INVERNO 1984/1985
( chart USA + UK + Germania, dicembre-gennaio-febbraio )

# TITOLO INTERPRETE Score
1LIKE A VIRGIN Madonna1346
2I WANT TO KNOW WHAT LOVE ISForeigner1174
3THE WILD BOYSDuran Duran978
4DO THEY KNOW IT'S CHRISTMAS?Band Aid836
5I FEEL FOR YOUChaka Khan651
6EASY LOVERPhilip Bailey & Phil Collins610
7WE BELONGPat Benatar563
8LOVERBOY Billy Ocean559
9YOU'RE THE INSPIRATIONChicago545
10OUT OF TOUCHDaryl Hall & John Oates521
11SHOUT Tears For Fears521
12CARELESS WHISPERWham! feat. George Michael499
13SOLIDAshford and Simpson487
14THE POWER OF LOVEFrankie Goes To Hollywood467
15ONE NIGHT IN BANGKOKMurray Head465
16RUN TO YOUBryan Adams464
17ALL I NEEDJack Wagner463
18SEA OF LOVEHoneydrippers454
19COOL IT NOWNew Edition399
20THE BOYS OF SUMMERDon Henley383
21I KNOW HIM SO WELLElaine Paige and Barbara Dickson361
22NEUTRON DANCEPointer Sisters349
23CARIBBEAN QUEEN (NO MORE LOVE ON THE RUN)/EUROPEAN QUEENBilly Ocean335
24WAKE ME UP BEFORE YOU GO GOWham!329
25SEXCRIME (NINETEEN EIGHTY-FOUR)Eurythmics326
26WE ALL STAND TOGETHERPaul McCartney and the Frog Chorus316
27NO MORE LONELY NIGHTSPaul McCartney309
28VALOTTEJulian Lennon303
29BORN IN THE U.S.A.Bruce Springsteen298
30METHOD OF MODERN LOVEDaryl Hall and John Oates296
31LAST CHRISTMASWham!295
32I WOULD DIE 4 YOUPrince282
33THE RIDDLENik Kershaw278
34DO WHAT YOU DOJermaine Jackson267
35LOVE AND PRIDE King264
36I JUST CALLED TO SAY I LOVE YOUStevie Wonder241
37JAMIERay Parker Jr.237
38LOVE LIGHT IN FLIGHTStevie Wonder231
39I SHOULD HAVE KNOWN BETTERJim Diamond230
40MISLED Kool and The Gang227
41GHOSTBUSTERS Ray Parker Jr225
42EVERYTHING SHE WANTSWham!219
43NELLIE THE ELEPHANTToy Dolls218
44THE HEAT IS ONGlenn Frey218
45LITTLE RED CORVETTE / 1999 Prince216
46ALL THROUGH THE NIGHTCyndi Lauper216
47CALL TO THE HEARTGuiffria208
48FOOLISH HEARTSteve Perry208
49PURPLE RAINPrince203
50EVERYTHING MUST CHANGEPaul Young198
51SINCE YESTERDAYStrawberry Switchblade191
52OPERATORMidnight Star190
53I CAN'T HOLD BACKSurvivor188
54UNDERSTANDINGBob Seger187
55JUNGLE LOVEThe Time183
56SUGAR WALLSSheena Easton183
57WHEN THE RAIN BEGINS TO FALLJermaine Jackson & Pia Zadora181
58PENNY LOVERLionel Richie180
59YOU'RE MY HEART YOU'RE MY SOULModern Talking173
60FRESHKool And The Gang173
61THE OLD MAN DOWN THE ROADJohn Fogerty170
62DANCING IN THE DARKBruce Springsteen169
63CAN'T FIGHT THIS FEELINGREO Speedwagon169
64THE NIGHTValerie Dore166
65TREAT HER LIKE A LADYTemptations165
66CLOSE (TO THE EDIT) Art Of Noise163
67TEARDROPSShakin' Stevens163
68PRIVATE DANCER Tina Turner160
69ATMOSPHERERuss Abbot160
70STRUTSheena Easton155
71BETTER BE GOOD TO METina Turner155
72MR. TELEPHONE MANNew Edition152
73HARD HABIT TO BREAKChicago151
74HELLO AGAINCars151
75CALIFORNIA GIRLSDavid Lee Roth150
76TENDERNESSGeneral Public150
77STEP OFF (PART 1)Grandmaster Flash and Melle Mel and the Furious Five149
78I WON'T RUN AWAYAlvin Stardust138
79DO THE CONGABlack Lace138
80CENTIPEDERebbie Jackson137
81MONEY CHANGES EVERYTHINGCyndi Lauper127
82BRUCERick Springfield126
83TENDER YEARSJohn Cafferty & The Beaver Brown Band126
8420/20 George Benson125
85YOU SPIN ME AROUND (LIKE A RECORD)Dead Or Alive123
86LAY YOUR HANDS ON METhompson Twins122
87IT AIN'T NECESSARILY SOBronski Beat120
88MISTAKE NO. 3Culture Club120
89LOVER GIRLTeena Marie118
90NACKT IM WINDBand für Afrika117
91INVISIBLEAlison Moyet116
92SEHNSUCHTPurple Schulz & Neue Heimat115
93POLICE OFFICERSmiley Culture114
94WALKING ON A THIN LINEHuey Lewis & The News114
95NIGHTSHIFTCommodores114
96IN NEONElton John113
97FRIENDSAmii Stewart111
98THANK YOU MY LOVEImagination111
99LOUISEHuman League111
100THE NEVER ENDING STORYLimahl110

INVERNO 1984/1985: Sentirsi vergini a Natale

“Nel mezzo del cammin” degli anni ’80 il mondo del pop (ri)scopre la beneficenza. Era dal lontano Concerto per il Bangla Desh che non si verificava un simile tripudio di star musicali impegnate a battersi per ogni buona causa. E la miccia che ha dato il via a questa dirompente epidemia buonista viene accesa proprio nel Natale 1984. La nuova regola aurea del mondo del pop è “aiutare i meno fortunati”. E così, mentre in Inghilterra il leader di una band post punk irlandese si improvvisa per una giusta causa domatore di pop star e dà il via a un circo mediatico che raggiungerà il culmine in estate, dall’altra parte dell’Oceano Atlantico una punkette italo-americana un po’ tamarra si dedica a un tipo di beneficenza alternativa: elargire materiale da rasponi a torme di adolescenti in astinenza dimenandosi vestita da sposa. Tra la lotta musicale alla fame in Etiopia e i gemiti madonnari c’è di tutto. Nell’Inghilterra dello sciopero dei minatori e della crisi economica trionfa il pop scacciapensieri da jingle per settimane bianche. Negli States nel rieletto Reagan c’è invece uno che è nato negli USA ma che non concede sconti al proprio paese, anche se viene acclamato come il salvatore della patria contro gli invasori inglesi. Intanto, la guerra fredda, tornata oltremodo calda, diventa anche argomento da musical, come accade nella nuova fatica di Benny e Bjorn che, chiusa l’avventura con gli Abba, si dedicano a spie e scacchi. Tra mamme sessuofobiche impaurite da un Principe Viola che si trasformano in sostenitrici della censura e teen ager isteriche per Simooon, c’è pure un pezzo che musica il film tratto dall’apocalittico “1984” di George Orwell, che per fortuna non ci ha azzeccato. Non che il 1984 sia andato benissimo. Anzi. Si chiude con il fatidico botto: a dicembre accade uno dei peggiori disastri industriali di sempre, quello di Bhopal in India. Orwell è stato solo più pessimista? Mah, forse ha solo sbagliato la data. Per la cronaca il pezzo da “1984” si intitola “Sexcrime” e mai titolo potrebbe esser più adatto al periodo.

Concludo citando un Grassone di Rosso Vestito: “Oh Oh Oh, Buon Natale!!!”

Pronti per la carrellata natalizia? Bene, proprio perché è Natale, per una volta non iniziamo dal pur clamoroso N. 1 del classificone (non temete, poi parleremo di sesso!). E lo facciamo per raccontarvi una storia di Natale…

Band Aid – Un cerotto per l’Etiopia

Band Aid - Do They Know It's Christmas? …Una fredda sera una rock star irlandese un po’ in declino di nome Bob Geldof sta guardando alla TV un reportage della BBC sulla carestia in Etiopia. Il cantante dei Boomtown Rats viene scosso dalla visione di bambini che muoiono di fame e si chiede cosa può fare. La classica lampadina si accende: “Perché non incidere un disco per beneficenza?”. Bob però sa bene che da solo non è in grado di raggranellare molti quattrini, la sua band ormai manca dalla Top 10 da quasi 4 anni. Occorre coinvolgere qualcun altro. Perciò telefona all’amico Midge Ure, cantante e leader degli Ultravox (che sono stati in Top 3 pure l’estate precedente). I due si mettono al lavoro su un pezzo che si intitola DO THEY KNOW IT’S CHRISTMAS?. Mentre Bob scrive il testo, Midge ne realizza la base musicale (che ricorderà una tipica canzone degli Ultravox).

Poi Bob inizia ad usare il suo leggendario potere di persuasione (leggasi: scassamaroni) per convincere le varie pop star a riunirsi in un gruppo, chiamato Band Aid (nome volutamente giocato sul significato letterale di “band di soccorso” e sul fatto che sia pure il nome di un cerotto…). A novembre Bob è ospite dello show del DJ Richard Skinner su BBC Radio 1 e, invece di parlare del nuovo album dei Rats, utilizza lo spazio per pubblicizzare il suo progetto di un singolo di beneficenza. La mossa attira l’attenzione dei media. A produrre il disco è chiamato il produttore inglese N. 1 sulla piazza, Trevor Horn, che tuttavia è impegnato e potrà partecipare solo alla fase terminale dei lavori. Però concede a Geldof e Ure il suo studio gratuitamente per la registrazione del pezzo (a dire il vero concede loro 24 ore esatte). Ure si accolla così la produzione. La registrazione viene fatta il 25 novembre 1984. Bob e Midge arrivano all’alba. Midge sistema le sue cosette. Ha due tracce del pezzo cantate da Sting e Simon Le Bon che verranno utilizzate come guida per tutti i cantanti coinvolti.

Dalle 9 della mattina si scatena il putiferio. Davanti a un nugolo di paparazzi arrivano uno dietro l’altro Duran Duran, Spandau Ballet, Paul Young, Culture Club (senza Boy George), George Michael, Kool & The Gang, Sting, Bono e Adam Clayton degli U2, gli Heaven 17, Phil Collins, Paul Weller, Francis Rossi e Rick Parfitt degli Status Quo, Jody Watley degli Shalamar, le Bananarama, Marilyn (l’unico a non essere stato invitato…), i compari di Geldof, ovvero i Boomtown Rats e uno dei compagni di Ure negli Ultravox, Chris Cross. Geldof si accorge che manca Boy George, che aveva assicurato la sua presenza: il Boy è a New York. Geldof lo chiama, lo sbatte giù dal letto e gli fa prendere un Concorde. C’è il gotha del pop britannico, più qualche americano di stanza in UK (Kool & The Gang e la Watley). Geldof dice loro di lasciare gli ego fuori dalla porta, anche se molti di questi rientreranno dalla finestra… Il pezzo viene registrato a partire dal coro finale “per coinvolgere tutti” e per scattare la foto di gruppo che compare sul retro del disco.

Poi viene il turno delle parti soliste. Il primo è Tony Hadley degli Spandau Ballet. Poi tocca agli altri. Le Bon ri-registra la sua parte, e così pure Sting. Collins è arrivato con la sua batteria, che sovrappone a quella elettronica di Ure (l’introduzione viene ricavata da un campionamento di un pezzo dei Tears For Fears, “The Hurting” debitamente rallentato). Sebbene sia stata spacciata per una registrazione idilliaca, in realtà le rogne son state molteplici. Ure e Geldof litigano spesso, a causa delle continue intromissioni del secondo durante le registrazioni. Rossi e Parfitt degli Status Quo non riescono ad ottenere una registrazione decente della parte assegnata e alla fine questa viene destinata a Weller, Sting e Glenn Gregory degli Heaven 17. La prima strofa è cantata da Paul Young, anche se in realtà era stata scritta pensando a David Bowie (che la canterà al Live Aid). Per la cronaca nell’edizione 1989 sarà cantata da Kylie Minogue, mentre in quella 2004 da Chris Martin dei Coldplay. Bono non è convinto all’inizio della sua parte (la famosa strofa “Tonight thank God it's them instead of you”), ma alla fine la canta, usando un’ottava sopra rispetto al resto del brano, in una sola prova. La ricanterà 20 anni dopo.

Boy George fa la sua entrata da divina alle 6 del pomeriggio e registra la sua parte. Ure a questo punto ha tutte le parti cantate e inizia a lavorare di taglia e cuci, mentre gli artisti festeggiano. Alcuni artisti che non son potuti venire (David Bowie, Annie Lennox, Paul McCartney, i Big Country e Holly Johnson dei Frankie Goes To Hollywood) mandano messaggi di auguri che finiscono sul lato B. Trevor Horn arriva alla fine e mette tutto assieme in un remix. Sia Geldof che Ure non cantano nessuna parte solista, ma si limitano a cantare nel coro.

Il lavoro di missaggio è completato alle 8 della mattina del 26 novembre. Praticamente più di 24 ore ininterrotte di lavoro. Il lavoro viene stampato a tempo record, in modo che il singolo sia pronto per il venerdì successivo. Il 3 dicembre è nei negozi, avvolto in una copertina ideata da Peter Blake.

Geldof vuole che ogni penny guadagnato finisca in beneficenza e questo porta a uno scontro col Governo Britannico, che rifiuta di abbattere l’IVA sul singolo. Geldof lo fa sapere alla stampa e si appella direttamente alla Thatcher. Alla fine il Governo è costretto a fare dietro-front e a donare i soldi della tassa in beneficenza. Il singolo viene programmato praticamente ogni ora. Il video viene trasmesso a Top Of The Pops in anteprima (cosa mai successa prima) e Bowie arriva dritto dagli USA per registrare la presentazione introduttiva del pezzo. E il singolo va sparato direttamente al N. 1 UK, vendendo oltre 3 milioni di copie (praticamente in una settimana vende 1 milione di copie, più di tutti gli altri dischi della classifica messi assieme, diventando il disco venduto più rapidamente di sempre in UK). Se ne sta in vetta per 5 settimane. Diventa il disco più venduto di sempre in UK (verrà superato solo dal funerario Elton John nel 1997). Poi ripete l’exploit in tutta Europa. Negli USA viene programmato dalle radio solo sotto Natale. Pertanto, a causa del peso delle programmazioni radiofoniche sulla Hot 100, pur vendendo oltre 1 milione di copie, non va oltre la 14esima posizione della Billboard chart. Il brano ritorna in Top 3 UK per il Natale 1985. Nel 1989 e nel 2004 il brano viene ri-registrato.

Band für Afrika - Nackt im Wind / Nackt im Wind (instr.) Il singolo apre un vaso di pandora che manco il più ottimista (pessimista?) avrebbe potuto prevedere. Di lì a poco ogni paese occidentale ha la sua versione di Band Aid e la propria canzone per i poveri bambini dell’Etiopia. I tedeschi arrivano per primi, e già in gennaio è in circolazione NACKT IM WIND della Band für Afrika (vi partecipano tra gli altri Alphaville, Nena, Trio, Spliff, oltre che molti artisti famosi entro i confini tedeschi). Poi arriva il terrificante leviatano buonista made in USA (di cui, non temete, parleremo a tempo debito) e buoni ultimi i nostri, nel loro piccolo, ci regalano una raccapricciante versione di VOLARE (scrivere un pezzo nuovo come il resto del pianeta era troppo faticoso?) all’organetto Bontempi. ‘Na roba che se gli Etiopi la sentono fanno a noi la carità…


Non che il singolo della Band Aid sia esente da critiche. In effetti molti rilevano come le star entrate nel progetto siano forse state attratte più dalla facile pubblicità che dal vero impegno umanitario. O meglio, magari hanno tutte le buone intenzioni del mondo, ma dato che il progetto porta un’innegabile ritorno di immagine…

Morrissey lo bolla come una cosa diabolica, dicendo ironicamente che è strano che per aiutare gli etiopi si facciano soffrire così tanti inglesi con una simile canzonetta, insulsa specie se si considera la quantità di talenti presenti in essa. Critiche a parte, il pezzo si può dire rappresenti la consacrazione della trionfante scena pop britannica. E se per un verso può dare l’illusione a tutti di sentirsi appena un po’ più buoni acquistandolo, nel suo testo c’è una strofa che tra tanto buonismo dice una cruda verità…

"Well, tonight, thank God it's them, instead of you"

Council Collective - Soul Deep Part 1 / Soul Deep Part 2 Ci sono iniziative benefiche che tuttavia non guardano all'Africa, ma si rivolgono al Nord dell'Inghilterra. La grave crisi economica ha portato a un braccio di ferro tra i minatori e il governo britannico (qualcuno ha visto "Billy Elliot" o "Grazie Signora Thatcher"?). Il Governo della Thatcher intende procedere a privatizzazioni che di fatto indeboliscono il settore pubblico e nazionalizzato, ritenuto troppo sindacalizzato. Già nel 1980, 100.000 operai siderurgici perdono il posto. Nel 1984 è il turno dell'industria del carbone (la più grande d'Europa con la tedesca). Il piano è di tagliare il più possibile le sovvenzioni statali all'industria (al contrario di quanto fanno Germania, Francia e Belgio) per potenziare il settore nucleare. E si prevede la chiusura dei pozzi considerati poco redditizi con la perdita di 20.000 posti di lavoro. Nel marzo 1984 i minatori entrano in un leggendario sciopero che andrà avanti per mesi, segnato da una repressione durissima che porta a morti, feriti, licenziamenti e processi. Il Paese si divide e, di fatto, i minatori si ritrovano abbandonati dai laburisti e dalle organizzazioni sindacali nel momento in cui hanno bisogno del massimo sostegno. Lo sciopero finirà il 3 marzo 1985 con la sconfitta dei minatori, nonostante l'opinione pubblica alla fine fosse a loro favore. La Lady di Ferro vince, anche se si ritrova con il minimo storico di consensi. A dicembre vi sono molte iniziative musicali a supporto dei minatori da parte dei gruppi più politicamente e socialmente impegnati. I Clash suonano alla Brixton Academy per raccogliere fondi per i minatori il 6 dicembre, mentre Paul Weller incide un singolo con altri musicisti sotto il nome di Council Collective. Si tratta di SOUL DEEP, che tuttavia non va oltre la 24esima posizione, diventando il minor hit di Weller dal 1978. I minatori evidentemente ispirano meno solidarietà agli acquirenti di dischi dei bimbi etiopi (o che sia perchè il pezzo non è poi sto granchè?)...

Ma torniamo al singolo della Band Aid, che impedisce a un altro classico natalizio di arrivare in vetta in UK...

Wham! & George Michael – Cartoline dalla settimana bianca e sospiri colpevoli

“Last Christmas / I gave you my heart / But the very next day you gave it away / This year / To save me from tears / I'll give it to someone special”

Wham! - Last Christmas / Everything She Wants Si tratta ovviamente di LAST CHRISTMAS degli Wham!, alias George Michael e Andrew Ridgeley. Il pezzo è un perfetto inno che farà la felicità di tutte le agenzie turistiche alla ricerca di una canzone da inserire nei loro spot dedicati alle offerte di settimane bianche. Praticamente è complementare a un precedente hit dei due, “Club Tropicana”, perfetta cartolina da vacanza estiva. Il pezzo dovrebbe diventare il quarto N. 1 consecutivo del duo (compresa “Careless Whisper”) e dovrebbe essere anche il N. 1 natalizio in UK. I tabloid si scatenano sin da subito nel descrivere la futura “battaglia di Natale” tra le due band più popolari del 1984 oltremanica: gli Wham! e i Frankie Goes To Hollywood. Poi arriva il progetto Band Aid e George e Andrew vengono così bloccati al N. 2. George, membro anche della Band Aid, figura sia al N. 1 sia al N. 2 della chart britannica. Il singolo comunque vende tantissimo, tanto che tutt’ora detiene in UK il primato del singolo che ha venduto più copie senza arrivare alla prima posizione (ha rastrellato oltre 1 milione di copie in casa). Va detto che anche tutti i proventi di “Last Christmas” finiranno in beneficenza per l’Etiopia. Per la cronaca il pezzo rientrerà in classifica anche per il Natale 1985, arrivando al N. 6. E nel 2007 è di nuovo in circolazione nella classifica britannica grazie ai download.

Va detto che anche qui qualche controversia non manca. Infatti Kool & The Gang hanno accusato gli Wham! di aver copiato il loro hit di alcuni mesi prima, "Joanna". In realtà entrambi i pezzi si “ispirano” non poco a “Can’t Smile Without You“ di Barry Manilow… Per altre informazioni, vi rimando alla scheda di Luca.

Wham! - Everything She Wants / Like a Baby Il brano compare su un singolo dal doppio lato A, abbinato ad EVERYTHING SHE WANTS, che diventa il pezzo trainante sui mercati internazionali passata la sbornia natalizia. Scritta da George a partire dalla base ritmica, presenta un testo che affronta un tema “adulto”: una relazione basata sull’interesse che sta naufragando, con il protagonista che si sente intrappolato dall’esigente e materialista compagna, che per altro gli dice di aspettare un bambino (ancora una volta, dopo “Young Guns” il tema della gravidanza come una trappola per i maschietti).


Il brano raggiungerà la prima piazza negli USA a maggio. Gli Wham! così otterranno un risultato che non riusciva a nessuno dal 1978, ovvero dai Bee Gees: ottenere 3 N. 1 USA dallo stesso album. Se “Wake Me Up Before You Go Go” (già N. 1 inglese in estate) arriva al N. 1 USA a fine novembre, febbraio vede trionfare in vetta alla Billboard chart un altro dei classici del periodo: CARELESS WHISPER. George Michael - Careless Whisper / Careless Whisper (instrumental) Che sia un classico lo si capisce sin dal riff di sassofono (suonato da Steve Gregory) che la introduce. Una ballatona che racconta di una relazione che finisce per un tradimento. Il protagonista è talmente affranto dal senso di colpa che pure i “suoi piedi non riescono più a tenere il ritmo mentre danza”. L’origine del brano risale a 3 annetti prima. George, sedicenne, è l’usciere in un cinema a Watford, in Inghilterra. La inizia a scrivere durante il noioso lavoro e continua nell’autobus che lo porta a casa. La canzone viene poi messa in un cassetto per il momento giusto. La sua produzione è risultata piuttosto tribolata. Una prima versione non soddisfa l’autore, che decide di far da se e produrre per conto proprio il pezzo. La versione originaria, prodotta da Jerry Wexler, vedrà al luce sul lato B di un mix uscito in UK. Il pezzo viene inserito nel secondo album degli Wham!, "Make It Big" (che arriva al N. 1 praticamente ovunque), mentre su singolo esce come un lavoro solista di George, in quanto ritenuto meno associabile all'immagine scanzonata del duo. Curiosamente, il pezzo è invece uno dei rari singoli del duo alla cui scrittura ha partecipato anche Andrew. Il disco esce nell’agosto del 1984 e arriva al N. 1 in Gran Bretagna, detronizzando “Two Tribes” dei Frankie Goes To Hollywood (che a loro volta avevano detronizzato gli Wham! di “Wake Me Up Before You Go Go”). Poi tra autunno e inverno arriva al N. 1 in altri 17 paesi (Italia compresa, dove è saldamente al N. 1 a cavallo tra 1984 e 1985) e in febbraio sta per 3 settimane al N. 1 negli USA: sarà il disco N. 1 di Billboard del 1985. Poiché gli Wham! son appena diventati la pop band più “hot” anche negli States, il singolo laggiù viene attribuito a “Wham! featuring George Michael”, per cementare la fama del duo. Alla fine dei conti, venderà oltre 6 milioni di copie.

Così, a fine 1984, il buon Georgios Kyriacos Panayiotou compare in ben 4 N. 1 britannici: 2 con gli Wham! (c’è anche “Freedom”), uno solista e uno con la Band Aid. Niente male, eh?

Come abbiamo detto, la Band Aid non arriva al N. 1 USA. Anche perché oltreoceano hanno in mente una sola cosa: IL SESSO!

Madonna - La venuta della Vergine

Madonna - Like a Virgin14 settembre 1984. Primo MTV Award. Sul palco è allestita una grande torta nuziale. Dalla quale scende una tipa vestita da sposina. Il completino bianco virginale è abbinato a un trucco da punkette e a una cintura con scritto “Boy Toy”. La ragazza, leggermente tamarra, è una star in ascesa reduce da un paio di hit piazzati nel corso dell’anno nella Top 10 USA e presenta in anteprima il suo nuovo singolo, LIKE A VIRGIN. Sul palco si struscia, si contorce, sospira e… si tocca. E mentre si rotola sul pavimento, mostra le mutandine e le giarrettiere. Più che una vergine è decisamente una Messalina in calore… (purtroppo nessun video dell’esibizione, accontentatevi di quello del “Virgin Tour”) Nei giorni successivi diventa argomento di discussione. Migliaia di adolescenti a stelle e strisce diventano ciechi per l’eccessiva attività ispirata dalla sciagurata, che oltretutto sfoggia un nome che definire impegnativo è poco, Madonna Louise Veronica Ciccone.

Madonna - Like a Virgin / StayIl brano debutta in classifica il 17 novembre e il 22 dicembre è al N. 1 della Billboard chart, rimanendovi 6 settimane (l’hit di Natale negli USA). Il primo N. 1 della ragazza. È ufficialmente nata una superstar. E pensare che all’inizio l’ex Chic Nile Rodgers (già artefice del suono di “Let’s Dance” di Bowie), il produttore del secondo album di Madonna, riteneva il pezzo poco interessante. Poi, dopo quattro giorni, non riuscendo a levarsi la canzone dalla testa, capisce che il pezzo ha un suo potenziale. E accetta di produrlo e inserirlo nell’album, che prende il nome proprio dal pezzo. Il bello è che il brano non è stato scritto per una donna. Billy Steinberg, l’autore del testo con Tom Kelly, intendeva parlare dello stato in cui ci si trova quando si inizia una nuova relazione. I due lo portano a Michael Ostin della Warner come demo. In realtà devono presentare altri cinque brani. Lo aggiungono all’ultimo momento, dicendo di non sapere bene che farne, dato che non sanno che artista potrebbe cantarlo. Il giorno dopo Ostin deve incontrare Madonna per discutere del suo secondo album. E ha un’idea. Perché non proporle lo “strano pezzo”? Lei lo ascolta e immediatamente capisce di avere un brano perfetto per lei. E non lascia nulla al caso. Video girato a Venezia da Mary Lambert, con la nostra che da chiari segnali di essere pronta a un accoppiamento su una gondola (verrà parodiato da Weird Al Jankovic con la sua “Like A Surgeon”). Il successo viene ripetuto a tutte le latitudini. In UK arriva al N. 3, bloccato solo da Band Aid e Wham!.

Madonna - Like a Virgin / Stay Il pezzo ricorda “Billie Jean” di Michael Jackson, ed entrambi son affini a "Can’t Help Myself" dei Four Tops. Madonna lo riconoscerà apertamente, incorporando spesso pezzi di queste due canzoni nelle sue esibizioni live. Il secondo album dell’italo-americana, uscito il 6 novembre e dedicato "cicciolinescamente" a “tutte le vergini del Mondo”, viene trionfalmente trainato dal singolo fino alla vetta della USA chart, dove arriva il 9 febbraio, scalzando “Born In The USA” e finendo poi deposto dagli Wham! Venderà più di 10 milioni di copie solo negli USA (24 milioni a livello mondiale). La critica dell’epoca la ritiene poco più di una one hit wonder, definendola una “Minnie che ha inalato elio”. A tale proposito, un piccolo aneddoto personale.


Sono in un negozio di dischi con un amico. Ho giusto i soldi per prendere un 45 giri e son indeciso tra “Like A Virgin” e “Too Late For Goodbye” di Julian Lennon (il figlio di John di cui parleremo più avanti). L’amico mi dice: “Prendi Julian Lennon! Quella zoccola tanto tra qualche mese non se la ricorda più nessuno!” Io invece alla fine prendo invece Madonna. E quel 45 lo tengo ancora...

E la “verginella”? A 50 primavere passate, oltre 20 anni dopo, è ancora sul palco che si dimena in calzamaglia aderente. Magari assomiglia un po’ a un travestito muscoloso e rifatto, non è sicuramente una gran cantante, ma sicuramente ha un talento unico nel saper fiutare cosa va e nello sfruttarlo alla perfezione (produttori, suoni, mode...). E nel non farsi schiacciare dai meccanismi discografici, cosa che sinceramente è riuscita davvero a pochi. E ha un repertorio che vanta una buona manciata di classici pop, capeggiata proprio dal suo inno virginale, che non mancherà di celebrare adeguatamente. Agli MTV Award del 2003 Madonna citerà l’esibizione del 1984 con Britney Spears e Christina Aguilera vestite da spose (un’investitura ufficiale?) e scandalosi baci saffici. Altrettanto scandalose, ma sicuramente meno riuscite, saranno le esibizioni sopra le righe durante il famigerato Blond Ambition Tour del 1990.

Il brano entrerà anche nel mondo del cinema. Il cult di Tarantino “Le Iene” inizia proprio con una sboccatissima e irresistibile conversazione sul brano e sul suo significato (Mr. Brown – Quentin Tarantino – ha una sua teoria che ha a che fare con le dimensioni esagerate del pisello dell’amato). Madge dopo aver visto il film vorrà incontrare Quentin e gli farà un’autografo scrivendogli: "Quentin, riguarda l’amore, non il pisello. Madonna". Il pezzo poi verrà celebrato anche nella colonna sonora del caleidoscopico “Moulin Rouge!” di Baz Luhrman, in una versione esilarante interpretata da Jim Broadbent.

Niente male come chiacchere natalizie, eh? Ma il meglio deve ancora arrivare. Sottoforma di un nanetto sessuomane

Prince – L’Europa diventa monarchica col Principe Viola ma Tippy si arrabbia

Prince - Purple Rain È tra le massime star USA del periodo grazie a “Purple Rain”, che sta avviandosi verso le 12 milioni di copie, diventando la colonna di maggior successo dai tempi de “La Febbre Del Sabato Sera” e dominando la album chart per 24 settimane (!) (solo il Boss a gennaio riesce a sfrattarlo dalla vetta). La colonna sonora è rappresentata nella classifica dei singoli USA di questo periodo dalla fenomenale title-track (in discesa) e dal quarto Top 10 USA tratto da essa, l'adrenalinico funk elettronico I WOULD DIE 4 U (ovviamente nessun link su youtube per i brani di Prince...).Prince - I Would Die 4 U / Another Lonely Christmas Al contempo Prince inizia ad ottenere il meritato successo anche nel vecchio continente. Il singolo PURPLE RAIN arriva in top 10 sia in UK che in Germania. In particolare, nel Regno Unito scoppia la princemania, che riporta in classifica LITTLE RED CORVETTE (video trovato!) e 1999, tratte dal suo precedente lavoro, “1999” (vedi autunno 1982), e abbinate su un singolo dal doppio lato A che arriva al N. 2. E in UK arriva in Top 10 anche un altro singolo tratto da “Purple Rain”, LET'S GO CRAZY (già arrivato al N. 1 USA). Ovviamente in Italia dovremo aspettare un altro annetto e un suo bacio per accorgerci davvero di lui, ma è la regola del periodo: come vedremo anche innanzi, arriviamo sempre tardi. All’epoca addirittura c’è chi lo “recensisce” come un “gay travestito” (sic) che potrebbe avere riscuotere qualche simpatia anche sulle nostre sponde come ci è riuscito a Boy George…

Prince - 1999 / Little Red Corvette Intanto, l’iperattivo piccoletto di Minneapolis non dorme sugli allori. Sta già preparando il nuovo album, lo psichedelico “Around The World In A Day”, che uscirà tra pochi mesi. Ma soprattutto rappresenta l’unica sacca di reale allarme nella stereotipatissima e fin troppo rassicurante scena musicale nera americana. Il personaggio a volte è ai limiti del grottesco e in seguito la sua mancanza di autoironia sfocerà inevitabilmente nel ridicolo, ma in un panorama dove la musica “nera” è più bianca del bianco, rappresenta una reale boccata d’ossigeno. Magari si tratta di aria viziata (o viziosa?), ma pur sempre una bella boccata. È infatti l’unico che si ricorda del funk anni ’70, del Padrino James Brown e di Jimi, e osa miscelarli con una robusta dose di pansessualità ambigua di stretta marca anglosassione, alla Marc Bolan. È praticamente l’unico musicista che si ricorda che il funk, anche se diventato elettronico, resta sesso e sporco. E di questo si accorge la Moglie di un politico...

Il P.M.R.C.

Scena del delitto: la cameretta di una linda adolescente americana di buona famiglia. La piccola innocente sta ascoltando il suo disco preferito: un disco che parla di Pioggia Viola. A un certo punto la puntina del piatto (per i più giovani: quella roba che serviva per ascoltare i dischi all’epoca) scorre sul brano “Darling Nikky”, un gospel a tinte scat-jazz in cui Prince registra al contrario un coro gospel (tecnica nota come backmasking). Ma ad attrarre l’attenzione è il testo, resoconto di un incontro bollente in cui il nano parla di “toccarsi guardando le riviste sporche”. La mamma la ascolta e sviene. Poi, dopo una robusta somministrazione di sali, si alza più combattiva che mai e intenzionata ad impedire che le virginali orecchie della sua creatura possano essere ancora offese da simili impudicizie. La Signora in questione è Tippy Gore, moglie di Al, futuro Vicepresidente USA (mancato Presidente per qualche losco trucco), nonché futuro paladino dell’ambiente e premio Nobel. Si quello che più di 20 anni dopo girerà con le rockstar parlando di effetto serra. Ma nel 1984/85 l’unico effetto serra che interessa casa Gore è quello che riguarda i bollori degli adolescenti “istigati” dalle rock star. Mamma Gore reagisce come un’orsa a cui hanno tentato di rubare i cuccioli. E monta su un casino che non vi dico. In breve raduna uno strano esercito di mamme specializzate dello scaricare le colpe agli altri, carampane sessuofobe isteriche, senatori vetusti (uno di costoro parlando di Madonna la chiamerà "My Donna", ignorando di cosa stia parlando), conservatori rampanti, predicatori e compagnia bella, tutti volti ad affrontare il più grande problema che affligge la società americana: i testi sconci nel rock. Il P.M.R.C. (Parents Music Resource Center), questo il nome del movimento, all’inizio fa passare i classici 5 minuti di terrore alle case discografiche. Contro i suoi tentativi censori insorgeranno anche Frank Zappa e John Denver, in nome della libertà di parola. Poi tutto si risolverà nella classica bolla di sapone: la crociata contro il rock porterà all’imposizione sulle copertine degli album “cattivi” dei famigerati bollini “parental advisory – explicit lyrics”, soluzione questa ideata dalle case discografiche che hanno fiutato l’affare: il bollino non farà che aumentare le vendite dei dischi incriminati. E quando Wal Mart deciderà nel 1991 di non vendere più album “bollati”, basterà pubblicare gli album nelle due versioni, “pulita” e “sporca”. Prima della conclusione a tarallucci e vino, tuttavia, alla fine del 1985, la Gore e il suo comitato stileranno una lista dei 15 pezzi più “cattivi” (dai contenuti osceni e/o violenti), debitamente battezzata “la sporca quindicina”, in cui, accanto a un buon numero di band heavy, figurano Madonna, Cyndi Lauper e ovviamente Prince, che è presente anche con un altro pezzo scritto da lui e affidato a una povera ragazza traviata. Sheena Easton.

Sheena Easton - A Private Heaven Sheena Easton? La ragazza scozzese acqua e sapone che solo un anno prima duettava con Kenny Rogers? Sposata di fresco con Rob Light (il secondo dei quattro mariti), la ragazza si scopre donna, e tutt’altro che santa. Tutta colpa delle brutte compagnie! Dal canuto Kenny (probabilmente innocuo anche perché ai tempi non esisteva ancora il viagra) infatti la sventurata è finita tra le grinfie del nanetto sessuomane di Minneapolis. Che approfittando delle sue tensioni interiori, già affiorate nel precedente singolo STRUT, che inaugura dicembre al settimo posto della Billboard chart, l’ha traviata e l’ha trasformata in una donnaccia che canta lascivamente “come inside my sugar walls”... (SUGAR WALLS, il brano incriminato, nonché N. 9 USA). Diavolo di un piccoletto!

Apollonia 6 - Apollonia 6 La lista delle protette del Principe all’epoca è paragonabile a un harem. Dalla percussionista Sheila Escovedo, alle due fanciulle dei Revolution, Wendy & Lisa, alla scatenata Apollonia Kotero, che all’epoca sembra essere la “favorita del Principe” (ruolo in cui è subentrata a Vanity), tanto che “recita” pure in “Purple Rain” (al calor bianco la scena sexy che la vede protagonista). Le sue Apollonia 6 (ex vanity 6) in questo periodo cantano SEX SHOOTER comparendo sul palco vestite in lingerie (gli americani gridano allo scandalo, d’altra parte loro non hanno mai conosciuto le leggendarie Baccara...). E meno male che i nostri giornalisti credono che il nano sia gay...


The Time - Ice Cream Castle Tra tante fanciulle c'è pure un gruppo di maschietti. I The Time di Morris Day da Minneapolis, presenti anch’essi in “Purple Rain” (dove Morris è il rivale di Prince) sono nella chart americana con JUNGLE LOVE (N. 20). I The Time son in circolazione dal 1981 e nelle loro file, fino al 1982 hanno militato due tizi di nome Jimmy Jam e Terry Lewis (per chi non lo sapesse tra i produttori di maggior successo degli anni ’80 e ’90). La band tuttavia avrà una vita molto turbolenta. Nel 1985, dopo un alterco con Prince, il leader e cantante Morris Day se ne andrà per dedicarsi a una poco soddisfacente carriera solista. La band così si sfalderà, e dalle sue ceneri nasceranno i The Family (per cui Prince scriverà “Nothing Compares 2 U”, il brano che poi verrà trasformato in un hit stratosferico da Sinead O’Connor). Nel 1990 la band si riformerà e otterrà il suo maggiore hit, “Jerk Out” (N. 9), per poi sciogliersi di nuovo, riunendosi nuovamente nel 1995.


Ma c’è pure una grande Signora del Soul che flirta col Principe a distanza, ben sapendo che tutto quello che all’epoca tocca Prince diventa (disco d’)oro.

Chaka Khan - Una lettera d'amore d'oro dal Principe

“C-Chaka, Chaka, Chaka, Chaka Khan”

Chaka Khan - I Feel for You / Chinatown Un intro al fulmicotone con il rap di Melle Mel apre una delle più belle cover di un pezzo di Prince mai realizzate, I FEEL FOR YOU, funk elettronico travolgente reso magistralmente dalla splendida voce di Chaka, in cui figurano anche l’armonica di Stevie Wonder (un must del periodo, basti pensare anche a un altro N. 1 britannico degli Eurythmics) e tastiere e chitarra di The System (vedi estate 1987). La grande cantante, già con i Rufus, già famosa per grandi classici come “I’m Every Woman” e “Ain’t Nobody”, ottiene il suo miglior piazzamento di sempre nelle chart USA e UK con questa versione di un pezzo del Principe datato 1979, che arriva infatti prima al N. 1 in UK in novembre, e poi al N. 3 USA in dicembre. Il successo del singolo lancia in orbita anche l’album omonimo. Chaka piazza a inizio 1985 un altro singolo nella Top 20 britannica. Si tratta di THIS IS MY NIGHT.

Una curiosità: la ripetizione di “Chaka Khan” all’inizio deriva da un errore del produttore Arif Mardin, che poi alla fine, vedendo che funziona alla grande, viene mantenuto. Poichè l'intro gli è venuto così bene, Melle Mel pensa bene di citarlo in STEP OFF (PART 1), realizzata con il compare Grandmaster Flash. I due sono reduci da uno dei singoli più venduti in Gran Bretagna del 1984, il pezzo anti-droga “White Lines (Don’t Do It)” (le linee bianche si riferiscono alle strisce di coca).

Chaka è tra i grandi ospiti di Sanremo ’85. Tuttavia il menù della rassegna è talmente ricco che quasi passa criminalmente inosservata. Anche perchè...

 


Stranieri a San Remo
L’edizione 1985 del Festival verrà ricordata per la consistenza del plotone straniero ospitato. Anche considerato che tre nomi eccellenti come Tina Turner, Phil Collins e Wham! non verranno all’ultimo momento, quest’anno si raccoglie il meglio delle classifiche internazionali.

Vi sono nomi che ben figurano (o hanno figurato) nelle classifiche internazionali del 1984 come Bronski Beat, Jermain Jackson e Pia Zadora, Chaka Khan, Frankie Goes To Hollywood, Duran Duran, Talk Talk, Sade e Spandau Ballet. Ci son nomi ormai in declino, come Gino Vannelli e i Village People, alla ricerca dell'ultima zampata, c’è l’idolo delle casalinghe sudamericane El Puma e c’è l'immancabile trista sòla Sam Harris. Un bel mucchio selvaggio. E ovviamente, iniziamo dai...

Duran Duran – Ragazzi selvaggi nell’arena

Duran Duran - The Wild Boys THE WILD BOYS (qua la versione lunga) è il 12esimo singolo della band, realizzato nell’ottobre 1984, e raggiunge la seconda posizione su ambo le sponde dell’Atlantico. Se in UK viene bloccato proprio da Chaka Khan, negli USA è Madonna a tenerli lontani dal N. 1 in dicembre. Diventa invece il maggiore hit della band in Europa continentale, arrivando al N. 1 in Germania e al N. 2 sulle nostre sponde, rimanendo in classifica un’eternità. Il pezzo in realtà è probabilmente il singolo meno riuscito della band durante la prima fase della carriera (quella che terminerà con l’abbandono di Andy e Roger Taylor nel 1986). L’idea della canzone parte dal regista Russell Mulcahy, già autore di numerosi video dei Duran, che vuole girare un film tratto da “The Wild Boys: A Book Of The Dead” di William S. Burroughs. Mulcahy chiede quindi alla band di prepararne la colonna sonora (alla stregua di quel che faranno i Queen con un altro film di Mulcahy, “Highlander” - vedi Primavera 1986).

Il video, roboante e stracolmo di effetti, è diretto da Mulcahy. Costato uno sproposito e ispirato ai film di Mad Max, dovrebbe essere il perfetto promo per il film, che tuttavia alla fine verrà abbandonato. Simon Le Bon viene attaccato a un mulino a vento, che sembra si sia bloccato lasciandolo a mollo. I tabloid parlano di “esperienza prossima alla morte”, in realtà si tratta di una leggenda urbana. Il video viene comunque premiato come miglior video ai Brit Awards del 1985.

Duran Duran - ArenaIl pezzo è l’unico inedito da studio che viene incluso nell’album live “Arena”. Prodotto da Nile Rodgers, il singolo tenta (un po’ goffamente) di unire al suono pop-dance della band un tocco più “hard rock”, ma perde di brutto l’eleganza che contraddistingueva i pezzi che hanno fatto la grandezza di “Rio”. Se quelli son agili gazzelle, questo è un elefante nel solito negozio di cristalli. Stracolmo di effetti ed esplosioni al limite della goffaggine, è (a mio parere) invecchiato maluccio. Si potrebbe definire quasi uno strano - e non riuscito - tentativo di fare goth rock da parte dei Duran. Eppure è il primo singolo dei cinque che entra nella Top 10 italiana. Dopo vari tentativi (poco convinti), sembra che questa sia la volta buona per lanciare la band sul nostro mercato. E i discografici affondano il colpo. E così viene organizzata la calata a San Remo. Tutto serve per alimentare la leggenda. Notizie di camere d’albero distrutte. Simon con un piede ingessato (e subito viene messa in giro la bufala che se l’è rotto uscendo da una finestra per sfuggire alle ire di un marito geloso…). Scene di isteria di massa di adolescenti inquiete che compaiono da un giorno all’altro. Una cosa (quasi) mai vista. Nel giro di pochi mesi il pezzo diventerà la sigla degli sketch del “paninaro” a “Drive In”, per tacer del libro e film “Sposerò Simon Le Bon”. Insomma, arriviamo tardi, ma poi sorpassiamo a destra a doppia velocità…

Culture Club - Mistake Number 3 / Don't Go Down That Street In realtà la band di Birmingham sta affrontando un problema comune a molte compagini che hanno costituito le punte di diamante della nuova invasione britannica che, favorite dai video (ma indicare nei video la sola causa del loro successo è oltremodo semplicistico e riduttivo), si son tuttavia imposte grazie al suono giusto al momento giusto. Se all'inizio la forma serve per piazzare la sostanza, adesso invece ne sta veramente prendendo il posto e molte band sembrano in seria crisi di idee, che viene camuffata attraverso video sempre più faraonici e produzioni sempre più laccate. E iniziano a comparire i morti e i feriti. Basti vedere i Culture Club. La band che flirtava a(ma)bilmente col soul e il lover's rock dei primi due brillanti album oramai è un ricordo. MISTAKE N. 3. Errore N. 3: mai titolo fu più adeguato. Infatti il terzo album praticamente ammazza la band. Questo probabilmente è anche dovuto alle brutte compagnie (leggi: Marilyn) del Boy, che lo hanno introdotto ai paradisi artificiali, per cui quel poco di materia grigia a disposizione in questo momento non l’ha proprio funzionante. Sta di fatto che il secondo singolo tratto negli USA da “Waking Up With The House Of Fire” fa proprio fiasco. E il laccatissimo video appare ridicolmente monumentale rispetto ai divertenti video naif degli anni precedenti. Altre band che nel giro di un anno sono finite in un'analoga preoccupante crisi sono i Thompson Twins e gli ABC. Bocciate severamente in patria, verranno salvate inaspettatamente dal mercato americano...

Un problema simile, seppur in forma più leggera, riguarda in patria anche una band presente a San Remo...

Spandau Ballet – L’Italia di scorta

Spandau Ballet - Parade E a proposito di arrivare tardi... A questo punto ristabiliamo una volta per tutte la verità storica. In Inghilterra non c’è mai stata una vera guerra tra Duran e Spandau per il dominio della scena pop. Le due band sono state accostate come rivali dalla stampa solo a inizio carriera, quando tuttavia la scena britannica era tutta di Adamo e delle sue Formiche. Poi, mentre i Duran sono andati in gita a Rio, conquistando l’America, gli Spands si sono accorti del pop new wave sinfonico degli ABC. E hanno deciso di copiarlo. Pubblicano così l’album e il singolo “True”, arrivati al N. 1 UK. La ballata è il loro unico singolo al N. 1 britannico e diventa anche il loro unico Top 10 americano. Son molto popolari, ma il problema è che nel 1983 Duran e Culture Club, entrambi diventati habitué della Top 10 USA, son proprio su un’altro pianeta. E le cose peggiorano nel 1984. Lo scettro del pop va in mano agli Wham!, e la pubblicazione in pompa magna del nuovo singolo degli Spands “Only When You Leave”, anticipazione dell’album “Parade”, si rivela un mezzo passo falso. Il pezzo arriva alla velocità della luce al N. 3 e altrettanto velocemente se ne va (solo 6 settimane in classifica, un risultato che a metà anni '80 è clamoroso per un top 3). L’album vende bene in UK (arriva al N. 2), ma negli USA è ignorato. Spandau Ballet - Round And Round / True (Live) Ma il disastro si compie con i singoli seguenti. La successiva I'LL FLY FOR YOU (presentata proprio a San Remo) si ferma al N. 9. E HIGHLY STRUNG si blocca al N. 15. Decisamente poco per una pop band che ha la pretesa di ambire al trono del pop britannico. Ora in UK c’è in classifica ROUND AND ROUND, che non entra neppure tra le prime 15. A questo punto urge trovare una compensazione su qualche altro mercato. Ai discografici viene un’idea... "c’è un paese a forma di stivale che potrebbe fare al caso nostro, basta farli partecipare a una specie di festival in una regione bislunga chiamata Liguria, sembra che abbia già fatto miracoli con gli America e i Village People tre anni prima...". Risultato: “Parade”, pallidissima copia di “True”, a sua volta pallida copia del capolavoro pop “The Lexycon Of love” degli ABC (di cui in Italia quasi si ignora l’esistenza), diventa uno dei best seller del 1985 tra Bolzano e Ragusa...

Bronski Beat - It Ain't Necessarily So / Close to the Edge Presenti a Sanremo anche i Bronski Beat di Jimi Somerville. Il trio synthpop contraddistinto dall'inconfondibile falsetto porta una bella versione di un classico di George e Ira Gershwin (tratto da "Porgy and Bess"), IT AIN’T NECESSARILY SO, terzo estratto dal fortunato "The Age Of Consent" che raggiunge la N. 16 in UK a gennaio. La scelta del pezzo causa qualche controversia, in quanto il testo invita a non prendere alla lettera gli eventi narrati nella Bibbia. I Talk Talk di Mark Hollis sono pure presenti con WHY IS IT SO HARD, pezzo inedito incluso in un mini-album di remix di brani del fortunato LP "It's My Life", "It's My Mix" (uscito in Italia e USA). Il pezzo è stato realizzato per un film di Michael Apted, "Firstborn". La band attualmente ha successo nelle chart continentali mentre è snobbata nella natia Gran Bretagna, dove inizierà a conoscere il successo che merita solo nel 1986, grazie anche a una netta maturazione del suono.

Pia Zadora & Jermaine Jackson - Successi piovosi in una pioggia di fiaschi

Jermaine Jackson - When the Rain Begins to Fall La tascabile Pia Alfreda Schipani, di ascendenze polacche e italiane, nata nel New Jersey, ha una carriera che conta apparizioni sui palchi sin da piccina, nonché film come “Santa Claus Conquers the Martians” (Babbo natale conquista i marziani, già il titolo dovrebbe dirla lunga...Anche se vorrei dargli un’occhiata). Poi, nel 1977 sposa il milionario israeliano Meshulam Riklis che la lancia nella pubblicità dei propri prodotti. Non contento, finanzia la carriera cinematografica della mogliettina (in primis il tremendo “Butterfly”, a cui partecipa tristemente anche un Orson Welles in disarmo, che fa vincere a Pia i Raspberry Awards come "Peggior Attrice" e "Peggior Nuova Stella"). Seguono altri filmetti di serie B che consolideranno la sua carriera di “peggior attrice del decennio”. Tra questi, nel 1984, “Voyage Of The Rock Aliens”, per il quale interpreta WHEN THE RAIN BEGINS TO FALL con Jermaine Jackson (il fratello meno famoso di Michael, ma più famoso degli altri 4, ovvero Gongolo, Eolo, Mammolo e Pisolo… ehm, Jackie, Tito, Marlon e Randy). Il singolo non è un hit negli USA, ma con la sua ritmica HI-NRG infarcita di sintetizzatori diventa un clamoroso successo in Europa continentale, dove arriva al N. 1 in Germania e arriva ben alto anche in Francia. Da noi arriverà in Top 10 grazie all’apparizione a San Remo. Pia tuttavia non riuscirà a costruirsi una vera carriera discografica. Seguiranno altri filmetti (e una breve partecipazione al terzo capitolo de ”La Pallottola Spuntata”) e altri lavori discografici di scarso successo. Ora la Zadora fa la signora a casa, grazie ai ricchi alimenti forniti dall’ex marito, da cui ha divorziato nel 1993.

Quanto a Jermaine, nel gennaio 1985 racimola anche un discreto hit (N. 13) sulle sponde statunitensi con DO WHAT YOU DO, insipida ballata R’N’B tipica del periodo con tanto di video “mafioso”. Ah, dimenticavo, il 9 dicembre si tiene al Dodger Stadium di Los Angeles quella che Michael annuncia essere l'ultima sua esibizione con i fratelli. I Jacksons concludono così un tour faraonico, visto da 2 milioni di persone e dall'incasso di 75 milioni di dollari.

Frankie Goes To Hollywood – Un inno per Natale dalla cupola del piacere

"Make love your goal"

Frankie Goes to Hollywood - The Power of Love / The World Is My Oyster Arriva a San Remo anche la band che costituisce l’ariete sfondaclassifiche della Zang Tuum Tumb (ZTT), l’etichetta creata tra gli altri da Trevor Horn e dall’ex giornalista di NME Paul Morley. Si tratta ovviamente dei Frankie Goes To Hollywood, autentica tela bianca usata da Horn e Morley per i loro esperimenti pop. Dopo aver giocato con sesso e guerra, ecco che la banda si avventura toccare il tema dell’amore redentore con una ballata, THE POWER OF LOVE, con cui sfiora (lievemente) anche un altro tema tabù, la religione, con tanto di (bel) video ispirato alla Natività diretto dai geniali Godley & Creme e copertina del singolo che ritrae l’Assunta del Tiziano. Con una perfetta scelta dei tempi, i Frankie arrivano al N. 1 UK l'8 dicembre, battendo sul tempo Wham! e Band Aid. È il terzo N. 1 consecutivo del gruppo forgiato da Trevorn Horn. Era dai tempi di un’altra band di Liverpool, Gerry & The Pacemakers (1963), che una band non arrivava al N. 1 con i primi 3 singoli (si, lo so, nei ’90 Spice e Westlife demoliranno questo record, ma saranno altri tempi). Riguardo al pezzo, apparentemente romantico, si tratta di uno sbracamento calcolatissimo. Quella che sembra una canzone d’amore in realtà è l’ennesimo sberleffo, con Holly Johnson che canta "I'll protect you from The Hooded Claw" (riferendosi a un personaggio dei cartoni animati, il cattivo della serie “Penelope Pitstop” della Hanna & Barbera – quelli che erano bambini nei ’70 sicuramente la ricordano…). Il singolo è stato anticipato dal primo album del gruppo, il memorabile “Welcome To the Pleasure Dome” (benvenuti alla cupola del piacere – chi ha il disco o il cd e vede la copertina interna vedrà a cosa alludono...), arrivato inevitabilmente al N. 1 della chart britannica. Per la cronaca, nel 1993 "The Power Of Love" rientrerà nella Top 10 UK. E ci sarà pure un remix che ritornerà in Top 10 nel luglio del 2000…

The Art of Noise - Who's Afraid of The Art of Noise Se i Frankie son il braccio armato pop dell’etichetta, l’avanguardia sperimentalista è invece costituita dagli Art Of Noise, formati, oltre che da Horn e Morley, da Anne Dudley, J. J. Jeczalik e Gary Langan. Il gruppo per scelta di Morley è l’esatto contrario dei Frankie, ovvero un collettivo di musicisti senza volto (tanto che i membri si celano dietro maschere, alla stregua di come faranno in seguito anche i Daft Punk). L’obiettivo è fare del gruppo stesso un’”opera d’arte” concettuale, citando Debussy e il futurista Luigi Russolo (a cui appunto si devono gli esperimenti dell’”Arte del rumore”). E l’opera d’arte ottiene in febbraio un clamoroso N. 8 UK con CLOSE (TO THE EDIT) che, come dice il titolo, costituisce un pezzo dance sperimentale “prossimo alla finitura”, che si sviluppa e si incastra con un precedente singolo del gruppo, “Beat Box”, del 1983. The Art of Noise - Close (To the Edit) Il pezzo comprende campionamenti di suoni dalla strada e anticipa l’era del “taglia e cuci musicale”. Del pezzo usciranno varie versioni, quasi ad affermare la volontà di rendere il pezzo un oggetto in evoluzione. Esistono anche tre versioni del video. Le più note son quella di Zbigniew Rybczynski con distruzione di strumenti (censurata all’epoca perché considerata violenta) e quella animata di Matt Forrest, quasi un collage di citazioni di arti visive del secolo. Dopo il successo del pezzo e l’album di elettronica sperimentale “Who's Afraid Of The Art Of Noise?” la Dudley, Jeczalik e Langan molleranno la ZTT mantenendo tuttavia il nome di Art Of Noise e ottenendo alcuni hit decisamente più pop. Evidentemente le tensioni artistiche non facevano per loro…

In realtà sono le esagerate ambizioni di Morley a scontrarsi con la dura realtà: i gruppi che vengono creati hanno prima o poi la malsana idea di voler fare di testa propria. Specie se ottengono successo. E i Frankie non fanno eccezione. Già all’epoca di “The Power Of Love” la compagine mostra segni di insubordinazione. I ragazzi infatti si rifiutano di incidere come lato B del singolo la cover di “Heroin”, storico pezzo dei Velvet Underground. Come testimoniato anche da uno dei lati dell’album doppio (l’album in vinile, non il cd!) “Welcome To The Pleasure Dome”, è intenzione di Morley ripercorrere la storia del rock tramite cover ad opera di artisti della ZTT. Non gli riuscirà. E una dopo l’altra le varie band, usate quasi come burattini e soprattutto piuttosto sottopagate, tenderanno a ribellarsi portando l’etichetta in tribunale (e, come nel caso di Holly Johnson e dei Propaganda, vincendo…).

C'è invece chi a San Remo sarebbe dovuto venire, ma all'ultimo momento viene bloccato dal maltempo a Londra...

Phil Collins & Philip Bailey – Donne facili dai nomi improbabili e intervistatori capre

Phil Collins - Sussudio / The Man With the Horn Sto parlando di Phil Collins, che è tra i musicisti più impegnati del periodo. Fresco del secondo matrimonio, autentico stakanovista, il nostro è presente nelle classifiche sia come solista, che in duo che come parte di un gruppo (si, sempre la Band Aid). Il suo nuovo singolo solista, che anticipa il suo terzo album, “No Jacket Required” (destinato a diventare il suo maggior successo, con oltre 30 milioni di copie vendute nel Mondo) al momento non sta facendo faville nella UK chart (si piazza solo al N. 12). Si tratta di SUSSUDIO, pezzo ritmico basato su sintetizzatori e drum machine (una Roland TR-909), registrato, come tutto l’album, in casa. Il titolo del brano è una parola senza senso. Cosa non nuova per Phil (qualcuno ricorda “Abacab” dei Genesis?). Mentre improvvisa il testo su una sequenza di drum machine gli viene la strana parola e non trova di meglio per sostituirla. Quindi cerca di dargli un significato. Poiché il pezzo parla di un innamoramento ai tempi della scuola, alla fine non trova di meglio che usare la parola come un nome di una ragazza. Phil in seguito si scuserà con tutti quelli che si son ritrovati col nome “Sussudio” a causa della sua canzone (a partire dal cavallo della figlia). Phil in seguito dichiarerà che il pezzo è il più brutto che abbia mai fatto. Opinione condivisa da altri, dato che il pezzo verrà inserito nella lista di VH1 delle "40 straordinariamente peggiori canzoni di sempre". L’accusa più frequente all’epoca è invece che il pezzo sembra troppo simile a “1999” di Prince. Phil lo ammette, dicendo di essere un grande fan del piccoletto e che il pezzo è un omaggio al suo sound.

Philip Bailey - Chinese Wall Il botto vero nel corso dell’inverno 1984/85 Phil lo fa tuttavia in duetto con un altro Filippo, Philip Bailey. Bailey è uno degli ex cantanti degli Earth, Wind & Fire. Più precisamente è il proprietario dell’inconfondibile falsetto che caratterizza molti hit dello storico gruppo soul. Dal 1983 si dedica a una carriera solista e Collins, che ha già collaborato nei suoi album con gli EW&F (più precisamente con i Phoenix Horns, la loro sezione fiati, che appare anche in “Sussudio”), produce il suo secondo album solista, “Chinese Wall”, che esce a fine 1984. Per dotare l’album di un singolo da classifica, Collins e il bassista Nathan East scrivono un pezzo su una donna indomabile, EASY LOVER. Collins e Bailey decidono poi di pubblicarla come duetto. L’unione dei due Filippi arriva al N. 2 USA il 2 febbraio e arriverà, il 23 marzo, in vetta alla classifica inglese per 4 settimane. Un aneddoto divertente riguarda un’intervista radiofonica a Collins. L’intervistatore, ignorante come una capra, chiede a Phil dove “abbia scoperto” Bailey (come se gli EW&F non fossero mai esistiti) e Phil si inventa per sfotterlo una storiella sul fatto che Philip era il benzinaio che mentre gli stava facendo il pieno canticchiava, rivelandosi un potenziale talento. La cosa ancor più divertente è che la bufala viene ripresa anche da altri media…

 


Altri N. 1 del periodo

Tears For Fears – Grida e lacrime alla conquista del mondo

Tears for Fears - Songs From the Big Chair Roland Orzabal e Curt Smith, i due ragazzi traumatizzati dai divorzi dei genitori del disco d’esordio “The Hurting”, abbandonano i problemi psicologici personali per affrontare temi più globali, inclusa la politica, nel loro nuovo album, “Songs From The Big Chair”, pubblicato il primo febbraio e destinato a diventare uno dei più venduti dell’anno. L’album, il cui titolo si riferisce a un romanzo e una serie TV che parla di una donna con 16 personalità che trova rifugio sulla “grande sedia” dell’analista, è già stato anticipato da un primo singolo nell’estate 1984, “Mother’s Talk”, che tuttavia non ha fatto esattamente faville (è arrivato solo al N. 20 in Gran Bretagna). Il botto vero arriva invece con il secondo singolo, che anticipa di due mesi l'album. Si intitola SHOUT e, a gennaio, dopo una lenta ma inesorabile salita, si piazza al n. 4 della UK chart. Tears for Fears - Shout / The Big Chair E questo non è che l’inizio. Entro febbraio il pezzo è al N. 1 in Germania e in mezza Europa, entrando nelle Top 10 di 25 paesi (Italia compresa), diventando in estate il secondo N. 1 americano della band (dopo l’altrettanto classica “Everybody Wants To Rule The World”), risultando alla fine uno dei pezzi di maggior successo del decennio. Scritto da Roland Orzabal e Ian Stanley (tastierista della band), il brano segna il passaggio dal synth pop degli esordi a un suono più rock che, pur non rinnegando l’elettronica, la abbina a un arrangiamento che ne fa un inno da stadio. La lavorazione del pezzo è stata molto tribolata dal punto di vista produttivo, in quanto esso rappresenta qualcosa di diverso rispetto alla precedente produzione del gruppo. Dal punto di vista dei contenuti, è un invito a ribellarsi contro il conformismo dell’epoca e di reagire al clima imposto dalla guerra fredda. "The Big Chair", il pezzo strumentale che da il titolo all’album senza tuttavia figurarvi, compare invece sul lato B del singolo.

Da notare che in Germania il brano è il quarto N. 1 consecutivo di produzione inglese, a testimonianza dello stato di grazia perdurante della British invasion dell'epoca. E in Gran Bretagna, chi altri arriva al N. 1?

Jim Diamond – Amare vuol dire non dire mai "mi dispiace"

Jim Diamond - I Should Have Known Better Dicembre in Gran Bretagna si apre con lo scozzese Jim Diamond al N. 1 con I SHOULD HAVE KNOWN BETTER, ballata che parla di una relazione in crisi in cui il nostro implora perdono all’amata per aver dato per scontate molte cose. In un’epoca in cui tutti stanno a scannarsi dicendo che con i video han successo solo le belle faccine, Jim sembra smentire tutto: insomma non si può certo considerarlo bello. A dire il vero il nostro si è beccato l'anno prima l’epatite e la band di cui faceva parte, i PhD (gruppo che ha conosciuto un buon successo anche da noi tra il 1982 e il 1983), si è sciolta. Tutto finito? Macchè. Anzi, Jim fa il suo ritorno sulle scene proprio con questa ballata, che diventa un grande hit in tutta Europa, Italia compresa, diventando il più grande successo della carriera del cantante di Glasgow, che ritornerà nella Top 5 UK nel 1986. Una curiosità: sensibile alle buone cause (ha partecipato a molteplici progetti di beneficenza) Jim chiederà al pubblico inglese di comprare il singolo della Band Aid anziché il proprio…

Chess – Il musical scacchistico di Benny & Bjorn

Benny Andersson, Tim Rice & Björn Ulvaeus - Chess Allora, nel 1984 gli Abba sono ormai un lontano ricordo. La pubblicazione nel 1983 su singolo di “Thank You For The Music”, pezzo del 1977, ha ufficialmente dichiarato ufficialmente la chiusura della baracca (che non riaprirà mai più, nonostante le offerte miliardarie). Da quell’ultimo singolo sembrano passati anni luce. Frida e Agneta hanno già pubblicato lavori solistici. Ma le due menti del gruppo pop europeo più famoso degli anni ’70 che fine hanno fatto? Ebbene Björn Ulvaeus e Benny Andersson si imbarcano in un progetto ambizioso e non privo di rischi: scrivere un musical di nome “Chess”. Con loro collabora come paroliere il leggendario Tim Rice (già co-autore di successi come “Jesus Christ Superstar”). Il musical nel 1984 esiste solo su vinile e verrà allestito nel West End di Londra solo nel 1986, rivelandosi comunque un lusinghiero successo (a Broadway invece farà fiasco nel 1988, anche perché verrà presentato in una forma notevolmente alterata). Il tema è lo scontro tra due campioni degli scacchi, un sovietico e un americano. In realtà la sfida è una metafora della Guerra Fredda tra le due superpotenze dell’epoca. E parla anche di spie. La sfida si apre a Merano (con il pezzo omonimo che apre album e musical) e nel secondo atto si sposta a Bangkok, che viene presentata da ONE NIGHT IN BANGKOK, divertente dance-rap interpretato da Murray Head nel ruolo del campione americano. Nel pezzo il personaggio (che nel musical è un cinico segnato da un’infanzia infelice) critica la vita dissoluta della città e la confronta con la purezza degli scacchi ("I would invite you, but the queens we use would not excite you"). Il pezzo arriva al N. 1 in numerosi paesi, tra cui Germania e Australia, e si piazzerà al N. 3 negli USA. In UK si ferma invece al N. 12 a dicembre.

Murray Head - One Night in Bangkok Devo dire che anche sul buon Murray Seafield Saint-George Head l’ignoranza regna sovrana. Ricordo di aver letto un sito italiano in cui viene definito “fighetto” e viene considerato una meteora passata lì per caso. Il buon Murray è invece salito agli onori della fama all’inizio degli anni ’70, come interprete di Giuda nella versione originale di “Jesus Christ Superstar” e ha pure piazzato nella Top 20 USA la sua interpretazione di “Superstar”. Nel 1971 inoltre interpreta il bel film di John Schlesinger “Domenica Maledetta Domenica” (è l’amante conteso tra Peter Finch e Glenda Jackson). Pur continuando l’attività di attore e cantante per tutti gli anni ‘70, ritorna alla grande fama internazionale con “Chess”. Dopo il successo di “Bangkok” (e aver partecipato alla versione teatrale del musical) inciderà dischi in Francia, mantenendo una discreta popolarità nei paesi francofoni.

Elaine Paige and Barbara Dickson - I Know Him So Well Se gli inglesi non si infiammano per “One Night in Bangkok”, al contrario impazziscono per un altro brano tratto dal musical, dove l’Abba touch è decisamente evidente. Il pezzo che arriva al n. 1 UK in febbraio rimanendovi 4 settimane è I KNOW HIM SO WELL, un duetto tra la moglie del campione russo e l’amante dell’uomo, Florence. Affidato alle voci collaudate di due carampane, ehm, signore del teatro musicale britannico, Elaine Paige (già in classifica nell'81 con la sua versione di "Memory" da "Cats") e Barbara Dickson, ha il “marchio Abba” impresso a fuoco e non ci stupirebbe vedere al loro posto Agneta e Frida, le cui voce meno impostate forse avrebbero ulteriormente aumentato la malinconia e il senso di fragilità del pezzo. “I Know Him So Well” verrà interpretata nel 1987 anche da Whitney Houston con mamma Cissy, ma a mio parere, questa versione, piuttosto leziosa, non regge il confronto con quanto fatto dalle due inglesi... (grazie a Mario Bonatti per le imbeccate!).

Prima delle due carampane, al N. 1 britannico arrivano invece...

Foreigner – vogliono sapere cos’è l’amore. Di sicuro ora sanno come si sta al N. 1...

Foreigner - Agent Provocateur La band formata nel 1976 ottiene il suo unico N. 1 sia in UK sia negli USA con I WANT TO KNOW WHAT LOVE IS, una power ballad dalle influenze gospel a cui partecipano ai cori il New Jersey Mass Choir (che in seguito realizzerà la sua versione del brano), Jennifer Holliday, all’epoca star del musical di Broadway “Dreamgirls” (si quello diventato molti anni dopo un film con Beyonce ed Eddie Murphy) e… i Thompson Twins. Arriva al N. 1 in UK il 13 gennaio (sbattendo giù nientemeno che la Band Aid) e negli USA il 2 febbraio. La scelta di una ballata come primo singolo tratto dal nuovo album “Agent Provocateur”, il quinto, un concept album su una spia, non entusiasma alcuni membri, preoccupati del fatto che possa danneggiare l'immagine "rock" della band (il cui maggiore hit fino a questo è tuttavia un’altra ballata, “Waiting For A Girl Like You”). Mick Jones tuttavia è convinto della validità del brano e il pubblico gli da piena ragione. L’album, lanciato dal pezzo, arriva al N. 4 USA e al N. 1 UK.

Negli USA invece, dopo un risveglio con gli Wham! e prima di ridiventar vergini con Madonna, si assiste in dicembre al ritorno in vetta di un duo dallo straordinario successo.

Daryl Hall & John Oates – L’ultimo botto

Daryl Hall & John Oates - Big Bam Boom Ufficialmente proclamati di fresco il duo di maggior successo della storia della chart USA (con buona pace di Simon & Garfunkel), il biondo Daryl e il moro John decidono di rimettersi al lavoro su un nuovo album di studio dopo una pausa piuttosto lunga (l’ultimo, “H2O”, è uscito a fine 1982), interrotta solo dalla pubblicazione di un “Greatest Hits” che ha regalato loro altri due Top 10. Stavolta tuttavia i due decidono di attualizzare ulteriormente il proprio suono e di passare dal “soul con gli occhi blue” degli esordi e dei successi planetari, a un suono più ritmato che tiene conto dello sviluppo del funk elettronico che di fatto precorre l’hip hop. E per fare questo vanno a scuola nientemeno che da Arthur Baker, indiscusso signore del mix elettronico e papà di colossali hit per Afrika Bambataa ("Planet Rock" - vedi Autunno 1982) e New Order (la leggendaria "Blue Monday"). Daryl Hall & John Oates - Out of Touch / Cold, Dark and Yesterday Il risultato è un altro successo. OUT OF TOUCH è il loro sesto (e ultimo) N. 1 (si può dire che la prima piazza non sia per loro “fuori portata”). Il singolo è il primo estratto dal fortunato “Big Bam Boom”, da cui viene estratto anche il successivo Top 10 USA del duo, METHOD OF MODERN LOVE, che arriva in Top 5 in febbraio. Il ritornello di "Out Of Touch" verrà squallidamente campionato in loop e riportato nelle classifiche esattamente 20 anni dopo dal duo di produttori United Nations.


Il testo di "Out Of Touch" parla di non vendere la propria anima, in quanto "We're soul alone and soul really matters to me". E parlando di "soul"...

 


Soul e dintorni: amori di roccia, regine I.G.P., edizioni da ristampare e danze neutroniche

Tra le nuove uscite “blue eyed soul” inglesi, c’è invece Paul Young, che con EVERYTHING MUST CHANGE anticipa il suo secondo album. Il singolo ha un successo limitato (solo al N. 9 in UK), ma la successiva “Everytime You Go Away”, cover di un pezzo scritto proprio da Daryl Hall, diventerà il suo più grande hit.

Ashford & Simpson - Solid (Part 1) / Solid (Part 2) Tra i maggiori hit soul del periodo senza dubbio SOLID, scritta e interpretata dal duo formato da Nickolas Ashford & Valerie Simpson.I due son sposati dal 1973 e la loro relazione è solida come una roccia ancora oggi. La loro celebrazione di cotanta solidità amorosa diventa il più grande hit della loro carriera di cantanti, arrivando trionfalmente in febbraio al N. 3 UK e al N. 12 negli USA. Come autori hanno invece scritto, sin dagli anni ’60, grandissimi hit per, tra gli altri, Ray Charles, The Fifth Dimension, Aretha Franklin, Diana Ross, Chaka Khan e soprattutto per il duo Marvin Gaye e Tammi Terrell (vedi Autunno 1968 e Estate 1969). Da notare che il titolo deriva da un commento che Nick Ashford ha sentito da dei ragazzini a Central park (“Yo! Solid!”).


Billy Ocean - SuddenlyGrande successo anche per Billy Ocean, che dopo il N. 1 USA CARIBBEAN QUEEN (NO MORE LOVE ON THE RUN) (in Europa la stessa canzone è invece nota invece come “European Queen” e in Africa è stata pubblicata come "African Queen": uno strano caso di diversificazione geografica dei titoli...), in discesa nelle classifiche, piazza al N. 2 americano LOVERBOY, pezzettino dall’andamento soul-Hi NGR, anch'esso estratto dal fortunato album "Suddenly" e accompagnato da un video che cita “Guerre Stellari”. Kool & the Gang - Emergency Anche i Kool & The Gang son in circolazione con due hit, entrambi tratti dal nuovo album “Emergency”. La band è tra i pochi sopravvissuti dell’era disco che si muovono con invariato successo nelle classifiche di metà anni ’80. MISLED, primo singolo estratto, è un souldance tipico dell’epoca con qualche schitarrata rockeggiante (Michael Jackson docet) e, con tanto di video che cita “Indiana Jones”, arriva nella Top 10 USA. In UK invece ha successo la più funky-dance FRESH, che si piazza al N. 11 (in seguito diventerà un Top 10 USA).


New Edition - New Edition Successo anche per i New Edition, versione anni ’80 dei Jackson 5. La band (che, per chi non lo sapesse, accoglie tra le sue fila Bobby Brown, in futuro star del New Jack Swing e maritino “affettuoso” della povera Whitney Houston) è la creatura del produttore Maurice Starr, che tuttavia viene liquidato proprio nel 1984. La ragione è semplice: dopo aver prodotto alcuni hit nel 1983 (tra cui un N. 1 UK, “Candy Girl”) e aver fatto un tour di grande successo, i ragazzi son stati pagati con la bellezza di $1.87. Starr si giustifica dicendo che le spese son state molte… Scaricato, creerà i New Kids On The Block, versione "in bianco" dei New Edition. Come dite? Vi sembra di aver già sentito una storia simile? Vediamo, possiamo usare i nomi Backstreet Boys, Lou Pearlman e *NSYNC… Il singolo COOL IT NOW, pop R’n’B elettronico tipico dell’epoca, segna il debutto del gruppo con la MCA, con cui il gruppo ha firmato un nuovo contratto, e si rivela un hit da Top 5 USA. In realtà i ragazzini han firmato per un’etichetta sussidiaria e questo provocherà loro ulteriori rogne finanziarie e legali, nonostante i due milioni di copie vendute dell’album “New Edition”…

The Pointer Sisters - Neutron Dance / Telegraph Your Love Anche le Pointer Sisters, ovvero le sorelle Ruth, June (scomparsa nel 2006 a soli 52 anni) e Anita Pointer con il fortunatissimo album “Break Out” vanno incontro a una svolta “elettronica” sovrapponendo alle celeberrime armonie vocali basi create al sintetizzatore. L’electro R’N’B che ne deriva non sfigurerebbe neppure di questi tempi, votati proprio al recupero di simili sonorità. NEUTRON DANCE è il quarto singolo estratto dall’album che arriva in Top 10 ed è un successo anche alla sua inclusione nella colonna sonora di uno dei film di maggior successo del periodo: "Beverly Hills Cop", che lancia definitivamente Eddie Murphy nei panni del poliziotto sboccato Axel Foley. Sempre da "Beverly Hills Cop", viene tratto un altro singolo, destinato a diventare un grande hit preimaverile. Ne accenniamo per il momento. Si tratta di THE HEAT IS ON, ed è interpretato da un ex Eagle, ovvero Glenn Frey.

Un Ex Eagle?

 


La controffensiva degli americani

C'è un'altra "ex aquila" che sta conoscendo un grande successo da solista...

Don Henley - Elegia estiva

"My love for you will still be strong, after the boys of summer have gone"

Don Henley - Building the Perfect Beast Don arriva infatti nella Top 5 USA e al N. 12 in UK con BOYS OF SUMMER. Scritta da Henley e Mike Campbell (membro fondatore degli Heartbreakers di Tom Petty, per il quale inizialmente è stato pensato il pezzo), è il primo estratto dal secondo album solista dell’ex Eagle, "Building the Perfect Beast". Basata su sintetizzatori e drum machine su cui si innestano le chitarre, il pezzo ha la parola classico scritta addosso a caratteri cubitali. Il pezzo parla del passaggio all’età adulta dopo l’”estate della giovinezza” e i suoi amori fugaci destinati ad essere rimpianti. Il musicista rimpiange la propria giovinezza, quando le cadillac giravano con un adesivo dei Deadhead (i fan dei Grateful Dead). Memorabile anche lo splendido video in bianco e nero, diretto da Jean-Baptiste Mondino, che vincerà l’MTV Award 1985 come video dell’anno.

Il brano ritornerà nella Top 20 britannica nel 1998, eguagliando la posizione originaria. Negli anni 2000, il pezzo sarà oggetto di ben due cover. Nel 2002 DJ Sammy, già responsabile di una cover eurodance di “Heaven” di Bryan Adams, piazzerà nelle zone alte delle classifiche una tamarrissima cover dance del pezzo. Nel 2003 la band americana The Ataris ne farà una cover pop-punk (sostituendo agli Adesivi dei Grateful Dead quelli dei Pantera) che otterrà un discreto successo entrando nella Top 20 USA.

Henley rappresenta (al meglio) una tendenza dei musicisti americani: adottare le "armi vincenti" dei britannici, ovvero video, produzioni raffinate e sonorità elettroniche, adeguandole alla tradizione rock (e soul, come s'è visto prima) di marca prettamente americana. In questo modo viene realizzata la controffensiva contro gli invasori d'oltreoceano. L'immagine dei musicisti è quella del rocker da stadio, con chitarra elettrica, canotta sudata e, nel caso dei rocker statunitensi, bandiera a stelle e strisce. Questo porta la stampa alla definizione "flags against fags", ovvero "bandiere contro finocchi", considerato che invece i musicisti britannici sono caratterizzati da un look decisamente più androgino. E parlando di bandiere e di rock, non si può che parlare del rocker N. 1 d'America del periodo...

Bruce Springsteen - Quando la protesta diventa un hit per il motivo sbagliato

Bruce Springsteen - Born in the U.S.A. Bruce Springsteen sta ottenendo con il settimo album, “Born In The USA”, il suo più grande successo della straordinaria carriera (oltre 15 milioni di copie vendute solo negli USA). L’album è già stato al N. 1 USA in estate prima del ciclone Prince e in gennaio si riprende la prima piazza, spodestando sua bassezza reale, per finire poi scalzato dalla vergine. A gennaio intanto il terzo dei 7 (!) Top 10 USA tratti dall’album arriva al N. 9. Si tratta della celebre title-track, uno dei pezzi più noti del Boss. Il pezzo parla senza metafore di un’America senza possibilità di riscatto, che manda la propria gioventù operaia in Vietnam e poi al ritorno la ignora o la tratta come cani bastonati. L’America di provincia grigia, di città di “uomini morti” senza prospettive ne futuro, già cantata in “Nebraska” (vedi Autunno 1982). Solo che stavolta la musica non è acustica e intimistica, ma si tratta di un potente inno rock da coro negli stadi. E molti evidentemente, distratti dal ritornello e dallo sventolio di bandiere, non si accorgono di quello che il Boss canta nelle strofe. Reagan stesso lo elogia come un “patriota”. Pochi giorni dopo, Bruce, introdurrà "Johnny 99" (pezzo su un disoccupato condannato a 99 anni) dicendo che non pensa che il Presidente abbia mai sentito il pezzo... Ma d’altra parte se “B.O.B.” degli Outkast (vedi Autunno 2000) è stata usata come colonna sonora della Guerra in Iraq, evidentemente c’è molta gente che non ascolta le parole… Sta di fatto che Bruce in seguito eseguirà spesso il pezzo in concerto (come nel Ghost of Tom Joad Tour) in una versione crespuscolare e acustica (simile alla versione inizialmente concepita per finire su “Nebraska”).

Bruce Springsteen - Born in the U.S.A. / Shut Out the Light C'è ovviamente anche chi ascoltando il testo critica il Boss per il suo supposto "atteggiamento antiamericano". E il buon Bruce comunque ama lanciare messaggi che, apparentemente patriottici "a stelle e strisce", son decisamente ben più ambigui (valga per tutti la famosa copertina dell'album, con la leggendaria foto scattata da Annie Leibowitz: non è che Bruce sta facendo un bisognino sulla bandiera?). Il pezzo in realtà è stato inizialmente pensato per un film che il regista Paul Schrader (“American Gigolo”) avrebbe dovuto girare. Saltato il film, il pezzo, non inserito in "Nebraska", ha costituito il primo tassello del nuovo album. Il pezzo ha avuto anche due cover-parodie di notevole successo: la satira di "Born in East L.A." di Cheech & Chong (1985) e la polemica "Banned in the U.S.A." dei rapper 2 Live Crew (1990).

Nel frattempo la Gran Bretagna dopo alcune titubanze (“compriamo i dischi di sto buzzurro americano che puzza pure di sudore?”) accoglie in Top 5 DANCING IN THE DARK, a oltre 6 mesi dalla sua uscita. Inizialmente snobbato, il brano che nel frattempo è diventato il più grande successo del Boss nella Hot 100, finalmente e meritatamente diventa un hit anche oltremanica. Per rivedere il Boss così in alto tra i singoli UK si dovranno aspettare 9 anni e una sua passeggiata a Philadelphia.

Abbiamo parlato del Boss... Ebbene in circolazione c'è un tipo che viene definito "il piccolo Boss del Canada".

Bryan Adams - Corsa verso il successo

Bryan Adams - Reckless Ah, i bei tempi quando non imitava Zorro e non ci faceva venire il diabete… Il canadese Bryan, reduce dal successo dell’album del 1983 “Cuts Like a Knife”, pubblica il giorno del suo 25esimo compleanno (il 5 novembre 1984) quello che diverrà il suo album più fortunato, “Reckless”, che gli fa guadagnare il titolo onorifico di “piccolo Boss del Canada”. L’album arriverà al N. 1 e venderà oltre 5 milioni di copie solo negli USA grazie anche ai sei (!) singoli da esso estratti (praticamente è una raccolta di potenziali singoli). Ad aprire le danze ci pensa RUN TO YOU, buon pop-rock mid-tempo che si piazza nella Top 10 americana a gennaio e diventa anche il primo hit britannico del biondo (N. 11). Il pezzo è stato composto da Bryan per i Blue Öyster Cult, e infatti presenta un riff che ricorda il loro classico "(Don't Fear) The Reaper". La band tuttavia rifiuta il pezzo e così fanno molti altri. Così Bryan decide di inciderla per conto proprio, e ottiene il meritato successo. Nel 1992 il pezzo rientrerà nella Top 10 britannica con la cover dance ad opera dei Rage.

Bryan nei '90 è diventato un terrificante spacciatore di melassa, ma c'è chi nel 1984 vuol volutamente fare lo smielato...

The Honeydrippers – Il mare di miele di Robert e amici

The Honey Drippers - Volume One Arrivano nella Top 5 USA gli Honeydrippers, con la loro cover della classica SEA OF LOVE, successo datato 1959 per Phil Phillips With The Twilights (N. 2 in USA) e per Marty Wilde (papà di Kim, N. 3 in UK), che alcuni magari conosceranno per il suo impiego nel film “Seduzione Pericolosa” con Al Pacino. La cover del pezzo porta la band al N. 3 USA in gennaio. La band otterrà un secondo singolo in Top 30 con "Rockin' At Midnight" e poi sparirà. Il solito commentatore caprino quindi potrebbe bollarli come “meteore”. E invece c’è una sorpresina… Si, perché gli “smielati” sono in realtà quattro signori di nome Robert Plant, Jimmy Page, Jeff Beck e l’onnipresente all’epoca Nile Rodgers. Nato come un progetto “giocattolo”, il supergruppo è responsabile anche di un’apparizione al Saturday Night Live il 15 dicembre dell’84. La band non arriva a produrre un intero album, ma un EP con cinque cover di classici anni ’50 intitolato "Volume 1", che ovviamente contiene anche il “Mare dell’Amore”. Si aspetta ancora il "Volume 2"...

Purtroppo c'è anche chi "smielato" lo è diventato per davvero...

Chicago – Ispirazione saccarinica

Chicago - Chicago 17 Li avevanmo lasciati nell’autunno 82 alle prese con un lentazzo. E li ritroviamo due anni dopo con un'altra ballata. Anzi, con più ballate. I Chicago si sono infatti ormai definitivamente trasformati in una macchina da lenti realizzati con indubbio mestiere ma sempre più standardizzati. “Produzione di classe” si diceva. E così, dopo “Hard Habit To Break”, ecco che arriva nella Top 3 a stelle e strisce YOU’RE THE INSPIRATION. L’ispirazione di Peter Cetera e soci tuttavi sembra un po’ a corto, specie in confronto con i pezzi che la band sfornava negli anni ’70. Cionondimeno, queste ballate rendono “Chicago 17”, prodotto come il precedente da David Foster, il disco più venduto della band. L’album tuttavia è l’ultimo della band con Cetera. Dissidi interni sulla strada musicale da percorrere porteranno il cantante e autore, principale fautore della linea “da lentazzi” e dalla personalità ormai diventata troppo ingombrante, ad abbandonare il gruppo nell’estate 1985 per dedicarsi alla carriera solista, lasciando la band libera di percorrere nuove strade, ovvero di fare ancora lentazzi…

Agli americani evidentemente piacciono i lentazzi. E infatti ce n’è un altro che arriva al n. 2 in gennaio. Si tratta di ALL I NEED di Jack Wagner, attore della soap “General Hospital” e poi di “Santa Barbara” e “Beautiful”. Il pezzo è il suo unico hit. Ok, in fondo i Chicago non son poi tanto male… Purtroppo c'è pure una rock chick che si invischia nella melassa...

Pat Benatar - Tropico Pat Benatar arriva nella Top 5 USA con il suo nuovo hit, la ballata WE BELONG. Tuttavia Patricia Mae Andrzejewski stavolta commette il passo falso. La rock chick stavolta ha diluito troppo la minestra e, vestita da signora per bene, ci propina addirittura un coro di mocciosi (e tali cori son l'equivalente dell'uranio impoverito nel mondo del pop: bisogna saperli maneggiare bene per non andare incontro a disastri). Il pubblico sembra premiarla sul momento, ma l’album che contiene il brano, “Tropico”, è il primo a fallire la Top 10 USA dal 1979…


C'è un'altra tipa che invece è al culmine del successo, ma fa del suo meglio per rovinarsi...

Cyndi Lauper – Il Wrestling fa male alla musica!

Cyndi Lauper - All Through the Night / Witness Cyndi diventa la prima artista ad ottenere 4 Top 10 USA dall’album di debutto. La cosa le riesce con ALL THROUGH THE NIGHT, (qui un'esibizione live recente) che arriva al N. 5 USA in dicembre. Cyndi tuttavia fa una mossa che la fregherà per sempre. Il suo compagno e manager David Wolff è da sempre un fan del wrestling. E ha una’idea. Perché non farsi pubblicità anche col wrestling? Organizza così una pantomima con i wrestler Louis Vincent Albano (il grassone che interpreta suo padre nel video di “Girls Just Want To Have Fun”), Hulk Hogan e Roddy Piper. Il 28 dicembre viene inscenata una rissa sul ring durante una premiazione al Madison Square Garden con in mezzo Cyndi, che ovviamente attira l’attenzione delle Tv. Ai Grammy Cyndi si presenta poi con Hulk Hogan, diventato il suo “alleato” ufficiale. In febbraio viene quindi trasmessa da MTV "The War to Settle the Score", una specie di resa dei conti con Hulk Hogan, Roddy Piper, Cyndi e… Mr. T. La mossa è perfetta per incrementare la popolarità del wrestling presso l’audience di MTV. Ma sputtana alla grande la cantante, che da folle (in senso buono) eccentrica e colorata diventa una specie di mentecatta da cartone animato. C***o, Cyndi, ma non potevi invece startene a casa e scrivere un’altra “Time After Time”?!? E poi ci si meraviglia che non si è più riuscita a ripetere e che la meno dotata (ma infinitamente più accorta) Madonna le ha rubato la scena?

Tina Turner - Private Dancer Chi invece non sbaglia una mossa è la grande Tinona Turner, che tornata alla grande nel 1984, non ha certo l'intenzione di rovinare tutto. Mentre è già annunciata la sua partecipazione al terzo episodio della serie "Mad Max" (con Mel Gibson quando ancora mostrava il culo e non faceva lo psicopatico integralista), Tina è presente nelle classifiche europee con la title track del suo album del grande ritorno, PRIVATE DANCER. Ne riparleremo quando tratteremo la primavera 1985, che vedrà il pezzo nella Top 10 USA, dove nel frattempo alberga BETTER BE GOOD TO ME (qui in versione live). Il pezzo rock scritto da Mark Chapman inaugura dicembre al N. 5, esemplificando al massimo il lato sexy aggressivo di Tinona, che ricordiamo, all’epoca ha già 45 primavere suonate, ma da la birra a tutte le squinzie 20enni in circolazione (beh, ci riesce anche più di 20 anni dopo…). E intanto Tina è tra gli headliner del colossale "Rock In Rio": 11 giorni di musica a partire dal 10 gennaio davanti a un milione e mezzo di spettatori. Con la Turner ci sono Iron Maiden, Queen, AC/DC, Rod Stewart, Yes e molti altri. Nel frattempo un altro "grande vecchio" sta per tornare trionfalmente: è John Fogerty, l'ex leader dei Creedence Clearwater Revival, assente dalle scene da 10 anni. Riparleremo anche del suo ritorno a tempo debito. Lo prometto.

E ora torniamo oltremanica con un'altra grande voce femminile...

 


Altri grandi hit della British Invasion

Eurythmics – Un hit per Orwell

Eurythmics - 1984 (For the Love of Big Brother) Dave Stewart e Annie Lennox realizzano nell’autunno 1984, su richiesta della Virgin, la colonna sonora del film di Michael Radford (il futuro regista de “Il Postino”) dedicato al “1984” di George Orwell . L’album che ne deriva si intitola “1984 (For the Love of Big Brother)”. Va tuttavia detto che la Virgin ha commissionato il lavoro ai due contro il volere di Radford, che a sua volta fa preparare una colonna sonora orchestrale a insaputa del duo. Il film si trova così con due colonne sonore diverse. Ne derivano così due versioni della pellicola: quella con la colonna sonora degli Eurythmics e la “director’s cut” che invece presenta la colonna sonora orchestrale voluta da Radford che, tra l'altro, ricevendo un premio, si lamenterà durante il discorso di ringraziamento del fatto che gli sia stata appioppata la musica degli Eurythmics due da parte dei produttori. Dave e Annie risponderanno dicendo che non l’avrebbero mai scritta se avessero saputo che il regista era contrario.

Eurythmics - Sexcrime (Nineteen Eighty-Four) / I Did It Just the Same Il disco confezionato da Dave e Annie è per lo più di elettronica sperimentale e in effetti è strettamente funzionale al film. Costituito prevalentemente da pezzi strumentali, presenta solo due vere canzoni, entrambe con un testo ispirato al libro di Orwell. Una è la ballata JULIA. L'altra è il grande hit per i due dell'inverno 1984/85. Si tratta di SEXCRIME (NINETEEN EIGHTY-FOUR), scritta nel cosiddetto “Newspeak”, il linguaggio usato da Orwell nel romanzo. Nel pezzo Dave si sbizzarrisce con tutte le possibili diavolerie elettroniche, campionando la voce di Annie per creare effetti sonori. Stewart modifica pure la propria voce usando il vocoder. Tutto questo lo rende, dal punto di vista produttivo, uno dei pezzi più anni ’80 di sempre, dall’altro ne ha comportato un invecchiamento decisamente precoce. Se “Sweet Dreams” e “Here Comes The Rain Again” suonano fresche e perfette ancor oggi (traduzione: son classici), questa invece sembra quasi un relitto di un’altra epoca che mostra tutti i segni del tempo passato. In ogni caso all’epoca funziona perfettamente e arriva trionfalmente al N. 4 UK all’inizio di dicembre (il sesto top 10 consecutivo della band). Viceversa, la parola “sexcrime” non aiuta il pezzo negli USA e così, mancando il supporto delle radio, che si rifiutano di programmare un pezzo con un simile titolo, il singolo fallisce l’appuntamento con le classifiche americane. Poco male, i due torneranno tra qualche mese con nuovi hit che verranno programmati a tappeto anche dalle radio USA.

Alison Moyet - Alf Dopo aver piazzato due singoli nella Top 20 UK, un'altra britannica dalla voce nera, la pingue Alison Moyet, ex metà (quella vocale) degli Yazoo si piazza in gennaio al N. 1 della UK chart con l’album “Alf” (il suo soprannome). Il terzo singolo estratto, INVISIBLE, si ferma al N. 21 in Gran Bretagna mentre diventerà l’unico hit americano della Moyet.


Paul McCartney - Notti solitarie cinematografiche e cori di rane

Paul McCartney - Give My Regards to Broad Street Anche il buon Macca flirta con il cinema. E visti i risultati, gli passerà la voglia una volta per tutte. Esce infatti il film scritto e interpretato da Paul intitolato “Give My Regards To Broad Street”. Il film narra la ricerca da parte di Paul del ladro del suo nuovo album (eccitante, eh?) ed è un fiasco notevole. L’unica cosa che si salva è proprio la colonna sonora (che arriva al N. 1 UK). Quasi un “Best Of”, in cui figurano molti pezzi noti di Paul in versioni reinterpretate. L’album segna la fine della collaborazione di McCartney con la Columbia. Tra i pochi inediti, c’è il brano pubblicato su singolo, NO MORE LONELY NIGHTS, prodotto da George Martin. Nel pezzo compare anche la chitarra di David Gilmour (membro di una band di apprezzabile successo chiamata Pink Floyd), che da in beneficenza i soldi ricavati per la sessione. Nell’album il pezzo è presente anche in una versione dance ("The Playout Version"), mixata da Arthur Baker (su youtube dicono che è un remix di Jellybean, ma non mi sembra ne abbia mai fatto uno. Secondo me è il pezzo mixato da Baker). Nota per collezionisti: esistono alcune copie del singolo con un errore di stampa sul titolo: "No More Lonley Nights".

Paul McCartney - We All Stand Together Il brano arriva al N. 2 UK e poi a dicembre diventa un buon N. 6 USA, mentre in patria c’è un’altra canzone di Paul che si piazza al N. 3 UK per Natale, dietro l’accoppiata Band Aid e Wham!. Il pezzo, WE ALL STAND TOGETHER, destinato a diventare l’ultimo Top 3 UK solista di Paul, potrebbe essere visto come un segno inequivocabile di rincoglionimento, dato che il nostro si fa accompagnare nientemeno che da un coro di… rane. Beh, in effetti è una canzone per bambini, tratta da un altro film, stavolta animato, con protagonista l’orsetto Rupert (il titolo è, guarda caso, “Rupert and the Frog Song”). Il pezzo risale al 1983, ma viene ripubblicato per il Natale 1984 da Macca e diventa un grande hit. Ma il peggio arriverà in seguito, con la brutta “Spies Like Us” (ancora da un film) e l’orrendo album “Press To Play”. Macca comunque potrebbe fare di peggio: per fortuna rifiuta un'offerta milionaria per partecipare ad alcuni episodi del serial "Dallas". Il suo film avrà anche fatto fiasco, ma di sicuro non ha bisogno di soldi...

C'è un'altra canzone per bambini nella Top 5 natalizia del Regno Unito. Si tratta di NELLIE THE ELEPHANT, scritta nel lontano 1956 da Ralph Butler. La versione nella classifica è ad opera tuttavia di una band punk dal carattere demenziale, i Toy Dolls (tra i loro pezzi “Yul Brynner was a skinhead”…), che ne fanno una versione stravolta e demenziale… La loro cover è datata 1982 (anno in cui arriva al n. 16 UK), ma ripubblicata per il Natale 1984 fa decisamente meglio, arrivando al N. 4. La band, dall’aspetto burlesco, è tutt’oggi in circolazione e ha all’attivo varie cover, tra cui anche quella di “Livin’ La Vida Loca” di Ricky Martin…

Julian Lennon - Valotte Nel classificone c'è un altro brano legato ai Beatles, oltre a quelli di Macca. Si tratta di VALOTTE di Julian, il figlio primogenito di John Lennon. Allora, avevamo lasciato Julian nel lontano autunno 1971 quando si è ritrovato Yoko Ono come nuova compagna di papà. Come possiamo vedere, è sopravvissuto allo shock. E ora fa musica a sua volta. Il suo primo singolo, “Too Late For Goodbyes” è diventato meritatamente un Top 10 in Gran Bretagna e ripeterà l’exploit negli USA a marzo. Nel frattempo, negli USA è anticipato in Top 10 a gennaio dalla title track del suo album, “Valotte” appunto (prodotto da Phil Ramone). Da notare che i video dei pezzi son diretti dal grandissimo regista Sam Peckinpah (“Il Mucchio Selvaggio”, “Pat Garrett & Billy The Kid”), che lascia questa terra proprio il 28 dicembre 1984. All’epoca il suo album di debutto è salutato come l’arrivo di un nuovo grande musicista, e non pochi osano addirittura paragonarlo a papà. Purtroppo per Julian si tratterà invece più che altro di un fuoco di paglia e per ritrovarlo nelle classifiche dovremo aspettare il 1991.

Nik Kershaw – Indovina chi va in classifica?

Nik Kershaw - The Riddle Ritorna anche il genietto del synth Nik Kershaw, reduce da un anno fortunatissimo, grazie al successo dell’album “Human Racing” e dei singoli da esso estratti, in particolare “Wouldn’t It Be Good” e “I Won’t Let The Sun Go Down On Me”. In novembre esce il singolo che anticipa il suo nuovo album: THE RIDDLE. Il pezzo è un nonsense dal riff sintetico straordinariamente accattivante che diventa un meritato N. 3 in UK a dicembre. Concepito come un pezzo strumentale, alla fine è stato dotato di un testo che è volutamente senza senso. Nonostante molti si siano scervellati per cercarne il senso, la verità è che Nik, presosi in ritardo, ha semplicemente mantenuto un testo provvisorio assemblato solo per aderire alla musica del brano. Il buon Nik tornerà nella Top 3 britannica nel 1991, arrivando addirittura al N. 1, non come interprete, ma come autore di “The One And Only” della one hit wonder Chesney Hawks. Gigi D'Agostino ne farà una cover trance datata 1999 che, accompagnata da un video con cartone della "linea", venderà in giro per l’Europa oltre 1 milione di copie.

King – Il re con gli stivali Doc Marten

King - Love & Pride / Don't Stop Allora, nel 1985 compare nelle classifiche l’intera famiglia reale. No, non sto parlando dei Windsor. Semplicemente nelle classifiche inglesi dell’anno compaiono Prince, Princess (cantante soul che otterrà un discreto successo con “Say I’m Your Number One”), i Queen e i King. La band prende il nome dal leader, Paul King, e ottiene in gennaio uno dei dischi più venduti dell’anno in Albione con LOVE & PRIDE, N. 2 UK. La canzone, un pop-soul con un po’ troppi synth ma nel complesso divertente, diventa un hit in mezza Europa (Italia compresa, anche se ci accorgiamo del pezzo solo in estate...) e il look della band, vagamente ispirato a certo glam rock (gli Slade) e caratterizzato da stivali Doc Marten colorati con lo spray, raccoglie i suoi proseliti (che s’ha da fare per distinguersi!). La band tuttavia avrà vita breve, e dopo la pubblicazione del secondo album a fine anno sopravviverà ancora qualche mese. Paul King poi si dedicherà a una carriera di VJ per MTV e VH1...

Allora, per gli americani Nik Kershaw è una “one hit wonder” dato che laggiù ha avuto successo solo “Wouldn’t It Be Good”. Qualcuno ha etichettato Murray Head come una meteora. Tendenti al meteorico son senza dubbio i King, che nel 1986 si saran già sciolti, ma la loro serie di hit l’hanno messa in saccoccia. Vogliamo davvero una vera ONE HIT WONDER? Eccola qua!

Strawberry Switchblade - Since Yesterday / By the Sea Si tratta di due fanciulle scozzesi che si vestono (in bianco e nero) a metà strada tra il dark e l’hippy (quasi una versione gotica degli anni '60) e si celano dietro il nome Strawberry Switchblade. Le due si chiamano Jill Bryson e Rose McDowall. All’inizio della carriera, nel 1981, formano un quartetto con il futuro leader degli Aztec Camera, Roddy Frame, e il prossimo batterista dei Cure, Boris Williams. Poi i due partono per altri lidi, e le ragazze continuano da sole. E nel novembre 1984 pubblicano SINCE YESTERDAY un singolo che viene introdotto nientemeno che da una fanfara tratta dalla Sinfonia n. 5 di Sibelius. L’hit è una brillante commistione tra suono indie e pop e diventa un meritato N. 5 in UK a dicembre. Le ragazze non si ripeteranno più il successo. Ma la canzonicina davvero deliziosa non ha perso un grammo in freschezza.

Kirsty MacColl – Alla ricerca della nuova Inghilterra di Billy

Kirsty MacColl - A New England Sempre nell’ambito indie pop non si può non citare il primo grande hit (in UK) di Kirsty MacColl. La cantante è nota anche per i suoi duetti con i Pogues (uno per tutti, la gara natalizia di insulti “Fairytale Of New York”, che proprio nel Natale 2007 festeggia per la quarta volta il rientro nella Top 10 britannica). Nel 1983, un suo pezzo del 1979 è diventato un hit mondiale per Tracey Ullmann (“They Don’t Know” – come mi piace quel pezzo!) e ora, nel febbraio 1985, la ragazza arriva al n. 7 della UK chart con A NEW ENGLAND, a sua volta una cover di un altro autore, Billy Bragg, cantautore folk politicamente impegnato, profondamente anti-Tatcher e legato alla causa dei minatori, che nel 1985 sta conoscendo anch’egli un buon successo. Il successo di “A New England” porta alla ripubblicazione (con aggiunta di brani e con il titolo cambiato in “Kirsty MacColl”) del primo album della cantante, uscito nel lontano 1981 col titolo "Desperate Character". La cantante incide per la Stiff, e la bancarotta dell’etichetta ne bloccherà la carriera per oltre un anno e mezzo, fino al già nominato duetto con i Pogues. Da allora Kirsty otterrà nuovi successi, fino alla drammatica scomparsa per un incidente nautico in Messico (è stata investita da una barca mentre nuotava) il 18 dicembre 2000.

In Germania e in Europa continentale invece funziona molto bene anche la dance italiana...

Italo-dance: notti e indiani

Valerie Dore - The Night / The Night (Instrumental) E iniziamo da THE NIGHT di Valerie Dore, italo-dance atmosferica prodotta dai fratelli Nicolosi, alias i Novecento, reduci dal successo italiano della piacevolissima “Movin’ On” (niente video su youtube...argh). Il "volto" di Valerie Dore è di Monica Stucchi. La voce invece – e si sente - è di Dora Carofiglio (la brava cantante dei Novecento). Dora canterà anche in altri due hit (molto simili) della Dore, “Get Closer” e “It's So Easy”. In seguito i Nicolosi smetteranno di produrre la Dore (che passerà sotto le cure di Marco Tansini) e nel suo disco successivo, ispirato alle gesta di Rè Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, non verrà più “doppiata” dalla Carofiglio (e si sente!). Qualcuno sostiene che sia la Stucchi medesima (che quindi vivrebbe una sorte parallela a quella di Den Harrow) altri fanno il nome di una tal Simona Zanini. Per la cronaca, i Novecento invece, dopo aver ottenuto qualche altro hit dance, si dedicheranno a tutt’altro genere e collaboreranno, tra gli altri, con gente come Trevor Horn e Billy Preston e jazzisti come Stanley Jordan e Billy Cobham, finendo addirittura nelle classifiche specializzate in jazz di Billboard… (grazie mille a Joyello per le informazioni!)

Amii Stewart - Friends Successo europeo anche per un altro pezzo italiano, si tratta di FRIENDS di Amii Stewart, scritta da Mike Francis (alias Francesco Puccioni). Il pezzo è stato un grande hit nell’estate 1984 in Italia (dove è arrivato al N. 1) e ora vaga nella chart europee, Regno Unito compreso (dove arriva al N. 12). E giusto perché è nella classifica tedesca, eccovi un bel giro a tamarrolandia con Raggio di Luna. La ragazza si chiama Mandy Ligios ed è francese, ma di origini miste greco-brasiliane. Ha già partecipato a parecchi musical teatrali usando come nome d’arte “Moon Ray” quando, durante una vacanza in Italia, viene avvicinata e irretita da due “figuri”. Si tratta dei produttori dance Alberto Martinelli e Fabrizio Gatto. I due la convincono a registrare un pezzo pop e così le scrivono su misura COMANCHERO. Traducono il nome d’arte in italiano et voilà: ecco a voi un hit continentale. 22 settimane nella classifica tedesca con piazzamento in terza posizione. La fanciulla non farà mai bis, mente Martinelli a proprio nome pubblicherà un altro hit nell’autunno 1985: “Cenerentola”.

Modern Talking - You're My Heart, You're My Soul L'"italo-disco" influenza anche molte produzioni straniere. Come quella che sta iniziando a funzionare in Germania e che infesterà le classifiche europee per i prossimi anni. Si tratta di un duo, formato da Dieter Bohlen e Thomas Anders, chiamato Modern Talking. Formatisi nel 1984, i due ottengono al primo colpo un successo tanto inatteso quanto enorme con la tremenda marcetta euro dance YOU'RE MY HEART, YOU'RE MY SOUL. Il pezzo arriva al N. 1 tedesco in febbraio, rimanendovi per 6 settimane, e poi entra nelle classifiche di 35 paesi (!). Sfruttando fino allo stremo la stessa formula, il duo diventerà il gruppo di maggiro successo di vendite della storia della musica teutonica...


 


USCITE CHIAVE

The Smiths - Meat Is Murder"Meat Is Murder", il secondo album di studio degli Smiths (escludendo la raccolta "Hatful of Hollow"), è pure l’unico ad arrivare al N. 1 della classifica britannica (strano ma vero) per la cult band di Morrissey e John Marr. Pubblicato l’11 febbraio 1985, presenta influenze da vari generi e rappresenta il lavoro più vario (secondo alcuni incoerente) della band. Di sicuro è il meno accessibile ed è stato eclissato dai lavori successivi, ben più popolari. Moz e Marr si occupano per la prima volta della produzione, supervisionandola interamente. Da notare che nessun singolo viene estratto, salvo THAT JOKE ISN'T FUNNY ANYMORE, che tuttavia non è un hit. Eppure Marr si scatena con la sua chitarra e i testi di Moz son più che mai acuti, stavolta a vantaggio di vegetarianesimo e pacifismo. Morrissey arriva a proibire al resto della band di farsi fotografare mentre mangiano carne. Nell’album verrà inclusa nelle successive ristampe anche la classica "How Soon Is Now?", che tuttavia non può essere considerata un pezzo originario dell’album. Tra i pezzi si possono ricordare THE HEADMASTER RITUAL, denuncia delle punizioni corporali, RUSHOLME RUFFIANS, dai riff rockabilly di Marr.

Killing Joke - Night Time Esce anche il nuovo album dei Killing Joke, il loro quinto, “Night Time”. L’album segna la svolta della band dark-post punk millenarista guidata da Jaz Coleman verso un sound un po’ più “pop” rispetto ai predecessori (in cui la band descriveva il suono come quello della “terra che vomita”) e diventa un successo, trainato anche da brani come la travolgente LOVE LIKE BLOOD ed EIGHTIES, il cui riff ha ispirato “Come As You Are” dei Nirvana (cosa per altro dichiarata dalla band di Seattle).

Hüsker Dü - New Day Rising Ma non c’è solo la musica inglese. La scena alternativa americana sta sviluppandosi vertiginosamente, e ciascuna città si può dire abbia la sua peculiare scena. Perché ne compaiano i segni sulle classifiche bisognerà aspettare qualche anno, ma la sua esplosione sarà fenomenale. Gli Hüsker Dü del Minnesota hanno già pubblicato un album chiave come “Zen Arcade” e con “New Day Rising”, uscito nel febbraio 1985, compiono un ulteriore passo in avanti: abbandonato l’hardcore punk, l’album contiene in nuce le caratteristiche di quello che sarà il rock alternativo degli anni ’90: sonorità aggressive e veloci ricche in distorsioni accompagnate a una chiara sensibilità pop melodica. Per voi forse il pezzo più noto dell’album, CELEBRATED SUMMER (purtroppo la versione da studio si trova solo un video di skaters, mentre qui trovate una versione live), in cui compare anche un break con la chitarra acustica (decisamente non hardcore punk). Come dite? Suona come gran parte delle band anni ’90? Quando si dice precorrere i tempi…

Ry Cooder - Paris, TexasA febbraio esce anche la colonna sonora di uno dei migliori film del periodo, “Paris, Texas” di Wim Wenders (che è uscito qualche mese prima dopo essere stato trionfalmente presentato in anteprima a Cannes nel maggio 1984: ha infatti portato a casa – meritatamente - la Palma d’Oro). È realizzata dal grande folk-bluesman, nonché maestro della slide guitar, Ry Cooder. La soundtrack segna anche l’inizio della collaborazione tra il musicista e il regista tedesco, che culminerà con “Buena Vista Social Club” (disco prodotto proprio da Cooder). Cooder impiega nella colonna sonora le sue profonde conoscenze della musica tradizionale americana e infatti basa la title track, che accompagna la visione a volo d’uccello del paesaggio texano che apre in modo splendido il film e ne costituisce una delle gioie per gli occhi (l’altra è Nastassja Kinski), su un brano di Blind Willie Johnson, "Dark Was the Night (Cold Was the Ground)". Da notare che il film ispirerà il nome di ben due band: i Texas e i Travis.

La prossima volta faremo un balzo indietro e parleremo di una febbre molto particolare, di pettegolezzi milionari, di un singolo da record per Macca e di... Ridge di "Beautiful"...

Buon Natale!

Marco

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