finisce l’interesse per la musica sudamericana intesa come ballo e arriva invece un interesse per la musica da ascolto o d’ambiente di cui il nuovo re è Tom Jobim, brasiliano. Perez Prado dopo una vita passata a regalare momenti di allegria alla gente, vive i suoi ultimi anni nella miseria tanto che uno dei suoi figli dovette fare una colletta per pagargli le spese mediche. Il Re del Mambo muore proprio mentre in Europa impazza la Lambada, il nuovo ballo che viene dal Brasile. Fine definitiva di un’epoca, nascita di un’altra.

Christian Calabrese